- PILLOLE D'ARTE -
MAURICE DENIS E IL SIMBOLISMO

Si inaugura con questo articolo una nuova categoria: le Pillole d'arte. La nostra "inviata speciale" Serena Effe, vagabondando senza schemi prestabiliti nell'universo delle arti figurative, sceglierà di volta in volta una tra le tante esposizioni d'arte in corso in Italia (che chiameremo L'Occasione), a partire dalla quale confezionare una "pillola". Non semplici recensioni, quanto piuttosto brevi "dossier" su un artista, un movimento etc. Per prepararvi ad una eventuale visita alla mostra, o anche solo per soddisfare le vostre curiosità in merito alla storia dell'arte in modo chiaro e, ci auguriamo, stimolante anche per chi non abbia dimestichezza con la materia.

L'OCCASIONE > "Maurice Denis. Maestro del Simbolismo internazionale", in mostra al MART di Rovereto (TN) fino al 25 settembre 2007 > oltre cento opere tra le sue più celebrate, molte delle quali provenienti dal Musée d'Orsay di Parigi: non solo pittura, ma anche grafica, fotografia, decorazione. Per una indagine a 360 gradi di una raffinata personalità artistica.

Diamo inizio a questa nuova serie di articoli dalla graziosa cittadina di Rovereto (provincia di Trento), sede di uno dei musei di arte contemporanea più attivi, prestigiosi e attraenti dal punto di vista architettonico (porta la firma di Mario Botta) di tutta Italia: il Mart. Arrivare "quassù", diciamocelo pure, per la maggior parte degli italiani è una faticaccia; eppure, difficilmente le sale di questo avveniristico museo dal sapore piacevolmente cosmopolita sono un po' meno che colme di visitatori. Il perché è presto detto: un calendario ricchissimo durante l'intero arco dell'anno, partnership d'eccezione con alcuni dei più importanti musei al mondo, e una conseguente qualità non comune delle opere esposte. Tenetelo a mente.
E ora che ci siamo geograficamente collocati, siamo pronti ad entrare nel cuore di questa prima "pillola", a ragionar di figure enigmatiche, boschi come templi, linee sinuose ed oscure metafore: del pittore Maurice Denis e del Simbolismo.

Francia
. Intorno agli anni Ottanta dell'Ottocento. E' all'altezza di questo decennio che si verifica uno dei più significativi cambi di rotta della storia dell'arte moderna, che affrancherà definitivamente gli artisti dalla riproduzione fedele e verosimile del reale, per spalancare le porte della metafora, dell'immaginazione e dell'altrove, fornendo una boccata di vivificante ossigeno al concetto stesso di "creatività". Gli ultimi echi dell'Impressionismo vanno lentamente spegnendosi: per quanto rivoluzionaria, la tecnica impressionista era pur sempre legata a filo doppio alla superficie del reale, alla percezione retinica delle apparenze resa con assoluta fedeltà visiva, e rientrava quindi a buon diritto nel gran calderone del Realismo. La necessità diffusamente avvertita di "andare oltre", di penetrare con gli occhi della mente al di là dei fenomeni transitori e prosaici del visibile per arrivare a conquistare regioni più profonde e "universali", condurrà allo sviluppo di un cospicuo numero di sperimentazioni e tendenze in ambito artistico, diverse per intenti e tecniche utilizzate: il Simbolismo è senz'altro quella che generò la più vasta eco, configurandosi in breve tempo come la poetica dominante a livello internazionale, pur nella sua poliedrica identità.
Maurice Denis ne fu uno dei massimi esponenti, e gran parte della sua prima stagione creativa prese corpo in seno al gruppo dei Nabis (parola ebraica che significa "Profeti"), una sorta di confraternita laica della quale fecero parte alcuni dei nomi più influenti del Simbolismo internazionale (primo tra tutti Paul Gauguin, a cui gli altri guardavano come ad un Maestro). Spiritualità e trascendenza (dove per 'trascendenza' si intende qui, semplificando, tutto ciò di cui non si può fare esperienza diretta attraverso i sensi, ma solo con la mente) sono le parole d'ordine di questo fenomeno artistico, che giungerà a completa maturazione negli anni Novanta dell'Ottocento: la volontà di una narrazione chiara e rispondente a criteri di verosimiglianza propria del precedente Realismo viene sostituita, nelle tele dei simbolisti, con una tendenza all'evocazione, al suggerimento di significati ulteriori ed inattesi attraverso un insistito uso di simboli, metafore ed allusioni in grado di trasportare l'osservatore in una sorta di Altrove rarefatto e misterioso, in cui ogni elemento non rimanda più solo a se stesso, ma "sta al posto di" qualcos'altro, richiamandolo (è questa la definizione letterale di "simbolo"). L'idea che la realtà che ci circonda sia una ed incontrovertibile, passibile di un'interpretazione certa, va verso la definitiva archiviazione. Se fino all'Impressionismo il movimento era quello di andare verso il reale, ora il senso di marcia si inverte: si tende alla "fuga", metaforica, o, in certi casi, fisica (Gauguin che si ritira in Polinesia, per esempio): un cambiamento non da poco, che imprimerà di sé tutta l'arte futura. La "missione" di questi nuovi "sacerdoti del pennello" sarà dunque quella di trarre alla luce - o, quantomeno, di far presagire - l'anima enigmatica e segreta del reale: una delle infinite "anime" possibili, almeno.


«La Natura è un tempio ove pilastri viventi
lasciano sfuggire a tratti confuse parole;
l'uomo vi attraversa foreste di simboli
che l'osservano con sguardi familiari.

Come lunghi echi che da lontano si confondono
in una tenebrosa e profonda unità,
vasta come la notte e come il chiarore del giorno,
profumi, colori e suoni si rispondono.

Vi sono profumi freschi come carni di bimbo,
dolci come òboi, verdi come prati
- altri, corrotti, ricchi e trionfanti,

che posseggono il respiro delle cose infinite:
come l'ambra, il muschio, il benzoino e l'incenso;
e cantano i moti dell'anima e dei sensi.
»

E' Baudelaire, con questa sua fondamentale lirica intitolata Corrispondenze, che già nel 1857 cantava quello che, una ventina d'anni dopo, diverrà lo spirito cardine di un'intera stagione artistica; non a caso questi versi costituiranno un riferimento essenziale per i pittori simbolisti (notiamo en passant come la maggior parte dei quadri di Denis si regga effettivamente sulla presenza di alberi: "pilastri viventi", secondo la suggestiva definizione di Baudelaire). La Natura si trasforma così in un "tempio" in cui i vari elementi, trasfigurati dalla lungimirante visionarietà dell'artista, sono adesso liberi di svincolarsi dalla contingenza, per alludere di volta in volta a stati d'animo, idee, intime sensazioni o significati arcani ed universali, spesso intrisi di misticismo pagano. Il mondo che circonda l'uomo moltiplica così il proprio senso, divenendo infinitamente più ricco, ma anche più oscuro, e, di conseguenza, di sempre più incerta decifrazione.
Ci troviamo così nel bel mezzo di una rivoluzione del pensiero che va ben oltre i limiti delle tele dei pittori: ci ha già pensato Schopenhauer (la prima edizione de Il mondo come volontà e rappresentazione è del 1819) a mettere irrimediabilmente in crisi il concetto di realtà unitaria e indubitabile; e di lì a poco toccherà a Freud (L'interpretazione dei sogni, 1900) e ad Einstein (Trattato sulla teoria della relatività, 1916) coronare l'opera di scardinamento di ogni certezza ed ottimismo di stampo positivista, aprendo ai piedi dell'Uomo il vertiginoso abisso dell'Irrazionale. Meglio, però, non lasciarsi troppo trascinare dagli eventi: non precorriamo i tempi, e torniamo dunque ai nostri quadri. Infatti, perchè il cambiamento sia radicale, esso deve investire non solo l'identità dei contenuti, ma anche il modo con cui essi vengono espressi; ecco quindi che il Simbolismo porta con sé anche una fondamentale rivoluzione di stile: riconosciamone i segni nei tre quadri qui proposti.

Colore e linea divengono gli elementi essenziali di ogni composizione pittorica; non dovendo più rispettare alcuna plausibilità spaziale o temporale, il colore acquista una liberatoria indipendenza dal reale, fino a conquistarsi una totale autonomia di linguaggio: ecco allora che, per esempio, ne Le Muse (dal significativo sottotitolo: Il bosco sacro) i caldi colori di un autunno senza tempo invadono non solo tronchi e foglie, ma anche vesti e carnagioni di quel misterioso e placido gruppo di creature femminili, intessendo una sinfonia di ocre che immerge chi guarda in un'atmosfera irreale, sospesa e gravata da un intenso misticismo; stessa cosa può dirsi per il pervasivo blu della notte in cui è immerso il paesaggio stilizzato - e tutto interiore -, idilliaco e al contempo misteriosamente inquietante, del quadro Caprette. Da notare, poi, l'assenza totale di qualsiasi effetto pittorico, come per esempio il chiaroscuro: il colore è steso in campiture piatte ed uniformi, in modo tale da accentuare l'appiattimento di ogni dimensione e prospettiva (peculiarità, questa insieme ad altre, che ha molto a che fare con la massiccia diffusione di stampe giapponesi tra gli artisti europei di questo periodo). Non sussistendo più la necessità di descrivere dettagliatamente il reale, le forme sono sottoposte ad una estrema sintesi, che concede asilo ai soli elementi essenziali. La linea torna allo scoperto, si fa più spessa e netta, riscoprendo l'ambiguo piacere dell'accarezzare - e nel contempo imprigionare - i contorni delle cose; indulge in moti sinuosi, talvolta fin quasi ad abbandonarsi in un'eleganza arabescante al limite dell'astrazione. In Denis questa caratteristica è particolarmente accentuata: ne La processione sotto gli alberi, per esempio, l'enigmatico soggetto è trattato tramite la giustapposizione di sagome di colore unito che accentuano il delicato grafismo della composizione, grazie soprattutto ai tronchi d'albero tagliati all'altezza della chioma: l'albero, qui, non vuole esser descritto con realismo; la sua importanza all'interno della tela dimora nell'effetto visivo dato dal succedersi di bande verticali, e nel suo alludere ad un simbolico colonnato che tramuta il bosco in una sorta di "tempio", in linea con le suggestioni poetiche contenute nella lirica di Baudelaire. Il decorativismo, dunque, come ulteriore elemento cardine del Simbolismo, chiaramente connesso alla coeva fioritura dell'Art Nouveau in tutta Europa: l'ombra delle foglie proiettata in terra, ne Le Muse, non sembra forse intessere un prezioso arazzo ai piedi di quelle donne dai gesti immobili e dalle lunghe tuniche? Soffermandosi anche solo su queste poche immagini, non ci vuole poi un eccessivo sforzo d'immedesimazione per percepire una tenue malìa, almeno un soffio di quel "respiro delle cose infinite" di baudelairiana memoria.
Concludiamo questa breve panoramica con una doverosa puntualizzazione: così come l'opera di Denis non si esaurisce nell'esecuzione di tele simboliste e nell'appartenenza al gruppo dei Nabis, allo stesso modo il Simbolismo si sviluppa ben oltre lo stile che abbiamo appena esaminato, configurandosi come una tendenza entro cui convivono una gran varietà di espressioni. Per capirci meglio: anche la sontuosa sovrabbondanza di mosaici d'oro e gemme dipinte che caratterizzano le tele di Klimt, maestro della Secessione viennese, rientrano nell'ambito dell'arte simbolista; o, ancora, le drammatiche pennellate di Van Gogh, che col suo uso violento e tormentato del colore e della materia pittorica aprirà la strada alla prima avanguardia storica novecentesca: l'Espressionismo. Ma questa, come si dice, è un'altra storia, o meglio: un'altra "pillola"!

Serena Effe © 09/2007


PER SAPERNE DI PIU'...

Segnalo a chi fosse interessato ad un approfondimento tre titoli assai diversi tra loro. Il primo, e più impegnativo (sia come contenuti che come costo) è il bel catalogo della mostra allestita al Mart, "Maurice Denis. Maestro del Simbolismo internazionale" (Skira editore, 2007. 304 pp., numerose immagini - 55 euro): vi sono riprodotte tutte le opere presenti in mostra, inclusi alcuni inediti, che tracciano un percorso che va ben oltre il periodo prettamente simbolista che abbiamo analizzato in questa "pillola d'arte", prendendo in considerazione anche il Denis grafico, fino ad arrivare alla sua fase di ritorno ad un orizzonte più classico che lo vede impegnato in pitture murali direttamente ispirate ai grandi maestri italiani del Rinascimento. L'elenco delle opere (ognuna delle quali è affiancata da un'esauriente scheda esplicativa) è preceduto da diversi saggi a firma di importanti storici dell'arte. Una pubblicazione ben più agile ed economica è l'Art Dossier "Simbolismo" (Giunti editore, 50 pp. - 3,90 euro), che, tramite un ricco apparato di immagini ed un testo autorevole, passa in rassegna le sorti del Simbolismo in una prospettiva internazionale, considerando i risultati raggiunti non solo in Francia ma anche in Belgio, Inghilterra, Germania, Austria, Svizzera ed Italia, per una visione d'insieme del fenomeno. Il volumetto edito dalla 5 Continents Editions, "Maurice Denis. Fotografie dal Musée d'Orsay" (96 pp., 62 foto, 16x16cm - 10 euro), propone infine una selezione di fotografie scattate dall'artista, a suo tempo oggetto di una mostra monografica tenutasi a Parigi: immagini private, osservando le quali si riscontrano però affinità con le sue tele, come il disinteresse per la rappresentazione realistica, l'accento posto sull'astrazione emotiva delle forme e sul loro valore decorativo.

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