MINOLTA CLE
UN «CLASSICO» IN VERSIONE AUTOMATICA
Courtesy Editrice Reflex, 1984

UNA INTERESSANTE FOTOCAMERA A TELEMETRO CHE NON HA AVUTO IL SUCCESSO CHE SI MERITAVA, EPPURE IN QUEL PERIODO NON AVEVA ALTRE CONCORRENTI SE NON LE TRADIZIONALI LEICA M, MA IL PREZZO - IN OGNI CASO MOLTO ELEVATO - HA COSTITUITO SENZ'ALTRO UN FORTE ELEMENTO A SUO SFAVORE. VEDIAMO COSA NE PENSAVANO REFLEX E MODERN PHOTOGRAPHY NEL 1984.

Mentre la grande controversia tra gli apparecchi a telemetro e quelli reflex monobiettivo delle decadi passate è praticamente giunta a termine in quest'epoca di supremazia delle reflex, vi è ancora una non trascurabile minoranza di seri fotografi affezionati alle genuine virtù di questa specie classica conosciuta come quella degli apparecchi 35 mm a telemetro dotati di obiettivi intercambiabili. Con l'abbandono da parte di nobili contendenti come Contax, Canon e Nikon, il nuovo segmento di elite di questa fetta del mercato 35 mm è stato dominato dalle Leica serie M e le sue derivazioni compatte e dotate di esposimetro Leitz/Minolta, la Leica CL (con obiettivi dotati di innesto a baionetta Leitz-M) e la Leitz/Minolta CL (con obiettivi dotati di innesto a baionetta Minolta-M). Quando entrambe le versioni della CL sono state abbandonate ufficialmente, o piuttosto in previsione di questo fatto, la Minolta ha deciso che il concetto di base della CL come di una Leica compatta e dotata di esposimetro era meritevole di conservazione, perché esso potesse venire integrato in un apparecchio veramente moderno, elettronico e con esposizione automatica. L'incredibile risultato è la Minolta CLE, il primo apparecchio a telemetro del mondo che, oltre ad essere dotato di obiettivi intercambiabili, presenta l'esposizione automatica a priorità di diaframmi, Led per i tempi di scatto e cornici luminose a correzione di parallasse nel mirino, misurazione dell'esposizione attraverso la luce riflessa dalla pellicola e dalle tendine dell'otturatore sia per le esposizioni continue che con il lampeggiatore, tempi di scatto controllati elettronicamente ed autoscatto, ed un lampeggiatore completamente dedicato con impostazione automatica dei tempo di sincronizzazione e luce di pronto lampo nel mirino. Vedi anche la prova sul campo del 2024 "Minolta CLE a Carnac".

In effetti la Minolta CLE non rappresenta altro che il matrimonio della CL progettata in gran parte dalla Leica ed il circuito esposimetrico, l'elettronica e l'otturatore della Minolta XD, più alcune sue proprie caratteristiche. In generale la concezione è astuta e l'integrazione delle parti è superba, ma il rimanente di questo rapporto tenterà di rispondere ad una domanda altrettanto importante, ma molto più difficile: come funziona tutto ciò? Sebbene la parola «sistema» è spesso sbandierata anche a sproposito in questo periodo, essa è del tutto precisa ed appropriata se applicata alla CLE, ai suoi tre obiettivi ed al lampeggiatore dedicato. Insieme essi formano un elegante e compatto sistema 35 mm progettato per assolvere alla maggioranza delle situazioni fotografiche che il dilettante avanzato o anche il fotografo professionista possano incontrare.

Poiché il sistema del mirino comprende vere cornici luminose proiettate a parallasse compensata per tutti e tre gli obiettivi CLE ed il lampeggiatore automatico dedicato include un adattatore scorrevole per grandangolo incorporato, il suo campo d'azione è formidabile. Con poche eccezioni, essa racchiude i classici vantaggi dei migliori «sistemi» di apparecchi a telemetro del passato: compattezza, silenziosità, leggerezza, un sistema di messa a fuoco molto preciso ed un grado di maneggevolezza e di facilità di controllo meccanico che ben poche reflex possono eguagliare. Naturalmente, in misura maggiore o minore, queste cose erano presenti nelle ultime CL.

Cominciamo dalla calotta della Minolta CLE che, come il fondello, è realizzata con una plastica tipo ABS ricoperta da un sottile strato di metallo successivamente cromato in nero. Sebbene questo possa essere considerato come un passo indietro rispetto alle coperture in metallo cromato nero della CL, la Minolta ci assicura che così non è, il materiale è notevolmente più massiccio di quello impiegato su altri apparecchi Minolta, e viene ritenuto robusto in proporzione. In ogni caso la disposizione dei comandi nella parte superiore della CLE è dei tutto simile a quella della CL, l'eccezione principale è costituita dalla ghiera dei tempi di scatto. Al posto della ghiera montata frontalmente sulla CL, la CLE presenta un'ampia ghiera (2,5 cm di diametro) posta a sinistra dell'asse della leva di caricamento e che sembra essere stata presa da una Minolta della serie XG. Questa impressione è rafforzata dal pulsante di scatto bordato d'argento con un punto cromato al centro, posto nel mezzo della ghiera dei tempi di scatto. Ponendo la ghiera su «A» (se l'interruttore principale è acceso) il circuito esposimetrico si attiva nel momento in cui il vostro dito sfiora il pulsante di scatto. Ciò è chiamato Senswitch sulle Minolta XG e «interruttore e sfioramento» sulla CLE e non funziona con le mani guantate o con le dita troppo «secche». Ciò vuoi forse dire che necessitano mani umide o sudate per azionare la Minolta CLE? Assolutamente no, ma potreste non essere in grado di attivare il circuito esposimetrico se le vostre mani fossero chirurgicamente pulite, cioè prive della normale untuosità della pelle e delle secrezioni che le rendono conduttrici di elettricità.

Ora che abbiamo portato la ghiera su «A» per l'esposizione in automatismo a priorità di diaframmi, con la freccia dell'A che punta direttamente alla linea di riscontro posta davanti al contatto caldo, la ghiera non può più venire ruotata per impostare un tempo di scatto in manuale od una correzione dell'esposizione fino a che non viene premuto un piccolo pulsante cromato di sblocco posto tra la leva di caricamento e la ghiera stessa. Premendo tale pulsante è possibile impostare in manuale i tempi di scatto controllati elettronicamente da 1 ad 1/1000 di sec. + la posa B, oppure ruotare la «A» fino a che non punti verso uno dei valori (tra ± 2EV) del correttore fisso dell'esposizione. Tali compensazioni possono essere effettuate senza tenere conto della sensibilità della pellicola in uso (da 25 a 1600 ASA) e con aumenti di mezzo diaframma. Tutte le scritte sono grandi e ben leggibili in bianco su fondo nero, fatta eccezione per il "60" rosso che indica il tempo di sincro X che deve essere impostato manualmente quando sono impiegati dei lampeggiatori non dedicati. Per cambiare la sensibilità della pellicola bisogna sollevare e ruotare il bordo zigrinato della ghiera dei tempi di scatto fino a che il corretto valore ho appaia in una piccola finestrella rettangolare posta tra i simboli «A» e «1000». I valori delle sensibilità sono più piccoli ed in qualche modo meno leggibili di quelli dei tempi di scatto, ma ancora sufficienti. Un fatto importante è che vi sono indicate le posizioni per i valori ISO intermedi di maggior uso, come 32, 64 e 125 ISO.

Verso l'estremità destra della calotta superiore si trovano la leva di avanzamento della pellicola ed il contafotogrammi. Quest'ultimo si azzera automaticamente, è piccolo ma ben leggibile, con le cifre argento su sfondo nero esclusi i valori S, 24 e 36 in rosso. La leva di avanzamento della pellicola presenta in linea generale un notevole progresso rispetto a quella della CL. È ancora a caricamento non addizionabile, al contrario di quanto noi invece preferiremmo, ma funziona molto dolcemente e con uno sforzo molto piccolo nonostante il suo movimento molto più breve di 130° (oltre a 30° dalla posizione di riposo a quella di impiego). Ciò non sorprende poiché la leva della CLE, al contrario di quella della CL, non è collegata ai meccanismo di posizionamento della fotocellula esposimetrica. La leva della CLE non possiede una superficie zigrinata di presa come quella della CL, ma non ne abbiamo sentito la mancanza. Già che abbiamo di nuovo parlato della cellula esposimetrica della CL, possiamo anche puntualizzare che il pulsante di scatto elettromagnetico della CLE richiede uno sforzo minore di quello della CL, che a sua volta azionava sia la retrazione della fotocellula che lo scatto dell'otturatore. A dire il vero, il pulsante di scatto della CL era incredibilmente efficace, considerando ciò che doveva fare e la sua morbidezza era esemplare, ma il pulsante della Minolta CLE, uniforme, sensibile ed affidabile è stato preferito nonostante tutto da tutti coloro che lo hanno provato.

Passiamo ad esaminare la parte inferiore della CLE. Sul lato destro si trova l'attacco standard per il cavalletto. In genere preferiamo innesti centrali (come sulla CL), ma tale posizionamento non sarà sottoposto a sforzi gravosi con un apparecchio così leggero e che non deve montare grossi teleobiettivi. A sinistra dell'attacco si trova un pulsante incassato per il riavvolgimento della pellicola, un coperchio zigrinato a slitta per l'alloggiamento delle pile ed un altro piccolo pulsante argenteo siglato B.C. (Battery Check). Ponendo un paio di pile nuove da 1,5 volts all'ossido d'argento od alcaline nell'alloggiamento con le polarità indicate (anche se in nero su fondo nero!), facciamo scorrere il coperchio a slitta per chiuderlo (per fortuna, non essendo asportabile, non è possibile perderlo!), premiamo il pulsante B.C. (controllo batterie) ed il Led dell'autoscatto posto sul frontale dell'apparecchio si accenderà. Sul lato sinistro del fondello si trova la manopola di riavvolgimento della pellicola che funge anche da comando di apertura del dorso. Impugnando la manopola ripiegata dal suo lato libero tiriamo in fuori la parte zigrinata e giriamo il bordo della manopola stessa nella direzione della freccia di riavvolgimento, ed il dorso si apre. Sebbene sia mantenuto chiuso da un semplice gancio con uno spinotto, il dorso viene posizionato con molta precisione quando è chiuso, ed il doppio sistema di blocco aggiunge un'ulteriore dose di sicurezza.

All'interno, la Minolta CLE è convenzionale e ben rifinita, con guide e canali per il posizionamento della pellicola di lunghezza notevole, una piastra premipellicola sovradimensionata e molle piatte di posizionamento del caricatore fissate nella sezione posteriore, ed un rocchetto di accoglimento della pellicola con incisione a mezzo collare. Quando si carica la pellicola, bisogna fare attenzione che la coda della pellicola non entri in una feritoia per poi uscire dall'altra, ma ciò si ottiene facilmente.

Passando al frontale della CLE, troviamo le classiche caratteristiche di un apparecchio a telemetro, vale a dire le finestrelle del telemetro con la finestrella opacizzata che raccoglie la luce per illuminare le cornici delimitatrici dei campo per i vari obiettivi. Confrontata alla CL, la finestrella frontale del mirino della CLE è notevolmente mente più ampia e la finestrella più piccola che fornisce l'immagine secondaria di messa a fuoco nel mirino è più del doppio di quella della CL. La sola finestrella che è più piccola nella CLE è quella opacizzata, circa del 40 per cento in meno. Vedremo l'effetto di ciò, se ve ne sarà, quando passeremo alla parte pratica dei test. Tuttavia una cosa è certa, la lunghezza della base del telemetro della CLE è stata notevolmente aumentata, fino a 49,6 mm, rispetto ai 31,5 mm della CL. Ciò, combinato con l'ingrandimento di 0,58X produce una lunghezza effettiva della base di 28,9 mm, cioè dei 68 per cento più grande del telemetro della CL. Il risultato: obiettivi di maggiore lunghezza focale e/o di maggiore apertura possono essere messi a fuoco sulla CLE con una precisione notevolmente superiore.

Verso la destra dell'obiettivo si trova l'interruttore principale e l'autoscatto. Quando il grigio pulsante zigrinato si trova di fronte al delta bianco, l'apparecchio è spento: solo il pulsante di controllo della carica delle pile è in grado di funzionare come già abbiamo descritto.

Per effettuare l'esposizione in automatismo, bisogna prima accendere l'apparecchio spingendo il pulsante grigio verso l'obiettivo e poi spingerlo in basso verso "ON" od in alto verso «SELF TIMER». Il pulsante si blocca sia su "ON" che su «OFF», ma non nella posizione di autoscatto. Ciò avviene in modo che voi possiate premere il più rapidamente possibile il pulsante verso il basso (senza prima premerlo di lato) per annullare l'autoscatto. Se non cancellate l'autoscatto e premete il pulsante di scatto con l'otturatore carico, il Led circolare rosso dell'autoscatto lampeggerà per 10 secondi, aumentando la frequenza dei lampeggio negli ultimi 2 secondi e mezzo fino allo scatto dell'otturatore.

Dando una occhiata generale, i comandi principali sul frontale dell'apparecchio sono la leva di sblocco dell'obiettivo ed, ovviamente, l'obiettivo. Come potreste attendervi, l'obiettivo standard della CLE, 40 mm f/2 Rokkor, appare del tutto simile all'obiettivo della CL, ma vi sono altre differenze oltre al già citato profilo delle camme di collegamento con il telemetro. Sebbene i due 40 mm sono quasi identici come diametro, quello della Minolta CLE è di circa 2 mm più lungo, poiché il suo elemento frontale è leggermente incassato. Come il 40 mm della CL, quello della CLE è rifinito in nero opaco con cifre incise molto leggibili, scatti ogni mezzo diaframma, scala di messa a fuoco in bianco (metrica) ed in giallo (in piedi). L'anello anteriore controlla i diaframmi, una linguetta tipo Leica controlla la messa a fuoco, ed è presente una scala delle profondità di campo molto completa (incluse cinque tacche dì diaframmi più il simbolo per la messa a fuoco all'infrarosso) sul corpo dell'obiettivo. Seguendo la tradizione classica, l'innesto è realizzato e rifinito in modo squisito; la camma di accoppiamento è in ottone. Tra i lati positivi, il nuovo 40 mm M-Rokkor è dotato di trattamento antiriflessi multistrato delle lenti, mentre il nostro «vecchio» obiettivo sembra non esserlo; tra quelli negativi il maniaco Leica della nostra redazione afferma che gli obiettivi della CLE (in modo particolare il 28 ed il 40 mm) non focheggiano con la precisione vellutata di quelli Leica. Potete tuttavia stare tranquilli, la differenza è piccola e per lo standard «normale» i Rokkor della CLE focheggiano con una morbidezza davvero lodevole.

Una volta rimosso l'obiettivo, diventano visibili alcune particolarità degne di nota. Anzitutto il meccanismo di accoppiamento della camma al telemetro è completamente chiuso, cosicché tutto ciò che è visibile è solo la camma rotante che collega la camma dei telemetro posta nella parte posteriore dell'obiettivo, ed il suo vano incassato. In secondo luogo, ed ancora più importante, troviamo l'innesto per l'obiettivo presente sull'apparecchio, che è costituito da un singolo pezzo di ottone cromato fissato al corpo macchina con cinque viti Philips, invece dell'attacco molto più sottile costituito da tre pezzi e presente sulla CL. L'innesto della CLE è un magnifico esempio di lavorazione, e sebbene non siamo in grado di provare che esso funziona meglio di quello della CL, esso ci sembra più in linea con l'orgogliosa tradizione Leica.

Senza dubbio una delle più grosse sorprese in serbo per gli appassionati del telemetro poco familiari con la Minolta CLE avverrà quando, dopo aver rimosso l'obiettivo, essi daranno un'occhiata alle tendine dell'otturatore. La superficie frontale di entrambe le tendine nere di tela gommata presenta uno schema leggermente ipnotico di piccoli e grandi puntini bianchi da una estremità all'altra. Un'occhiata in basso verso l'interno dell'apparecchio rende evidente il motivo del «tocco decorativo» dell'otturatore. Alla maniera della Olympus OM-2 (il cui sistema di misurazione della luce riflessa dalla pellicola è basato su un brevetto Minolta), la fotocellula della CLE è alloggiata in un vano nella parte inferiore dell'apparecchio, sotto il meccanismo dell'otturatore ed una lente convessa angolata e puntata verso l'alto legge la luce proveniente dall'obiettivo e che viene riflessa dalle tendine e/o dalla pellicola. Poiché la CLE letteralmente legge la luce mentre viene effettuata l'esposizione, la riflettività dello schema sulle tendine è ovviamente stata realizzata per avvicinarsi a quella media della superficie della pellicola e la percentuale di pellicola e/o di tendina che viene letta dipende dal tempo di scatto selezionato. Quando viene impiegato il lampeggiatore Auto Electrof flash CLE, la lettura è normalmente al 100 per cento sulla pellicola eccetto nei casi dove vi sono livelli di luminosità insolitamente alti. E perché realizzare l'intricato "pattern" riflettente anche sulla seconda tendina, vi chiederete? In modo che voi possiate calcolare il valore dell'esposizione in automatismo anche se non avete caricato l'otturatore!

È ora giunto il momento per la prova della verità nel collaudo di ogni apparecchio a telemetro: portiamo l'apparecchio all'occhio. Diamo per scontato che l'apparecchio sia carico e che sia dotato dell'obiettivo normale. Non appena prendete la CLE in mano e la portate in posizione di scatto, notate che le estremità arrotondate dei corpo dell'apparecchio alloggiano comodamente nelle vostre mani, che tutti i comandi sono a portata di mano (anzi, di dito) e che il tutto è molto ben bilanciato. La CL più corta di 2,5 cm (ma più alta dello stesso valore) è leggermente più pesante a causa della maggiore quantità di metallo e delle componenti meccaniche e la sensazione leggermente più massiccia ricorda di più le classiche Leica. Nonostante ciò, la CLE è abbastanza pesante per cancellare quella sensazione «ballerina» che, a volte viene data da apparecchi come le «pocket», e la finezza dei comandi da sola vi fa capire che state azionando un vero strumento di precisione.

Il mirino è uno dei più belli, luminosi e più comodi mirini incontrati su qualsiasi apparecchio a telemetro munito di obiettivi intercambiabili, ed inoltre uno dei più compatti nel suo genere. Certamente la cornice da 28 mm (sempre visibile sia che l'obiettivo sia montato o meno) che quella da 40 mm sono più nitide e luminose di quelle da 40 e 50 mm sulla CL. In effetti, solo le Leica più grandi della serie M sono in grado di fornire una immagine migliore. Critiche? Certamente, anche se poche. Pochissimi tra coloro che portano gli occhiali saranno in grado di vedere in un'occhiata sola la parte superiore, inferiore, destra, più gli angoli superiori ed inferiori della cornice da 28 mm e per guardare la scala dei Led dei tempi di scatto e di sovra e sottoesposizione posta sul lato sinistro dei mirino, spesso è richiesta una decisa occhiata a sinistra per metterla a fuoco anche se l'immagine lo è già.

Già che abbiamo parlato dei Led nel mirino, ecco la storia completa. Anzittutto quando toccate il pulsante di scatto con l'interruttore acceso e la ghiera dei tempi di scatto su «A» o su un valore di correzione dell'esposizione, uno o due Led dei tempi di scatto si illumineranno a fianco della scala verticale dei tempi di scatto in bianco su nero. Se si illumina un Led dei tempi di scatto vuol dire che il tempo di scatto selezionato dall'apparecchio in base alla sensibilità della pellicola ed al diaframma prescelto, è circa quello indicato dalla scale; se invece si illuminano più Led, otterrete un tempo di scatto compreso tra i due valori indicati (ad es. 1/45 di sec. quando sono illuminati entrambi i Led di 1/30 ed 1/60 di sec.). Se si accende il Led a fianco dei triangolo bianco sopra al 1000 siete in sovraesposizione e dovrete selezionare un diaframma più chiuso, così come se s'illumina quello posto accanto al triangolo sotto al 2 l'apparecchio seleziona un tempo di scatto inferiore ad 1/2 secondo e potreste incorrere in una sottoesposizione a meno che non apriate il diaframma.

Ufficialmente la Minolta CLE è capace di effettuare letture solo fino a secondo ad f/2 con pellicola 100 ISO, ma abbiamo ottenuto esposizioni corrette fino a 2 secondi a vari diaframmi con pellicole da 400 ISO. Tra l'altro, quando selezionate la posa manuale «B», le pile vengono consumate finché l'otturatore resta aperto. A temperature medie potreste essere in grado di ottenere esposizioni di 4 ore con pile nuove, che dovrebbe risultare sufficientemente lungo (e costoso!) per chiunque non sia un astrofisico. Temperature più basse diminuiscono notevolmente il tempo massimo di esposizione. Ciò ci porta ad una delle maggiori lacune di quest'apparecchio peraltro realizzato brillantemente: la mancanza della possibilità di effettuare esposizioni in manuale con l'esposimetro. Esatto, una volta sbloccata la ghiera dei tempi dì scatto e selezionato un qualsiasi tempo di scatto in manuale, il circuito esposimetrico viene completamente disattivato, non fornendo più alcuna indicazione di «corretta esposizione». Anche la caratteristica di impostare automaticamente il tempo di sincro X quando viene applicato il lampeggiatore automatico è eliminata. Secondo il manuale di istruzioni della CLE, il modo di effettuare esposizioni in manuale con l'esposimetro è semplice effettuate l'esposizione in automatismo, annotate mentalmente i valori ed impostate l'apparecchio manualmente. Chiaramente questa è una procedura macchinosa che non è soddisfacente in molte occasioni. Pare che questa caratteristica "esposizione manuale senza esposimetro" sia un risultato della parte elettronica della CLE che proviene dalla Minolta XG, sebbene la stessa Minolta ha trovato un modo per aggirare l'ostacolo sulla reflex XG-M che incorpora sia il modo di esposizione a collimazione di diodi che quello a priorità di diaframmi. Abbiamo poi il telemetro, che è basato sul principio del "telescopio" mobile (invece che un prisma rotante od uno specchio) come nella, CL e nella Leica serie M. Secondo gli standard consueti, il telemetro della CLE è buono, ma non eccezionale. Il riquadro di messa a fuoco posto al centro, sebbene facilmente visibile con una illuminazione medio-superiore, è difficile da vedere con scarsa illuminazione, e l'immagine secondaria (mobile) di messa a fuoco non è così luminosa e contrastata come quelle nei mirini delle Leica serie M. Anche il telemetro della CL sotto questo aspetto è migliore. Ciò non vuol dire che il mirino/telemetro della CLE sia un passo nella direzione sbagliata: è più grande, più luminoso, più comodo da usare e fornisce una superiore precisione di messa a fuoco. E come le Leica e la serie M e la CL, gli elementi ottici dei telemetro della CLE sono allineati con precisione in modo che il riquadro di messa a fuoco e l'area esterna possano essere impiegate come un telemetro ad immagine spezzata con i soggetti adatti, aumentando di conseguenza la stessa precisione di messa a fuoco. Siamo anche lieti di riferire che la Minolta ha fatto qualcosa per i problemi dei telemetro già menzionati, e tutte le attuali CLE hanno ora un nuovo strato di protezione sullo specchio semi-riflettente posto nel mirino.

Una lamentela finale in merito al mirino: i piccoli angoli della cornice che è visibile quando montate il 90mm Rokkor (o gli obiettivi Leitz) sono troppo piccoli e sottili per essere visti comodamente e dovrebbero essere ingranditi o corroborati da linee laterali, mentre la scala dei tempi di scatto ed i relativi Led possono diventare invisibili scattando sulla sabbia o sulla neve, oppure con forti controluce. Nonostante tutte queste critiche, il sistema dei mirino della CLE resta ugualmente una delle caratteristiche più attraenti dell'apparecchio ed i soli apparecchi a telemetro che hanno operato meglio di esso (sebbene senza i pregi dell'esposizione automatica) sono le Leica della serie M, che sono molto più grandi, pesanti e costose della CLE. Inevitabilmente, i nostri standard di valutazione dei mirino sono stati influenzati dalla nostra lunga esperienza con gli apparecchi reflex, e qualsiasi apparecchio a telemetro che possa essere confrontato abbastanza da vicino con una Leica M-4, si rivelerà più che soddisfacente alla grande maggioranza dei fotografi, inclusi quelli professionali con un grande numero di obiettivi con innesto a baionetta serie M nel loro corredo.

Questo ci porta all'affascinante soggetto della compatibilità degli obiettivi o, per dirlo in un altro modo, quali obiettivi sono in grado di operare con la CL e la Leica M e viceversa? Quando prendete in esame il numero di obiettivi dotati di innesto M che possono essere impiegati in pieno automatismo sulla CLE per la prima volta, ed il numero di appassionati Leica che sono perciò probabili acquirenti di una CLE come un corpo automatico e compatto alternativo, le domande che si pongono potrebbero essere cruciali nei confronti della popolarità dell'apparecchio. Tanto per cominciare, gli attacchi attuali ed il sistema di accoppiamento con il telemetro sono pienamente compatibili tra i tre tipi di apparecchi, e la CLE, diversamente dalla CL, presenta pochi problemi con gli obiettivi rientranti. A dire il vero, la Minolta non parla troppo dell'impiego degli obiettivi Leica sulla CLE e gli accordi sul brevetto della montatura, se vi sono stati, non sono stati resi noti. Tuttavia, le ricerche preliminari hanno rivelato le seguenti informazioni sulla compatibilità degli obiettivi Leitz: alcuni obiettivi che non sono compatibili con la CLE sono il 50mm f/1 Leitz Noctilux, il 135mm f/4 Tele Elmar ed il 135 f/2.8 Tele Elmar. I primi due non possono essere messi a fuoco con sufficiente precisione con il telemetro della CLE a diaframmi molto aperti, mentre l'ultimo non si può applicare all'apparecchio. Il 21mm f/3.4 Super Angulon può essere montato e messo a fuoco (avrete bisogno di un mirino ottico separato per vedere), ma la precisione dell'esposimetro è perlomeno dubbia poiché l'elemento posteriore che sporge all'indietro può intralciare il lavoro della cellula dell'esposimetro. Il 21mm f/2.8 Elmarit M è in grado di funzionare, ma con un mirino separato ed entrambe le versioni, nuova e vecchia, dei 28mm f/2.8 Elmarit M sono in grado di operare senza difficoltà. Allo stesso modo, sia il 35mm f/1.4 Summilux che il 35mm f/2 Summicron possono essere impiegati sulla CLE, così come i 140mm f/2 Summicron della CL, ma non vi è nel mirino una cornice luminosa per il 35mm. Anche obiettivi 50mm Leitz come il rinomato 50mm f/2 Summicron possono essere impiegati, a parte il fatto che nel mirino non è presente nemmeno la cornice luminosa per il 50mm. In conclusione il 90mm f/4 Elmar C, il 90mm f/2.8 Tele-Elmarit ed il 90mm f/2.8 Elmarit sono in grado di funzionare perfettamente, sebbene vi sia un po' di copertura dei mirino quando vengono impiegati dei paraluce.
Già che siamo sull'argomento, vi è anche una leggera copertura dei campo dei mirino (nell'angolo in basso a destra dei campo visivo) quando vengono impiegati il 28mm Rokkor ed il 40mm Rokkor con i loro rispettivi paraluce. Tuttavia, il paraluce dei 28mm incorpora dei tagli oblunghi che minimizzano l'intralcio (un vecchio trucco Leitz), ed il paraluce del 40mm diventa solo leggermente ingombrante alle minime distanze di messa a fuoco.

La Minolta CLE ottiene ottimi risultati nel campo della precisione di esposizione, e tutti e tre gli obiettivi consentono la realizzazione di diapositive molto nitide e ben contrastate in tutte le condizioni di scatto. In interni, o con scarsa illuminazione, il piccolissimo, pratico e leggero lampeggiatore è in grado di affrontare tutte le situazioni con sicurezza e con un notevole grado di automatismo e di flessibilità. Infatti il sistema dei lampeggiatore della Minolta è uno dei più avanzati che abbiamo visto anche su una reflex, il che lo rende un po' più avanzato rispetto a quelli di tutti gli altri apparecchi a telemetro.

Il lampeggiatore Auto Electroflash (8,2x3,1x6 cm e circa 120 g di peso) è alimentato da un paio di pile alcaline AAA che trovano posto in un piccolo alloggiamento con un coperchio a slitta sulla parte inferiore a sinistra dello zoccolo di attacco dotato di tre contatti elettrici dedicati. Ponete un paio di pile nuove nell'alloggiamento chiaramente indicato, ponete la ghiera dei tempi di scatto della CLE su «A», inserite il lampeggiatore nel contatto caldo dedicato e spingete il piccolo interruttore posto sul lato destro verso l'alto su "0N" e il flash è pronto per l'uso. Se vi è abbastanza luce ambiente per effettuare una esposizione ad un tempo più breve di 1/60 di sec., l'apparecchio effettuerà una esposizione in automatismo senza il lampeggiatore. Se il livello di luminosità scende al di sotto di tale valore, il Led dei "60" nel mirino comincerà a lampeggiare e l'apparecchio scatterà automaticamente una foto con il lampeggiatore. La scala degli ISO posta sul dorso del lampeggiatore copre la gamma da 25 a 400 e la caratteristica del lampeggiatore in automatismo funziona con precisione a tutti i diaframmi (non vi è impostazione in manuale) sempre che la distanza tra il lampeggiatore ed il soggetto ricada nella gamma indicata graficamente dalla tabella a barre verdi delle portate posta sul dorso dell'unità.
Abbiamo rilevato che il diffusore lavora bene con l'obiettivo 28mm, fornendo una illuminazione molto ben diffusa da un angolo all'altro a tutte le distanze di messa a fuoco e potrebbe essere usato per fornire una illuminazione più morbida anche con gli obietti vi da 50 o 90mm.

Nessun difetto? Bene, possiamo perdonare all'Auto Electroflash CLE di non avere una luce di verifica della corretta esposizione. Riteniamo anche che il numero di 72 lampi a potenza massima possibili con un set di pile nuove sia più che sufficiente per la maggioranza degli impieghi dei dilettante, ma avremmo desiderato che il tempo di ricarica fosse un po' più breve della media di 20 secondi che abbiamo verificato per i primi 20 lampi. Attendere che il lampeggiatore si ricarichi con questo apparecchio dalla messa a fuoco rapida, anche con l'occhio incollato al mirino, non è molto divertente.

Nonostante i suoi difetti minori, molti dei quali inevitabili in un sistema compatto a telemetro e con obiettivi intercambiabili, riteniamo che la Minolta CLE sia uno dei migliori apparecchi di questo genere in cui ci siamo mai imbattuti. In termini di risultati pratici essi, nella maggioranza dei casi, sono indistinguibili da quelli ottenuti con le Leica della serie M. Manca rispetto alle classiche Leica la precisione di messa a fuoco e quelle qualità indefinibili conosciute come «sensazione» e «presenza meccanica», ma sono più che compensate dalla praticità, dall'automatismo e dalla compattezza. La CLE non prenderà mai il posto della Leica M4-2 o M4-P, né ha tale scopo, ma con la sua elegante ed efficace miscela di classe e di automatismo, si qualifica come un "classico moderno" che può attirare una vasta gamma di dilettanti dai più comuni a quelli avanzati, così come molti professionisti che già hanno un sistema Leica.

L'OBIETTIVO M-ROKKOR 40 mm f/2
Analisi al banco ottico: ad f/2, l'obiettivo presenta un'avvertibile aberrazione sferica zonale nel centro dei campo dell'immagine, ma tale difetto scompare ad f/5.6. Agli angoli dell'immagine sono visibili un leggero flare a raggio obliquo ed un leggerissimo coma a tutta apertura, ma entrambi sono virtualmente assenti ad f/4. Lo schema dell'immagine ai bordi è eccellente da f/5.6 in poi. Le prestazioni globali al banco ottico sono state giudicate superiori alla media per un obiettivo di questo tipo.

Prova pratica: la qualità dell'immagine al centro è molto buona ad f/2 con dettagli eccellenti, ma con un tocco di morbidezza nelle diapositive. Ad f/4 la nitidezza complessiva è migliorata fino a diventare eccellente con dettagli bene incisi in tutta l'immagine. La qualità dell'immagine al centro è rimasta eccellente a tutti i diaframmi più chiusi. Ai bordi dell'immagine ad f/2 la qualità dell'immagine stessa era buona anche agli estremi degli angoli, ma è diventata eccellente da f/4 in poi. Non è stata rilevata alcuna aberrazione dei colori né si è avvertita alcuna distorsione lineare.
Piuttosto e' particolarmente basso il contrasto (32-35% sia al centro che ai bordi sino ad F/5.6) che diventa medio ad f/8 ed 11 per poi tornare basso ad f/16.
Notevole la caduta di luce a tutta apertura (ben 2.5 stop) ed abbastanza visibile la distorsione a barilotto (0.47%).
IL TEST È STATO PUBBLICATO SU "REFLEX FOTO TEST 84" - EDIZIONI REFLEX.
Courtesy Editrice Reflex - Riproduzione Riservata

CARATTERISTICHE FORNITE DAL FABBRICANTE
Minolta CLE fotocamera 35 mm con telemetro. Corpo n. 1003786.
OBIETTIVO: 40 mm f/2 M-Rokkor con innesto intercambiabile a baionetta Leica M; distanza minima di messa a fuoco 80 cm.
OTTURATORE: elettronico orizzontale sul piano focale in tela dotato di schema riflettente computerizzato su entrambe le tendine per la misurazione della luce riflessa durante l'esposizione; tempi di scatto continui in automatismo da 1/2 ad 1/1000 di secondo, tempi in manuale da 1" ad 1/1000 di sec. + posa B; autoscatto. Tempo di sincro X di 1/60 di sec. solo attraverso lo zoccolo dei contatto caldo, impostato automaticamente con il lampeggiatore elettronico dedicato.
MIRINO: ottico a telemetro combinato di tipo a coincidenza di immagine, munito di cornici luminose proiettate, a compensazione automatica della parallasse per gli obiettivi da 28 mm, 40 mm e 90 mm, scala dei tempi di scatto per l'esposizione in automatismo visibile nel mirino, dotata di Led indicatori e di Led per la sotto e sovraesposizione.
ALTRE CARATTERISTICHE: una fotocellula al silicio posta alla base dell'apparecchio ed alimentata da due pile da 1,5 volt all'ossido d'argento oppure alcaline - manganese legge la luce continua proveniente dallo schema riflettente delle tendine e/o dalla pellicola, mentre solo quella riflessa dalla pellicola è utilizzata per l'esposizione in automatismo con il lampeggiatore dedicato Auto Electroflash CLE, al diaframma di lavoro per pellicole da 25 a 1600 ISO; comando di compensazione dell'esposizione in automatismo fino a ± 2EV; il circuito esposimetrico è attivato da un interruttore a sfioramento posto nel pulsante di scatto; taschina memorizzatrice della pellicola in uso posta sul dorso apribile.
DIMENSIONI: corpo 126x29x35mm. Obiettivo 51x25mm.
PESO: corpo 382 g (con pile). Obiettivo 105 g.