TEST YASHICA FX-3. SEMPLICE, NERA E BELLA
Nadir Magazine, Courtesy Fotografia Reflex, settembre 2002

In un momento come questo di esposizione automatica multimode, di elettronica computerizzata, di luci che lampeggiano, di winder fruscianti e di lampeggiatori automatici dedicati, un apparecchio reflex semplice e privo di gadget può essere ancora attraente?

Un apparecchio che tenta di rispondere affermativamente a questa domanda, e che costituisce un ottimo esempio (estremamente abbordabile) per questo tipo di apparecchi, è la Yashica FX-3. Sia in termini di caratteristiche che di prezzo, la FX-3 è posta nel segmento di base della gamma dei prodotti Yashica/Contax. Nonostante ciò essa adotta l'ottimo attacco a baionetta comune a tutta la gamma ed è perciò in grado di montare l'intera serie di obiettivi Yashica ML e Zeiss T*.

La FX-3 è dotata di un corpo compatto che assomiglia ai contorni arrotondati delle precedenti fortunate automatiche Yashica FR-I ed FR-II.
E mentre la maggior parte dei fabbricanti di apparecchi fotografici cerca di camuffare la plastica per farla sembrare metallo, la Yashica ha scelto un approccio differente con la FX-3: la sua calotta di plastica possiede l'inequivocabile aspetto e tocco della plastica, mentre il fondello è in metallo placcato nero. Ancora più insolitamente in quest'epoca elettronica, la FX-3 è una delle poche reflex che abbiamo incontrato ad impiegare un otturatore Copal Square di ultimo tipo in configurazione meccanica. Infatti, le sole pile dell'apparecchio sono un paio di pastiglie all'ossido d'argento da 1,5 Volt che alimentano la cellula al silicio ed i tre Led visibili nel mirino sul lato destro.

La FX-3 è dotata di un telemetro centrale ad immagine spezzata diagonalmente che è utilizzabile con un maggior numero di soggetti che non quello orizzontale. Sebbene l'aspetto e la sensazione che la Yashica reflex più economica della gamma dà non facciano minimamente sospettare che essa sia un modello semplificato od economico, certe finezze sono indubbiamente state eliminate per mantenere basso il costo e per mantenere quella che gli addetti al marketing chiamano «differenziazione del prodotto».
Per esempio, la FX-3 non può montare il motore trascinatore automatico come pure manca un pulsante di controllo della profondità di campo ed il semplice (non dedicato) contatto caldo fisso è il solo contatto per il lampeggiatore dell'apparecchio. E' vero, quest'ultima mancanza può essere facilmente scavalcata comprando un adattatore da contatto caldo a attacco PC, ma questa curiosa mancanza ci ha colpito perché non è in linea con l'impressione di alta qualità data dall'apparecchio.

Per caricare la FX-3 è necessario tirare verso l'alto la manopola di riavvolgimento: il dorso si apre verso destra. L'interno è ben rifinito ma non presenta nulla di particolare, con il rocchetto ricevitore della pellicola del tipo standard con diverse feritoie, una piastra pressapellicola sovradimensionata ed una molla per bloccare il caricatore.

Ponendo la ghiera dei tempi di scatto su B e premendo il pulsante di scatto, si può dare una occhiata alla scatola dello specchio, ben schermata, e dotata (addirittura!) di una specie di ovatta nera posta sul dorso dello specchio stesso. Una volta caricato l'apparecchio e portata la pellicola al primo fotogramma, si regola la sensibilità della pellicola sollevando e ruotando contemporaneamente l'anello zigrinato esterno della ghiera dei tempi di scatto finché appare il valore corretto (a caratteri bianchi su sfondo nero). Tra l'altro, la ghiera dei tempi di scatto del diametro di oltre 2 cm è facile da azionare e non presenta alcun punto di fermo. In altre parole, potete ruotarla uniformemente in entrambe le direzioni.

Per togliere l'obiettivo, bisogna tenere premuto il pulsante di sblocco posto sul lato destro dell'innesto, accanto alla levetta dell'autoscatto, ruotare l'obiettivo di circa 80° in senso antiorario e toglierlo. Sulla parte posteriore dell'obiettivo è visibile la levetta per la chiusura del diaframma, una linguetta più piccola per impostare i diaframmi ed una più piccola ancora, tenuta in posizione da due viti. Quest'ultima levetta trasmette il valore del diaframma massimo dell'obiettivo al circuito esposimetrico. Tra l'altro tutti i valori presenti sull'obiettivo, diaframmi, distanze di messa a fuoco e scala della profondità di campo sono estremamente leggibili (la scala in metri è di colore bianco), e l'obiettivo focheggia con morbidezza e precisione fino alle distanze più brevi con una rotazione di circa 185° dell'anello di messa a fuoco.
Poniamo quindi nuovamente l'obiettivo sull'apparecchio ed eseguiamo alcune foto.
Come facciamo ad essere certi che le pile stiano funzionando correttamente?
È facile. Basta premere il pulsante di controllo dell'esposizione posto poco a destra dell'oculare del mirino con il pollice, mentre guardate nel mirino e se uno o più Led posti sul lato destro dello stesso si accendono, sapete che avete sufficiente energia. Con questo tipo di sistema esposimetrico non vi è un controllo separato della carica delle pile e non ve n'è bisogno.

Già che stiamo guardando nel mirino, diciamo alcune parole sull'immagine che esso offre. Confrontandola alle altre reflex, la FX-3 presenta una luminosità d'immagine media, ma il contrasto, che in effetti è più importante per la messa a fuoco in condizioni critiche, è superiore alla media. Inoltre, l'area esterna dello schermo di messa a fuoco sembra essere priva del solito schema di anelli di Fresnel: in effetti gli anelli ci sono, ma sono così sottili che la sola struttura visibile ad occhio nudo è quella dello schermo stesso. Ne risulta una maggiore facilità di osservazione e di messa a fuoco accurata dei particolari più minuscoli del soggetto.

Con soggetti in movimento, una messa a fuoco rapida è desiderabile ed in questo caso la corona di microprismi della FX-3 dotata di struttura a grana moderata (buon compromesso tra la rapidità e l'accuratezza di messa a fuoco) e il telemetro centrale spezzato diagonalmente lavorano ottimamente con la maggior parte dei soggetti, sia che l'apparecchio sia impugnato orizzontalmente o verticalmente a seconda dei casi.
Dopo aver messo a fuoco il nostro soggetto, misuriamo l'esposizione. Con la leva di caricamento scostata dal corpo macchina di circa 1,5 cm ed il dito indice posto sopra al pulsante di scatto, il pulsante di attivazione dell'esposimetro si trova comodamente posto sotto il vostro pollice destro. Premetelo e, se vi trovate ad un livello di luminosità adatto al tempo di scatto che avete impostato, vedrete tre led posti sul lato destro del mirino fare una piccola danza mentre ruotate la ghiera dei diaframmi. Selezionando un diaframma che sovraespone la pellicola, si illumina un segno "più". Selezionando la corretta esposizione si provoca l'accensione di un Led circolare verde posto sotto al precedente. Infine, impostando un diaframma che sottoespone, si illuminerà un "meno" rosso posto sotto al led verde.

Fin qui tutto bene, ma cosa accade se si accendono contemporaneamente due led? Be', come è facile prevedere, "verde e più" significano una leggera sovraesposizione mentre "verde e meno" indicano una leggera sottoesposizione, ma quale differenza di esposizione il sistema è in grado di differenziare? Secondo la Yashica, la differenza tra "verde solo" e "verde più simbolo" rappresenta approssimativamente una differenza di esposizione di 1/2 diaframma. Ciò varia inevitabilmente in modo leggero da apparecchio ad apparecchio, tuttavia quello della nostra prova ha fornito un fattore di discriminazione di esposizione più vicino ad 1/3 di diaframma. È un compromesso molto valido tra la rapidità di esposizione e la precisione della stessa, e che si avvicina, approssimandosi, a quello della Nikon FM-2 che impiega un sistema simile di lettura esposimetrica.

In pratica, la FX-3 si maneggia e funziona estremamente bene. La leva di avanzamento della pellicola è corta abbastanza da evitare il naso di coloro che guardano nel mirino con l'occhio sinistro, pur concedendo spazio sufficiente per posizionare comodamente il pollice sul pulsante di attivazione dell'esposimetro. E sebbene il sistema a collimazione di diodi ovviamente non sia veloce quanto quello completamente automatico, con un po' di pratica l'apparecchio può essere azionato a velocità soddisfacente.

L'intero schermo di messa a fuoco può essere facilmente osservato da chi porta gli occhiali e tutti coloro che hanno maneggiato l'apparecchio ne hanno lodato la leggerezza, il buon bilanciamento e la presa ferma che esso consente. Il pulsante di scatto richiede una pressione più moderata che leggera prima di attivare l'otturatore, ma la sua azione è sempre morbida ed affidabile. Come potrete osservare dalle tabelle allegate, i tempi di scatto e le letture esposimetriche sono ben comprese entro le tolleranze accettate e, come previsto, le nostre diapositive di prova sono risultate nitide e generalmente ben esposte. Il rumore dell'otturatore è medio per un tipo metallico sul piano focale, sebbene non ci abbia entusiasmato il tintinnio che si ascolta quando l'otturatore si chiude, a tutti i tempi di scatto. Riassumendo, gli amanti dei gadget più diversi senza dubbio guarderanno di traverso un apparecchio semplice come la Yashica FX-3, ma coloro che lo compreranno per scattare fotografie resteranno deliziati dalle sue prestazioni. Indubbiamente, molti appassionati della Yashica o della Contax in cerca di un corpo macchina di buon livello, manuale e dotato di un otturatore che non richiede pile cariche, opteranno per la FX-3 come secondo o terzo apparecchio e secondo noi, ciò rappresenta un ottimo investimento.

Nadir Magazine © 09/2002 su gentile concessione della rivista "Fotografia REFLEX"
Articolo pubblicato su REFLEX FOTOTEST 6 OTTOBRE 1984

Vedi anche articolo "Yashica FX-3 un'ottima reflex economica per iniziare".

CARATTERISTICHE FORNITE DAL FABBRICANTE:

Yashica FX-3 reflex monobiettivo 35 mm.
Corpo n. 001883.
OBIETTIVO: 50 mm f/2 Yashica ML con innesto intercambiabile a baionetta Contax/Yashica; diaframmi fino a f/16, distanza minima di messa a fuoco 50 cm, diametro ghiera portafiltri 52 mm.
OTTURATORE: meccanico Copal Square con tendine metalliche sul piano focale a movimento verticale con tempi di scatto da 1" ad 1/1000 di secondo, posa B e sincro X attraverso il contatto caldo di 1/125 di sec. Sincronizzazione FP ed M ad 1/30 di sec., autoscatto.
MIRINO: pentaprisma fisso con schermo di messa a fuoco non intercambiabile munito di telemetro centrale ad immagine spezzata, corona di microprismi.
ALTRE CARATTERISTICHE: due pile da 1,5 Volt all'ossido d'argento alimentano la cellula al silicio (SPD) posta nel pentaprisma al di sopra dell'oculare che misura mediamente con prevalenza della zona centrale lo schermo di messa a fuoco a tutta apertura, sensibilità ASA da 12 a 1600, esposizione a collimazione di diodi, segnale di sovra e sottoesposizione nel mirino, esposimetro attivato da un pulsante a molla posto sulla parte posteriore dell'apparecchio.

TEST OBIETTIVO YASHICA ML 50mm f/2

Analisi al banco ottico: sull'asse ottico abbiamo notato un leggero riflesso rosso violetto ed una accennata aberrazione sferica. Il riflesso interno diventa ben controllato a partire da f/4 e l'obiettivo raggiunge il suo limite di frazione (vicino alla perfezione) a f/5,6. L'osservazione extra assiale ha consentito di osservare un riflesso arancione con un accenno di astigmatismo, entrambe le aberrazioni vengono eliminate a partire da f/5,6.

Prova pratica: le nostre diapositive sono risultate leggermente morbide ma si tratta di un risultato tipico e normale per un obiettivo normale di prezzo modesto.