DILETTANTI ALLO SCANDAGLIO. ANALIZZARE LE FOTO
Carlo Riggi, aprile 2010

Qualche giorno fa ammiravo le immagini di un giovane reporter italiano, immerso nella palude di una delle tante guerre in corso in una landa sperduta del pianeta. Foto non sempre sensazionali ma tutte “dentro”, realizzate con un altissimo tasso di compartecipazione agli eventi e di vicinanza ai loro protagonisti. La mia irriducibile vena feticistica mi ha indotto a curiosare l’attrezzatura di questo coraggioso fotografo, e notevole è stato il mio stupore nel leggere, nei dati tecnici, di una fotocamera cosiddetta entry level e zoomino di serie. Il corredo più essenziale a disposizione della massima disponibilità di coinvolgimento umano. Una discreta lezione per chi, come tanti di noi, si attarda in dottissime, interessantissime e inutilissime disquisizioni sulla qualità del bokeh dell’ottica tizia o dell’aggressività del filtro anti aliasing del sensore sempronio. Sempre più si rende evidente come le nostre fisime sul corredo, le marche, i full-frame, le ottiche super luminose, servano spesso a compensare l’insoddisfazione per i risultati. È pur vero che la fotografia è anche questo, passione per le apparecchiature e curiosità per le soluzioni tecnologiche. E poi, non si può certo pretendere di avere una dedizione così totale da parte di fotoamatori che si guadagnano da vivere facendo tutt’altro. Non è questione di capacità: sono convinto che tanti di noi, abituati a fare le nozze coi fichi secchi, otterrebbero immagini straordinarie in situazioni di forte drammaticità. È piuttosto questione di continuità, di quantità di scatti tra i quali selezionare, ma anche di “faccia tosta”: quell’imperativo dello scatto che fa sì che il professionista superi di slancio ogni vincolo di prossemica, ogni pericolo o opportunità diplomatica, lì dove il fotoamatore generalmente si limita a riprendere a timida distanza o rinuncia del tutto alla foto.



Lidi di Marzo

Eppure, anche il fotografo della domenica, con tutti i suoi limiti, può ottenere immagini di assoluto livello. Ridimensionando magari le movenze da reporter, francamente grottesche in occasione di tranquille sagre paesane o riti religiosi, e insaporendo con fantasia e originalità i temi della quotidianità a noi più prossima. Anche solo girando per casa, alla ricerca di nuove immaginarie biosfere esistenziali. L’originalità in questo caso non è legata a esotismi intrinseci del soggetto, ma al modo del tutto personale di porsi in relazione con essi, scandagliando le proprie sensazioni, quelle sì uniche. Ecco che il genere diventa un plausibile reportage interiore, dall’esito tanto più felice quanto più si riesca ad entrare in contatto con le proprie emozioni profonde. Credo che il fotoamatore in questo modo abbia la possibilità, con mezzi e tempi propri, di fare un lavoro credibile e importante di riscoperta degli spazi abituali, esplorando la realtà e indagando la surrealtà, cioè tutto quel mare di significati impliciti contenuti tra le pieghe del visibile, che la fotografia può permettere di svelare.



Primavera

Per fare questo occorre il coraggio di uscire fuori dai canoni, affrontando i giudizi spesso frettolosi di chi ragiona per schemi consolidati, assumere punti di vista inediti e nuove prospettive, sperimentare i materiali in nostro possesso facendone usi alternativi, ma anche operare degli stravolgimenti semantici per tirare fuori l’“impossibile” dal reale. Giocando con i linguaggi, visuali e verbali, esercitando la propria visionarietà anche nei titoli. “Lidi di Marzo”, per esempio, è una serie di foto scattata appunto a metà marzo: i lidi balneari raffigurati sono temporaneamente dismessi e trasmettono un senso di desolazione, ma nulla - giuro - hanno a che vedere con intendi tirannicidi! Oppure “Primavera”. Si potrebbe contestare la forte contraddizione tra il titolo e i sentimenti evocati dall’immagine. Ma quella foto è stata scattata il 21 marzo, il titolo contiene dunque un preciso e oggettivo riferimento temporale. Con uguale rigore cronologico la foto avrebbe potuto chiamarsi anche “V domenica di Quaresima” e titolo e sensazioni avrebbero maggiormente collimato. Questo per dire come la stessa realtà, pur fedelmente registrata, contenga in sé anche la provocazione, l’assurdo, l’elemento spiazzante, secondo il punto di vista dalla quale la si guardi.



Ombre rosse

E allora spostarsi, girare intorno ai significati, strizzare gli occhi o guardare di sbieco, alternare ottiche taglienti e lenti di plastica, invertire figure e sfondo, cogliere spizzichi e frammenti, giocare con le figure retoriche, individuare bizzarrie dello spazio-tempo, ecco alcuni dei modi con cui possiamo divertirci e stuzzicare la fantasia, scrostando quella ruggine che ogni tanto si deposita sulla nostra vena creativa dopo lunghi momenti di inattività. Opportunità che i professionisti non sempre possono permettersi.
La realtà contiene l’irrealtà, la metafisica, il paradosso. Si tratta solo di scovarli, adottando inusuali vertici di osservazione e disponendo l’animo alla ricerca.

Carlo Riggi © 04/2010
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