ANSEL ADAMS, UN GRANDE MAESTRO
Ivan Virgili, luglio 2002

Un altro grande momento per Ansel fu la retrospettiva che gli fu dedicata al Museo d'Arte Moderna di New York. Per commemorare l'evento, il TIME gli dedicò la copertina del numero del 3 settembre 1979: prima ed ultima volta in cui un fotografo ebbe questo privilegio (foto © David Hume Kennerly)

Il Presidente e la moglie portano Adams a visitare i South Grounds della Casa Bianca, nel gennaio 1975

In visita presso gli appartamenti privati, la signora Ford mostra ad Adams la camera da letto che fu di Abramo Lincoln

Adams ed il Presidente (degli USA, Gerald Ford) conversano davanti al camino della Stanza Ovale

Adams e la sua robusta compagna,
una macchina grande formato 5x7"

Ansel Adams nacque a San Francisco 100 anni fa e morì nel 1984.
A 18 anni dalla morte le sue immagini rimangono, e certo rimarranno per molti anni a venire, icone del grande West americano e della fotografia in bianco e nero in genere (sopratutto quella in Grande Formato).
Molti sono stati ispirati dalle sue opere, anche se imitarlo è un'impresa quasi del tutto impossibile

Negli anni '60 molti famosi fotografi riprendevano "landscapes" in bianco e nero utilizzando esclusivamente il grande formato. L'esigenza era quella della massima nitidezza, che implicava tra l'altro l'assoluta assenza di grana. La perfezione delle immagini scattate e stampate da Adams hanno sempre fatto pensare ad un fotografo maniaco dell'immagine immacolata, che passava lunghe sedute ad aspettare il momento giusto, con la ricerca pignola della giusta esposizione.
Questo è solo parzialmente vero. Infatti, gli archivi di Adams sono pieni di foto ordinarie e lui non aveva nessuna pretesa di ricavare da ogni scatto una "Mona Lisa".
Ansel Adams non pretendeva di essere perfetto: una delle sue citazioni preferite era "the perfect is the enemy of the good" (la perfezione è nemica del buono).
Per rispondere a coloro che gli chiedevano quanto avesse dovuto attendere prima di riuscire a scattare una determinata foto utilizzava citare un altro famosissimo fotografo, per altro suo amico, Edward Weston: "Se attendi che qualcosa accada qui, molto probabilmente perderai qualcosa che sta accadendo altrove".

Quello che distingueva Ansel Adams da altri fotografi era la sua grande capacità di pre-calcolo e pre-visualizzazione. La sua perfetta conoscenza dell'area in cui viveva e fotografava (come ad es. il Yosemite National Park) faceva sì che non appena si verificavano determinate condizioni atmosferiche lui era in grado di capire come una certa zona sarebbe apparsa, guadagnando la possibilità di trovarsi al posto giusto nel momento giusto.
Ansel Adams pensava che "la fortuna aiuta le menti preparate" e quindi aveva sempre in mente uno scatto (inquadratura, tempi di otturazione, parametri esposimetrici) prima ancora che la possibilità dello stesso si verificasse. Questo gli permetteva di calcolare rapidamente e sapere, ancor prima di effettuare l'inquadratura, come catturare la scena sulla pellicola fotografica.

Ansel Adams si trasferì con i genitori a Yosemite all'età di 14 anni. Amava la montagna, era membro attivo del Sierra Club e spesso arrampicava sulle montagne della Pacific coast. Per questo motivo il soggetto preferito delle sue foto furono le montagne, delle quali voleva trasmettere la vastità e la solenne grandezza, lasciando allo spettatore la possibilità di coglierne la "wilderness" meditando su un'eterna verità: noi siamo solo una piccola parte di una lunga storia che si svolge sulla terra.
Ansel Adams utilizzava i filtri, soprattutto il rosso, per enfatizzare e drammatizzare la realtà e trasmettere questo senso di superiorità della montagna e della natura nei confronti dell'uomo.

Come già detto, per Ansel Adams era importantissimo pre-visualizzare l'immagine in tutte le sue fasi, dalla composizione alla stampa, prima di premere il pulsante della macchina fotografica, al fine di ottenere la foto voluta.

Se per noi questi concetti sembrano "naturali", non lo erano altrettanto per i suoi studenti: per loro (e non solo per loro) si trattava di idee e concetti nuovi. Ma quello che forse li impressionava di più quando partecipavano ai suoi workshops era il fatto che Ansel Adams non si comportava da fotografo introverso (come molti altri artisti), ma al contrario si dimostrava molto amichevole e sempre pronto a raccontare aneddoti e barzellette (il suo numero di telefono era sull'elenco e lo si poteva chiamare tranquillamente per discutere con lui di fotografia). Ancora, era molto attento alle esigenze del singolo studente, che seguiva con interesse, cercando di svilupparne lo stile senza tentare di imporgli il proprio. Lui formava fotografi creativi e non cloni di se stesso.

Ancora oggi i suoi tre libri più noti (La fotocamera, Il negativo e La stampa, in Italia editi da Zanichelli) rimangono dei "must" da leggere per tutti coloro che vogliono essere seri conoscitori del bianco e nero e della fotografia in genere.

Ivan Virgili © 07/2002
Riproduzione Riservata

L'autore ed il fotografo David Hume mentre ritraggono Adams. Tutte le foto sono © David Hume Kennerly