Ho acquistato un soffietto usato per la mia Sinar, ma incautamente al momento dell'acquisto non mi sono accertato delle sue condizioni. Mi sembra in buono stato, ma come faccio a sapere che è perfettamente a tenuta di luce prima di sprecare un intero pacco di lastre? - Ottino Mercanti
La procedura è semplice: inserisca uno chassis contenente una pellicola piana (in bianco e nero o diapositiva), chiuda l'otturatore dell'obiettivo, imposti il diaframma su valori minimi e metta i tappi all'obiettivo (sia anteriore che posteriore). Si accerti che lo chassis sia perfettamente inserito. Poi porti la macchina in un luogo molto luminoso (ad esempio all'aperto) e tolga il volet. Otto ore dovrebbero bastare. Trascorso questo tempo, reinserisca il volet e sviluppi la lastra normalmente. Dopo il trattamento, il negativo in bianco e nero, osservato sul piano luminoso, dovrà apparire uniformemente trasparente, senza baffi grigi o (peggio) neri; al contrario la diapositiva, osservata sul piano luminoso, dovrà apparire uniformemente nera senza baffi o sbavature rossastre.
Buongiorno. Avrei un quesito: scatto normalmente con una Sinar f2 4x5 con otturatore centrale meccanico (DB) e un Super Angulon 90mm. Ho ripreso un portale medievale intero con il 90mm, poi ho montato un Symmar 240mm e ho ripreso un dettaglio, con la stessa esposizione, pensando che un allungamento soffietto di circa 28 cm (soggetto a sei, sette metri) non desse luogo alla necessità di aumentare l'esposizione. Cosa che, tra l'altro, faccio normalmente con un Symmar 210mm senza notare apprezzabili differenze di densità. La ripresa col 90mm è risultata corretta ma quella del dettaglio è risultata sottoesposta di quasi un diaframma. Da cosa può dipendere, dal momento che l'otturatore è lo stesso, il disframma sulla montatura DB è regolato per iniziare a mostrare le lamelle non appena si muove la leva interna (in entrambi gli obiettivi ovviamente) e l'allungamento del soffietto non è tale da necessitare di incrementi di esposizione??? Certo che l'aumento di tiraggio COMUNQUE dovrebbe determinare un incremento (tra 9 cm e 24cm c'è una bella differenza). Forse che l'esposizione con il 240mm era corretta ma sottesposta per un errore (abituale) di valutazione della lettura esposimetrica, ed era la foto scattata con il 90 ad essere in realtà sovresposta, ma venuta bene a causa dello stesso errore? Mi chiedo come mai mi vengano giuste le foto di dettaglio che scatto con il 210mm, senza modificare i valori rispetto a quelle generali che scatto con il 90 o 75mm! Sono un paio di decenni che lavoro in grande formato ma confesso che mi sento in questo momento, un principiante! - Daniele Domenicali
Caro signor Domenicali, chi lavora da 20 anni in grande formato è tutt'altro che un principiante, anche se a volte accadono (oh, se accadono!) fenomeni apparentemente inspiegabili come quello da lei segnalato. Un Symmar da 240 millimetri con un soggetto a sette metri non richiede, in effetti, un tiraggio tale da giustificare una compensazione significativa del fattore di posa, che può al massimo configurarsi in un terzo di diaframma. L'unica spiegazione razionale che posso tentare è legata alla distribuzione della luce all'interno del sistema ottico: il vasto campo coperto dal 90 mm potrebbe aver indotto una misurazione esposimetrica che - se pure errata in assoluto - è poi risultata adatta a garantire la corretta lettura del soggetto, anche grazie alla vignettatura propria dei grandangolari (a meno che non si adoperi un filtro digradante centrale), a causa della quale la differenza fra centro e bordi può raggiungere i due stop. In altre parole, lei ha ottenuto un fotogramma correttamente esposto ai bordi ma sovraesposto al centro. Questo non accade (o per lo meno non in modo avvertibile) nel 240 mm. L'inquadratura più selettiva ha escluso le aree laterali modificando di fatto la lettura esposimetrica. Mi rendo conto che la spiegazione è un po' tirata per i capelli, ma per darne una meno bislacca dovrei poter vedere i negativi e soprattutto sapere come è stata rilevata l'esposizione (se riflessa spot o incidente, oppure sul piano focale).
Esistono in commercio proiettori per le diapositive di grande formato? - Pierino Rampini
Esiste, che io sappia, un solo modello prodotto dalla Noblex: il Noblux 4x5. I prezzi di questo aggeggio, di 12 chili di peso e dalle dimensioni ragguardevoli (65x29x20 cm), sono tali da far venire le convulsioni anche a chi è abituato ai listini del grande formato. Tanto per fare qualche esempio, il Noblux equipaggiato con ottica Visionsplan 280 mm f/4 costa 6000 dollari, mentre se l'ottica è il Noblar 200 mm f/3,6 i dollari sono circa 500 in più. L'obiettivo da 360 mm costa, lui solo, 3200 dollari. Ma non è finita. Per proiettare uno dovrà pur comprare i telaietti, giusto? Bene, tanto per dirne una, il telaietto adattatore per le dia panoramiche 7x14 costa 110 dollari, e sto parlando di UN telaietto. Roba da professionisti? No, una cosa del genere se la potrebbe permettere solo un governo.
Vorrei chiedervi se potete darmi qualche indicazione su come posso reperire disegni schemi e informazioni in genere sulla costruzione di una folding e di una macchina a foro stenopeico. Vi ringrazio e vi faccio i complimenti per la qualità del sito, "è difficile stancarsi di consultarlo". Distinti saluti, N.Crea
L'americana Bender mette in vendita kit per l'autocostruzione di macchine 4x5 e 8x10 pollici. L'indirizzo è http://www.benderphoto.com/. Sullo stesso sito ci sono pagine dedicate al foro stenopeico.
Sono Alessandro uno studente d'architettura, la mia domanda era qual è la macchina che meglio si adatta a foto d'architettura, e se usata quanto può costare di base. Grazie.
La risposta è estremamente difficile. In linea di massima qualunque macchina a corpi mobili è adatta alla fotografia di architettura, tutto dipende da dove si opera, che cosa si vuole fare, quali sono i campi di applicazione principali. Per la maggior parte delle circostanze può bastare una folding, per certi lavori non si può prescindere dal banco ottico. La scelta è anche commisurata ai luoghi dove si opera abitualmente: se si fotografa l'architettura alpina (e questo implica lunghi spostamenti a piedi su sentieri) una folding leggera è l'unica soluzione; non così se si prevede di non allontanarsi troppo dall'auto. Per consentirle di chiarirsi le idee sull'argomento e di restringere l'ambito della sua ricerca, le consiglio la lettura del mio articolo "Il grande formato spiegato a tutti", che compare sul mio sito www.michelevacchiano.com seguendo il link "Grande formato" nella frame di sinistra.
Prima di fare il passo definitivo verso il Grande Formato sono portato, e non solo per curiosità, a conoscere gli aspetti tecnici e commerciali che lo riguardano. A parte la gratificazione interiore che per quanto mi riguarda fa la parte del leone, credo che ci possano essere dei ritorni di carattere commerciale. Per dare più spazio alle risposte vengo subito alle domande: a) Quali sono i percorsi per vendere le foto? b) Quali sono i formati più adatti per la vendita? c) Perché usare diapositive se poi, mi sembra, non possono essere proiettate? d) Quale itinerario devo seguire per trovare un laboratorio affidabile? Accompagnato dalla mia stima, Le porgo i più cordiali saluti e ringraziamenti. Ezio Tronca
Gentile signor Tronca, Per vendere fotografie realizzate in grande formato occorre rivolgersi alle agenzie fotogiornalistiche. Molte di esse prendono volentieri in considerazione il lavoro di fotografi anche non professionisti, purché il materiale inviato sia abbondante e "monotematico": bisogna dimostrare di essere specializzati in qualcosa (nudo, architettura alpina, insetti, scogliere della Corsica, food): i dilettanti tuttofare non sono graditi. Può trovare sulla rete gli indirizzi delle principali agenzie. Tutti i formati vanno bene, dal 24x36 mm al 20x25 cm. Si usano le diapositive perché in caso di utilizzo per l'editoria il fotolitista scandisce per trasparenza. Nessuna agenzia gradisce le stampe a colori. Oggi comunque le agenzie preferiscono le scansioni digitali delle diapositive, anche di grande formato. Se si vuole collaborare seriamente a un'agenzia fotogiornalistica occorre munirsi di uno scanner di elevato livello, in grado di trattare tutti i formati di negativo (buone le prestazioni del nuovo Epson Perfection Photo 4870) e di fornire immagini TIFF alla risoluzione di 300 dpi e di dimensioni non inferiori all'A4. Evidentemente partendo da originali di grande formato si ottengono scansioni migliori. Per i laboratori, occorre cercare nella propria città chi tratta i formati professionali. Nelle città medie e grandi questo non costituisce un problema.
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