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Giovanni Umicini.
Per Padova

160 immagini in bianco e nero realizzate dallo "street photographer" Giovanni Umicini per un delicato ed intimo omaggio alla città del Santo. Un'occasione per esperire una triplice scoperta: un autore, un "genere" fotografico e una affascinante città

Prosegue con grande successo di pubblico e di critica la personale fotografica "Giovanni Umicini. Per Padova", in corso al Museo Civico del Santo fino al 3 febbraio 2008. La mostra, promossa dall'Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo – Centro Nazionale di Fotografia, curata da Enrico Gusella, presenta più di 160 immagini in bianco e nero tra cui molte opere inedite, realizzate da Giovanni Umicini nella città del Santo dai primi anni cinquanta ai giorni nostri. Il lavoro fotografico di Umicini (Firenze, 1931) rientra nel filone definito Street photography, o "poesia della vita": attraverso l'obiettivo fotografico, l'autore entra in sintonia con la vita dei suoi soggetti e li indaga cogliendo gli aspetti più intimi dell'animo umano. Proprio per questo la ricerca di Umicini può essere definita di carattere interiore, oltre che storica, in quanto, partendo da strade e luoghi cittadini, egli fornisce un quadro preciso e dettagliato di carattere antropologico. Grazie al suo occhio attento e scrupoloso, l'artista riesce a cogliere il contrasto affascinante tra la figura umana e l'architettura impersonale dei luoghi fotografati, tra una condizione mentale e l'ambiente asettico.

Nell'opera di Umicini c'è una capacità straordinaria di entrare nelle situazioni quotidiane e di coglierne l'essenza vitale, unita alla forza dell'intensità emotiva ed espressiva con cui rappresenta la città di Padova e i suoi simboli, la Basilica del Santo, Prato della Valle, il Caffè Pedrocchi e la zona centrale delle piazze, con i vicoli e il ghetto. Gli scatti in mostra, soprattutto quelli degli anni Cinquanta, raccontano momenti di vita cittadina, attraverso la profondità degli sguardi che si affacciano su di una realtà che doveva risollevarsi dalle drammatiche vicende della guerra.


Le immagini hanno come protagonista l'uomo, colto in solitudine o in momenti gioviali di convivio. Umicini immortala i suoi soggetti cogliendoli nelle più diverse situazioni: al bar, al mercato, in fila durante la processione del Santo, tre frati riconoscibili dal loro saio e numerosi primi piani nei quali affiora una forte espressività e ancora le immagini di alcuni bambini che giocano spensierati. Ritratti quindi semplici ma profondi, caratterizzati da un'intensità cromatica chiaroscurale di singolare effetto. Un racconto unico ed emozionante sulla storia di Padova, attraverso gli sguardi esemplificativi dei suoi protagonisti: i cittadini, di ieri e di oggi.

Una curiosità: il formato panoramico e le linee vistosamente oblique delle foto seconda e quinta contenute in questo articolo sono indice palese dell'impiego, da parte dell'autore, di un apparecchio ad obiettivo rotante. Trovate un articolo dedicato a questo tipo di fotocamere (nel nostro caso, la Horizont) in questa pagina.

Accompagna la mostra un catalogo edito da Biblos, a cura di Enrico Gusella, con presentazioni istituzionali dell'Assessore alle Politiche Culturali e Spettacolo, Monica Balbinot e del Sindaco di Padova Flavio Zanonato; testi critici di Giovanni Chiaramonte, Alessandra De Lucia, Enrico Gusella, Enrico Rebuzzini.

Giovanni Chiaramonte, TRA LUCE E BUIO
(testo critico tratto dal catalogo)

Giovanni Umicini è una figura davvero particolare nel contesto della fotografia italiana: è infatti uno dei pochi personaggi che abbia avuto l'onestà e il coraggio di indicare la propria genealogia come fotografo, i nomi di quegli autori che sono stati per lui fondamentali nella formazione della propria visione e nell'avventura della propria esistenza. Nella genealogia da lui più volte indicata, nella fotografia da lui praticata è come se tutte le possibilità linguistiche della fotografia fossero degne di essere accolte e utilizzate.
Il lungo e straordinario percorso professionale di Giovanni Umicini attraversa di fatto ogni settore, che è stato da lui tentato e praticato con successo. Già nel 1950 è infatti tra i primi in Italia a sperimentare il colore, collaborando con i laboratori di ricerca della Eastman Kodak e arrivando a dirigerne per molti anni uno dei primi e più importanti laboratori in Italia. Quando inizia la professione di fotografo, la estende subito alla pubblicità, all'industria, alla fotografia scientifica e medicale, dedicandosi con successo anche alla direzione della fotografia sul set di importanti film del cinema italiano d'autore.
Una passione, quella di Umicini, che trae origine dall'energia stessa della luce che genera la fotografia in ogni sua forma. Quando per l'invenzione di Fox Talbot, Sir John Herschel suggerisce come nome scrittura della luce, egli ne coglie sino in fondo la natura di lingua della visione, incomparabilmente facile da imparare e da usare rispetto a tutte le lingue scritte o parlate, eppure immediatamente e universalmente comprensibile. In quanto tale, la fotografia è divenuta strumento di comunicazione fondamentale per ogni disciplina scientifica e per ogni altra attività del genere umano, dalla storia alla geografia, dall'archeologia all'astronomia, dalla moda al giornalismo, dal turismo di massa sino all'espansione istantanea globale attraverso i telefoni cellulari con digital camera.
Come dalla scrittura operosa dell'umanità si è distaccata la letteratura nella forma del poema, del romanzo, della poesia, anche nella fotografia, sin dal suo sorgere, è venuta alla luce una ininterrotta genealogia di autori che l'hanno praticata come creazione artistica con assoluta consapevolezza critica attraverso l'Ottocento e il Novecento. Giovanni Umicini si è riconosciuto nella dimensione creativa nella
Street Photography della New York School, nelle leggendarie figure di Weegee, Richard Avedon, Helen Levitt, Robert Frank, sino a Walter Rosenblum e ha posto così nella centralità del fenomeno umano il punto generativo della propria visione. Rispetto agli americani, egli predilige le focali medie e lunghe, quelle che permettono di dare misura monumentale alle persone e compostezza formale ai loro gesti. Nelle fotografie di Umicini la nostra attenzione si concentra così sulla condizione universale, sull'aspetto comune dell'essere umano, colto negli atti quotidiani del vivere.
Se nella
Street Photography è la figura urbana della metropoli di New York l'elemento fondamentale, incombente e decisivo dell'immagine, nella fotografia di Umicini la città si dissolve in una semplice scena, in un margine dell'inquadratura, in una finestra aperta sulla vicenda dell'uomo; una città che è sì Padova, New York, Parigi, Berlino, ma una città che è prima di tutto e semplicemente la città dell'uomo. Aleggia, nelle fotografie di Umicini, il senso dell'attesa, la pausa sospesa della riflessione, l'istante in cui ogni uomo si ferma a interrogarsi sul senso del mondo e sul senso del proprio stare al mondo.
Pur essendo uno dei più grandi esperti italiani nella fotografia a colori, Umicini ha scelto per la propria fotografia creativa la dimensione di un bianco e nero drammatico e oscuro, egli sa che la vicenda dell'uomo e del mondo si gioca nel mistero del rapporto tra luce e buio.

Giovanni Chiaramonte


INFORMAZIONI PRATICHE
GIOVANNI UMICINI, Per Padova
Museo Civico di Piazza del Santo - 7 ottobre/3 febbraio 2008
Da martedì a domenica 10.00 – 13.00; 15.30 – 18.30. Chiuso il 25 dicembre e il 1° gennaio
Biglietto 3 euro; gratuito per i ragazzi fino a 18 anni, universitari e scolaresche

A cura del Centro Nazionale di Fotografia, Padova