18-55 E 16-50 PER NEX: DUE ZOOM A CONFRONTO

Il 18-55 F/3.5-5.6 è lo zoom presentato da Sony nel 2010 e che ha costituito l’obiettivo “di serie” per le varie fotocamere NEX succedutesi negli anni. A fine 2012 Sony ha presentato poi un PZ 16-50 F/3.5-5.6, che si distingue per essere retrattile, dunque più compatto rispetto al 18-55. La sigla PZ sta per Power Zoom ed indica la presenza, sul barilotto, di una leva per la variazione della focale.

Da un punto di vista costruttivo non rileviamo differenze significative tra i due obiettivi. Pur essendo ottiche amatoriali, e come tali vincolate a peso e dimensioni contenute, adoperandole se ne possono apprezzare la relativa solidità e l’ampio uso di metallo; in generale se ne ricava globalmente una buona impressione - tenendo presente, beninteso, la classe di appartenenza ed il fatto che, comprati insieme al corpo macchina, questi obiettivi aggiungono appena 100/150 Euro al prezzo complessivo.

Trattandosi di ottiche destinate alla serie NEX, non presentano alcun tipo di selettore o comando. Il 18-55 ha solo due ghiere (per variare la focale e per la messa a fuoco manuale), laddove il 16-50 ne ha una, più la succitata leva per la variazione della focale. Sul 16-50, quando la NEX è in modalità AF, entrambi i comandi variano la focale; se invece si lavora in manual focus, la ghiera regola la messa a fuoco, e la leva controlla la focale.
Il 18-55mm ha un diametro filtri da 49mm; il 16-50 di soli 40,5mm; chi proprio volesse recuperare i medesimi filtri per il 18-55 può usare uno “step-up ring”. Va inoltre notato che esiste un firmware aggiornato per il 18-55, che serve a renderlo compatibile con lo Hybrid AF delle NEX-5R e 6. L’aggiornamento va fatto montando l’obiettivo su uno di tali due corpi e richiede pochi minuti, si scarica partendo dal sito http://blog.sony.com/alphafirmwareupdates. Il 16-50 non ha bisogno di alcun aggiornamento.

Il 16-50 non ha alcun indicatore, sul barilotto, della lunghezza focale utilizzata: bisogna leggere sul display a quanti mm si sta lavorando; sulle fotocamere più vecchie (come la NEX-5) questa funzionalità manca e quindi non si sa a che focale si sta scattando. Come detto, è un’ottica retrattile, quindi bisogna mettere in preventivo, all’accensione, una breve attesa (niente di che: uno, al massimo due secondi) prima che sia pronta all’uso. Questa attesa è all’atto pratico quasi irrilevante visto che, all’accensione, deve comunque avviarsi anche la fotocamera. Quando il 16-50 è in funzione è grande grossomodo come il 18-55. A fotocamera spenta lo è molto meno, come si vede dalle foto: circa la metà.

Dopo aver scattato molte immagini di confronto (per il test abbiamo utilizzato una NEX-5 ed una NEX-6, ovviamente confrontando le immagini a coppie, cioè alternando i due obiettivi sulle stessa fotocamera per annullare la differenza tra i sensori), volendo sintetizzare al massimo il risultato è che, grossomodo, le due ottiche sono sugli stessi livelli e quindi non avremmo dubbi, almeno su un corpo NEX che abbia le correzioni ottiche “in camera”, nel preferire il 16-50 per la sua maggior compattezza (e leggerezza: pesa quasi la metà del 18-55).
Perché questa precisazione? Perché, come ormai avviene sempre più spesso e in particolare con ottiche così compatte, l’immagine JPEG prodotta dal 16-50 viene corretta automaticamente dalla fotocamera per compensare la caduta di luce, la distorsione e l’aberrazione cromatica. La correzione invero avviene anche, una volta al computer, sui file RAW, se il RAW converter utilizzato dispone del profilo per quello specifico obiettivo; ad esempio, gli utenti del mondo Adobe possono, tramite il Lens Profile Downloader, scaricare il profilo del 16-50 e, così, ritrovarsi le correzioni anche sui RAW trattati con Camera Raw 7 o Lightroom 4.
Usando il 16-50 su una delle NEX che non dispone di tale funzionalità (quindi la 3, la 5 e la C3), questa correzione sui JPEG non avviene; nei RAW sì, ovviamente, sempre però solo sul computer ed a seconda del RAW converter utilizzato.
Va osservato che la correzione viene effettuata in tempo reale, quindi su una NEX 5R o 6 quello che si vede sul display o nel mirino è già l’immagine corretta, dunque ciò che ci si ritroverà sul file dopo lo scatto. Con le altre fotocamere, invece, no, il che alle focali più corte può creare qualche problema, perché bisogna ricordarsi di tener conto che, ai bordi, l’immagine verrà ritagliata.

Aprendo i RAW del 16-50mm su un RAW converter privo del profilo, si nota che l’immagine è un po’ più larga. Facendo un po’ di misurazioni abbiamo stimato che in realtà la lunghezza focale minima è leggermente più corta, probabilmente c’è qualche decimo di millimetro o giù di lì che Sony si è tenuta come “cuscinetto”, e che poi viene tagliato dall’immagine finale per produrre dunque un 16mm “vero e corretto”.
La resa cromatica delle due ottiche è identica, per cui si potrebbero tranquillamente mescolare immagini scattate con entrambi senza avvertire visibili differenze. Parimenti appare simile la tenuta al controluce: abbiamo fatto varie prove e, dove reggeva l’uno, reggeva anche l’altro. Stesso dicasi per quando invece l’immagine si è velata e desaturata visibilmente. Insomma, simul stabunt, simul cadent… Anche il bokeh, che ha un andamento altalenante (abbastanza gradevole alle focali corte, piuttosto rozzo a quelle più lunghe), nella globalità si attesta su prestazioni equivalenti.

Alla focale più corta la distorsione del PZ è oscena, e quella del 18-55 rasenta l’imbarazzante. Siamo però in piena epoca digitale, le correzioni software sono all’ordine del giorno, per cui il problema è, all’atto pratico, poco più che marginale, specie se, come descritto più sopra, sono fatte in automatico dalla fotocamera o dal RAW converter utilizzato.
Il PZ appare leggermente superiore in termini di nitidezza, al centro come ai bordi, grossomodo a tutte le focali ed a tutte le aperture. A corredo dell’articolo ci sono diverse immagini che lo testimoniano. Beninteso, sono ingrandimenti al 100%: in stampa, a meno che non ci si spinga verso dei 30x40cm, dubitiamo che tali differenze sarebbero percepibili ad occhio nudo.

Conclusioni.
Concludiamo dunque il test ribadendo quanto detto all’inizio, e cioè che il PZ 16-50 è una valida ottica tuttofare, che offre un po’ di qualità in più, e molta compattezza in più, del 18-55. Un miglioramento graditissimo, dunque, purché si disponga almeno di una NEX-5N. Nel caso infatti di fotocamere prive delle correzioni ottiche, si è costretti a scattare in RAW e poi a correggere il risultato a computer, un flusso di lavoro che onestamente ci sentiamo di sconsigliare. Con una NEX-5R od una NEX-6, invece, questo PZ 16-50 si sposa davvero bene, mettendo nelle mani del fotografo una qualità più che discreta con pesi ed ingombri davvero contenuti.

Agostino Maiello © 01/2013
Riproduzione Riservata

Le specifiche tecniche complete dei due obiettivi sono disponibili nel sito del Produttore.