COME BRESSON
Cosa contraddistingue una foto di Henry Cartier-Bresson?
Romano Sansone, settembre 2009

COS'È UNA FOTO BRESSONIANA?
Il mio primo incontro con Henri Cartier-Bresson fu un vero colpo di fulmine. Il secondo colpo lo presi quando mi accorsi che praticare il tiro al volo con la Leica che mi avevano prestato non aveva nulla in comune con la fotografia di HCB. Misi allora Bresson da parte e non ci pensai più, ma un cambio di tendenza nella mia fotografia mi ha invogliato a scoprire se in me fosse rimasto qualcosa dell'antico interesse.

Un primo aiuto l'ho trovato in un DVD di Ferdinando Scianna. Dichiaratamente bressoniano e lui stesso reporter dell'Agenzia Magnum fondata da Cartier-Bresson, dice ad un certo punto che una foto non la si "fa" ma si "riceve". Questo esclude dalla fotografia bressoniana ogni foto preceduta da un intervento preparatorio; così, ammesso che la mia foto in Fig.1 possa essere vista come tale, non lo sarà mai perché è stata costruita chiedendo a mia moglie di andare a spiare nel locale dalla finestra. Se può trarre in inganno l'osservatore non può trarre in inganno me.

Fig.1

Personalmente credo che vi sia un intervento anche quando questo non è fisico ma si presenta come una costruzione mentale del fotografo. Purtroppo non ho foto per illustrare questa mia convinzione ma cercherò di spiegarmi a parole: su un muro campeggiano un manifesto elettorale del PD ed un divieto di svolta a sinistra; il fotografo prima di scattare, attende un passante che si muova verso destra. La foto può essere divertente o costituire un efficace messaggio propagandistico, ma non è bressoniana, e vediamo perché. Prendiamo a caso la foto 34 nel sito Magnum (http://www.magnumphotos.com > photographers > Cartier-Bresson, Henry > portfolio)

Può aver bisogno di un testo per spiegare dove ed in che occasione si svolge l'evento, può mettere in moto un processo di pensiero sulla condizione dell'uomo in quella località, ma non richiede una lettura ed un'associazione dei suoi elementi per essere capita perché non c'è nulla da capire. Ci dice sempre Scianna che una foto "mostra", non "dimostra".

Stabilito che cosa la fotografia bressoniana non è, per continuare il discorso può tornare utile fare due distinzioni, e precisamente:

- Tra reportage e "foto singole".
- Tra foto senza presenza umana e con presenza umana.

Inizialmente, lo stesso HCB dice "desideravo soprattutto cogliere in una sola immagine l'essenza di una scena emergente. L'idea di fare dei reportage fotografici, cioè di raccontare una storia in più immagini, non mi è mai venuta". È più tardi che la sua fotografia si è evoluta nella direzione del reportage. Ma per quanto riguarda me, e credo anche molti fotografi che cercano in HCB un metro per misurare i propri risultati, il reportage non entra neanche in discussione. Al più si faranno delle foto che figurerebbero bene in un reportage, alle quali manca il legame che le unisce in una storia.
Perciò limitiamoci alle immagini singole, quelle che stanno in piedi da sole.

Alcune sono cospicue per l'assenza della figura umana, e non le prenderò neanche in considerazione perché, con tutto il rispetto dovuto al grande maestro, non mi sembra siano quelle sulle quali si gioca la partita. È invece interessante osservare come quelle dove la figura umana è presente coprano tutta la gamma di rapporti dimensionali tra l'uomo e l'ambiente, a partire dalle figure in primissimo piano fino alle minuscole presenze che danno significato a spazi altrimenti vuoti e poco o nulla interessanti. Questo allarga enormemente il campo della "street photography", che in tanti altri casi è confinata ad un circolo di pochi metri intorno al fotografo.

Inquadrato così il tipo di fotografia sulla quale vogliamo concentrarci è ora di guardarvi un po' dentro per capire che cosa la distingue.

La prima cosa che salta in mente è il famoso "istante decisivo". Ce ne ho messo di tempo a capirne qualcosa e penso che la mia comprensione sia ancora superficiale, ma di una cosa sono abbastanza sicuro: si è creata una grande confusione interpretando l'istante decisivo di HCB come l'attimo fuggente, cioè il compiersi di un evento in un lasso di tempo al limite della velocità di reazione del fotografo.

Fig. 2

Tra le mie due foto in Figg. 2 e 3 (a lato) la prima testimonia della mia prontezza di riflessi, ma ha la staticità di un presepe con tanto di angelo sospeso ad un filo e di figurine di gesso congelate in atteggiamento estatico. Se c'è un istante decisivo nella scena è quello della Fig. 3, che meglio comunica il rapporto tra l'animatore e i bagnanti, con la figura dominante del primo alla quale si contrappongono gli sguardi attenti dei secondi. Naturalmente anche per la Fig. 3 è stata necessaria una certa prontezza, ma preceduta dall'attesa che il momento giusto si presentasse. E questo è l'aspetto maggiormente rivelatore del portfolio di HCB: l'istante decisivo può essere anticipato e giungere alla fine di un'attesa più o meno prolungata; a volte non c'è neanche un evento in evoluzione, la scena è statica ed il fotografo ha tutto il tempo per scattare. Per la foto 23 del portfolio HCB avrà dovuto intuire la situazione che si andava creando ed aspettare che la persona si trovasse al posto giusto, nella foto 21 non sembra che l'uomo o il gatto abbiano intenzione di muoversi, e nella foto 27 i soggetti stanno addirittura dormendo. Mi azzarderei a dire che l'istante decisivo non è nella scena ma nella mente del fotografo, quando riconosce che tutti gli elementi della scena sono al posto giusto, in un giusto rapporto tra di loro e con l'ambiente che li circonda. Va da sé che in un ambiente continuamente mutevole l'occhio allenato riconoscerà più facilmente le occasioni favorevoli e riuscirà meglio a fermare sulla pellicola o sul sensore quelle di breve durata, ma lo spazio per esprimersi è ampio senza necessità di competere in velocità con HCB e senza pretendere di aver fatto una foto bressoniana quando questa è un obbrobrio come la Fig. 2.

Il secondo aspetto della fotografia bressoniana che merita un attimo di riflessione è la composizione, sia perché è lui a parlarne esplicitamente, sia perché troppo spesso, di fronte ad una foto ottima sotto tutti gli aspetti è di questa che l'osservatore si limita a tessere le lodi. Se questo può avere un senso quando la composizione è fine a se stessa, non lo ha per le foto di HCB o per quelle che vi si ispirano. Secondo HCB "una foto si vede nella sua totalità, in una volta sola, la (sua) composizione è una coalizione simultanea, la coordinazione organica di elementi visuali. Non si compone in maniera gratuita, ve ne deve essere una necessità e non si può separare la sostanza dalla forma". Messa in termini più pedestri, un uomo elegante attraversa Londra senza farsi notare (Lord Brummel). Se in una foto che si vuole bressoniana la composizione si fa notare, probabilmente c'è qualche cosa che non va.

Fin qui è stato abbastanza facile riconoscere alcuni caratteri distintivi della fotografia bressoniana perché abbiamo ragionato "con la mente e con l'occhio"; è stato come scoprire che Manzoni scriveva bene perché conosceva bene la grammatica e la sintassi. Ma come si possono scrivere banalità in un linguaggio impeccabile così si possono produrre foto formalmente perfette, a volte anche molto belle, e che mancano di quel tocco in più che contraddistingue la fotografia di HCB. Secondo lui stesso, un reportage, e di necessità ogni foto che lo compone, "è un'operazione progressiva della mente, dell'occhio e del cuore per esprimere un problema, fissare un evento o delle impressioni". E questo è il cimitero di tante buone intenzioni, perché un fotografo che non entri in sintonia emotiva con il soggetto non avrà la materia prima per produrre un'immagine che trasmetta qualcosa a chi la osserva. Naturalmente non esistono ricette per imparare ad "entrare in sintonia", ma c'è un modo sicuro per non entrarci: cercare coscientemente l'immagine invece di lasciare che sia lei a trovare noi, perché, impegnati in uno sforzo razionale, non avremo "il cuore" sgombro e pronto a riceverla.

C'è una conclusione per tutto questo? Potrei cavermela parafrasando un giudice americano quando sentenziò "Io non so definire che cosa sia la pornografia, ma la riconosco quando la vedo". Non essendo così sicuro di me, preferisco dire "Io non so definire che cosa sia la fotografia bressoniana, ma se, osservando una foto, sono assalito da qualche dubbio, preferisco stare dalla parte sicura e dire che non lo è. Potrei sbagliare, ma avrei almeno la coscienza di non aver fatto concessioni alla mediocrità."

E le mie foto? Se prima pensavo di averne poche che potessero ricadere nell'orbita di HCB, ora ne ho pochissime. Ho perso delle foto ma ho imparato qualcosa. Il bilancio è positivo.

Romano Sansone © 09/2009
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