TEST NIKON F80
Rino Giardiello e Agostino Maiello, maggio 2002

Una reflex di fascia media davvero interessante, in grado di fare ricredere anche i più prevenuti.

Nadir Magazine ©

Piccola, leggera e graziosa, disponibile anche nella versione tutta nera: personalmente l'ho preferita nella versione che vedete nella foto. Lasciate perdere, però, l'economico zoom di serie!

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La parte alta della F80 racchiude la maggior parte dei controlli, quasi tutti di immediata comprensione senza dover leggere il libretto di istruzioni.

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Altri comandi sono dislocati sul dorso e sono a portata di pollice, ma il loro utilizzo non è del tutto immediato. Nella foto la versione col dorso data.

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Il dorso aperto mostra una costruzione ben fatta nonostante la fascia entry level ed il largo uso di materie plastiche.

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Il piccolo flash di serie è decisamente di migliore sia come qualità che come potenza rispetto a quello, per esempio, della vecchia F70.

Vorrei iniziare questo test con una premessa: non amo le Nikon entry level e di fascia media degli ultimi anni, davvero troppo al di sotto degli standard ai quali mi aveva abituato, ormai da moltissimi anni, la famosa casa giapponese. Per un utente storico come me è impossibile paragonare una Nikkormat ed una F50 (o corrispondenti modelli precedenti e successivi), e non solo perché molte delle prime continuano a funzionare ed a scattare foto in barba all'età, laddove molte F50 sono defunte o languono nel fondo di qualche cassetto di chi ci scatta un paio di rullini l'anno (e, di fatto, la usa come una compatta zoom autotutto).

Il fatto è che, oltre ad essere solide e ben costruite, le Nikkormat erano dotate di tutte le funzioni realmente utili al fotografo: invece le moderne entry level spesso sono capaci quasi di fare il caffé, ma non - per esempio - le doppie esposizioni, o non sono in grado di fare previsualizzare la profondità di campo. È vero, sono altri tempi ed altri target: le entry level di una volta non erano destinate al dilettante che non sapeva e non voleva sapere nulla di tecnica, ma solo a chi non poteva permettersi una reflex professionale (non dimentichiamo che all'epoca le fotocamere erano, in rapporto allo stipendio medio, ben più costose), mentre quelle di oggi sono rivolte al pubblico che, appunto, tutto sommato potrebbe utilizzare con altrettanta soddisfazione anche una buona compatta, dato che spesso non sostituisce nemmeno l'infame ed economico zoom di serie.

Perché questa premessa? Per dire che, prima di iniziare il test della F80, temevo seriamente che mi sarei ritrovato tra le mani solo una F70 (altra fotocamera che pure ci ha deluso molto) con qualche fronzolo in più. Invece, fortunatamente, non è stato così. Continuate a leggere il test e capirete perché. Nel frattempo, poche parole per inquadrare la F80: è la reflex AF Nikon che, di fatto, sostituisce la F70, in quel segmento di mercato che si può definire di "fascia media". Però, se la F70 mi sembrava una fotocamera di fascia inferiore arricchita di funzioni per divenire di fascia media, la F80 trasmette una sensazione diversa: cioè quella di una fotocamera derivata da un modello di classe superiore a cui sono state tolte alcune funzionalità per contenerne il prezzo.
Per intenderci, la F80 deriva in gran parte dalla F100, reflex Nikon che sta avendo un notevole successo di vendite, e lo si vede soprattutto dal sistema dei menu: finalmente è sparito il poco intuitivo e scomodo sistema "alla Gameboy" della F70.

AUTOFOCUS, ESPOSIMETRO
L'autofocus si basa su cinque sensori a croce (disposti al centro del fotogramma). I sensori dell'AF possono essere attivati dalla fotocamera (secondo le caratteristiche del soggetto ripreso), ma c'è anche la possibilità di selezionarli manualmente, tramite l'unico comando che forse pecca un pochino di praticità d'uso: un bilanciere posto sul retro del corpo.
L'autofocus è molto veloce, anche con soggetti che si muovono rapidamente. I risultati sono davvero notevoli se si utilizzano le ottiche Nikon con il motore di messa a fuoco incorporato. La scelta del sensore da usare per focheggiare può essere demandata, come abbiamo detto, alla fotocamera (che può basarsi sulla vicinanza o sul movimento del soggetto), o può essere effettuata dal fotografo. All'interno del mirino, i sensori attivi si tingono di nero, che diviene rosso nel momento in cui la messa a fuoco è stata effettuata.
L'AF può essere singolo o continuo, e se la luce è poca, viene in soccorso una lampada che illumina il soggetto con un fascio di luce bianca. La luce dell'illuminatore ausiliario è abbastanza forte, dunque può risultare intrusiva in determinati contesti di lavoro, ma è fondamentale per avere un AF sempre efficiente (quante volte l'autofocus della F90 ci ha lasciati a piedi, tanto da spingerci a considerare l'acquisto di un flash dedicato dotato, appunto, di illuminatore ausiliario!)

L'apparato esposimetrico della F80 deriva da quello delle sorelle maggiori F5 ed F100; è ricco di funzioni, ma anche intuitivo da usare. Oltre allo schema Matrix 3D (in cui la scena viene divisa in 10 settori), offre anche le classiche letture spot e semispot. Negli ultimi due casi non viene effettuata alcuna correzione rispetto alla taratura standard dell'esposimetro, mentre il Matrix 3D tende a compensare le forti differenze di luminosità che si dovessero presentare nella scena.
L'esposizione può avvenire in modalità Program (in cui la F80 sceglie la coppia tempo/diaframma anche tenendo conto della messa a fuoco e del tipo di soggetto inquadrato), in manuale, a priorità dei tempi o dei diaframmi.

Esiste la funzione Program Shift, grazie alla quale si può variare l'esposizione mantenendo inalterato il valore EV scorrendo le varie coppie di tempo e diaframma, mentre se si sta lavorando in automatico ci si può affidare al correttore fisso dell'esposizione, al bracketing automatico, o a blocco della lettura esposimetrica.

IL FLASH INCORPORATO
La F80 è dotata di un piccolo flash incorporato che, però, non deve ingannare con le sue minuscole dimensioni: è molto efficiente e ricco di funzioni. Offre la lettura TTL, grazie ad un sensore multiplo a cinque settori, tenendo conto della luce ambiente, della posizione del soggetto e della sua riflettenza. La tecnologia Matrix 3D Multi Sensor Flash in sostanza fornisce al fotografo la possibilità di fare cose egrege anche solo con tale flash incorporato, sebbene sia naturalmente possibile montare altri modelli sull'apposita slitta portaflash.
Il flash della F80 copre fino a 28mm di focale, è dotato del dispositivo anti occhi rossi, della possibilità di sincronizzarsi sui tempi lunghi (e qui si può anche decidere di farlo scattare con la seconda tendina), e consente di variare il rapporto tra la sua luce e quella ambiente.

IL MIRINO
Il mirino della F80 è nitido e luminoso, ed ha una soluzione geniale che, da patito della fotografia di architettura, ho particolarmente apprezzato: è possibile aggiungere sullo schermo un reticolo quadrettato digitale; è sufficiente premere un tasto. I vantaggi sono innegabili: un mirino reticolato è decisamente d'aiuto nel tenere sotto controllo l'orientamento della foto (scrivendo questo il nostro pensiero corre alle migliaia di foto storte che continuamente visioniamo in redazione), ma anche nel metterci in condizione di effettuare una valutazione "quantitativa" dello spazio a nostra disposizione nel mirino, utile a meglio bilanciare la distribuzione dei soggetti e delle masse all'interno del fotogramma. Certo, queste sono considerazioni personali dettate anche dal fatto che sono principalmente un fotografo d'architettura, ma andrebbe detto che una foto storta è una foto storta, al di là del genere; ed una foto che pende o che pecca di armonia nella composizione è una foto sbagliata, sia essa di architettura oppure no.
Il mirino è comodo da utilizzare anche per chi usa gli occhiali, ed è dotato di correzione diottrica. Inoltre, il display interno è molto ricco di informazioni e si può governare praticamente tutto il funzionamento della F80 senza mai staccare l'occhio dall'oculare.

IN MANO
Il corpo è compatto e leggero, ma dà una piacevole sensazione di solidità a differenza delle F70 ed F50 già citate. I comandi sono complessivamente logici ed intuitivi: come già accennato, è un bel salto rispetto alla F70, per la quale occorreva andare col libretto d'istruzioni nella borsa! Trovo abbastanza scomoda la regolazione di tempi e diaframmi solo mediante delle rotelline che vanno azionate con indice e pollice. I "vecchi" obiettivi AF con diaframmi sull'obiettivo però funzionano lo stesso, mentre non è possibile adoperare i vecchi AI.

In generale la F80 ha tutto quello che serve, ma davvero tutto, e mi riferisco alle cose importanti e non ai gadget per fare colpo sui fotoamatori. Per esempio ha il tasto di controllo della PDC, fa le esposizioni multiple, può essere totalmente manuale come programmata (seria!), senza mancare gli utili automatismi a priorità di tempi e diaframmi. Che la F80 non sia l'ideale per il principiante assoluto lo si capisce sia dall'assenza dei classici programmi di ripresa ("Ritratto", "Paesaggio", "Sport", ecc.), che dalla presenza di molte funzioni personalizzabili, ben 18. Il motore incorporato scatta ad una cadenza massima di 2,5 fotogrammi al secondo e, in fase di riavvolgimento, è possibile attivare il "riavvolgimento silenzioso", più lento ma dalla rumorosità quasi impercettibile. Da notare che della F80 esistono anche le versioni "D" (con dorso datario: consente di imprimere la data e l'ora sul fotogramma) e "S" (fa quello che fa la versione "D" ma in più scrive i dati di ripresa nella spaziatura tra i fotogrammi).
Non abbiamo effettuato misurazioni precise, ma possiamo dire che il consumo di batterie ci è parso davvero modesto.

CONCLUSIONI
Adoperiamo la F80 ormai da un anno, come secondo corpo vicino ad una F100, e non ci ha mai dato alcun problema, nonostate sia stata sottoposta ad un uso professionale (per "uso professionale" intendiamo che viene usata almeno 2-3 giorni alla settimana, con almeno 3-4 rullini per ogni sessione di lavoro, in tutte le condizioni di luce naturale ed artificiale, con un gran numero di obiettivi, flash ed accessori vari, sia in studio che in esterni, e trasportandola spesso avanti ed indietro).
Concludendo, la Nikon F80 è sì una fotocamera di fascia media, ma ben fatta e con tecnologie e funzioni tipiche delle reflex professionali più che di quelle amatoriali. Dunque è un apparecchio in grado di accontentare sia il fotoamatore evoluto, sia quello alle prime armi che però non vuole accontentarsi di una reflex di fascia bassa e, perciò, potenzialmente limitante. Inoltre, la dotazione di funzioni della F80 rivela una vocazione semiprofessionale che la rende anche un valido secondo corpo per un professionista che la voglia affiancare alle varie F100 ed F5.

Rino Giardiello e Agostino Maiello © 05/2002
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