IL MONDO IN UNA GOCCIA
Una goccia d'acqua può essere molto di più di una semplice goccia d'acqua e basta un anello d'inversione per scoprirlo!

Rino Giardiello, novembre 2004

Nadir Magazine ©

Non serve molto per fotografare le nostre microscopiche goccioline: una reflex con un obiettivo invertito, possibilmente grandangolare, permette già di raggiungere rapporti d'ingrandimento molto elevati

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La cannuccia gialla di cui parlo nel testo dell'articolo: è ottima per realizzare, grazie ad una doppia esposizione, la foto con il marchio della rivista REFLEX! Ricordate che le immagini nelle gocce d'acqua vengono al contrario, per cui i soggetti vanno posizionati a testa in giù, ma del resto è impossibile non accorgersene nel mirino prima dello scatto

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Le foto fatte col cestello della friggitrice

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Il mondo della macrofotografia non manca mai di sorprendere ed affascinare, ma si può andare oltre le solite, per quanto belle, foto di fiori ed insetti. Anni fa iniziai proprio sulla rivista FOTOGRAFIA REFLEX un viaggio alla scoperta del micromondo: paesaggi fantastici si celavano nei posti più inaspettati come, per esempio, la muffa di una pesca, ma si possono fare delle foto simpatiche anche con un accessorio molto economico che si vede sempre meno in giro per colpa delle moderne reflex superelettroniche ed autofocus che hanno bisogno di dialogare con gli obiettivi. Sto parlando dell'anello d'inversione, un semplicissimo anello che da una parte ha la baionetta adatta alla propria reflex e dall'altra una filettatura sulla quale avvitare un obiettivo invertito, cioé dalla parte dove normalmente si mettono i filtri.

Questa economicissima soluzione ha le sue controindicazioni, per esempio il diaframma è stopdown e, diaframmando, si scurisce l'immagine nel mirino, come pure non è più possibile mettere a fuoco con l'elicoide dell'obiettivo ed occorre spostarsi con tutta la reflex avvicinandosi ed allontanandosi al soggetto, ma la qualità dell'ottica invertita è ben superiore a quella della stessa ottica montata su di un soffietto o un tubo di prolunga sempre che non si tratti di un'ottica specifica per la macrofotografia.

Il bello, però, è che i maggiori rapporti d'ingrandimento si hanno con gli obiettivi che non mancano nel corredo base del fotoamatore: chi non ha un grandangolare? Non è vietato adoperare il grandangolare compreso nel classico zoom 28-85, ma la resa finale dipende molto dalla qualità (e dal prezzo) dello zoom, mentre anche il più economico dei 28mm fissi consentirà di ottenere ottimi risultati.
Se avete un 24mm anziché il 28mm, tanto di guadagnato: il rapporto d'ingrandimento sarà ancora maggiore.
Una volta montato l'obiettivo invertito sulla reflex, si noterà subito come la profondità di campo sia inesistente anche diaframmando molto. Inoltre basta spostarsi di poco per vedere il soggetto scomparire dall'inquadratura: non è facile ed è bene armarsi di molta pazienza oltre che di un robusto cavalletto.

Che cosa fotografare?
Di tutto, ma questa volta dedichiamo la nostra attenzione alle gocce d'acqua: carine, vero? Be', oltre ad essere carine e fotogeniche, hanno una caratteristica che le rende un po' speciali: si comportano come delle lenti e riproducono al loro interno il mondo dalla parte opposta rispetto a chi le osserva. Allora perché non sfruttare questa caratteristica?

Fotografare una goccia d'acqua in natura e sperare che si rifletta al suo interno una cosa gradevole è quasi utopia. E poi c'è sempre il vento che fa muovere la foglia o il fiore (ma com'è che sembra non essercene eppure tutto si agita come se ci fosse un ciclone?) perciò alla fine ho preferito lavorare in studio: ho portato qualche vaso in casa o sfruttato quelli che già c'erano (per esempio quelli con le Violette Africane).
Ah, bene, adesso non solo si può fotografare in santa pace, ma si possono anche gestire meglio le luci!
Eppure non ci siamo lo stesso: nella goccia si vede tutta la casa.

Cosa si vede nella goccia?
Esattamente quello che è dall'altra parte dell'obiettivo e della goccia, quindi occorre mascherare in qualche modo lo sfondo con dei cartoncini colorati. In tal modo ho scoperto che anche il cartoncino, ad una certa distanza, si vede perfettamente, allora perché non mettere delle foto dall'altra parte della goccia? Perfetto, funziona! Ci siamo allontanati dall'idea di partenza, ma il fatto di gestire al 100% ciò che vogliamo vedere nella goccia d'acqua è molto interessante.

Il gioco continua e dopo un po' abbandono i fiori e comincio a fotografare oggetti purché adatti a far reggere una o più gocce d'acqua. Una "spedizione" in cucina mi fa notare il cestello della friggitrice ed una cannuccia gialla... ottimo!
Con la griglia e la cannuccia si possono studiare delle minicomposizioni: è l'occasione buona per mettere in pratica tutte le regole compositive.
Con infinita pazienza ed un contagocce aggiungo le gocce d'acqua sulla griglia, ma le gocce tendono a cadere quando sono ancora troppo piccole e quindi poco fotogeniche: aggiungendo all'acqua un po' di glicerina (si trova in farmacia) diventano molto più resistenti.

Ne ho già fatte sette, bellissime e grandissime, quando sento un gran botto: il solito incidente d'auto delle 14.30, ma le goccioline sono cadute tutte e devo ricominciare daccapo!

Rino Giardiello © 11/2004
Pubblicato su REFLEX di aprile 2002
Riproduzione Riservata

Ultime due foto in basso a sinistra: Le Violette Africane si prestano particolarmente perché le loro foglie "pelose" trattengono bene le gocce d'acqua ed è possibile crearne di davvero grandi. La prima idea è stata quella di far riflettere i fiori della stessa pianta, ma l'insieme veniva troppo scuro ed ho preferito utilizzare dei fiori di camomilla che sono spuntati chissà come nei vasi del mio terrazzo.