NIKON F3 E NIKKOR 45/2.8 A NAPAPIIRI
Pierpaolo Ghisetti, maggio 2014

A 2985 chilometri di distanza da Roma, come recita l'opportuno cartello indicatore, si trova l'immaginaria linea del Napapiiri, che non è, come si potrebbe pensare, una nota ditta italiana di abbigliamento sportivo, ma il Circolo Polare Artico in lingua Sami, parlata dal popolo che abita la Lapponia, regione che si estende nell'estremo nord di quattro stati (Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia).

La Lapponia ha sempre costituito per gli europei un territorio mitico: poco abitato, misterioso, selvaggio, dove i Sami (o Lapponi, come vengono spesso anche chiamati in Italia) si spostano per seguire le migrazioni delle loro gigantesche mandrie di renne, animale simbolo di questo paese ostile e ai margini della nostra civiltà.

In realtà la Lapponia è veramente una terra difficile e gelida in inverno, quando la neve blocca tutti gli spostamenti e il termometro scende volentieri sotto i 20/25 gradi di temperatura.

In autunno invece, quando le betulle si tingono di un magico color giallo oro, diventa un territorio bellissimo e magico: l’aria frizzante, i magnifici colori, la solitudine, le distese selvagge, invitano alla fotografia in libertà, senza problemi di traffico, orari e persone che non gradiscono essere fotografate.

In questo ennesimo viaggio ad un Circolo Polare (ormai ne ho totalizzati cinque) ho portato con me un’attrezzatura Nikon classica che più classica non si può: F3 e Nikkor 45/2,8, un’accoppiata che coniuga affidabilità assoluta, semplicità d’uso e compattezza d’insieme.

Al di là della funzione GN, ormai superata nell’uso col flash elettronico, e che, comunque, non ho mai utilizzato, l’interesse per il piccolo Nikkor, nato nel 1968, risiede certamente nella sua compattezza, solo due centimetri di spessore, frutto della discendenza dal glorioso schema Tessar, che forse non tutti ricordano essere nato nel lontanissimo 1902, per mano del genio di Paul Rudolph, designer della Carl Zeiss Jena. Inoltre il piccolo Nikkor posiziona il diaframma subito davanti al doppietto collato, come il Tessar originario.

Inutile e tedioso ricordare la stirpe di obiettivi di tutte le marche, più o meno riusciti, ispiratesi al Tessar, tra cui segnaliamo solo il Leitz Elmar, forse il caso più noto e famoso.

La versione del 45mm da me utilizzata possiede il trattamento multistrato NIC, che esibisce nella lente frontale un caratteristico riflesso color verde.
Anche a tutta apertura il Nikkor esibisce una tenuta ottima ai riflessi, mentre il bilanciamento cromatico è sempre molto fedele, senza introdurre particolari slittamenti.

L’impressione di nitidezza è sempre molto elevata, con una resa secca e decisa: merito del macrocontrasto che dona alle immagini una notevole brillantezza, cui non è estranea anche la brezza nordica, che rende l’aria pulita e tersa a tutte le ore.

Con me avevo diversi altro obiettivi, da 25 al 300mm, ma l’accoppiata F3 e 45mm era stabilmente nella tasca esterna della mia giacca a vento Napapiri (e che altro, se no?), fornendomi contemporaneamente la funzione di una compatta e quella di una reflex a sistema, che poteva adattarsi a tutte le occasioni di viaggio.

Credo sia nota la mia passione per i prodotti Zeiss di tutte le epoche: proprio per questo mi si permetterà una critica, dopo tanti apprezzamenti. Come è noto la Carl Zeiss ha fornito anch’essa al sistema Contax RTS un piccolo Tessar 45/2,8, naturalmente compatto e leggero. Questo obiettivo, da me utilizzato intensivamente negli anni passati, non mi ha mai fornito risultati in linea con gli altri normali di casa Zeiss, anzi mi è sempre sembrato leggermente sotto tono, con una resa discontinua e non lineare ai vari diaframmi di lavoro.
Eppure si tratta proprio di uno schema Tessar, il più collaudato, col Planar, di casa Zeiss: il paragone col Nikkor è impietoso, in quanto quest’ultimo esibisce sempre una resa sicura a tutti i diaframmi, e un’incisione sempre superiore. Ovvero una sensazione di incisione superiore.
In ogni caso lodevole, per ambedue gli obiettivi, la limitatissima vignettatura.

Che si tratti di vetri o di montaggio meccanico non saprei dire: resta il fatto che il piccolo Tessar 45mm è sempre rimasto, nelle mie classifiche personali, un gradino sotto gli ottimi Planar del sistema Contax e, a dirla tutta, molto al disotto del Tessar in montatura Contarex, a mio parere il più riuscito della storica famiglia a quattro lenti.
Il piccolo Nikkor esce pertanto molto bene da questo confronto indiretto, e dimostra, una volta di più, se necessario, la validità dello schema ottico di Rudolph e l’eccellenza dei prodotti Nikon.
Almeno di quelli classici…

Pierpaolo Ghisetti © 05/2014
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