TAMRON SP 24-70 F/2.8 Di VC USD
Prova sul campo e confronto con Zeiss Vario Sonnar e Nikon 24-70 F/2.8

Rino Giardiello, ottobre 2013

Non possiamo certo dire che il Tamron SP 24-70 F/2.8 sia un'alternativa economica agli ottimi e costosi zoom originali di grande luminosità costante e, difatti, non la è. Il Tamron non si colloca nell'affollata fascia di zoom di circa 28-70mm - solitamente con diaframma variabile da F/3.5 a F/4.5 - con prestazioni più che oneste e proporzionate al prezzo (medio o basso), una frazione di quello dei 24-70 originali che rappresentano sempre la punta di diamante di qualsiasi corredo Full Frame ma, forte della sigletta "SP" (Super Performance) che caratterizza le migliori ottiche di questo marchio, è solo un'alternativa più economica che punta ad offrire altrettanta qualità ad un prezzo ragionevolmente più contenuto. Quanto lo sconto sia "ragionevolmente più contenuto" e tale da giustificare l'acquisto di un'ottica non originale è un fattore personale, ma quello che possiamo dire con certezza è che le ottiche della serie "SP" offrono sempre delle buone prestazioni e difficilmente si avranno delle delusioni. Il 24-70 F/2.8 oggetto di questo test tiene fede alle promesse ed alla tradizione delle ottiche "SP"?

Gli obiettivi Tamron SP
La Tamron nasce in Giappone nel 1950, fondata da Takeyuki Arai, e nel 1957 presenta il primo sistema di obiettivi intercambiabili per fotocamere reflex al mondo con attacco T. Nello stesso anno viene presentato il primo 135mm F/4.5 ad alte prestazioni. Il nome deriva da Uhyoue Tamura, un grande progettista di componenti ottici che gettò le basi dell'esperienza tecnica dell'azienda. Nel 1976 viene presentato il famoso sistema Adaptall che rappresenterà la svolta per gli obiettivi intercambiabili che, trasmettendo tutti gli automatismi, si possono innestare sulle diverse fotocamere grazie ad anelli diversi. Cambiando corredo, si conserva l'obiettivo e si cambia - ad un prezzo molto contenuto - solo lo zoccolo o si può utilizzare lo stesso obiettivo su due corredi diversi comprando due zoccoli.

Nel 1979 nasce la serie di prodotti siglati “SP” che sta per “Super Performance”. Si tratta di una linea di obiettivi ad alte prestazioni con specifiche progettuali di alto livello, sempre in rapporto al prezzo. Nella serie SP ci sono diversi modelli leggendari tra cui il macro 90mm 1:1, obiettivo macro compatto di eccezionale resa ottica provato su Nadir nella prima versione che arrivava "solo" al rapporto 1:2 ma era F/2.5 anziché F/2.8, disponibili in diverse versioni migliorate per oltre 30 anni.
Super Performance è la classificazione data solo ai migliori obiettivi, sempre molto ben realizzati sia per la parte ottica che per quella meccanica e le finiture. Il loro prezzo non è mai stato basso, ma sempre ad un livello intermedio tra le ottiche universali standard e le migliori ottiche originali, spesso offrendo qualcosa di più come, per esempio, una valida funzione macro, una maggiore luminosità o la stabilizzazione.

La distorsione a 24mm è più accentuata che nello Zeiss, ma - oggi - basta un click per correggerla quindi non le diamo più il peso di una volta. Molto morbida, invece, la risolvenza a tutta apertura.

In mano
Il Tamron SP 24-70 F/2.8 mantiene alta la tradizione degli SP sin dal primo impatto. L'obiettivo è grande, solido e ben rifinito. Non sfigura affatto affianco agli zoom originali e, nel caso della versione per fotocamere Nikon, offre in più la stabilizzazione interna (non presente nella versione per fotocamere Sony in quanto queste sono già dotate di stabilizzazione nel corpo). Messo fianco a fianco con lo zoom Zeiss 24-70 F/2.8 del corredo Sony Alpha, ci somiglia moltissimo ed è solo più leggero.
Il Tamron della prova è stato testato su un corpo Nikon D800 e comparato con diverse ottiche Nikon, anche fisse, e Zeiss 24-70 F/2.8 su Sony Alpha A99.
Il prezzo medio del Tamron in versione Nikon è sui 1000 Euro mentre il NIKKOR AF-S 24-70/2,8 G ED costa sui 1600 Euro. Il Vario Sonnar per le Sony costa sui 1800, ma è facile trovare prezzi abbastanza diversi facendo delle ricerche online. Il risparmio di almeno 500 Euro rispetto allo zoom originale c'è e non si tratta di poco.

Sul campo
Il Tamron SP 24-70 F/2.8 fa ampio uso di lenti speciali (3 a bassa dispersione LD "Low Dispersion" e 2 ad altissimo indice di rifrazione XR "Extra Refractive Index") e questo si nota subito nelle foto ottenute, sempre molto gradevoli ed accattivanti.

A 24mm il Tamron va più che bene anche se questa focale è, di solito, critica per uno zoom: distorsione e vignettatura sono solo un po' peggiori della migliore concorrenza, ma oggi è facile correggerle in postproduzione. Le immagini sono un po' troppo morbide a tutta apertura, ma migliorano rapidamente chiudendo il diaframma. I bordi, però, hanno sempre una qualità inferiore ed occorre diaframmare sino ad F/8 per renderli sufficienti.

Più omogenea la resa a 70mm anche se la massima apertura è sempre piuttosto morbida e la risolvenza diminuisce ai bordi, ma migliora già chiudendo il diaframma di 1 stop. Una cosa strana, facendo questi test in condizioni identiche e prestando la massima attenzione anche al punto di messa a fuoco, è che il Tamron sembra sempre avere meno PDC dello Zeiss a qualsiasi valore di diaframma.

Lo stabilizzatore è ottimo e fa il suo dovere in maniera egregia, come pure la messa a fuoco, rapida, precisa e silenziosa.

Quello che ci è piaciuto di meno, forse una diretta conseguenza di quanto appena scritto, è la resa delle aree fuori fuoco che, nonostante abbiano lo stesso “grado di sfocatura” di quelle dello Zeiss, hanno un aspetto evanescente, quasi flou da aberrazione sferica (nostro articolo qui) e ci ricorda la resa di alcune ottiche soft focus che, per introdurre l'effetto flou senza ridurre la risolvenza, diffondevano le alte luci con una calcolata invasione delle zone d'ombra non correggendo, appunto, l'aberrazione sferica. La perdita di contrasto e la diffusione delle alte luci sono così evidenti che le foto, pur essendo nitide, non lo sembrano.
Questo difetto del Tamron, tuttavia, può diventare un pregio in alcune situazioni e, unito alla morbidezza a tutta apertura, consente di realizzare ritratti molto morbidi e gradevoli (per esempio, ad una sposa che senz'altro non apprezzerà di vedere enfatizzati brufoli e difetti della pelle con il Nikon, tagliente come un rasoio). Questo, ovviamente, senza tener conto di una eventuale postproduzione.

La messa a fuoco è su "DT-3" per entrambi gli zoom, ma si può notare facilmente quanto scritto in precedenza: pur essendo entrambi gli obiettivi ad F/2.8, la PDC del Tamron sembra essere minore.

Molto buona la tenuta ai riflessi: il Tamron regge bene alle varie focali ed ai vari diaframmi, solo perdendo un po' di saturazione in alcune situazioni particolari.
La resa cromatica e l'equilibrio generale delle foto, aprendo i file con Adobe Camera RAW e le impostazioni di default, è molto gradevole come del resto siamo abituati sin dai tempi del glorioso 90mm Macro.

Ad essere pignoli, avendo l’opportunità di mettere una affianco all’altra tutte le foto scattate nello stesso momento e nelle stesse condizioni di riprese dal vivo e non in studio, abbiamo trovato le foto del Tamron più piatte e meno tridimensionali di quelle scattate con lo Zeiss che, senza bisogno di fare il conto delle linee per millimetro, vincono per "effetto presenza". Un po’ più nitide ed incise quelle del Nikon ma - sorpresa forse prevedibile - crollo del Nikon 24/2.8 AF-D che, pur avendo una resa gradevolissima ad ingrandimenti non eccessivi, mostra di non reggere i 36Mpx della Nikon D800 e le foto sono prive di dettagli minuti. Da un precedente test fatto con alcune ottiche Zeiss per Contax su corpi Sony NEX, avevamo appurato che molte ottiche fisse degli anni ‘80 hanno la risolvenza sufficiente per un sensore di circa 16Mpx. Delle ottiche Contax da noi provate, solo lo Zeiss 35/1.4 copriva con una nitidezza eccezionale i 24Mpx della Sony NEX-7 anche al massimo ingrandimento.



Cliccando sulle aree evidenziate si possono vedere i dettagli al 100%. Nell'ordine, sempre prima il Nikon 24/2.8 AF-D, a seguire il Tamron e lo Zeiss alla stessa focale.

Conclusioni
Inutile tirarla per le lunghe: il Tamron, come dimostrato da altri test, va molto bene, ma non ci troviamo d'accordo con quelli che lo hanno giudicato addirittura migliore del Nikon AF-S 24-70/2,8 G ED e dello Zeiss per Sony Alpha. In tutte le nostre foto, scattate nello stesso momento nelle condizioni più disparate ed a diversi valori di diaframma, il Tamron è sempre andato un filino peggio per un motivo o un altro, e, ovviamente, la cosa è più che giustificata ed accettabile tenendo presente il prezzo. Se non si vogliono compromessi, gli zoom Nikon e Zeiss (purtroppo non abbiamo potuto fare il confronto col Canon) costano di più ma offrono la certezza di non poter acquistare di meglio per il proprio corredo. Gli zoom 24-70 F/2.8, a causa del diametro delle lenti, devono comunque fare i salti mortali per tenere sotto controllo le varie aberrazioni e soprattutto il flare che, in alcune situazioni ed a tutta apertura, possono rendere mediocre una foto nelle situazioni al limite.

Una conferma scaturita dal nostro test è che la risolvenza ed il contrasto dei moderni zoom progettati per il digitale sono notevolissimi, spesso superiori alle corrispondenti ottiche fisse progettate per l'analogico e, come scritto in precedenza, abbiamo visto con dispiacere il Nikkor 24/2.8 D perdere punti rispetto al Tamron le cui immagini sono sempre più brillanti ed incise. Visto che stiamo parlando di risolvenza, è bene precisare che il Tamron non copre affatto i 36Mpx di risoluzione della Nikon D800 e, all'atto pratico, le informazioni sono le stesse contenute nei file della Sony che ha "solo" 24Mpx e per questo, nelle foto che accompagnano l'articolo, abbiamo sempre ridotto le foto scattate con la Nikon D800 da 36 a 24Mpx in modo da poterle confrontare meglio.

Il Tamron 24-70 F/2.8 non disattende la gloriosa sigla “SP” e, come sempre, il rapporto qualità/prezzo è molto elevato, ma è da valutare bene se può essere il caso di investire quei 5-600 Euro in più in un'altra ottica (per esempio, un 70-210) o in un 24-70 originale a seconda delle condizioni di ripresa in cui si fotografa abitualmente.

Rino Giardiello © 10/2013
Riproduzione Riservata

Scheda tecnica
Gruppi-Elementi: 12 - 17
Angolo di campo: 84° - 34°
Lamelle diaframma: 9
Apertura minima: F/22
Distanza minima di messa a fuoco: 0.38 m
Ingrandimento massimo: 1:5
Diametro filtri: 82 mm
Peso: 825 g
Diametro x Lunghezza: 88.2mm x 116.9mm
Apertura massima: F/2.8 costante