OBIETTIVO AQUILA
Autore: Domenico Ruiu
Formato 24.5x22.5 cm, 80 pagine con 46 foto a colori, elegante rilegatura in cartonato plastificato con sovraccoperta a colori, Euro 20,50
Il nuovo volume della collezione "Fotografi per Natura", con prefazione di Paolo Fioratti.
Di Domenico Ruiu la Pubblinova Edizioni Negri aveva già pubblicato, con successo, il volume fotografico dal titolo "I miei rapaci" e all'inizio di ottobre pubblicherà la raccolta di racconti "Su puzunarju", nella collana "Humus" di letteratura naturalistica.
Anni fa, quando ero direttore della rivista "Oasis", ebbi occasione di conoscere diversi fotografi naturalisti, ma raramente mi capitò di incontrare una persona così entusiasta del proprio lavoro come Domenico.
Venne a propormi, guarda caso, un servizio sull'aquila reale. Mi piacque subito una particolarità del testo che accompagnava le foto; chiamava infatti Letizia l'aquilotto di cui parlava, conferendo a quel nome precisi significati. Appariva così subito evidente un modo personale di entrare in contatto con lo spirito invisibile e misterioso della natura, attribuendo al soggetto da riprendere una sua dignità, umanizzata per comodo, sinonimo di rispetto. Ci capimmo subito con Domenico, entrambi sapevamo che la fotografia, utilizzata in modo adeguato, nei totale rispetto del soggetto da riprendere, a maggior ragione quando si tratta di un animale prezioso come l'aquila, non può che ampliare la capacità di osservare, registrare e comunicare. Di quel servizio ricordo, in particolare, l'episodio assolutamente inedito rispetto alla bibliografia di allora, dell'aggressione dei serpente portato morente nel nido dell'aquila, allo sprovveduto aquilotto (episodio peraltro presente nel libro). Ebbene, anche in quel caso, più che il fotografo, a lasciare il segno fu il naturalista, che partecipò allo svolgersi del dramma.
In questo libro, come nel servizio di allora, risulta evidente l'impegno e la fatica fisica che hanno accompagnato la raccolta delle sequenze, ma anche le sottili intuizioni che hanno permesso di interpretare i segnali di comportamento e le rarefatte presenze, in un ambiente meravigliosamente scarno, così diverso dalla realtà ridondante di segni superflui cui siamo normalmente abituati. Tutte le immagini di questo libro, oltre la riconosciuta qualità, sono istantanee di momenti eccezionali di indiscussa veridicità e obiettività e come tali hanno anche un preciso valore scientifico. Credo che pochi fotografi, oltre Domenico, possano vantare una così ampia varietà di scatti sull'aquila reale, cosa ancora più difficile in un paese dove vige la legge della doppietta e molti animali sono particolarmente diffidenti.
In definitiva, credo che pochi abbiano avuto la sorte e la costanza di assistere e riprendere situazioni così eccezionali. E credo anche che sia questo il riconoscimento che Domenico maggiormente gradisce.
Paolo Fioratti
Ideatore ed editore di periodici e libri di natura e cultura, fotografo di fama internazionale e documentarista, Presidente dell'AFNI - Associazione Fotografi Naturalisti Italiani.
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Presentazione dell'Autore
Perché l'aquila? Alla domanda, che spesso mi viene posta, non so dare altra risposta dall'oramai rituale "che altro, se non l'aquila". Stregato da sempre dagli animali, tutti, ho comunque una definita preferenza per i predatori. Che diventa definitiva con l'aquila, creatura superba, non a caso regina dei cieli, indiscusso simbolo di altezzosa regalità e infinita libertà. "L'aquila è un'altra cosa... " è il commento, spontaneo, di quel primo, lontano incontro, quando, dal puntino scuro che era, divenne, nell'eternità dell'indimenticabile attimo della picchiata, una formidabile macchina da preda, possente e scura, saettata verso un'inconsapevole preda, destinata a pagare con il sacrificio estremo il fatale incontro. "L'aquila è un'altra cosa... ", chiosa di cui ho abusato a lungo, nello scrivere di cose di animali; ma ancora adesso, a più di vent'anni da quel primo incontro, non trovo di meglio nel parlare di lei. Le debbo notti insonni, attese estenuanti, scalate insidiose, timori nascosti, temporali inquietanti, fatiche improbe, frustrazioni frustanti. Ma principalmente le debbo stimoli perennemente rinnovati, salda amicizia con gli amici che condividono, giocate d'ingegno e d'astuzia per placarne la diffidenza, quella buona quantità di scatti riusciti, percentuale misera rispetto all'infinità delle occasioni fotografiche perdute. Le debbo soprattutto emozioni fracassanti, appaiate, con irriverente antinomia, con i levitanti stati d'animo, con lo spirito che davvero vola leggero come un'aquila, che solo l'osservazione delle sue parate amorose riesce a regalare.
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Foto nel riquadro in alto
La luce brillante ma non eccessiva del sole che fora le nubi, la roccia adornata dal rosso vermiglio del sedum fiorito, che in sardo, per singolare coincidenza, si chiama "achinedda 'e mariane", "uva della volpe", la volpe tenuta ben stretta tra le zampe, con le ali elegantemente spalancate per compensare la forza dello strappo; tutto è stato fissato in uno scatto riuscito. L'immagine, di armoniosa drammaticità, è stata più volte pubblicata su riviste di fotografia e naturalistiche, libri ed enciclopedie.
Foto a sinistra
"Maternità" - Gennargentu
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