LIBERA E RIBELLE: UNA FRANCESINA TUTTO PEPE
Un banco ottico in medio formato o una medio formato fatta come un banco ottico? Una vera ribelle, piccola e beffarda, una parigina dallo spirito libero e indipendente... insomma, c'� di che far girare la testa...

Veduta di fianco della Pestel PM67. la macchina � fissata alla testa del cavalletto mediante il foro da 1/4 di pollice, situato al limite estremo della rotaia. La piastra portaottica � basculata verso sinistra, lil dorso verso destra. L'obiettivo � lo Schneider Super-Angulon 47 mm XL.

Veduta frontale della macchina. Un musetto simpatico, vero? Ah, queste francesi!

Una piccola roccia diventa un grande masso se fotografata da vicino con un grandangolare spinto. 47 millimetri nel formato 6x7 corrispondono a circa 23 millimetri nel piccolo formato. Con il diaframma tutto chiuso la profondit� di campo � gi� eccezionale; i movimenti di basculaggio e l'applicazione della regola di Scheimpflug rendono ancora pi� completa la sensazione di nitidezza. Purtroppo la qualit� della scansione e la definizione del web non consentono di cogliere i particolari del negativo originale.

La fotografia di architettura, si sa, non è una cosa che si improvvisa. Ci vuole del mestiere per raggiungere certi risultati, dove "mestiere" significa, soprattutto, perfetta conoscenza del mezzo e delle sue possibilità, esperienza, capacità di soluzione dei problemi.

Tutto questo implica anche l'utilizzo di strumenti di lavoro che sappiano garantire un'elevata versatilità oltre che una notevole precisione: movimenti micrometrici, scale graduate, ampia possibilità di movimenti. Tutto prevedibile, tutto calcolabile, tutto allo scopo di evitare sorprese indesiderate.

E se invece le sorprese ce le andassimo a cercare? Se fossimo stanchi di tutta questa precisione e volessimo un apparecchio capace di regalarci la massima libertà interpretativa, senza scale graduate, senza numeri, senza manopole, senza regolazioni micrometriche? Un apparecchio capace di scatenare la creatività con movimenti quasi esasperati, che addirittura oltrepassano le possibilità offerte dal cerchio di copertura dell'obiettivo? Certo, se esistesse, una macchina così non sarebbe per i fotografi di architettura ma per i creativi, per i folli, per gli artisti che se ne fregano delle regole e che non le prendono in considerazione se non per violarle.

E chi potrebbe inventare un aggeggio del genere se non un francese dallo spirito ribelle?

La vidi per la prima volta in occasione di uno dei miei ultimi viaggi oltralpe. Ero a Chamonix, a casa di un amico che fa il fotografo di montagna, più o meno le cose che faccio anch'io, con la differenza che lui si cala direttamente nei crepacci del Monte Bianco perché gli piace guardare il cielo dal fondo di una fessura di ghiaccio profonda trenta metri. Contento lui. Comunque per fare questo ha bisogno di obiettivi supergrandangolari e di una capacità di decentramento e basculaggio a dir poco spaventosa. Il tutto sul medio formato, l'unico che lui adopera, perché portarsi dietro il 4x5 pollici quando si è appesi alle maniglie Jumar è decisamente complicato. Per cui mi fa vedere questa macchina dall'aspetto vagamente alieno, inventata da un altro francese che dev'essere un po' svitato anche lui, Bernard Martinez.

Presentata in occasione del SIPI nel marzo del 2000, la Pestel PM67 è stata ideata intorno allo Schneider Super-Angulon 47 mm XL. I suoi movimenti sono stati studiati appositamente per sfruttare appieno l'ampio cerchio di copertura di questo obiettivo. Si possono montare ovviamente altre ottiche (ad esempio il Super-Angulon 90 mm f/8 o l'Apo-Macro Nikkor 120 mm f/5,6) ma sono necessari tubi per il prolungamento del tiraggio e in ogni caso è bene informarsi presso il fabbricante. Ogni apparecchio viene realizzato su richiesta, assemblato artigianalmente e consegnato nell'arco di un mese. In pratica il fotografo si ritrova tra le mani un pezzo unico.

La macchina è davvero un bell'oggetto. Soprattutto mi piace il colore rosso fuoco delle parti in alluminio. In realtà la finitura standard è il classico nero, ma si possono avere anche altri colori. Il mio amico alpinista ha scelto il rosso perché - dice - "se dovessi finire sotto una valanga almeno la macchina la recuperano più facilmente". Quanto costa un simile gioiellino, gli chiedo? Non poco, 15000 franchi senza obiettivo, come dire quattro milioni e mezzo.

Monta i dorsi Mamiya RZ 6x7, oltre ovviamente al classico vetro smerigliato e ai dorsi Polaroid e digitali.

Il soffietto grandangolare, di tipo floscio (bag bellows), non è intercambiabile e consente un tiraggio massimo di 115 mm, permettendo - con l'obiettivo da 47 mm - riprese dall'infinito al rapporto di 1:1. Il decentramento verticale è di 16 mm sul corpo posteriore; il decentramento orizzontale è di 38 mm a destra sul corpo anteriore, 49 mm a destra sul corpo posteriore. L'ampiezza dei basculaggi è limitata solo dalla presenza del soffietto. Ovviamente il dorso può ruotare di 360 gradi. Consente la messa a fuoco micrometrica con bloccaggio della rotaia. Per il fissaggio al cavalletto (o alla paletta della picozza, come facciamo noi pazzi furiosi) ci sono due fori da 3/8" e un foro da 1/4". Il tutto per un peso (escluso l'obiettivo) di soli 1200 grammi!

L'amico mi invita a provarla. Saliamo verso il Glacier des Bossons e raggiungiamo i primi spettacolari pinnacoli di ghiaccio. Non vogliamo fare niente di speciale, giusto qualche tranquilla ripresa dal bordo del sentiero. Mi accorgo subito che la macchina non ha nessun tipo di fermo a indicare quando le standarte sono allineate. Non esiste il punto 0, non c'è nessun clic, nessuna scala graduata. La PM 67 è fatta per essere basculata e decentrata in totale libertà, le riprese in bolla non sono per lei. Le possibilità di un grandangolare ad ampia copertura come il 47 mm XL della Schneider sono pienamente esaltate: la solita domanda che viene spontanea quando si bascula la folding (ce la farò a stare dentro il cerchio di copertura dell'obiettivo?) qui è del tutto priva di significato. La sensazione è quella di una totale libertà, di una versatilità operativa incredibile.

Non soddisfatto della distanza di ripresa, che rende troppo lontani i maestosi seracchi di ghiaccio, cerco di avvicinarmi. La Pestel è una macchina fatta per lavorare addosso al soggetto, o meglio dentro di esso, con una sensazione di presenza quasi tattile. Fotografo da vicino le rocce ai limiti della morena glaciale, gli alberi del bosco: la capacità di risoluzione dell'obiettivo, unita al formato del fotogramma, è in grado di disegnare nettamente i particolari più minuti.

Certo, molte folding di grande formato sono in grado di regalare immagini del genere, consentendo anche una gamma di movimenti altrettanto - se non più - estesa. Ma qui ci troviamo in presenza di una medio formato, una macchina cioè paragonabile (in termini di dimensioni del fotogramma) a una Pentax 67, o a una Zenza Bronica RZ. Ma dotata di una versatilità sconosciuta nella sua categoria, unita a una non trascurabile leggerezza.

La fantaisie au pouvoir, finalmente.

Per informazioni:
Jean Louis Pestel
5, rue Nicolas Faltot
93100 Montreuil sous Bois
E-mail: cmbr@easynet.fr

Michele Vacchiano © 5/2001