PENTAX SPOTMATIC
Storia delle reflex a vite
Danilo Cecchi, dicembre 2003

Fra il mondo della natura e quello dell'industria esistono delle analogie e delle affinità che possono sembrare scontate ma che inducono a qualche oziosa riflessione.

Nadir Magazine ©Ogni organismo prodotto dalla natura non è mai fine a se stesso e non è mai compiuto in se stesso ma è sempre il risultato di una lunga evoluzione ed è il passaggio verso nuove forme evolutive. Questo vale per gli organismi viventi, per le piante e per gli animali, ma anche per le rocce e per le sabbie che si disaggregano e si riaggregano in forme sempre diverse nelle diverse combinazioni chimiche, di pressione e di temperatura.

Allo stesso modo ogni prodotto industriale non nasce mai dal niente e spesso non è altro che la somma della produzione precedente ed il momento di passaggio verso una produzione successiva. Come in natura, ogni prodotto industriale è diverso dal precedente e dal successivo, talvolta è migliore, talvolta è peggiore. Come in natura ogni prodotto industriale è legato ad un ciclo vitale, enormemente più breve di quelli naturali, ed è soggetto ad una gestazione, ad una data di nascita e ad una estinzione. Come in natura ogni prodotto industriale è legato a determinate condizioni ambientali, complicate da una serie di fattori economici e sociali che influiscono in maniera determinante sull'industria e su cui invece la natura può sorvolare.

Fotocamere ed obiettivi non si sottraggono a questo destino e può essere divertente cercare di tracciare la linea evolutiva di questo tipo di produzione tanto cara ai collezionisti di cose fotografiche.

Come ogni organismo naturale ogni prodotto industriale può essere individuato da una serie di definizioni: genere, famiglia, specie. In attesa di un Carlo Linneo delle apparecchiature fotografiche che dia una sistematizzazione alla materia, ci limitiamo a tracciare alcune possibili metodologie di intervento.

LA SPOTMATIC
Prendiamo ad esempio il caso della Spotmatic. Innanzi tutto il nome completo, che è Asahi Pentax Spotmatic. Il primo termine, Asahi, indica una marca giapponese, la Asahi Optical Company di Tokyo; il secondo, Pentax, indica un tipo di fotocamera reflex 35mm con mirino pentaprismatico; infine il terzo termine, Spotmatic, indica un modello con esposimetro TTL incorporato. Volendo essere più precisi si possono indicare la data di nascita, che è il 1964, e la data di estinzione, che è il 1975. Volendo esagerare si possono fornire i dati tecnici: il formato 24x36mm, l'innesto a vite 42x1 degli obiettivi, l'otturatore a tendina con velocità da un secondo ad un millesimo oltre la posa B, le sincronizzazioni FX e P, l'esposimetro con fotocellula al CdS e lettura in stop down, le batterie PX400 da 1.35 volt. Volendo essere eccessivi possiamo descrivere la forma piacevole e curatissima della carrozzeria, possiamo dare le misure di ingombro, lunghezza 143mm, larghezza 43mm ed altezza 73mm al tettuccio, 92mm al pentaprisma, fino a fornire il peso di soli 665 grammi senza batterie né obiettivo. Possiamo concludere dicendo che l'obiettivo standard è un Super Takumar 50mm f/1.4 e che il corredo è formato da numerosi obiettivi Takumar e Super Takumar con lunghezze focali da 17mm a 1000mm. Ma con questo abbiamo esaurito l'argomento? Neanche per sogno.

NONNE E BISNONNE
L'argomento Spotmatic è molto più complesso. La storia comincia all'epoca della Grande Guerra quando in Giappone viene fondata la compagnia di ottica Asahi, un nome assai comune in Giappone che indica il sole che sorge. La società Asahi Kogaku produce fra le due guerre obiettivi fotografici, ma anche binocoli e lenti da occhiali. All'indomani della seconda Guerra Mondiale il Giappone, sconfitto militarmente e prostrato economicamente, cerca di risorgere con l'esportazione dei propri prodotti industriali verso il paese dei vincitori, gli USA. La rinata società Asahi Optical decide di costruire oltre agli obiettivi fotografici anche una fotocamera e a differenza delle altre industrie fotografiche giapponesi decide di non imitare né le Rolleiflex biottica né le Leica a telemetro. Decide invece coraggiosamente di costruire la prima reflex 35mm giapponese, battezzandola Asahiflex e presentandola nel 1952. Le Asahiflex sono imperfette, hanno un doppio mirino ottico e reflex a pozzetto, un innesto a vite anomalo da 38mm, una gamma di velocità di otturazione limitata e presentano qualche problema con la sincronizzazione del flash. Poco più tardi la Asahi Optical inventa un sistema per il ritorno istantaneo dello specchio brevettandolo ed utilizzandolo sulle Asahiflex II del 1954 che hanno anche una gamma di velocità di otturazione più estesa e vengono finalmente esportate negli USA dopo il 1956.

Nel 1957 le Asahiflex vengono dichiarate estinte e vengono sostituite dal modello Asahi Pentax con mirino pentaprismatico, leva di carica rapida ed innesto a vite 42x1. Si tratta di un innesto identico a quello utilizzato in Germania sulle fotocamere Contax S, sulle Praktica e sulle Edixa. Le Asahi Pentax sono le prime reflex giapponesi ad utilizzare questo innesto ed utilizzano anche lo specchio con ritorno istantaneo, ma non hanno il meccanismo per la trasmissione del diaframma che viene montato per la prima volta sulle Asahi Pentax K del 1958. Nel 1959 vengono presentate le Asahi Pentax S, con il selettore delle velocità unificato sul tettuccio, seguite nel 1960 dai nuovi modelli con la predisposizione per l'accoppiamento con un esposimetro esterno con fotocellula al CdS. Per l'esportazione verso gli USA le Asahi Pentax della serie S vengono ribattezzate con il nome Heiland Pentax o Honeywell Pentax serie H. Si tratta di una variante puramente linguistica che però solletica i collezionisti insieme alle finiture di colore nero presenti su un numero abbastanza limitato di esemplari.

DAL PROTOTIPO ALLA SERIE
Alla Photokina del 1960 viene presentato un prototipo di una Asahi Pentax caratterizzato fra l'altro da una piccola fotocellula al CdS montata su di un braccio mobile posto dietro l'obiettivo. Il prototipo viene battezzato con il fortunato nome Spotmatic. Dopo altri quattro anni di gestazione le fotocamere di preserie Asahi Pentax Spotmatic con esposimetro TTL al CdS perfettamente funzionante vengono utilizzate durante i Giochi Olimpici di Tokyo del 1964. Le Spotmatic sono ufficialmente nate, non hanno la lettura Spot né il funzionamento automatico, ma il nome Spotmatic piace e rimane. Ma la storia è appena all'inizio.

Le Spotmatic vengono messe in produzione di serie nel 1965 e si distinguono per una carrozzeria dal disegno accattivante, molto più lineare e moderna di quella delle Asahi Pentax S che rimangono in produzione ancora per qualche anno, e decisamente più piacevole di quella delle altre reflex giapponesi o tedesche dell'epoca. La presenza dell'esposimetro TTL a metà degli anni Sessanta non è più una novità assoluta, alcune reflex dello stesso tipo sono già presenti sul mercato, le altre arrivano a valanga nel volgere di due o tre anni. Ma la Spotmatic si distingue per le sue caratteristiche estetiche, di robustezza e di affidabilità, oltre che per gli ottimi obiettivi Super Takumar. Dopo poche migliaia di pezzi costruiti cominciano per le Spotmatic le prime modifiche di serie. Il bocchettone di innesto perde le grosse viti in vista, l'interruttore dell'esposimetro diventa più grande, il selettore delle velocità diventa più leggibile ed alcune piccole modifiche interne contribuiscono a migliorare le prestazioni. Nel 1966 viene pubblicizzata la Asahi Pentax Spotmatic Motor Drive predisposta per l'impiego di un grosso motore elettrico. Si tratta di una sfida nei confronti delle poche altre reflex motorizzabili dell'epoca, come le Nikon F, colpevoli di aver rubato alle Pentax il meccanismo per il ritorno automatico dello specchio. Nel 1968, accanto alla Spotmatic viene presentata in base alla moda dell'epoca una fotocamera identica ma priva di esposimetro, e battezzata con il nome Asahi Pentax SL. Nonostante le buone intenzioni la Spotmatic cieca avrà una scarsa diffusione commerciale ed una vita breve.

Fra il 1966 ed il 1968 nascono fra Germania e Giappone numerose reflex a vite con esposimetro TTL, dalle tedesche Praktica Mat e Praktica Super TL alle Edixa LTL fino alle Regula CTL, dalle giapponesi Ricoh TLS e Mamiya TL fino alle Yashica TL. Anche se non è lecito stabilire legami di parentela fra i diversi marchi, bisogna prendere atto che è in corso nel mondo delle reflex 35mm una vera e propria mutazione genetica. Di fronte alle dirette concorrenti tedesche e giapponesi la Spotmatic continua a mantenere il vantaggio della linea estetica più gradevole, del peso più contenuto e del parco ottiche più esteso. Ma si sa che anche i prodotti industriali più indovinati invecchiano precocemente. Gli anni Settanta portano alla ribalta le reflex 35mm a vite della Fuji, piccole e leggere, la reflex 35mm Olympus FTL a vite con simulatore del diaframma, le reflex Praktica LLC con simulatore elettrico del diaframma e le Mamiya DTL con doppio sistema di lettura della luce integrale e spot.

LA DISCENDENZA
Nel 1971 viene presentata la Spotmatic II con il tettuccio modificato, la staffa porta accessori sulla sommità del pentaprisma e pochi altri ritocchi di facciata. Si tratta di un tentativo maldestro di ringiovanire l'estetica della Spotmatic originale, con il risultato di renderla invece un poco più goffa. Gli obiettivi Super Takumar invece vengono ringiovaniti con un trattamento multistrato antiriflessi e con il rivestimento in gomma dell'anello di messa a fuoco. Gli obiettivi battezzati SMC Takumar (o Super Multi Coated Takumar) sono inoltre predisposti con un blocco per il collegamento con un simulatore del diaframma che non è presente sulla Spotmatic II. Accanto alla Spotmatic II viene inoltre presentata la fotocamera SP 500, una Spotmatic privata del meccanismo dell'autoscatto, con la velocità di un millesimo di secondo cancellata dal selettore e corredata con un modesto obiettivo Super Takumar 55mm f/2.

Passano un paio di anni, vengono presentate la Electro Spotmatic con otturatore elettronico e selezione automatica della velocità di otturazione (ma questa è un'altra storia) e le nuove versioni elettroniche migliorate, le Asahi Pentax ES ed Asahi Pentax ES2. Sul fronte delle reflex meccaniche nel 1973 viene invece presentata la tanto promessa ed attesa Spotmatic F, finalmente equipaggiata con un simulatore meccanico del diaframma che lavora in coppia con i nuovi obiettivi SMC Takumar. Identica nell'estetica alla Spotmatic II, che esce di produzione dopo soli due anni di vita, la nuova Spotmatic F mostra alcune esitazioni progettuali, viene equipaggiata con un interruttore del circuito esposimetrico che si attiva semplicemente avvitando a fondo l'obiettivo ma che non si disinserisce se non togliendo l'obiettivo dalla sua sede.

La Spotmatic F viene proposta, come del resto la ES2, in una versione motorizzabile battezzata Spotmatic F Motor Drive. Accanto alla Spotmatic F, in sostituzione del modello SP 500 viene presentato il modello SP 1000, una Spotmatic classica priva del meccanismo dell'autoscatto ma con il millesimo ritrovato quasi per magia. Le nuove reflex meccaniche Spotmatic F e Spotmatic 1000 vivono per un paio di anni fino alla metà del 1975, quando la società Asahi Optical decide di sospendere la produzione delle reflex a vite. L'innesto a vite, ormai datato e non più attuale, viene sostituito da un nuovo innesto a baionetta K che viene utilizzato sulle nuove reflex Asahi Pentax K2, KX e KM. Soprattutto le Asahi Pentax KX e KM oltre al modello economico K 1000 nato un poco più tardi mantengono ancora qualche affinità tecnica ed estetica con le Spotmatic, nonostante l'innesto completamente diverso ed un timido tentativo di diversificarsi nelle finiture.

Nadir Magazine © Estinte all'improvviso, dall'oggi al domani, quasi come i dinosauri, le Spotmatic ed i loro obiettivi Super Takumar e SMC Takumar rimangono ad alimentare il mondo dei fotografi nostalgici e dei collezionisti del marchio, nonostante la loro relativa facilità di reperimento sul mercato dell'usato.

Parlare oggi di Spotmatic significa riferirsi ad una vicenda che ha abbracciato più di un decennio ed ha visto alternarsi diversi modelli e varianti. Dire la parola "Spotmatic" è un po' come dire la parola "gatto". Non si indica cioè un animale, ma una intera famiglia di felini che si articola a sua volta in tante razze diverse, dal persiano al soriano, dal siamese al birmano e così via. Credetemi, di Spotmatic un poco me ne intendo. Ed anche di gatti.

Danilo Cecchi © 12/2003
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