EFFETTO BASSORILIEVO IN ANALOGICO E DIGITALE
Rino Giardiello, dicembre 2002

La foto di partenza: una normalissima dia del mio archivio.

Questo è l'effetto bassorilievo che si ottiene con Photoshop. L'ho inserito nell'articolo giusto come termine di confronto.

Questo è il duplicato della dia originale realizzato con la Kodak Vericolor Slide. In questo caso non volevo avere la maschera di fondo e non volevo che il contrasto salisse alle stelle. Grazie alla Vericolor Slide (pellicola nata per realizzare diapositive da pellicole negative: esattamente il contrario di quello che ho fatto io), ho ottenuto questa immagine negativa da unire a sandwich con la dia originale.

Unendo la dia originale con il suo controtipo e sfasando leggermente le due immagini, si ha questo effetto.

Questa foto non è altro che il sandwich di prima fatto stampare su carta a colori. L'immagine è molto delicata e ben più affascinante della dia di partenza.

Voglio ottenere l'effetto bassorilievo.
Nulla di più facile: acquisisco l'immagine con lo scanner, la importo in Photoshop ed applico l'effetto bassorilievo. Fatto!
Non vi piace? E perché mai? Non le manca nulla... non è un perfetto bassorilievo?
Condivido: non piace neanche a me, ed a parte tutto mi lascia profondamente insoddisfatto.
E' vero, potrei modificarla applicando qualche altro filtro, ma poiché adoro pasticciare con la fotografia tradizionale (e deve piacere anche a voi altrimenti non stareste leggendo questo articolo), ho cercato altre soluzioni.

Innanzitutto, cos'è l'effetto bassorilievo?

E' un effetto che crea l'illusione ottica della tridimensionalità, ma spesso viene adoperato per arrivare a dei grafismi molto particolari al di là di qualsiasi somiglianza con i bassorilievi veri e propri.
L'effetto si ottiene sovrapponendo due immagini perfettamente identiche, una positiva ed una negativa, e leggermente sfalsate l'una rispetto all'altra (se le mettessimo perfettamente a registro il risultato sarebbe una dia completamente nera).

Di solito si tratta di tecniche di camera oscura e le foto più tipiche sono proprio quelle in bianconero. Si parte da un qualsiasi negativo in nostro possesso (ma non tutti i soggetti vanno bene, quindi qualche prova è d'obbligo) e lo si stampa delle dimensioni volute su pellicole lith di grande formato. Io uso le stesse lastre che adopero con il banco ottico, quindi 4x5" (10,2x12,7 cm).

Cos'è la pellicola lith? Nulla di trascendentale: semplicemente una pellicola bianconero ad alto contrasto con, in più, la caratteristica di non avere la "maschera" (il fondo grigio tipico delle pellicole bianconero). Altra gradevole caratteristica delle pellicole lith è quella di essere orthocromatiche: si possono maneggiare, esporre e sviluppare senza problemi in camera oscura con la luce rossa accesa esattamente come si fa con la carta.
Le pellicole lith non sono l'unica soluzione per questa esperienza: esistono anche pellicole "line" ed "ortho", tutte pellicole tipiche delle Arti Grafiche. Non mancano dei prodotti davvero particolari oggi non più in produzione o difficilmente reperibili, come la gloriosa Agfa Contour.

Una volta fatta la prima stampa del nostro negativo su lith ottenendo una specie di dia bianconero ad alto contrasto (un'immagine positiva, quindi), si stampa quest'ultima a contatto su un'altra lastra, in modo da ottenere un negativo ad alto contrasto perfettamente sovrapponibile.
Basta sovrapporre queste due pellicole e poi sfalsarle leggermente per vedere subito l'effetto bassorilievo. Non esistono regole per stabilire di quanto spostare le due immagini o in che direzione farlo: divertitevi a fare delle prove poiché avete la fortuna di poter vedere i risultati "in diretta". Variando la densità delle due immagini o il grado di contrasto, si possono ottenere infinite varianti.

Questo è il procedimento di base, quindi riservato agli appassionati di camera oscura ed alla manipolazione di immagini in bianconero (stampando il sandwich di prima si potrà avere un'immagine che sembra quasi disegnata su un foglio bianco), ma si può andare avanti ed applicare la stessa procedura al colore.
No, niente complicati procedimenti chimici, per carità, solo dei passaggi positivo/negativo utilizzando il solito riproduttore di diapositive. Anziché cercare di ottenere un ottimo e fedele duplicato, utilizziamo una pellicola invertibile ad alto contrasto (per esempio la Velvia sottoesposta di uno stop), e poi facciamo il controtipo duplicando con una normale pellicola negativa a colori (ho ottenuto ottimi risultati sia con l'Agfa Ultra sfruttando in maniera creativa la maschera, che con la Kodak Vericolor Slide, priva di maschera).
I più audaci potranno anche chiedere di sviluppare la Velvia in C41: perché porsi dei limiti?
Sovrapponendo i due duplicati (positivo e negativo) e sfalsandoli leggermente, si avrà un effetto bassorilievo a colori, ma si può ancora andare oltre riproducendo il sandwich con una pellicola invertibile o con la Vericolor Slide, quindi con una pellicola negativa. Si può sovraesporre il sandwich sino ad ottenere delle delicatissime sfumature, oppure sottoesporre ed aggiungere qualche filtro durante la duplicazione. Anche l'uso di una normale pellicola negativa a colori, quindi con la maschera di colore arancio, può servire ad aggiungere effetti particolari.

Sì, è vero, volendo fare i pignoli ormai c'è ben poco di "effetto bassorilievo" e siamo molto lontani dall'effetto ottenibile con Photoshop, ma per un bassorilievo a Regola d'Arte il computer va più che bene e con un colpo di mouse facciamo senz'altro prima: per andare contro le regole e contro qualsiasi logica, per sperimentare e dare sfogo alla nostra fantasia, ogni tanto rispolveriamo le tecniche più tradizionali, magari aggiungendoci qualcosa di nostro ed un pizzico di estrosità.

Rino Giardiello © 12/2002
Riproduzione Riservata

Pubblicato su FOTOGRAFIA REFLEX di febbraio 2001

Giusto per fare il confronto con l'immagine ottenuta con Photoshop, ho stampato il sandwich su carta bianconero. I risultati sono molto diversi e l'effetto bassorilievo di Photoshop è decisamente più convincente, ma come dicevo nell'articolo, non ci interessa competere col computer ma cercare nuove strade. Trovo molto bella l'immagine del giglio stampata su carta a colori.

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