LE FALSE LEICA
Omaggio alla Regina

Pierpaolo Ghisetti, marzo 2010

Improbabile Luftwaffen di colore verde: non esistono Leica con innesto a vite originali di questo colore.

Affascinante falso moderno con incisioni della Marina: la commistione nero/oro, anche se intrigante, rivela il falso d'autore, in quanto risulta del tutto assurda una macchina militare dorata.

Notevole falso imitante la famosa Leica Tre corone per la Svezia: da notare l'aggiunta del selettore dei tempi lunghi (non funzionante). Tuttavia l'originale è un modello Leica IIIf, con caratteristiche diverse da una Fed o da una Zorkj.

Falsa Leica Reporter cromata: il nottolino del telemetro è stato cambiato con un originale Leica e, anche nel confronto diretto con una versione autentica nera, il senso di autenticità è notevole.

Il fenomeno delle copie Leica è iniziato negli anni Trenta, utilizzando come base le copie sovietiche FED e Zorkj. In effetti, le macchine russe sono state sempre considerate le prime fotocamere replica della creatura di Barnack, macchine che hanno utilizzato di solito come prototipo la Leica II, copiandola in modo spudorato e, in fondo, illegale, ignorando del tutto i brevetti Leitz. Da qui poi il passo della falsificazione è stato breve, tralasciando il marchio d’origine per sostituirlo con quello Leica, completandolo poi con le caratteristiche incisione tedesche. Questo naturalmente per truffare gli ingenui compratori, dato l’enorme divario di prezzo tra una Leica autentica e una FED.

Questo fenomeno ha poi avuto un’enorme popolarità dal dopoguerra in poi: dalle false Leica, spesso con incisioni ingenuamente inesatte, si è passati alle false Leica Luxus, vendute spesso negli anni Settanta ed Ottanta da profughi oltre cortina, per guadagnare qualche dollaro in più. Tuttavia l’enorme divario di prezzo tra un’autentica Leica Luxus (valutabile all’epoca decine di milioni) e una falsa Leica Gold, venduta di solito per qualche centinaio di migliaia di lire, poteva ingannare solo il collezionista ingenuo e sprovveduto, in quanto le differenze tecniche risultavano notevoli, come ad esempio la doratura, completamente diversa; inoltre la differenza di prezzo richiesta doveva porre in guardia qualunque persona di buon senso.

Più difficile era giudicare le false Leica militari, le leggendarie Luftwaffe Eigentum, per carenza di documentazione e sfruttando lo spasmodico desiderio di Leica speciali che alberga in tutti i collezionisti. Tuttavia il nottolino del telemetro triangolare, caratteristico della FED e delle Zorkj, al contrario di quello Leica rotondo, ha da sempre costituito un buon sistema di riconoscimento, oltre alla pratica di una naturale prudenza negli acquisti più delicati. D’altra parte si assisteva a racconti romanzeschi, viaggi travagliati, improbabili ritrovamenti ed eredità insospettate pur di convincere il pollo di turno che, talvolta, sembrava non cercasse altro che essere imbrogliato con abilità.

Dopo gli anni Ottanta il fenomeno delle false Leica ha assunto un’ulteriore connotazione: con l’aumento della documentazione e la consapevolezza storica di molti appassionati, i falsari, di solito ucraini e polacchi, si sono divisi in due filoni.

Da una parte la super falsificazione di pezzi speciali, come la 250 Reporter o la Leica Compur, con largo dispendio di mezzi ed energie, ottima documentazione e assemblaggio talvolta molto convincente. Questi pezzi speciali erano venduti a prezzi molto elevati e talvolta risultavano convincenti anche per un normale appassionato, che spesso non aveva mai visto di persona il pezzo raro in questione. Questo fenomeno, in forma aggiornata, era in fondo la naturale evoluzione della falsificazione degli anni Trenta.

Un secondo filone invece risultava del tutto nuovo e, in un certo senso, innovativo: proporre false Leica, sempre sulla base di macchine sovietiche, che fossero in un certo senso divertenti e originali. Ovvero dei falsi d’autore, concetto già accettato anche nella pittura, e che ha incontrato un discreto interesse.

Quindi via libera alla fantasia, con incisioni improbabili e colorazioni sorprendenti, il tutto condito con finiture d’effetto. Naturalmente, arrivati a questo punto, l’acquirente non veniva più ingannato in alcun modo, ma anzi si rendeva complice del falso pur di possedere un pezzo originale e strano. In questo campo si è assistito a un florilegio incredibile di variazioni sul tema, che per molti collezionisti è diventato quasi un sottotema collezionistico.
Tutto ciò rappresenta, in fondo, un omaggio alla Leica originale, prototipo naturale di tutte le falsificazioni, di qualunque epoca e con qualunque intento. Un vero omaggio, evolutosi nel tempo con la parallela consapevolezza delle parti in gioco, falsari e collezionisti.

In conclusione di questa disamina dell’evoluzione del falso Leica, vorremmo proporre una diversa interpretazione della nascita delle copie sovietiche, FED e Zorkj.

In base agli accordi di Rapallo del 1922, di collaborazione tecnica tra Germania e URSS, e su studi condotti dallo scrivente, si potrebbe ipotizzare un accordo commerciale che abbia anche coinvolto l’attrezzatura fotografica: ovvero le fotocamere FED e Zorkj sono sì copie Leica, ma autorizzate dalla Leitz stessa, che ha fornito documentazione e forse anche tecnici per impiantare le fabbriche sovietiche dedicate alla costruzione delle fotocamere a telemetro. Questa cooperazione è stata in realtà solo un tassello di una più ampia collaborazione tra i due Stati, sostegno interrottasi drammaticamente con l’invasione dell’URSS da parte della Germania nazista il 21 giugno 1941. I protocolli segreti relativi alla spartizione della Lettonia e della Lituania, con ampio sostegno della Germania all’URSS, che l’Autore ha potuto visionare in loco, hanno fatto sorgere il legittimo sospetto che anche la Leitz sia stata coinvolta nella industrializzazione dell’URSS, in quanto moltissime industrie tedesche ne sono state implicate a vario titolo. La successiva, feroce guerra tra i due stati, ha contribuito alla cancellazione di ogni documentazione di collaborazione aziendale, divenuta politicamente imbarazzante. Come nel caso della nascita delle Nikon a telemetro, ispirate dai tecnici Zeiss ospitati in Giappone durante la Guerra, anche le fotocamere sovietiche potrebbero aver avuto una maternità tedesca, non solo ideale. Tutto ciò fa ancora parte d’ipotesi, ma con indizi sempre più convergenti.

In conclusione il fenomeno dei falsi rappresenta un caso a sé stante all’interno del mondo Leica, intrigante ed intricato, e perciò ricco di richiami incrociati, che non fanno che aumentare la storia affascinante del Marchio.

Pierpaolo Ghisetti © 03/2010
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Classiche Leica Gold: colore che tende più all’ottone che all’oro,
ma che spesso fa sognare l’acquisto di una Leica Luxus a prezzi stracciati

Falsi anni Trenta: notare le scritte imprecise e l’incisione della L di Leica, immediatamente riconoscibili come non originali, inoltre la scritta posteriore Luftwaffe-Eigentum non è completata, come dovrebbe essere, con l’incisione FL (ovvero il numero del contratto) sul carter superiore.