PER UNA LUNA IN PIU'
La sera del 22 dicembre la luna era al perigeo, cioè alla minima distanza dalla Terra che la sua orbita consente
Michele Vacchiano, febbraio 2000

I giornali e le televisioni ne hanno fatto un fenomeno unico, un evento che si verificherebbe ogni 130 anni e che quindi nessuno di noi vedrà più. E nemmeno i nostri figli. Dal punto di vista astronomico si tratta di una solenne castroneria: la luna è al perigeo ogni mese e la differenza rispetto ad altri eventi simili verificatisi molte volte negli ultimi anni era di pochi metri. Un po' poco per tutto quel chiasso. Si trattava semplicemente dell'ultimo plenilunio dell'anno (e nemmeno del secolo, perché - come ben sa chi sulle spalle ha una testa e non un televisore - il XX secolo finirà il 31 dicembre 2000, con buona pace di chi già si crede nel terzo millennio). Ma si sa: l'informazione è spettacolo, a beneficio dei gonzi che ci cascano. Ma non divaghiamo, si trattava comunque di una bella luna.

A Torino il tempo era splendido anche se gelido; il cielo limpido e sereno. A mezzanotte, quando la luna era allo zenit, ho incominciato a montare la Sinar sul cavalletto. Dopo circa un'ora ho deciso che la posizione nel cielo era quella ideale e sono uscito sul terrazzo. Avevo montato il Fujinon da 300 mm per ottenere qualcosa di più di un puntino lucente. Il paraluce mi avrebbe messo ragionevolmente al sicuro dall'inquinamento luminoso (fortunatamente non eccessivo nel mio quartiere), insieme alla scelta dell'esposizione.

Sì, perché - contrariamente a quanto molti pensano - per fotografare la luna non sono necessarie esposizioni "notturne": la luna è un oggetto illuminato in pieno dal sole e se si vuole ottenere una buona immagine, con tanto di mari e crateri leggibili (per quanto piccoli), bisogna esporre come in pieno sole o quasi, dimenticando le indicazioni dell'esposimetro e rispolverando la sempre valida regola del 16. Con una pellicola da 100/21° ISO, il dato su cui basare il calcolo dell'esposizione sarà dunque 1/125 di secondo con f/16. Bisogna tuttavia considerare che in questo modo si otterrà una luna un po' grigia e poco luminosa, dato che questa è l'esposizione per il grigio medio: funziona se ci troviamo di fronte un paesaggio illuminato dal sole (in cui luci ed ombre concorrono a formare più o meno un grigio medio), ma non un unico oggetto bianco. Bisogna perciò incrementare l'esposizione di almeno un diaframma. Se la si incrementa di due, la luna appare molto bianca ma più povera di particolari: personalmente preferisco evitare il bianco accecante ma leggere qualche dettaglio in più. Inoltre, se sapremo essere un po' avari con la luce potremo apprezzare la rotondità della luna, che apparirà sull'immagine finale come una sferetta e non come un disco luminoso. In base a questi presupposti ho esposto a f/32 con 1/15 di secondo. In questo modo avevo anche la garanzia che il cielo circostante (per quanto non proprio buio) sarebbe apparso totalmente nero, cioè non esposto.

Dopo avere impressionato un certo numero di pellicole piane segno sui volet il punto esatto dove ho sistemato la luna. Per farlo utilizzo un pennarello bianco (di quelli a base di vernicetta opaca che scrivono su tutto), oppure un minuscolo pezzo di nastro adesivo.

Queste lastre verranno poi utilizzate per fotografare il paesaggio in montagna. Aspetto una giornata serena e senza nuvole, uso il filtro polarizzatore per scurire il cielo e fotografo facendo bene attenzione a che l'angolo dove c'è la luna non venga occupato da alberi o vette. Sull'immagine finale la mia luna risalterà contro l'azzurro scuro del cielo. Questo quando voglio ottenere semplicemente l'effetto di una fotografia fatta di giorno quando la luna non è ancora tramontata.

Se invece desidero simulare un paesaggio notturno, devo fare attenzione alla direzione della luce: di notte il paesaggio è illuminato dalla luna, e pertanto la luce dovrebbe provenire dal punto in cui essa è situata. Poiché la luna è visibile nella foto, è necessario che la ripresa diurna sia effettuata controluce. E qui nascono le difficoltà, perché nel controluce non serve polarizzare e il cielo rischia di apparire troppo chiaro rispetto al paesaggio terrestre. Per risolvere il problema faccio ricorso a un filtro digradante grigio e a una energica sottoesposizione (l'immagine deve sembrare scattata di notte). La presenza di neve aiuta: il biancore della neve mi permette di decrementare l'esposizione scurendo il cielo. Un tempo utilizzavo filtri azzurri per aumentare l'effetto "notturno"; oggi non lo faccio più, dato che la sottoesposizione - unita al blu profondo del cielo - è sufficiente a spostare l'equilibrio cromatico dell'immagine verso le lunghezze d'onda meno elevate, almeno con la maggior parte delle emulsioni a colori in commercio. A volte aspetto che il sole sia tramontato e che il paesaggio sia già completamente in ombra: questo permette di governare meglio i toni dell'immagine e il contrasto, che la sottoesposizione rende critico.

Michele Vacchiano © 02/2000
Riproduzione Riservata