Dal 65 al 72.
Due grandangolari Schneider
Tempo fa avevamo pubblicato il test comparativo di due supergrandangolari per il medio formato: lo Schneider Super-Angulon 65 mm f/5,6 e il Rodenstock Grandagon 65 mm f/5,6. Avevamo sottolineato il formidabile angolo di campo di queste ottiche e contemporaneamente il loro cerchio di copertura limitato, che rende pressoché impossibili i movimenti quando si lavora sul 4x5".
Qui prendiamo in considerazione un grandangolare di casa Schneider, il Super-Angulon XL 72 mm f/5,6, cercando di evidenziarne pregi e limiti rispetto al più "spinto" 65 mm.

Iniziamo pubblicando una tabella comparativa.

Modello 72 XL 65
Focale nominale 72 mm 65 mm
Apertura rel. max. f/5,6 f/5,6
Apertura minima f/45 f/45
Elementi/Gruppi 8/4 8/4
Angolo di campo 115° a f/22 105° a f/22
Cerchio immagine 226 mm a f/22 170 mm a f/22
Otturatore Copal #0 Copal #0
Diametro filtri 95 mm 67 mm
Distanza focale 82,2 mm 72,5 mm
Lunghezza 79,3 mm 72 mm
Peso 557 g 340 g
Formato massimo 5x7"/13x18cm 4x5"/10x12cm

Come si vede, il 72 XL è più pesante e più grosso del 65 ed ha un angolo di campo ovviamente inferiore (115° anziché 105°), data la maggiore lunghezza focale.
Per contro ha un cerchio di copertura a dir poco spaventoso, in grado di coprire senza problemi il formato 5x7"/13x18cm!
Il diametro della filettatura frontale del 72 XL (95 millimetri!) rende complesso e costoso l'impiego dei filtri. Pochissime case (Hoya e B+W) producono filtri di queste dimensioni e i costi sono ragguardevoli.
Confrontiamo ora i grafici del rendimento, iniziando dai test MTF. Fra i diversi test pubblicati da Schneider abbiamo scelto quello effettuato all'apertura di lavoro f/22 con gli obiettivi focalizzati all'infinito. A sinistra il 72 XL, a destra il 65.

Il rendimento dei due obiettivi è molto simile alle basse e medie frequenze spaziali, mentre alle alte frequenze spaziali il 65 manifesta un comportamento più uniforme e un più elevato grado di contrasto. Si tratta di un risultato scontato: il maggiore cerchio di copertura si paga, ovviamente, in termini di rendimento nelle situazioni critiche.

Vediamo ora i grafici della trasmissione spettrale.

Come si vede le differenze sono insignificanti. Quello che invece ci preme notare è quella caratteristica, tipicamente Schneider, consistente in una bassa trasmissione spettrale in corrispondenza delle lunghezze d'onda meno elevate. La maggiore saturazione del cielo e la riduzione dell'effetto foschia che ne derivano si rivelano vantaggiose soprattutto per il fotografo di paesaggi.

Ecco qui sotto le curve relative alla distorsione. Il 72 XL è sempre a sinistra, mentre il 65 è a destra.

Anche in questo caso le differenze sono minime. In entrambi i casi la distorsione è magnificamente contenuta, se si considera che stiamo parlando di grandangolari spinti.

Le ultime curve che prendiamo in considerazione sono quelle riguardanti l'illuminazione relativa, cioè la differenza di illuminazione fra centro e bordi.

Le differenze sono minime, ma in entrambi i casi abbiamo una caduta di luce fra centro e bordi che raggiunge e supera di poco i due diaframmi. Sembra un'esagerazione, ma in realtà si tratta di un comportamento normale per obiettivi caratterizzati da un simile angolo di campo. E' proprio per compensare questa fisiologica e inevitabile differenza di illuminazione che le case produttrici consigliano l'uso dei cosiddetti center filter, o filtri digradanti centrali. Questi filtri grigio-neutro sono più scuri al centro e più trasparenti ai bordi, in modo da riequilibrare la distribuzione della luce rendendola uniforme su tutto il campo. Ovviamente l'applicazione dei filtri digradanti richiede una opportuna compensazione dell'esposizione.

Quando servono i center filter? Diciamo che nella fotografia di paesaggio il loro utilizzo è limitato. Il fatto che il terreno in primo piano sia più scuro del centro dell'immagine di solito non disturba. Che poi il cielo appaia scuro è un vantaggio, non un difetto. Le cose ovviamente cambiano quando si fotografa l'architettura: non possiamo certo permettere che una facciata presenti differenze di illuminazione significative fra centro e bordi. In questo caso l'utilizzo del center filter è obbligatorio. Peccato che il center filter per il 65 mm costi 300 Euro, IVA esclusa (prezzi Taos Photographic), e quello per il 72 XL raggiunga i 480 Euro più IVA.

La prova sul campo

Che cosa si può dire di due strumenti di lavoro progettati per essere virtualmente perfetti? In entrambi gli obiettivi la distorsione è praticamente inesistente, sicuramente inavvertibile all'osservazione diretta. La nitidezza e il contrasto sono eccellenti, anche se mi è sembrato di percepire una maggiore "morbidezza" (che non significa scarsa nitidezza) nel 72 XL. Nelle immagini pubblicate qui in basso - dimensionate per il web e inserite a puro titolo di esempio - ovviamente la differenza non si nota, ma posso garantire che essa appare insignificante anche osservando la stampa o la diapositiva.

La vera differenza è - se così si può dire - "logistica", e deriva dalle dimensioni e dal peso dei due obiettivi. Il 72 XL è pesante da trasportare nello zaino e ingombrante da maneggiare. E' persino difficile montarlo su una piastra rientrante, perché le dimensioni esagerate dell'elemento frontale impediscono - o comunque rendono disagevole - il passaggio delle dita: regolare tempi e diaframmi, azionare la leva di apertura o il riarmo dell'otturatore sono manovre ardue per chi non abbia le dita angeliche di una quindicenne. L'alternativa è la matita, per chi ha la pazienza e l'organizzazione sufficienti ad averne sempre una a portata di mano. Io non ce l'ho. Ho potuto notare, in ogni caso, che la piastra piana, in unione al soffietto floscio (purché ampio e morbido come quello della ShenHao), garantisce ugualmente tutta la gamma di movimenti necessaria.

Il 65 è senza dubbio più leggero e maneggevole. Se montato su piastra rientrante non richiede neppure l'uso del soffietto floscio. Il soffietto normale, infatti, pur se più rigido, è sufficiente a consentire quel minimo di movimenti reso possibile dal ridotto cerchio di copertura dell'ottica: una capacità di movimento maggiore si rivelerebbe del tutto superflua.

La disparità di inquadratura è irrilevante. Due o tre passi indietro sono più che sufficienti a compensare quei 10 gradi di differenza. E sinceramente non mi sono ancora imbattuto in anditi talmente ristretti da rendere impossibile quel minimo spostamento.

In conclusione possiamo dire che i due obiettivi esaminati rispondono a esigenze diverse e pertanto la scelta dipende dall'attività che si intende svolgere in prevalenza. Il 72 XL copre il formato 5x7" e può essere usato sul 4x5" garantendo una resa paragonabile a quella di un 19 millimetri sul piccolo formato. Il formidabile cerchio di copertura lo rende ideale per la fotografia architettonica, grazie alle ampie possibilità di movimento dei corpi. Tutto questo si paga non solo in termini economici (considerando tanto il costo iniziale quanto l'impegno di spesa necessario a procurarsi i filtri adatti), ma anche in termini di peso e ingombro, decisamente elevati per chi lavora all'aperto. Dal canto suo il 65 mm gode di un peso e un ingombro ridotti, di un diametro filtri "umano" e di un costo di acquisto ragionevole. Per contro il suo cerchio di copertura è tale da rendere quasi impossibili i movimenti. Si tratta di un limite che può pesare sulla realizzazione di fotografie di architettura, ma che diventa quasi ininfluente nella fotografia di paesaggio, dove raramente si è costretti a fare ricorso ad ampi spostamenti dei corpi. Senza contare che il suo formidabile angolo di campo permette, qualora si rivelasse necessario, di modificare l'inquadratura in fase di stampa.



Qui sopra, casolari di Valmianaz (Valle di Cogne). 72XL sul formato 6x9 cm. Decentramento verso l'alto del corpo anteriore.

A sinistra, cantina nelle Langhe. 65 mm sul formato 4x5". Nessun movimento.


Qui sopra, un Naviglio a Milano. 72XL sul formato 4x5". Decentramento verso l'alto e basculaggio verso destra del corpo anteriore.

A destra, il Ponte del diavolo. 65 mm sul formato 4x5". Lieve basculaggio verso destra.

Michele Vacchiano © 2/2004