MINOLTA 100mm F/2
Il test di un pezzo unico nell'arsenale Minolta. Lente dalle numerose qualità, ma stranamente non più riproposta
Paolo Limoncelli, gennaio 2008

Il 100mm f/2 corredato del suo paraluce


Per "fare spazio" alla generosa lente frontale la dicitura è stata incisa nel bordo interno


Questa lente è stata messa in commercio nel lontano 1987, a ridosso del debutto di Minolta con il primo sistema AF della storia.
Lo schema del 100 f/2 derivava direttamente da una lente già esistente nel vecchio sistema manuale MC/MD, il glorioso e rarissimo Minolta Auto Tele Rokkor PF 100mm f/2 in produzione fino al 1972.

All'epoca il suo costo era più basso dell'85mm f/1.4, ma, nonostante questo, non si poneva come alternativa economica al tele da ritratto per eccellenza e vedremo perché.
Lo schema è veramente semplice: 7 lenti in 6 gruppi ed elemento frontale di diametro prossimo ai 53mm (la filettatura è di 55mm). Nonostante le dimensioni ridotte ci assestiamo sui 480g di peso, segno che non si è lesinato sui materiali.
La costruzione infatti è interamente in metallo, escluso il paraluce, e il barilotto nero lucido dalle linee minimaliste (forse troppo vista l'esile ghiera di messa a fuoco) lega con lo stile di tutta la prima serie di lenti minolta AF.

L'operazione di messa a fuoco porta all'estensione del barilotto, ma non fa ruotare la lente frontale, ottimo per l'utilizzo coi filtri polarizzatori. La ghiera di messa a fuoco è piccola ma fluida e molto precisa con una corsa ampia che permette correzioni fini.

La resa cromatica è decisa e squillante, ma al tempo stesso equilibrata e le tonalità sono piacevolmente calde. La nitidezza estremamente elevata lo mette quasi al pari dei macro sempre di casa Minolta. Una scelta mirata, che come anticipato, lo diversifica molto dall'85mm f/1.4.

Come va sul campo
Di seguito sono proposte alcune immagini a colori scattate con la Sony Alpha A700 a 100 ISO e vari diaframmi. Per quanto possibile ho cercato di testare più situazioni di luce possibile. La prima foto (la foglia) è a tutta apertura in condizioni di luce radente laterale. Nelle alte luci ha fatto la sua comparsa qualche accenno di aberrazione cromatica.


PARTICOLARE DELL'IMMAGINE 1
Da questo crop della foto al 100% si nota subito il livello di dettaglio che anche a tutta apertura può riuscire a catturare la lente


PARTICOLARE DELL'IMMAGINE 2
In questo crop al 100% invece si può valutare la capacità di rendere la materia


Imm.1 - Scatto a f/2 e 100 ISO

Imm.2 - Scatto a f/5.6 e 100 ISO

In realtà questo problema è probabilmente ingigantito dall'uso sul digitale, perché su analogico non ho mai riscontrato problemi di questo tipo, ma la risolvenza e lo sfocato pastoso che questo vetro offre a f/2 fanno perdonare tutto.
Anche nelle situazioni difficili, come nello scatto del lettore di giornale, è messa in luce la capacità della lente di mantenere un ottimo contrasto nelle ombre. Segno che la cura nella progettazione dello schema e nella scelta dei vetri è stata quasi maniacale.
La A700 ed il suo sensore da 12Mpx esaltano la risolvenza, che trova il suo picco numerico a f/8, ma - all'atto pratico - non mostra differenze alle diverse aperture. Del resto il diaframma minimo di f/32 è segno di ampio margine di utilizzo dei diaframmi. Un valore di f/2 molto buono diventa eccellente a f/2.8 e si mantiene praticamente costante mantenendo per i primi stop uno sfocato molto gradevole grazie al diaframma circolare a 9 lamelle.

A questo punto risulta chiaro il carattere di questo 100mm.
Si nota l'assenza di morbidezza, tipica dell'85mm. Una lente più luminosa, come l'85mm appunto, sicuramente offre prestazioni inferiori in termini di risolvenza pura, ma gestisce in maniera più delicata i passaggi tonali.
Non che questa lente sia da sconsigliare per il ritratto, anzi, ma sicuramente bisogna andarci cauti, perchè potrebbe portare alla luce buona parte di quei difetti che non vanno troppo giù alle fanciulle.

Imm.3 - Scatto a f/4 e 100 ISO. La resa è molto equilibrata e tridimensionale, come si può notare dal laccio del giubbotto e dalle rughe del volto dell'ignaro signore


Negli scatti di reportage in bianco e nero non ho mai superato il valore di diaframma di f/4, per mantenere un stacco dei piani e tempi veloci in condizioni di ombra dove avevo scelto 100 ISO per non perdere contrasto.

Imm.4 - Anche con diaframmi più "chiusi" come f/4 ed in condizioni luce dura lo sfocato rimane morbido e molto graduale

Imm.5 - Ancora una testimonianza della plasticità pur essendo il terreno di prova un supporto digitale

Imm.6 - I 100mm sono utili per piani stretti e se usati alla giusta distanza aiutano ad isolare dallo sfondo

Imm.7 - Luce molto dura e contrasto altissimo: la compressione non rende giustizia a questo scatto dove la leggibilità delle ombre è comunque elevata.

Conclusioni
Sulla qualità del vetro non si discute: rientra di diritto tra i casi di eccellenza. I contro purtroppo ci sono. I 150mm equivalenti su APS-C, se da un lato sono un vantaggio, dall'altro sono un valore non "da ritratto", e il metro di distanza minima di messa a fuoco in ambienti chiusi può risultare un po' stretto. Le aberrazioni a tutta apertura con qualche saggio accorgimento possono essere evitate. D'altro canto sarà decisamente interessante saggiarne le capacità sulla imminente nuova reflex Sony a pieno formato, che finalmente permetterà di giudicarlo su un supporto delle dimensioni per cui è stato progettato.

Paolo Limoncelli © 01/2008

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