CONTAX T e T2
Prova sul campo e confronto con Yashica T4 e T5
Rino Giardiello, febbraio 1999

Siamo verso la metà degli anni '80 ed il fotoamatore "evoluto" che desiderava portare con sé un valido "taccuino d'appunti" (una compatta di qualità tale da non fare rimpiangere la solita reflex, soprattutto con le diapositive) non ha grandi possibilità di scelta: esistono solo la Minox, l'Olympus (il famoso "uovo" nella versione più professionale a priorità di diaframmi e telemetro) e le vecchie compatte della Rollei dotate di eccellenti obiettivi Zeiss che sono appena uscite (o stanno per uscire) di produzione.

Gli altri produttori si limitano a compatte decisamente amatoriali. Non ricordo bene le date (del resto questo articolo non vuole essere un dossier storico) ma deve passare qualche tempo prima di vedere due interessanti novità: la Yashica mette in campo una sua compatta totalmente automatica, autofocus e dotata di flash incorporato ma dotata di obiettivo Tessar della Zeiss, il famoso "occhio d'aquila", offerta ad un prezzo simile a quello della Minox e dell'Olympus, mentre la Contax presenta quasi a sorpresa la Contax T. Questa è la prima compatta realmente di fascia alta: se le altre costavano sulle 3-400'000 lire, la Contax T costava sotto il milione (però si trattava di un kit che comprendeva cofanetto, custodia in pelle e flash dedicato), quindi una categoria completamente a sé.

La Contax T, presentata nel 1984, ha la forma della Minox ridisegnata dal Gruppo di Progettazione Porsche, quindi estremamente compatta, davvero tascabile, con il caratteristico sportellino che protegge l'obiettivo, ma il materiale della scocca non è la solita plastica ma uno splendido Titanio (da questo la sigla "T") nel tipico colore argentato molto elegante oggi tanto di moda. La fotocamera è estremamente semplice da usare, una semplice automatica a priorità di diaframmi come la Minox con la possibilità di impostare la sensibilità in manuale: la vera differenza è nell'ottica, uno splendido Zeiss Sonnar 38/2.8 con il trattamento antiriflessi T* ed un diaframma a 7 lamelle praticamente circolare. Il resto è solo eleganza, raffinatezza e realizzazione accurata.

Purtroppo, come la Minox, la Contax T non è dotata di flash incorporato ma la pratica soluzione è la stessa della Olympus XA2: un minucolo flash laterale che allunga di poco la fotocamera (si arriva a 150mm, lunghezza tipica di molte compatte), ma questo flash è TTL: dialoga in tutto e per tutto con i circuiti elettronici della fotocamera e permette un totale controllo del fill-in. La grossa lacuna della Minox era la mancanza di un telemetro (la messa a fuoco a stima poteva essere poco valida alle medie distanze ed a tutta apertura), quindi la Contax T, come l'Olympus XA2, adotta un bel telemetro. Non sarà pratico come l'AF ma in compenso è precisissimo ed il mirino è molto luminoso e ben visibile anche da chi porta gli occhiali.

Rispetto alle comodità a cui siamo abituati oggi mancano il motore di trascinamento e l'automatismo programmato, ma all'epoca della Contax T la loro assenza era perfettamente normale e la piccola Contax permetteva un valido intervento da parte del fotografo più smaliziato. Pur essenso "solo" automatica a priorità di diaframmi, poteva diventare facilmente manuale intervenendo sul selettore della sensibilità, per giunta a portata di pollice in alto a sinistra e non sul fondo della fotocamera come di consueto. Non manca, inoltre, un tastino per la sovraesposizione di +1.5 stop.

L'uso era sempre pratico (sempre rispetto ai canoni dell'epoca) e la meccanica precisa: lo scatto era talmente silenzioso che a volte ci si poneva il dubbio di aver scattato! La vera chicca resta l'obiettivo e, parliamoci chiaramente, resta il motivo più valido per l'acquisto della Contax T al di là della bellezza dell'oggetto e dell'essere o no degli appassionati del marchio Contax: il Sonnar è semplicemente splendido, 5 lenti che riescono a superare persino le prestazioni dell'analogo Sonnar 40/2.8 che equipaggiava le compatte Rollei. A parte i test di numerose riviste (tutti più che lusinghieri), è davvero difficile trovare una resa altrettanto elevata e costante a tutti i diaframmi sia al centro che ai bordi, una vignettatura così ridotta e dei colori così saturi e brillanti. Probabilmente il merito è anche del diaframma a sette lamelle estremamente preciso (l'apertura è quasi perfettamente circolare): stranamente lo stesso obiettivo montato sulla T2 mi ha fornito risultati lievemente inferiori (rilevabili solo con un accurato confronto simultaneo).

Il trattamento antiriflessi poi, è pienamente all'altezza del nome Zeiss e consente di poter scattare nelle condizioni di luce più difficili: è tristissimo perdere o dover rinunciare ad un'immagine per colpa della luce che vela l'obiettivo!
Per bissare il successo della Contax T e mantenerne le caratteristiche con un prodotto più moderno ed adeguato ai tempi, la Contax presenta nel 1990 la Contax T2. La linea è la stessa, bella ed elegante, in titanio, ma in pochi centimetri di più trovano posto anche il motore incorporato, l'autofocus ed il flash. Scompare ogni somiglianza con la Minox a partire dallo sportellino anteriore e l'obiettivo è protetto da un'antina che si apre automaticamente quando si accende la fotocamera. Al passo coi tempi anche la presenza dell'esposizione programmata, senza però rinunciare al vecchio caro automatismo a priorità di diaframmi che permette di controllare al massimo l'immagine e la profondità di campo. Anche il piccolo flash incorporato è totalmente gestibile sia di giorno che di notte (per la quale la T2 ha una comoda posa B che tramuta il contapose in un timer).

Nell'uso pratico la T2 è davvero immediata anche se è priva a mio avviso del fascino particolare della progenitrice (ma io per primo uso sempre più spesso la T2 ed ho relegato la T al solo BN con pellicole da 400 ISO... una Leica-M da taschino!). L'obiettivo è sempre il superbo Sonnar 38/2.8 col trattamento antiriflessi T*: le diapositive realizzate con la T2 si possono mischiare con quelle ottenute con una reflex Contax senza notare la benchè minima differenza. È piccola, ma professionale. Tra AF, motore ed esposizione programmata un taccuino d'appunti veloce ed infallibile!

QUALCHE DOVEROSO COMMENTO SULLE YASHICA T4 e T5
Non dovrebbe far parte di questo test dedicato alle compatte della Contax ma mi sembra doveroso inserirla ugualmente data la sua stretta parentela e l'obiettivo in dotazione: uno Zeiss. Non ho avuto modo di provare la Yashica T5 attualmente in commercio ma posso dire di conoscere benissimo le versioni precedenti sino alla T4. Il modello T5 ha in più, rispetto al modello T4, solo un minuscolo pozzetto che permette la visione dall'alto e l'impermeabilizzazione che permette di portarla ovunque con più tranquillità. Per il resto le due fotocamere sono identiche sia come prestazioni generali che come aspetto estetico e, cosa importante, come obiettivo: un Tessar (4 lenti in tre gruppi) della Zeiss 35/3.5 col famoso trattamento antiriflessi T*.

Premetto subito che il Tessar non vale il Sonnar delle Contax T ma del resto con meno di 300'000 lire ci si porta a casa una vera compatta (nel senso che è davvero compatta come dimensioni oltre ad essere molto leggera) ma dotata di un obiettivo decisamente superiore alla media (per non parlare dei superzoom che vanno tanto di moda coi quali si fotografa solo in pieno sole). La Yashica è davvero semplice da usare: AF, programmata e motorizzata. La può usare chiunque (persino il flash scatta da solo quando ce n'è bisogno), tuttavia i fotografi più smaliziati potranno ancora trovare il modo di intervenire sulle loro immagini grazie ad alcune funzioni che permettono di inserire o disinserire il flash a piacimento (quindi la possibilità di usare il flash in luce diurna o di scattare a luce ambiente mantenendo l'atmosfera originale) compresa la discutibile quanto inutile funzione anti occhi rossi. Il peso è davvero ridotto (solo 170 grammi) il che, unito alle dimensioni, permette di tenerla sempre anche nel taschino (certe compatte di oggi sono ingombranti quanto le reflex).

Ottima la resa generale, l'accuratezza dell'esposizione e della messa a fuoco di cui segnalo la pregevole possibilità di arrivare ad una distanza minima di soli 35 cm (una "quasi macro"). Il piccolo Tessar con trattamento antiriflessi T* se la cava benissimo (anche se non è all'altezza dei vecchi Tessar montati sulle compattine della Rollei) e fornisce sempre immagini molto brillanti coi colori saturi tipici degli Zeiss: peccato per una evidente vignettatura ai diaframmi più aperti (tipica del Tessar e dell'economico schema a 4 lenti). Resta qualche traccia di distorsione ma è trascurabile su di una fotocamera di questo tipo e, a parte tutto, credo che per quello che costa non si possa chiedere molto di più.

Rino Giardiello © 02/1999
Riproduzione Riservata

CONTAX T
CONTAX T2
YASHICA T5
Obiettivo
Zeiss T* Sonnar 38/2.8
Zeiss T* Sonnar 38/2.8
Zeiss T* Tessar 35/3.5
Distanza minima di messa a fuoco
1 metro
0,7 m
0,35 m
Messa a fuoco
manuale con telemetro
AF e manuale + blocco su infinito
AF a triplo raggio + blocco su infinito
Esposizione
automatica a priorità dei diaframmi
automatica a priorità dei diaframmi e Program
solo programmata
Correttore fisso dell'esposizione
SI
SI
NO
Flash
di serie TTL ma separato
incorporato
incorporato
Dati nel mirino
tempi, telemetro, autoscatto, parallasse
tempi, pronto flash, correz. parallasse
parallasse, il resto è nel display esterno
Otturatore
da 1/500 di sec. a 8"
da 1/500 ad 1 sec. + B
da 1 sec. ad 1/700
Esposimetro
EV 0-17 a 100 ISO
3-17 EV a 100 ISO
-
Motore incorporato
NO
SI
SI
Sensibilità ISO
25-1000 ISO (solo in manuale)
DX 25-5000, manuale 100 ISO
DX 50-3200 ISO
Peso solo corpo
275 grammi
295 grammi
170 grammi
Dimensioni
98x67x33 mm
119x65x33 mm
116,5x63,5x37 mm