L'ULTIMO SCATTO...
Una vecchia abitudine che a volte si può rivelare preziosa...
Rino Giardiello, maggio 2000

Dovevo fare le foto ad un famoso architetto.
Vado nel suo studio, ma la location non mi piace, allora propongo: "Andiamo a farle in campagna".

Lui dice: "Ma io fra mezz'ora mi devo incontrare con il Soprintendente".

Ed io: "Architetto, se permette il fotografo sono io. Mi ha chiesto le foto? Bene, mi lasci decidere dove farle".

Dunque arriviamo in un paesino semiabbandonato che conoscevo, posiziono qualche pannello riflettente, faccio sistemare l'architetto in mezzo ai cespugli ed alle case diroccate, e comincio a fotografarlo. Scatto un paio di rulli 120 ed uno 24x36, poi decido che va bene così.

Mi giro per risalire in macchina e mi trovo questa scena davanti; la vecchietta e la bambina giusto davanti alla porta, una luce morbida, la casa sullo sfondo. La vecchietta sta trascinando via la bambina ("Ninnì, non dare fastidio ai signori che stanno facendo le foto!").

Riprendo al volo la Contax, già nella borsa: c'è solo un fotogramma rimasto (è una vecchia abitudine che ho sempre applicato, mi lascio sempre uno scatto libero: non sai mai cosa puoi incontrare sulla strada del ritorno!), punto istintivamente, scatto. Una frazione di secondo più tardi la vecchietta e la bambina non ci sono più.

Ecco la foto, senza il benché minimo taglio o adattamento in fase di stampa.

Rino Giardiello © 05/2000
Riproduzione Riservata

Contax 167 con Distagon 35/2.8 Zeiss, pellicola Ilford HP5