CARTE, PELLICOLE E GAMMA TONALE II
Romano Sansone, marzo 2005

Questa serie è iniziata per far toccare con mano l'impossibilità di risalire alla gamma tonale delle pellicole, qualunque cosa si intendesse con questa espressione, partendo dall'esame visivo di una stampa e prescindendo dal soggetto fotografato. È poi stato messo in evidenza il ruolo cruciale della carta sulla distribuzione dei toni di grigio, in combinazione con tre tipi di pellicole dalle curve caratteristiche diverse. Vorrei ora concludere estendendo alle gradazioni 0 e 5 l'analisi inizialmente limitata alla gradazione 2. A questo scopo, e per comodità di trattamento, basterà fare riferimento alla sola pellicola HP5+.

Nell'articolo "Pellicole, carta e gamma tonale" abbiamo preso le mosse da un ipotetico soggetto con una gamma di luminosità di 1.25, esattamente uguale alla gamma di esposizione della carta Agfa Multicontrast n°2, ed abbiamo osservato come uguali intervalli di luminosità del soggetto, tutti corrispondenti ad intervalli di densità di 0.25 sul negativo grazie alla linearità della curva caratteristica della HP5+, venissero riprodotti come intervalli ineguali di densità nella stampa, concludendo così che la carta distorceva i rapporti di luminosità del soggetto (Fig. 1)


Fig. 1

Riprendiamo il nostro ipotetico soggetto, che con una gamma di luminosità di 1.25 poteva essere una normale scena all'aperto in una giornata di sole, ad aggiungiamovi un bell'albero frondoso, con riflessi speculari sulle foglie ed ombre profonde sotto i rami bassi, estremi che vogliamo far apparire sulla nostra stampa con un minimo di dettaglio. Il negativo sarà molto più contrastato e richiederà una carta di gradazione inferiore. Supponiamo, sempre a titolo di esempio, che la gamma di densità del negativo sia di 1.85, che coincide con la gamma di esposizione della Agfa Multicontrast di gradazione 0. (Fig.2, a destra)


Fig.2

In conseguenza dell'estensione della luminosità del soggetto l'aumneto totale di densità del negativo sarà di 0.60, che sempre per comodità di trattamento assumiamo essere divisa in due intervalli 0.30 rispettivamente dal lato luci e dal lato ombre del negativo originale; tuttavia, per consentire un confronto diretto con la Fig.1 ne prenderemo in considerazione solo una parte di tali intervalli, con un'ampiezza di 0.25. Osserviamo che:

  • quelle che nel soggetto iniziale erano alte luci ed ombre profonde sono state rimpiazzate da quelle nuove, e vengono rappresentate come gamme di grigio;
  • quello che prima era il tono intermedio del soggetto (linee blu) è nettamente più chiaro nel suo complesso e al tempo stesso è rappresentato da una più ristretta gamma di grigi;
  • i valori delle nuove alte luci ed ombre risultano nettamente compressi.
Se in luogo di stampare su una carta di gradazione 0 il negativo riceve uno sviluppo ridotto, in modo da riportarne la gamma di densità da 1.85 ad 1.25 e se lo stampiamo su carta di gradazione 2, si ottengono i risultati riportati in diagramma a sinistra della Fig.2. Va da se che in nessuno dei due casi i risultati possono essere uguali quelli di Fig. 1, dato che bisogna forzare entro i limiti di densità della carta una più vasta gamma di luminosità del soggetto, ed è fatale che da qualche parte qualcosa debba cedere. Ma anche le due procedure illustrate in Fig. 2, che pure partono dallo stesso soggetto, danno risultati diversi. È difficile valutare attraverso i numeri tale differenza, ma è garantito che diventerà visibile al momento di stampare.

In maniera analoga esaminiamo il caso di un soggetto a basso contrasto, al quale corrisponda un negativo con gamma di densità uguale ad 1.0, equivalente alla gamma di esposizione della Agfa Multicontrast N° 5


Fig. 3

Se dividiamo la gamma di densità del negativo in cinque intervalli uguali, questa volta di 0.20, vediamo nel diagramma a sinistra della Fig.3 come vengono riprodotte le luci, le ombre ed i mezzi toni. Ma se sviluppiamo il negativo in modo da espanderne la gamma di densità ad 1.25 e lo stamparlo su carta di gradazione 2, ricadiamo nelle condizioni della Fig. 1, che per comodità riportiamo a destra della Fig. 3

Non solo le due procedure danno risultati diversi, ma le differenze sono drammatiche, perché, mentre le luci vengono riprodotte in maniera simile

  • la carta di gradazione 5 comprime drasticamente le ombre;
  • i toni intermedi vengono notevolmente scuriti ed il loro contrasto interno raggiunge valori mai osservati in tutte le altre combinazioni di sviluppo e gradazione di carta.
Non c'è bisogno di aggiungere che qualitativamente questo si verificherà con qualsiasi pellicola, accentuando o attenuando le distorsioni dei rapporti di luminosità del soggetto a seconda di come le distorsioni causate dalla pellicola vengono amplificate o ridotte da quelle causate dalla carta.

Una gran parte dei lettori avrà già pronta la domanda: "Ma a noi cosa importa, visto che siamo legati mani e piedi alle pellicole in rulli, senza la libertà di sviluppare come vorremmo?"

Di questa gran parte dei lettori fa parte chi, avendo sviluppato una pratica che gli permette di ottenere risultati anche molto soddisfacenti, non si pone ulteriori domande. Per essi tutto questo non è di alcun interesse. Ma c'è anche chi continua a sperimentare con pellicole e rivelatori, e nel loro caso dovrebbe essere coerente con il loro spirito di ricerca o quanto meno con la loro curiosità il prendere coscienza di ciò che si nasconde dietro il processo fotografico oltre alle suddette variabili, anche perché, se è vero che non c'è libertà di movimento nello sviluppo ci sono varie possibilità di intervento prima, durante e dopo l'esposizione per poter gestire in modo abbastanza efficace svariate situazioni di contrasto:

In fase di ripresa
  • La pre-esposizione: è un modo per ridurre di una zona il contrasto; non più di una zona, ma è già qualcosa.
  • L'uso di filtri: non per far vedere le nuvole, ma per scurire le ombre o per accentuare le differenze tra dettagli di diverso colore (funziona solo con il sole o con soggetti che contengano forti dominanti di colori appropriati).
In fase di stampa
  • L'intensificazione al selenio: permette di aumentare di una zona il contrasto, a condizione che il negativo sia stato previamente bene esposto anticipando questo trattamento.
  • Le carte a gradazione variabile: offrono una fantastica opportunità per controllare la distribuzione dei grigi mediante esposizioni multiple a diversi gradi di contrasto dell'intera foto, o di dettagli dei quali vogliamo modificare la posizione sulla curva caratteristica.

Conclusione: se alla fine di tutto questo qualcuno riesce a convincermi che sono io a non aver capito nulla e che tutto ciò che conta è la scala tonale del negativo, venderò l'ingranditore, montarò i negativi nelle cornicette per le dia, e li contemplerò con il proiettore. Mi risparmierò un sacco di fatica.

Romano Sansone © 03/2005
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