COSA PENSANO DI NOI LE FOTOMODELLE
Claudio Cerquetti, dicembre 2001

Cosa pensano le modelle dei fotografi? Ecco la testimonianza di due ragazze intraprendenti, incontrate durante alcuni workshop a Castiglion della Pescaia (GR) e poi riviste durante l'ultima edizione di "Orvieto Fotografia", congresso mondiale dei fotografi professionisti tenutosi poco tempo fa nella famosa città d'arte umbra.

Belle, capricciose e un po' antipatiche. Queste le definizioni più comuni e stereotipate che descrivono la figura della fotomodella. Ma le generalizzazioni sono pericolose, in ogni campo, poiché spesso basate su pregiudizi superati e poco attinenti alla realtà. Per dimostrarlo siamo andati ad intervistare due simpatiche ragazze in carriera, Francesca e Christine.

Un bel lavoro?
Le fotomodelle di mestiere "bruciano" la loro esperienza professionale nell'arco di pochi anni, e non sempre si tratta della bella vita che tutti pensano: è un lavoro senza orari precisi, specialmente se il fotografo deve fare i conti con le scadenze editoriali. Se, per dirne una, il servizio si svolge alle prime luci dell'alba, le modelle devono truccarsi di notte.

In questi ultimi anni allo stuolo di modelle professioniste si è affiancato un numero imprecisato di dilettanti che, a tempo perso, "arrotondano" le loro entrate posando durante i workshop fotografici. Raduni a carattere didattico, questi, che vengono organizzati in ogni angolo della penisola. Molte ragazze in ogni modo frequentano queste manifestazioni con la speranza di diventare famose. E qualcuna ci riesce.

Christine, l'irrequieta
La prima intervista si svolge alle otto di mattina con Christine, una ragazza tedesca di 22 anni.

Christine, come mai ti trovi qui ad Orvieto?

Tutto è iniziato circa 2 anni fa in Germania quando ho vinto un concorso indetto da un'agenzia fotografica della mia città, Colonia. Ciò mi ha dato la possibilità di venire in Italia e lavorare come modella durante alcuni workshop fotografici. Il primo di questi, svoltosi a Numana, è stato particolarmente interessante: per diversi giorni ho posato per un noto fotografo di moda, con vari abiti e in diverse ambientazioni. Per gli intervenuti è stato un workshop come tanti altri, mentre per me è stato un vero e proprio stage di modeling... ero alle prime armi, io. Comunque mi sono molto divertita e, dopo questa esperienza, ho deciso di trasferirmi temporaneamente in Italia. Per cominciare sono andata a bussare presso l'agenzia Fashion di Milano, per chiedere informazioni circa il lavoro di modella in Italia.

Che impressione ti ha fatto entrare in una grossa agenzia?

Dico la verità, mi ha fatto un po' paura. Era grandissima. C'erano tante modelle professioniste che giravano per i corridoi e io, con poca esperienza e senza un book completo, mi trovavo un po' sperduta. Tutto questo, comunque, è successo 2 anni fa.

E poi?

Dopo qualche mese sono tornata in Germania, dove sono entrata in contatto con un'altra agenzia. Purtroppo però non sono riuscita ad ottenere il lavoro che speravo. Avevo qualche chilo di troppo e, per sembrare più alta, sarei dovuta dimagrire un po'. Inoltre non avevo ancora abbastanza fotografie nel mio book.

Un po' delusa sono tornata in Italia, questa volta a Roma. Appena arrivata mi sono iscritta in un'agenzia cinetelevisiva ed ho fatto molto casting per la pubblicità video mettendo da parte, purtroppo, il lavoro fotografico. Secondo me, in una città come Roma è meglio tentare la strada del cinema: il campo della moda, infatti, è molto più limitato.

In seguito sono tornata a Colonia, dove mi sono iscritta in una scuola di teatro. Penso che la recitazione sia utile per meglio interpretare alcune situazioni fotografiche.

E oggi?

Attualmente collaboro con un'agenzia di modeling tedesca. Ho impiegato oltre 2 anni per iniziare a lavorare in modo più o meno continuativo.

Cosa ti hanno insegnato i workshop ai quali hai partecipato?

Soprattutto ad assumere uno sguardo sfacciato, dritto nell'obiettivo. Prima ero più timida. Ho anche capito l'importanza della comunicazione tra il fotografo e la modella.

Manifestazioni come questa rappresentano quindi un'occasione didattica anche per chi è dall'altra parte dell'obiettivo?

Proprio così. Per una modella l'esperienza del workshop è utile a diventare più disinvolta. Durante il lavoro intensivo di una settimana si impara molto.

Cosa pensi dei fotografi italiani?

Ho lavorato sia con fotografi italiani che tedeschi e non credo ci sia una gran differenza. Dipende dal carattere, dallo stile, e dal loro modo di comunicare.

Nel campo del ritratto, cosa deve fare un fotografo per metterti a tuo agio?

Parlare un po' con me, per rompere il ghiaccio prima di iniziare. Il tono della voce è molto importante per entrare in confidenza e creare un buon rapporto umano. Un fotografo troppo autoritario mi innervosisce.

E quando ti trovi a posare per tanti fotoamatori sconosciuti?

Lavorare in un workshop non è facile anche perché, col gruppo che ho di fronte, non riesco quasi mai ad instaurare un buon feeling. Durante il servizio devo guardare un po' tutti e posare sempre in direzioni differenti. Quando ad esempio mi chiamano tre persone contemporaneamente non riesco a "dare" uno sguardo intenso a nessuno. Mi confondo, e così la posa diventa più superficiale.

Qual è il tuo rapporto con la macchina fotografica?

In questi giorni ho guardato per la prima volta nel mirino di una reflex. E devo dire che inquadrare un'altra modella mi ha molto emozionato. Ho infatti capito come mi vede il fotografo. Se avrò tempo mi piacerebbe fare pratica.

Pensi di andare avanti con questo lavoro, ti piace?

Sì, penso che continuerò. Ciò che più mi diverte, prosegue Christine guardando avidamente una brioche, è trasmettere agli altri un sentimento, con lo sguardo. E in questo gli studi di teatro che sto facendo mi aiutano molto.

Ma lasciamo Christine alla sua colazione...

Che ne pensa Francesca
La seconda modella che incontriamo si chiama Francesca e viene da Tarvisio, in provincia di Udine. E' giovanissima.

Ho appena compiuto 18 anni - dice Francesca - e sto frequentando il quarto anno del liceo scientifico. Sono capitata qui un po' per caso, grazie ad un amico fotografo che mi ha proposto di partecipare in veste di modella. E' un' esperienza nuova, mi piace.

E' la prima volta che lavori in questo campo?

In un workshop, sì. Anche se nei giorni scorsi ho fatto un test di modeling a Bologna per conto dell'agenzia Élite. E' stata un'esperienza bellissima: uno studio vero, con truccatore, parrucchiere e assistenti... tutti per me. Ero agitatissima. Le prime belle foto, comunque me le ha fatte un amico fotoamatore di Tarvisio.

Abbiamo visto che davanti all'obiettivo, o meglio agli obiettivi, sei abbastanza tranquilla e disinvolta. Per una modella alle prime armi non c'è male.

Sono molto timida e devo dire che all'inizio, davanti a tanti fotografi, ero molto imbarazzata. Se poi si creano situazioni che mi mettono a disagio mi blocco completamente.

Per esempio?

Dipende dalla persona con cui sto lavorando, da come parla e dal suo atteggiamento nei miei confronti. Il fotografo deve essere simpatico, indulgente, e soprattutto capire che io sto iniziando.

E cosa deve fare per metterti a tuo agio?

Deve essere gentile e paziente. E soprattutto evitare le domande troppo personali e le battute di cattivo gusto, ironiche e volgari. Capita molto raramente, per fortuna, ma è una situazione che mi infastidisce tremendamente e mi maldispone per il resto del servizio fotografico.

Ti abbiamo vista lavorare davanti a un gruppo di fotografi. Eri molto tranquilla…

Ho la capacità di estranearmi molto facilmente. Mentre gli altri scattano io me ne vado in giro col pensiero. E le espressioni che ho sul volto sono i miei pensieri. E' una particolarità del mio carattere che penso mi aiuterà molto in questo lavoro. Se mi mettessi a pensare all'obiettivo che ho di fronte diventerei subito rigida e innaturale.

Hai mai lavorato da sola con un fotografo professionista?

Da sola no, se si eccettua l'esperienza di Bologna.

I tuoi genitori cosa pensano di questo lavoro?

I miei familiari sono molto aperti. Anche se mia mamma, prima di venire qui, mi ha fatto le solite raccomandazioni…

Cosa ti aspetti da questa esperienza?

Dal punto di vista professionale la considero un sicuro arricchimento. Sto apprendendo molto. Inoltre conoscere nuova gente e diversi modi di far fotografia mi aiuta ad essere più sciolta e disinibita. Lavorando seriamente spero che in breve tempo raccoglierò i frutti.

Pensi di continuare con questa carriera o hai delle aspirazioni professionali diverse?

Aspetto il responso della Élite e poi me ne andrò a andare a Milano col mio book. Chissà... Devo dire comunque che non ho mai puntato sulla carriera di fotomodella, non ci ho mai creduto. Per mia iniziativa, dico la verità, non sarei neanche venuta qui. Per ora non ho niente da perdere. Continuerò i miei interessi esterni e soprattutto gli studi. Il prossimo anno ho gli esami di maturità...

Le tue compagne di scuola cosa dicono?

Per prevenire gelosie e invidie la mia strategia è... l'assoluta segretezza. Che io sono qui lo sa solo la mia migliore amica. Spero vivamente - conclude Francesca sorridendo - che quando farò le prime copertine mi trucchino molto. Così le mie amiche non mi riconosceranno!

Claudio Cerquetti © 12/2001
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