TEST CANON 17-85 IS
A spasso per la Grande Mela con nuovo zoom Canon stabilizzato
Mike Ronchi, gennaio 2006

Eccolo, il nuovo 17-85 IS, al lavoro sulla 20D.

Nadir Magazine ©

L'ottica appena tolta dalla confezione.

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Piccola, leggera e compatta, quest'ottica si impugna con facilità.

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Come tutti i fotografi che passano da queste parti anche io mi sono incantato con questo tempio dell'editoria mondiale.

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Purtroppo però l'ottica senza paraluce mi costringerà a un lavoretto in Photoshop.

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In situazioni leggermente più difficili, le cose si complicano decisamente. In questo caso per eliminare il flare sono costretto a rifare l'inquadratura, perdendo la composizione simmetrica dello sfondo.

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Senza paraluce davvero non ci siamo.

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Questo "tricolore" non avrei voluto vederlo. L'aberrazione cromatica è ben evidente con le tipiche fasce rosse e verdi che incorniciano le aree di alto contrasto. Il lavoro in Photoshop aumenta, purtroppo.

ABBIAMO PROVATO SUL SUOLO AMERICANO QUESTA NUOVA OTTICA DI CANON DOTATA DI IMAGE STABILIZER

Dopo avere acquistato per anni da BH Photovideo via internet, approfittando di una scappata a NY nello scorso settembre, per motivi di lavoro, mi ci sono recato finalmente di persona. Che spettacolo! E' come essere bambini con la carta di credito dentro il miglior negozio di giocattoli della città. Insomma, un vero pericolo. Alla fine me ne sono uscito con un paio di ottiche nuove e un sacco di ammennicoli introvabili dove vivo, e la mia Visa decisamente alleggerita. Una delle due ottiche era l'acquisto su commissione di un amico fotografo, il quale aveva necessità di un'ottica compatta, versatile, leggera e da montare su una Canon 20D. La scelta del collega è caduta sul nuovo zoom 17-85/4-5.6 IS Efs, ove la "s" indica che è compatibile solamente con la 300D, la 20D e la recentemente nata 350D, tutte con sensore ridotto che trasforma questa lente in un 27-136, una volta applicato il fattore di 1,6. Chiaro che, trovandomi a NY, oltretutto con quattro giorni liberi tra un servizio ed un altro, praticamente a zonzo, non mi sono fatto pregare. Ho tolto l'ottica dalla scatola, l'ho montata sulla mia 20D e per un giorno mi sono divertito a scattare ferocemente per provare l'ottica fino ai suoi limiti.

La scatola
O meglio, cosa esce dalla scatola. Aperta la confezione, mi trovo davanti alle solite protezioni di spuma, la garanzia, il manuale delle istruzioni in 18 lingue e l'ottica in un sacchetto di plastica trasparente con i due tappi, frontale e posteriore. Come costume nelle ottiche Canon di basso costo, niente custodia di similpelle di protezione e niente paraluce. Della prima si può fare a meno, ma il secondo dovrebbe proprio esserci. Non ho mai capito questa mania di Canon di non includere i paraluce nelle ottiche di basso costo, le quali, oltretutto, soffrono il flare ben più delle blasonate ottiche della serie L. Insomma, cara Canon, quest'ottica non è proprio economica, con i suoi 600 US$, e metterci un paraluce di 10 dollari non sarebbe male davvero, anziché costringere l'acquirente a dover tornare in negozio di corsa, dopo avere scattato solo una decina di foto.

Ergonomia e comandi
Piccolo, compatto e leggero, si impugna bene e non stanca portarselo in giro. Abituato al peso ben maggiore del 24-80 L, questa è una vera farfalla. Sicuramente è un'ottica indicata per chi scatta foto in arrampicata o per chi va in giro sempre con la macchina al collo. Anche visivamente dà meno nell'occhio, passando quasi inosservata. Quando è smontata si infila facilmente in qualsiasi tascone, anche quelli laterali dei pantaloni, o in un tascone della camicia.

I comandi sono semplici e facilmente raggiungibili. Per chi ha mani grandi come me, i pulsanti risultano forse un po' troppo vicini. Le ghiere di fuoco e zoom scorrono fluidamente e senza problemi. In generale sembra ben costruita e rifinita, non trasmette sensazioni plasticose.

Durante l'escursione focale, la lunghezza dell'obiettivo non cambia, come avviene in altri zoom più economici.

Il motore che controlla il fuoco è USM, ovvero è un anello che si muove comandato da vibrazioni ultrasoniche, a tutto vantaggio di velocità e silenziosità. Il fuoco è controllato da una lente interna. In questo modo la lente frontale non si muove durante la focheggiatura, non richiedendo la regolazione continua di un eventuale filtro polarizzatore. Non è necessario disinserire l'autofocus per agire manualmente sul fuoco.

Image Stabilizer
Francamente mi stupisce un poco la presenza di un IS su un'ottica così decisamente sbilanciata verso il grandangolo, che già di suo consente l'uso di tempi lenti. D'altro canto, con una escursione del diaframma che va da f/4 a f/5.6 va anche detto che si tratta di un'ottica piuttosto buia, e sotto questo punto di vista l'IS permette di abbassare i tempi sicuramente di due stop, a tutto vantaggio dell'operabilità (sempre tenendo in mente che, comunque, congelare un oggetto in movimento rapido con poca luce è impossibile. Anche con l'IS attivato, in situazioni di luce bassa o normale luminosità, infatti, l'immagine di fondo risulterebbe perfettamente ferma, mentre un eventuale soggetto in movimento risulterebbe mosso, non subendo alcuna influenza dallo stabilizzatore). L'IS di quest'ottica non ha il selettore Mode 1 - stabilizzazione verticale e orizzontale, e Mode 2 - solo stabilizzazione verticale. Questo significa che la stabilizzazione giroscopica funziona sempre e solo sia verticalmente che orizzontalmente. In altre parole, uno scatto panning viene disturbato dall'IS che tenta di compensare il movimento orizzontale d'inseguimento del soggetto. In questo caso è meglio spegnerlo.

Prova pratica
Eccomi qui dunque, con la fida 20D, 17-85 in resta, correndo dietro alla mia instancabile moglie su e giù per Manhattan. Apro una parentesi. Ricordavo NY come una metropoli come tutte le altre, mediamente tranquilla e mediamente pericolosa. Orbene, me ne sono andato in giro per 12 giorni con il corredo intero al collo, senza il minimo problema. E come me un sacco di colleghi ed amatori mostravano orgogliosamente i costosi, talvolta costosissimi ferri del mestiere. Quello che voglio dire è che dopo il tristissimo undici settembre, NY è diventato uno dei posti più sicuri al mondo. Oltre al filtro a maglie strette della frontiera, a Manhattan c'è un poliziotto ad ogni angolo. Insomma sicurezza totale, anche in quartieri che non godono certo di una buona reputazione.

Comincio dunque a scattare e, come già detto, dopo una decina di foto ai bellissimi riflessi dei grattacieli newyorchesi mi viene voglia di tornare di corsa da BH per comperare il parasole, anche se il mio amico non me lo ha chiesto. Il flare è intenso, anche con il sole lontano dall'obiettivo: nota decisamente negativa. Puntando verso i grattacieli, verso l'alto, sono quasi sempre obbligato nell'inquadratura dalle evidenti file di stelline luminose che appaiono nel mirino ogni qualvolta il sole od un riflesso intenso si approssimano ai bordi dell'inquadratura. Accidenti, ero abituato troppo bene alla 24/80 L, ove il flare non esiste nemmeno in controluce pieno. Qui le cose si complicano.

L'aberrazione cromatica, anche se non trascendentale, si fa vedere con filetti verdi e rossi ben demarcati nelle foto ad alto contrasto.

Essere a NY con tanti grattacieli intorno a me è un invito al grandangolo. Calcolando il fattore di aumento dovuto al sensore della 20D di 1,6 X, il 17-85 si trasforma in un 27-136mm, non proprio un supergrandangolare. Ma così la distorsione si fa sentire pesantemente: al di là della fisiologica alterazione della prospettiva dovuta alla corta focale, la distorsione è evidente e non è certamente un punto forte di quest'ottica. A 17 mm (27mm reali) non ci siamo davvero. I palazzi diventano panciuti come botti. Le cose cominciano a migliorare solo intorno ai 30mm di focale (48mm reali); altra nota negativa, purtroppo. Questa non è sicuramente un'ottica fatta per fotografie di architettura. Per contro, essendo pensata per le digitali con sensore di dimensioni APS, con un cerchio di copertura inferiore al 35mm tradizionale ma sicuramente maggiore del necessario, non presenta problemi di vignettatura.

In termini di dettaglio, questa lente è piuttosto soft in generale, molto soft ai bordi, soprattutto a tutta apertura. Tutta apertura comunque relativa, visto che il diaframma massimo è f/4 a 17 mm e f/5.6 a 85mm. Ciononostante non si avvicina nemmeno, come resa, alla serie L; è comunque meglio del 18-55mm che montano di serie la 300D e la 350D, peraltro ben più economico.

Conclusioni
Questa volta devo criticare Canon: questa lente non mi è affatto piaciuta. Trova applicazione ove sia necessaria un'ottica leggera e compatta, con una buona escursione focale, come in montagna o in situazioni dove peso e dimensioni sono un fattore importante, oppure come sostituta della 22-55. Ma, a parte questo, anche con l'IS che aiuta, bisogna accettare una serie di compromessi piuttosto nutrita che spazia dal flare accentuato e dal poco dettaglio fino alle aberrazioni cromatiche ed alla distorsione. Sinceramente, visto anche il costo non proprio basso, sarei più orientato al 17-35 f/4 L, più costoso e dall'escursione focale minore, ma qualitativamente su di un altro pianeta.

Mike Ronchi © 01/2006

 

L'animazione qui sopra mostra la fotografia prima e dopo la correzione della distorsione a barilotto eseguita in post-produzione.