VIAGGINVERSI. INTERVISTA A VALERIA GENTILE
Sulle tracce dei poeti contemporanei. Giappone, Cina, Libano, Palestina, Senegal
Maria Letizia Mereu, dicembre 2015

ph. valeria gentileViagginversi è una raccolta itinerario. Un libro che sul pretesto del viaggio si presta a essere quasi una guida per l'anima. Una silloge di esperienze che fra prosa e versi racconta le mille e una storia dell'Occidente che incontra l'Oriente o dell'Oriente che si lascia incontrare dall'Occidente. Un'opera densa, potente e aggraziata, frutto del coraggioso progetto voluto da Valeria Gentile, giovane e talentuosa – per l'occorrenza – reporter, ma prima di tutto scrittrice, fotografa ed esploratrice di versi.

Per godere al meglio della sua scrittura occorre attenzione: ha una voce che parla a tutti e cinque i sensi, nessuno escluso e sul sesto, naturalmente il suo, si fa traghettatrice di mondi, conducendo il lettore verso un immaginario mitico e ancestrale anche quando il panorama sullo sfondo è quello delle svettanti skyline, torri di vedetta da cui l'uomo del terzo millennio inneggia alla tecnica e al progresso.

Ogni viaggio, che parta affacciato dall'ottantesimo piano di una delle metropoli della futuristica Cina, o dalla cinta di un cortile al riparo dal potente sole subsahariano, offre al lettore la preziosa opportunità del tempo che attraversa il Tempo e delle culture che attraversano altre culture, finché insieme si specchiano, si guardano nudi, e gli uni di fronte agli altri si mischiano in un unico essere, poi si scindono, e poi si mischiano ancora. Come l'amalgama addensato di una vernice, quando nell'abbaglio e nelle ombre rilascia il ricordo cangiante e inscindibile dei colori originari; un nodo relativo su cui appendere analogie e differenze e da cui ripartire per un nuovo viaggio.

C'è del coraggio, insomma, la capacità ostinata e passionale di saper mantenere un punto di vista senza condizionarlo passando per codici e interpretazioni: i suoi sono resoconti dove anche quando si parla di Storia non ci sono vincitori o vinti, c'è quello che è rimasto, una fotografia appunto, la cui angolazione pur dettando una prospettiva riesce a non esaurirsi mai in questa.

È giovane Valeria, eppure sembra così pronta a leggere il mondo, tanto nella sua bellezza e armonia quanto nel suo prepotente orrore, a saper raccontare entrambi con incanto e disincanto, usando parole che suonano come musica. È una poetessa in fondo. «Fatalmente destinata al verso», come preconizza la perfetta sintesi, in prefazione, del maestro Paolo Rumiz. In realtà, è molto altro ancora e le sue molteplici doti ce ne rendono nota.

ph. valeria gentile

Valeria, raccontaci l'origine del tuo progetto, i suoi presupposti e perché hai scelto la poesia come denominatore comune fra Paesi e culture.

Avevo venticinque anni e almeno altrettanti traslochi fatti nel mio percorso irrequieto. Mi ero laureata in giornalismo perché sin da piccola amavo scrivere, ma avevo vissuto delle esperienze per me deprimenti all'interno di quel mondo – sia in ambito accademico che nel mondo dell'informazione in generale. Il fatto è che, semplicemente, sondare le cose a quella distanza a me non bastava. In qualsiasi scrittura si decide prima a che distanza si vuole stare, e io ero spinta dallo stimolo di scrivere da vicino, di avvicinarmi ai luoghi, ai tempi e alle persone di cui scrivevo per poterne percepire l'essenza. Dopo qualche mese nella redazione dei miei sogni a Roma, in cui ero miracolosamente riuscita a entrare, fui delusa anche lì da un metodo di approccio al racconto del mondo in cui non mi riconoscevo più; così ho dovuto fermarmi e scegliere finalmente il mio metodo. Dall'unione delle mie grandi passioni è venuto fuori qualcosa all'incrocio tra poesia e antropologia, letteratura e reportage, fotografia e diario di viaggio. Mi sono divertita così tanto che ho poi scritto anche "La Sardegna dei banditi", un viaggio letterario edito da Giulio Perrone Editore.

ph. valeria gentile

In che modo hai organizzato i tuoi viaggi e come sono stati sostenuti?

Dopo l'università e le tante collaborazioni giornalistiche tra Firenze e Perugia, Treviso e Messina, Milano e Roma, sono tornata in Sardegna e ho lavorato ininterrottamente per tre mesi estivi come cameriera in una locanda sul mare. Volevo staccarmi dallo schermo e dalla pagina, per riprendere contatto con la realtà delle cose. Facendo turni di quasi dieci ore al giorno senza mai un giorno libero, ho messo da parte abbastanza soldi per autofinanziare il progetto. A settembre, sola sulla spiaggia libera, ho buttato giù l'idea sul mio taccuino: un po' di appunti su luoghi che mi chiamavano, amicizie intorno al mondo che avevo nutrito in quegli anni giornalistici, e poeti che cantavano a gran voce la bellezza e la complessità dei loro popoli. Li ho contattati tramite email o grazie a scuole e associazioni del luogo, e poi ho prenotato i voli sul web e sono partita da sola. Sul blog ho aperto anche una raccolta fondi e le persone che hanno donato qualcosa sono tutte menzionate nei ringraziamenti alla fine del libro.

ph. valeria gentile

I viaggi di cui si parla sono stati compiuti fra il 2010 e il 2011, e i resoconti comparivano in diretta su un bellissimo blog dedicato al progetto, un diario di viaggio che costituisce la base del libro edito nel 2015 da Exòrma, con il titolo Viagginversi. Alla voce Explicit dell'abecedario Che cos'è la poesia? (Sossella 2005, Giunti 2013), Valerio Magrelli scrive: «invece di continuare a chiederci in che maniera nasca un testo, perché non ci domandiamo in che modo finisce?» e in un recente articolo argomenta la proposta aggiungendo: «Come al momento di lasciare un pranzo, i saluti non sembrano più smettere. Il distacco è difficile, e viene spontaneo cercare di rinviarlo. Si chiacchiera così bene, sulla soglia, che non vorremmo più venire via. Lo stesso con i versi. È duro dover prendere congedo. Ma l'explicit ci chiama. Serve un dono, un talento: l'ispirazione della conclusione». Racconta cos'è accaduto fra te e quei resoconti e come sono confluiti su Viagginversi, rappresentando in qualche modo la conclusione di un percorso iniziato anni fa.

ph. valeria gentile

Sulla scia del maestro Magrelli posso dire che Viagginversi ha avuto un parto e un distacco difficile lungo quasi quattro anni. Quattro anni a tentennare e chiacchierare con le ombre sulla soglia non sono pochi, ma se pensiamo alla decantazione di certi altri libri non sono neanche poi tanti. Il rapporto tra me ed Exòrma è una storia d'amore cominciata nel 2010, praticamente insieme al mio progetto che nasceva, e da allora un po' di strada insieme l'abbiamo fatta: da idea a progetto, da blog a trasmissione radiofonica su Radio Capodistria, da aperitivo culturale a mostra fotografica itinerante, da libro a spettacolo teatrale in un crescendo fino alle ultime presentazioni musicate che stiamo proponendo in tutta Italia e che stanno riscuotendo un intenso successo anche grazie alla squisitezza del lavoro tipografico fatto da Orfeo Pagnani sul volume. La prefazione di Paolo Rumiz, poi, è una benedizione che non avrei mai sperato di ricevere…

ph. valeria gentile

La poesia è un linguaggio capace di essere contemporaneo?

Per me, la poesia è l'unico linguaggio sempreverde e perennemente contemporaneo: le poesie che dicono qualcosa di forte non scadono, perché posseggono dentro qualcosa di eterno che le mantiene sempre nuove. Raramente o praticamente mai la buona poesia diventa obsoleta, e a distanza di anni è più utile rispetto ad altri linguaggi anche per capire il mondo di ogni oggi. Qualcuno dice che riprenderà sempre più piede tra le nuove generazioni perché è veloce, efficace, diretta come Internet... e non è un'offesa: infatti la poesia è più viva che mai sul web e sui social. La poesia e la sua fulminea incisività vince probabilmente su tutte le altre forme di linguaggio che ci siamo inventati per esprimerci. Come diceva Pasolini, "siamo tutti mortali ma la poesia resta inconsumata". Il motto iniziale con cui ho intrapreso quest'avventura recitava "La poesia è viva e lotta insieme a noi, basta cercarla".

Maria Letizia Mereu © 12/2015
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