L'UOMO DELLE CONCHIGLIE

NICOLAS KHOURY

Mostra a Padova
aperta sino al 29/11/2002
Galleria Civica - P.zza Cavour

Altre notizie, immagini e la biografia dell'autore sul sito www.arteam.it/nicolas

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NICOLAS KHOURY

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Qualche settimana fa in una trasmissione televisiva, Luciana Littizzetto chiedeva al campione ciclistico Cipollini se i ciclisti portano sempre la conchiglia; alla sua risposta affermativa, lei chiedeva di poter ascoltare il mare.
"L'uomo delle conchiglie", mostra padovana aperta fino al 29 novembre, galleria civica - P.zza Cavour, non ha nulla a che vedere con questo, ma credo, conosciuta la spontanea ironia dell'autore NICOLAS KHOURY di sicuro non troverà offensiva la maliziosa introduzione.

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La sua è prima di tutto una mostra fotografica dove le inconsuete modelle sono le conchiglie.
Conchiglie di tutti i tipi, di tutti i colori e di tutte le misure, cercate per circa 25 anni, la maggior parte "rubate" dalle spiagge veneziane: Chioggia, Cavallino Caroman, in realtà questi contenitori abbandonati non aspettavano altro che una mano fantasiosa che continuasse a farle vivere. Queste conchiglie sono come camaleonti, sono sempre le stesse eppure si trasformano in fiori, onde, animali, spirali.
Si cerca sempre di dare una definizione di una cosa ma qui è davvero difficile perché bisogna mettere insieme: collage, mosaico, mandala, performance, fotografia. Ho cercato di capire dall'autore quanto fosse importante l'oggetto conchiglia ed ho scoperto quanto esso sia un pretesto fondamentale per alzarsi presto il mattino, sfidare il tempo, la strada, le intemperie, "i mezzi pulisci-spiaggia" per stabilire un contatto con la natura. Il valore delle sue conchiglie è il valore delle sue giornate, così mi ha detto, fatte di tante albe tutte diverse.

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Secondo me molte sue conchiglie hanno un nome, vale a dire un'identità. Una faccia.
Quante volte troviamo nelle macchie di certi vecchi muri o nei riquadri di marmo del pavimento: fantasmi, diavoli, gufi e uomini con la barba? Anche nel guscio delle conchiglie c'è tutto questo e anche di più, infatti, Nicolas ha trovato in una microscopica conchiglia "LA PRINCIPESSA". Lei è presente in quasi tutte le sue composizioni, a volte è protagonista come nel "CALEIDOSCOPIO", a volte si mimetizza ma, una volta conosciuta è impossibile non individuarla ed amarla.
Littizzetto a parte, in queste conchiglie si può davvero "sentire" il mare. Un mare metaforico che abita dentro di noi, le conchiglie possono essere un prato di fiori naif con una delicatissima farfalla sperduta la quale ha solo l'imbarazzo della scelta. (15 giorni per mettere insieme cinque conchiglie-petalo della stessa grandezza e gradazione di colore.) Oppure una spirale di telline (7 ore per pulirle) disposte in maniera tale da non poter essere fissate. Che dire della cometa e della notte stellata? Da lontano sembra proprio di assistere alla notte di san Lorenzo. Ci sono delle composizioni per così dire didattiche, si va dai motivi geometrici, ai richiami aztechi, ad omaggi a Missoni e a Mondrian. Una Signora ci ha visto una tovaglia, un'altra un tappeto. Che bello trovare in una foto quello che ci serve in quel momento. Un corallo primaverile di conchiglie potrebbe andar bene per accompagnare nell'inverno l'estate appena trascorsa?
La fase meno poetica del suo lavoro sono le riprese col banco ottico, posizionamento, foto di prova con la polaroid, esposimetro e…"vedete com'è facile? " Ha detto Nicolas…... "tac, tac e tac".

La fase più dolorosa è la distruzione o come la definisce Lui: la scomposizione delle opere. Insomma se non si fosse capito, dopo averci perso tante giornate di lavoro e sicuramente qualche nottata, le disfa.
Il pubblico presente alla mostra si era diviso in due:
"i pietisti" con esclamazioni del tipo: "È un peccato non lo faccia, non le distrugga!".
I sadici con: "Allora quando le distrugge? "
Nella mia immaginazione la distruzione doveva consistere nella separazione delle conchiglie da parte dell'autore, per colore e dimensione in maniera da trovarsi agevolato nelle successive composizioni, invece no, l'unica conchiglia che mette in salvo è "LA PRINCIPESSA". Adesso non immaginate la dimora della principessa come uno scrigno di velluto rosso, è solo un bussolottino di plastica trasparente, del resto è una conchiglia come tutte le altre, seppur speciale. Le conchiglie vengono spazzate con le mani al centro del foglio e presi i lembi laterali del fragile supporto vengono fatte scivolare di nuovo nella scatola di plastica. "Ecco", ha concluso Nicolas, "adesso è come se ritornassero i mare". Sì nel mare della sua infinita, paziente fantasia… ho pensato io!
Qualcuno vorrebbe usare la parola "performance". Non credo piaccia tanto a Nicolas questa definizione. Volete sapere perché rimuove le conchiglie, eliminando in tal modo le opere? Semplicissimo. Quante conchiglie dovrebbe avere per soddisfare le esigenze di tutte le sue creazioni? Mille anni di raccolta? Non è materialmente possibile. Se le avesse incollate tutte la sua collezione si sarebbe esaurita in poche composizioni, invece in questo modo componendole e ricomponendole le rigenera in continuazione. La materia prima è fondamentale ma pur essendo alla portata di tutti bisogna procurarsela, giorno dopo giorno, ed è un impegno. Le conchiglie rispetto a qualche anno fa sono notevolmente diminuite, quelle belle si capisce.
"Il turismo? " Ho azzardato io.
"Macché, è irrilevante", ha ribadito Nicolas, forse l'inquinamento.
Il cercatore di conchiglie mentre aggiunge conchiglia vicino a conchiglia in una composizione improvvisata, cioè senza ausilio di disegno di base, se non un foglio con due fili tirati in croce, mi ha confidato un segreto, se è arrivato a questi risultati è grazie all'appoggio della moglie. Ad ogni sua opera vorrebbe attribuire un nome di donna. Chissà che non lo faccia.

"…gli amori degli scali… Effimeri e grandiosi… tra l'amore e il mare bisognerebbe sempre scegliere il mare".
G. JANICHON

Come avete ben capito, Nicolas Khoury non ha dovuto scegliere.

Elisabetta Canevarolo © 11/2002