CONVERGENZE
PARALLELE
Le macchine di grande formato non sono tutte uguali. Le caratteristiche costruttive di ogni singolo modello lo rendono adatto a certe applicazioni e non ad altre. Le folding in legno, ad esempio...

Prendete una folding in legno. Una qualunque. Apritela. Già l'apertura è una faccenda non immediata. Quanto più la macchina è complessa per quel che riguarda i movimenti tanto maggiore sarà la cura da dedicare a questa operazione. Ci sono poi fabbricanti che sembrano voler complicare la vita al povero fotografo. Avete mai provato ad aprire e chiudere una Wisner? Se siete abituati alla Wista, alla Ebony o alla Shen-Hao vi troverete scaraventati in un luogo alieno, come una pensionata ottuagenaria con la terza elementare a cui venga chiesto di montare (e senza istruzioni!) un armadio portascarpe comprato all'Ikea. Voi dite: la Wisner è complessa. Vero, ma non molto più di una Shen-Hao, e poi ci sono le Lotus, decisamente più ricche in movimenti di un qualunque modello Wisner ma capaci di diventare operative in tre secondi e sei decimi.

Adesso che la macchina è aperta, provate ad osservare le due standarte e a misurarne il parallelismo. Potete usare livelle a bolla, squadrette, goniometri, telemetri a raggio laser, quello che volete: l'importante è che verifichiate se il corpo anteriore e il corpo posteriore sono davvero
1. Perfettamente ortogonali al piano di scorrimento;
2. Perfettamente paralleli tra loro.
Resterete sorpresi dal risultato. Perché non riuscirete quasi mai a trovare una macchina in cui le due standarte siano perfettamente parallele tra loro. Ci sarà sempre un certo, fisiologico spostamento, un vero e proprio basculaggio permanente, anche se di pochi gradi.

Difetto di fabbricazione? Incapacità dei costruttori? No di certo. Semplicemente in una folding in legno è estremamente difficile, per non dire impossibile, eliminare le tolleranze che derivano dal dover conciliare movimenti complessi (come il basculaggio sull'asse orizzontale) e i relativi meccanismi con la necessità di trasformare il tutto in una valigetta compatta.

Il fenomeno prende il nome di warping ed è un cruccio ricorrente in certi gruppi di discussione dedicati al grande formato.

Al punto che una casa come la Wista fa - della soluzione di questo problema - un suo punto di forza: "Constructed entirely of seasoned cherrywood to ensure strength and beauty, the Wista Field-45 DX models eliminate the possibility of warping", recita la descrizione dei modelli in legno. Sarà vero? Sinceramente non lo so: ho usato per anni una Wista DX e non mi sono mai preoccupato di andare a controllare il parallelismo dei corpi.

E qui sta il punto. Il fatto che io non mi sia mai occupato del warping non deriva dalla mia incoscienza o da un riprovevole pressapochismo, ma semplicemente dal fatto che la cosa non mi interessa e non ha influenza sul mio lavoro, prima di tutto perché ai diaframmi comunemente usati ogni eventuale piccola differenza di messa a fuoco viene di fatto eliminata; in secondo luogo perché chi lavora in grande formato adopera sempre i movimenti di macchina: non c'è fotografia di paesaggio per effettuare la quale io non sia intervenuto basculando e decentrando, per cui, di fatto, è il fotografo che per primo viola il parallelismo dei corpi.

E i lavori di precisione? Come ormai i lettori di Nadir sanno, io mi occupo, tra le altre cose, di riproduzione fotografica di documenti cartacei. Questo è un lavoro di elevatissima precisione, che richiede - questa volta sì - un parallelismo totale e senza incertezze tra piano dell'originale, piano dell'ottica e piano focale. Anche in questo caso, tuttavia, non c'è motivo di preoccuparsi: basta intervenire manualmente sulla regolazione del basculaggio e controllare tutto con una buona livella a bolla. In alternativa, non resta che utilizzare una reprocamera, per sua natura priva di movimenti.

Le cose vanno diversamente per le fotocamere non pieghevoli (nelle quali non bisogna conciliare la possibilità di basculaggio con l'esigenza di ripiegare il tutto) e per le folding in metallo, costituite da una cassa rigida (nella quale trovano posto il soffietto e il corpo anteriore) e da un frontalino lungo il quale scorre il tutto. La maggiore rigidità, che di fatto elimina il fenomeno del warping, costituisce anche il limite di queste macchine, molte delle quali presentano movimenti più ridotti rispetto a quelle in legno.

Un'ultima considerazione. Non si creda che gli apparecchi a banco ottico siano del tutto immuni da questo fenomeno. Anche in questo caso, quanto maggiore è la complessità dei movimenti tanto più elevate saranno le tolleranze. Modelli prestigiosi come la Sinar F2 presentano talvolta un leggerissimo grado di warping, tanto che quando voglio fotografare una pagina manoscritta con la mia Sinar sono costretto a regolare il basculaggio della standarta anteriore su 0 e quello della standarta posteriore su -1.

Michele Vacchiano © 04/2003
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