CONTAX T2... IL RITORNO!
Romano Sansone, febbraio 2004

Ora che si trova d'occasione a prezzi più che abbordabili, la Contax T2 potrebbe essere davvero un ottimo investimento per il fotografo che non bada a compromessi. Vediamo se è vero con un secondo test a distanza di qualche anno...

Nella mia attrezzatura, più che adeguata a soddisfare le mie esigenze di bianconerista giurato, mancava una fotocamera da portare con me nelle occasioni in cui anche una reflex con un solo obiettivo fosse eccessiva, ma che, una volta accettate le sue limitazioni, mi garantisse una qualità di immagine all'altezza delle mie aspettative.
Così ho ceduto alla tentazione ed ho acquistato una Contax T2, che è divenuta immediatamente una compagna inseparabile.

Per le sue dimensioni estremamente contenute mi segue dovunque ogni volta che esco di casa, il suo lungo cordoncino permette di tenerla al tempo stesso al collo e ben protetta nella tasca della giacca a vento, in modo da essere pronta all'uso in un batter d'occhio.
Si impugna bene, l'impressione generale è di solidità e qualità, il mirino consente piena visibilità della scena inquadrata anche a chi, come me, porta gli occhiali. Chi non li porta può controllare un campo di visuale più ampio di quello inquadrato, il che non guasta perché permette di valutare a colpo d'occhio la possibilità di un'inquadratura leggermente diversa.

La T2 funziona nelle modalità "priorità di diaframma" e "programma".
Quest'ultima viene attivata automaticamente se si imposta il diaframma su f/2.8, il che vuol dire che è impossibile scattare a tutta apertura quando si vuole, il programma sceglierà questa opzione solo quando le particolari condizioni di luce glielo impongono. Se si vuole una PDC limitata bisogna impostare il diaframma su f/4. L'inconveniente è però molto relativo, come si può osservare nella tabella sottostante, dove si confrontano le PDC in mm ad f/2.8 ed f/4 per la focale di 38mm e per diverse distanze del soggetto dalla fotocamera.

 
DISTANZA SOGGETTO
 

1 metro

2 metri

3 metri

PDC a F/2,8

112mm

463mm

1066mm

PDC a F/4

161mm

670mm

1573mm

Quindi anche ad f/4 soggetti relativamente vicini possono essere staccati abbastanza bene dallo sfondo.

In priorità di diaframma il tempo di otturazione, chiaramente visibile nel mirino, è indicato da soli quattro valori: 500, 125, 30, LT, dove quest'ultimo sta per "tempi lenti".

Il tempo di otturazione effettivo è quello indicato da uno dei tre valori numerici, o da quello intermedio, rispettivamente 1/250 o 1/60, se nel mirino appare la coppia 500-125 oppure 125-30.

Le cose si complicano quando nel mirino appare LT, perché questo può indicare un tempo di otturazione qualsiasi compreso tra 1/15 ed 1s: ne risulta limitata la valutazione in condizioni di scarsa luminosità, proprio quando si vuole evitare il rischio di immagini mosse.

Si può aggirare il problema ingannando l'esposimetro con il comando di correzione dell'esposizione. Se impostiamo -1EV e nel mirino leggiamo 30, l'esposizione senza correzione sarebbe1/15, e se impostiamo -2EV e nel mirino leggiamo 30 l'esposizione senza correzione sarebbe 1/8. In entrambi i casi basta rimettere il comando di correzione a zero, e sapendo di avere a che fare con 1/15 o con 1/8 si può scattare senza eccessivo rischio, o prendere quelle misure di sicurezza come passare in modalità flash o usare un cavalletto, che avremmo preso comunque se i tempi lenti di otturazione ci fossero stati indicati direttamente alla prima misurazione.

Un'ulteriore informazione sul tempo di otturazione: se le lettere LT lampeggiano il tempo è superiore ad un secondo, e la macchina si è messa automaticamente in modalità B.

Cosa vuol dire tutto questo in pratica? Non molto, posto che si scelga la sensibilità della pellicola con una presa di sale.

La pellicola con la maggiore flessibilità è senza dubbio una 400 ISO.
In pieno sole e ad f/16 è solo leggermente sottoesposta ad 1/500, cosa facilmente evitabile correggendo l'esposizione di +0.5 EV, ed ha ancora sufficienti riserve in condizioni di scarsa luminosità senza doversi fare eccessive preoccupazioni a proposito del tempo di esposizione. Così a stima direi che con una 400 ISO si può coprire almeno il 95% delle situazioni incontrate in esterni.

Una 100 ISO avrà troppo presto il fiato corto, imponendo troppo spesso il ricorso ai trucchetti descritti più sopra per conoscere il tempo effettivo di otturazione. Consigliabile solo se si è sicuri di utilizzarla tutta in condizioni di luce favorevoli o se non si hanno particolari riserve contro l'uso del flash.

Al contrario una 1600 ISO avrebbe dei problemi se usata in pieno sole, perché con un tempo di otturazione di 1/500 sarebbe largamente sovraesposta anche ad f/16. Vale quindi, in senso opposto, la considerazione fatta per la 100 ISO.

In conclusione la T2 non è certamente una reflex con una batteria di obiettivi, ma è un ottimo strumento di lavoro per ritratto ambientato e per reportage "tra la folla", nonché un utilissimo taccuino di appunti per progetti da completare in seguito con un'attrezzatura professionale.

Si potrebbe osservare che a questo scopo una piccola digitale sarebbe anche più comoda, ma la possibilità di svolgere il doppio compito di taccuino e di fotocamera per stampe di qualità è un vantaggio tutt'altro che disprezzabile. Per 250 o 300 Euro è un complemento ed un'alternativa da prendere seriamente in considerazione.

Romano Sansone © 02/2004
Riproduzione Riservata

Nadir Magazine ©

Con la T2 si possono ottenere stampe di elevatissima qualità che non fanno rimpiangere la solita reflex neanche agli ingrandimenti più spinti. In particolare col bianconero la resa del piccolo Sonnar che la correda è davvero superba anche a tutta apertura.