VACANZE IN TRENTACINQUE
Una vacanza in trentacinque… persone?
Michele Vacchiano, ottobre 2010

Valnontey (Valle di Cogne). Il torrente Nontey all'Erfaulet. Sullo sfondo la Rocciaviva, la Becca di Gay, la Testata del Grand Crou e la Testata della Tribolazione.

Gruppo del Monte Bianco, versante francese. Sui bordi della Mer de Glace, un crepaccio nel ghiacciaio.

Aosta. Place Chanoux dai portici del municipio.

Val d'Ayas. Torrente nei pressi del Pian di Verra. Sullo sfondo il Grand Tournalin.

Val d'Ayas. Baita ai piedi del Col Ranzola. L'angolo di campo dell'obiettivo ha permesso di inquadrare l'intera costruzione mantenendo la macchina "in bolla" ed evitando così la convergenza delle linee verticali. E' vero che questa può essere corretta (entro certi limiti) in postproduzione, ma il farlo provoca un'alterazione delle proporzioni e un inevitabile deterioramento della qualità dell'immagine.

Val d'Ayas. Il lago Charcherioz nel Vallone della Bettaforca. Panoramica ottenuta fondendo insieme sette fotografie.

No, millimetri. In controtendenza rispetto agli zoom di grande escursione focale, una scelta quasi esoterica: un mese intero con un solo obiettivo.Com’è andata? Beh… per saperlo non c’è altro da fare che continuare a leggere…

L’incontro
Molti anni fa, quasi una vita, acquistai uno Zeiss Distagon 35 millimetri f/2,8 per usarlo sulle mie Contax. Era un obiettivo superbo, dalla resa tagliente e un po’ fredda, come nella migliore tradizione Zeiss. Lo trovai ideale per la fotografia del paesaggio, ma anche per la fotografia urbana: non esageratamente grandangolare ma capace di comprendere nel suo abbraccio quelle facciate e quei pendii a cui il 50 millimetri rischiava di tagliare sempre un pezzetto.

Poi il mestiere e la vita mi portarono a dedicarmi ad altri generi, il digitale soppiantò la pellicola e il 35 millimetri fu venduto, insieme alle Contax. Per diversi anni questa focale non entrò a far parte del mio corredo. Nei primi mesi del 2010 mi imbattei nel nuovo Distagon 35 millimetri, finalmente prodotto da Zeiss anche con l’attacco Canon Eos (ZE). L’apertura relativa è stata portata a f/2, il peso e l’ingombro sono aumentati, sottolineando quella sensazione di robustezza e di affidabilità tipica di tutte le ottiche Zeiss; la costruzione meccanica è eccellente, con una ghiera di messa a fuoco morbida e precisa. L’obiettivo viene fornito con paraluce metallico internamente foderato di vellutino (a mio avviso un errore, dato che il vellutino si trasforma in breve in un ricettacolo di polvere e peluzzi).

Più che convincermi, le prime prove mi entusiasmarono, decidendomi all’acquisto. Alla fine di luglio, in procinto di partire per il mio mese di “vacanza operosa” in montagna, misi nella borsa soltanto tre obiettivi: il Distagon 18 millimetri, il 35 millimetri appena acquistato e un Tamron 180 millimetri macro 1:1 per le riprese di fiori e insetti.

Le esigenze della fotografia in montagna
Andare in montagna significa salire. E salire significa fare fatica, soprattutto con uno zaino sulle spalle. Di conseguenza, la leggerezza è tutto. Prima di partire è indispensabile decidere a quale genere fotografico ci si vorrà dedicare per scegliere di conseguenza le ottiche giuste. Soprattutto se – come me – non si usano gli zoom e si prediligono le focali fisse. Di norma utilizzo come focale standard il Planar da 50 millimetri, che spesso sostituisco con l’85 millimetri quando voglio inquadrature più selezionate e un moderato effetto tele che giudico particolarmente efficace in montagna. Ovviamente sto parlando di full-frame, e quindi di lunghezze focali il cui valore nominale corrisponde a quello reale.

Ma già dalle prime escursioni pensai che la mia attività prevalente sarebbe stata la ripresa del paesaggio e dell’architettura alpina, per cui decisi di equipaggiare la Eos con il 35 Distagon anziché con le ottiche consuete. L’angolo di campo dell’obiettivo mi parve fin da subito perfettamente in grado di rispondere alle mie esigenze: sufficientemente grandangolare da esaltare la prospettiva staccando convenientemente i piani dell’immagine, ma anche sufficientemente “normale” da non esasperare l’effetto grandangolo e da non deformare i primi piani. Un grado di distorsione estremamente contenuto mi ha permesso di effettuare riprese di architettura senza dover correggere in postproduzione le linee curve ai bordi dell’immagine.

Un rendimento così soddisfacente da convincermi a fare del 35 Distagon l’obiettivo standard per tutte le mie escursioni in quota. Certo, mi sono trovato a dover decidere come adattare l’inquadratura all’angolo di campo disponibile, là dove invece con uno zoom non avrei fatto altro che modificare la focale; ma ho già detto che non uso gli zoom se non quando ne sono costretto e che – il più delle volte – i piedi del fotografo sono perfettamente in grado di supplire alla mancanza di focale variabile.

Se poi non potevo avvicinarmi oltre un certo limite al soggetto, un leggero “crop” in postproduzione avrebbe migliorato l’inquadratura (le dimensioni dell’immagine non ne avrebbero sofferto più di tanto, data la quantità di pixel a disposizione). Quando invece l’obiettivo non riusciva ad inquadrare per intero il soggetto, allora ricorrevo alla tecnica dello stitching: diversi scatti in panoramica, generosamente sovrapposti, che avrei poi unito in postproduzione.

Le immagini che seguono non rendono giustizia agli originali, a causa della riduzione per il web, ma bastano ad illustrare la versatilità di questa interessante focale.

Michele Vacchiano © 10/2010
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