LA DIAPROIEZIONE
Un vero e proprio spettacolo di intrattenimento

MPR Audiovisivi, gennaio 1998

La diaproiezione, nasce dall'esigenza di vedere le proprie immagini ingrandite su di uno schermo. (Ovvio e scontato) Quando facciamo avanzare il caricatore, abbiamo però un buco nero. (Scontato ed ovvio) La dissolvenza tra due proiettori permette di eliminare il buco nero e dare continuità alle diapositive proiettate. Una sequenza di immagini in dissolvenza, realizzata con due proiettori, ha come scopo principale una miglior visione delle fotografie. Questa è la base di partenza per la creazione di un intrattenimento visivo realizzato con immagini statiche. Frasi coincise che introducono le basi della multivisione, ultimo stadio di una tecnica di intrattenimento basata sulla proiezione di diapositive. Per arrivare ad un prodotto complesso, bisogna partire dal poco e salire gradino per gradino.
Vediamo cosa succede al primo stadio: immagini in sequenza presentate con due proiettori che funzionano in dissolvenza. Cosa serve?

- Due proiettori predisposti ed una centralina che li possa comandare.

Perché i proiettori devono essere predisposti e cosa è una "centralina"?

I diaproiettori sono costruiti per fornire diversi servizi:

  • standard (proiezione di diapositive con caricatori lineari o a cascata)
  • con telecomando ad infrarossi
  • comandabili da centralina di controllo per dissolvenze
  • comandabili da computer
  • programmabili per la gestione di un secondo proiettore
  • soluzioni integrate: un proiettore con doppio obiettivo e doppio portadiapositiva che consente di realizzare un diaproiezione senza la necessità di moduli aggiuntivi.

Spiegare i servizi offerti da tutte queste tecnologie è alquanto complesso, comunque, proverò.

Il classico proiettore per diapositive spero lo conosciate tutti, come conoscerete i telecomandi a cavo ed i sistemi agli infrarossi. D'altronde, per chi usa un computer ed è interessato alla proiezione in dissolvenza, dovrebbero essere cose risapute. Puntualizzo, però, che alcuni modelli sono dotati di veri e propri centri di controllo che permettono, a distanza, di gestire tutti i comandi del proiettore (compresa la luminosità massima che deve fornire la lampada).

I diaproiettori comandabili tramite moduli aggiunti, sono quelli che maggiormente ci interessano. Infatti, le soluzioni integrate, oltre ad essere assai più costose, non forniscono grande affidabilità, causa la complessità costruttiva e l'utilizzo prevalentemente amatoriale. I centri di controllo (computer, "centraline", moduli AV, dissolvitori, integrati AV ecc...) meritano un discorso particolare, che vado ad introdurre. A livello strutturale, i proiettori, anche se più o meno completi, rimangono identici ed asservono alle medesime funzioni.

Partiamo quindi da un dissolvitore per far funzionare due proiettori. La soluzione più semplice è un comando manuale che funziona da interruttore o meglio potenziometro (spiego in termini semplicistici). Questo potenziometro è costituito da una levetta che si sposta dalla posizione A alla posizione B, inviando al proiettore A il comando di spegnimento ed al proiettore B il comando di accensione. In pratica, si agisce sulla luminosità della lampada del proiettore, la quale esegue fedelmente gli impulsi dello "slider" (così viene definito il dissolvitore). Fatta la dissolvenza tra A e B dobbiamo ora cambiare diapositiva! Nulla di più semplice, anche i modelli pi comuni, a fondo scala (cioè nella posizione A o B) permettono di premere o far avanzare ulteriormente la levetta, al fine di comandare un cambio di immagine al proiettore spento. Ovviamente, riportando il comando nella posizione precedente (da B ad A), si ottiene una dissolvenza inversa. Un ulteriore paragone, sul funzionamento di un dissolvitore, potrebbe essere fatto con un comunissimo mixer audio, strumento da cui, effettivamente, derivano il concetto e le funzionalità dello stesso. Veniamo ora alla parte cruciale: il funzionamento di questo sistema, come avviene? Quando facevo notare che si rendono necessari proiettori predisposti, mi riferivo al fatto che questi proiettori devono disporre di un ingresso dedicato a sistemi esterni per dissolvenza. Quest'ingresso permette di comandare la lampada e l'avanzamento del caricatore (sono opzionali, su alcuni modelli, altre funzioni). Perché un ingresso separato? Per consentire al proiettore di mantenere in funzione la lampada, la ventola e tutte le sue funzioni anche in seguito ad un comando di spegnimento. Cosa potrebbe accadere, se non ci fosse questa "presa"? Che per far spegnere la lampada, dovremmo necessariamente spegnere il proiettore, e conseguentemente (oltre al deterioramento di tutto il sistema) non potremmo far avanzare la diapositiva. In pochissime parole: due proiettori ed un "mixer" che li comandi.

Veniamo ora ad analizzare un concetto fondamentale dell'intrattenimento AudioVisivo: l'audio.

Ovvio e scontato... Se dobbiamo far vedere le diapositive agli amici, dobbiamo necessariamente proiettarle, se vogliamo introdurre la dissolvenza, possiamo manualmente comandare l'impianto a nostro piacimento, ed al termine di un commento possiamo dissolvere in tutta comodità. Ma se la sequenza delle immagini serve a sensibilizzare lo spettatore, si rende necessaria una musica di sottofondo. Nella più semplice delle ipotesi, possiamo sfruttare il comunissimo impianto stereo di casa e lasciare che le immagini scorrano con un sottofondo musicale. Ma se non ci volessimo fermare a così poco? Se volessimo automatizzare il tutto? Le centraline (vengono così definite per la capacità di gestire più servizi) oltre alla dissolvenza, permettono di registrare su nastro i comandi impartiti in fase di programmazione. Mi spiego: vogliamo fare una proiezione che deve funzionare in automatico (non tutti gli slider sono dotati di questo sistema). Predisponiamo la nostra centralina di dissolvenza collegandola ai proiettori, accendiamo il tutto ed inseriamo le ruote. Sul nostro "aggeggio", normalmente, vi sono due prese RCA (comunissime prese di collegamento per impianti audio es. l'uscita del registratore che si collega all'amplificatore è costituita da un cavetto con due connessioni RCA (maschio) che si collegano al canale destro ed al canale sinistro) con funzioni distinte: una manda dei segnali in uscita (come un mangianastri in play), l'altra li riprende in entrata (come un registratore in rec). Il funzionamento del sistema, quindi, è come quello del nostro mangianastri, solo che in uscita i nostri segnali (ovvero gli impulsi che scaturiscono dal cambio di diapositive o dalla dissolvenza) vengono registrati su cassetta per poi essere usati dalla sola centralina. Sono quindi segnali analogici che definiscono dei comandi e non sono pertanto ascoltabili tramite impianto stereo. Si rende perciò necessario (sui comunissimi registratori) usare un canale per questi segnali, ed un altro per la musica (quindi in MONO). Il sistema funziona così: collego la sorgente audio ad un canale (es. destro) e l'uscita della centralina ad un altro (es. sinistro). Mi preparo (mando il registratore in REC) e faccio partire la musica (o inizio a dare gli impulsi a seconda delle mie esigenze). Piano piano, fornisco tutti i comandi tramite la mia centralina e realizzo la proiezione. Alla fine, riavvolto il nastro, sposto il cavetto che era in uscita dalla centralina, nell'ingresso della stessa (se avevamo già collegato il cavetto sia all'ingresso di centralina e registratore, sia alle uscite degli stessi, nulla altro dobbiamo fare), collego l'uscita del registratore all'impianto stereo (sempre che non sia già stato fatto) e mando il play. Vedremo in tutta tranquillità il nostro prodotto AudioVisivo sullo schermo. Ogni volta che lo vorremo riprodurre, ci basterà inserire il cavetti nelle giuste posizioni e dare il comando play. Ecco fatto!!!! Semplice, vero? Ma i problemi sono altri: la tecnica di base. Normalmente non si dovrebbero incrociare immagini in orizzontale con immagini in verticale (le proiezioni sono in orizzontale!), non si dovrebbero tenere tutti i tempi di dissolvenza uguali, non si dovrebbe mettere un'immagine scura vicino ad un'immagine chiarissima, non si dovrebbero superare i dieci minuti di proiezione, non si... Troppe cose, dettate da norme che non sono altro che un riferimento all'estetica compositiva che ci muove nella realizzazione di un prodotto. Personalmente, piuttosto che spiegare come fare un audiovisivo, preferisco, in questa pagina, continuare ad illustrare alcuni sistemi.

Veniamo ora ai registratori audio: esistono registratori dedicati? Sì!!!!

Eccome se esistono... Moltissimi registratori, da diversi anni, dispongono di più tracce. Alcuni di questi, dedicati ai prodotti multimediali (il multimedia NON È computer e basta, anzi, è tutt'altro!) hanno due tracce audio ed una traccia SYNC (dedicata alla sola gestione degli impulsi provenienti da qualsiasi programmatore o computer), altri hanno quattro, otto o più tracce. I sistemi di controllo audio (per il miglioramento della qualità) sono molteplici, e per i TAPE in particolare abbiamo il Dolby (NR, B, C ecc...) ed il dbx. Spesse volte, si sottovaluta l'importanza del sistema audio, ma nella maggior parte dei casi, le diapositive belle, devono, necessariamente, essere supportate da una buona realizzazione sonora.

Ho parlato del canale SYNC, come funziona? Tutti i registratori, semplici o complessi, dispongono di almeno due "testine" di scrittura e due di lettura. Queste "testine" sono in pratica gli interpreti dei segnali che arrivano al registratore o che partono dal nastro. In che modo interpretano: riversando una serie di dati su di un supporto, dati che però arrivano in forma di onda, e quindi devono necessariamente essere "riletti". Ovvio che siano solo una parte determinare di un sistema più complesso, ma sono anche la parte fondamentale che determina la fascia di utilizzo di un prodotto. Due testine corrispondono a due canali (stereo), quando giro il nastro le testine leggono gli altri due canali, quindi lo standard prevede la scrittura di quattro canali (due in ogni senso). Per questa ragione si è pensato, inizialmente, di sfruttare una traccia SYNC. Vengono scritte, con due testine le tracce stereo, e la terza scrive solo gli impulsi. Pertanto, i registratori dedicati ad impianti audiovisivi, scrivono in un solo senso e la cassetta NON si può girare. Altre varianti sono date da sistemi a 4 o 8 tracce, che suddividono il nastro in più settori per poter così registrare parlato, musica, effetti, impulsi ecc...

Veniamo ora alle minime varianti dei sistemi: programmatori a tastiera per due proiettori. Funzionano, sostanzialmente come gli Slider e sono veri e propri computer(ini) aventi molte funzioni, tra queste dei comandi come il cut (cambio rapido della diapositiva) ed il flash (lampeggio tra due diapositive in proiettori diversi). Permettono di disporre di comandi prefissati per la dissolvenza (normalmente 0,5/1/2/4/8 sec. combinabili tra di loro) e forniscono, a volte, la possibilità di aggiunta di un ulteriore proiettore. I sistemi avanzati... Esistono particolari programmatori, chiamati moduli o computer, che servono a gestire più di due proiettori, normalmente sono comandabili in cascata per gestire anche decine di moduli e formare così una strumentazione atta alla produzione di multivisioni. Giusto! Multivisioni, ma cosa sono, cosa sono i diaporama, cosa sono le serie sonorizzate??? Il tipo di proiezione analizzata precedentemente (immagini in dissolvenza e sottofondo sonoro) viene definita serie sonorizzata. Un diaporama, normalmente, ha una storia ben precisa ed è introdotto da un testo, parlato o scritto, che definisce la storia in questione. La multivisione, generalmente, si basa sullo sfruttamento di più schermi, ma non solo... Questo spettacolo multimediale (sfruttato anche in molti concerti di Jarre ed Oldfield) nel quale le immagini permeano lo spazio intorno agli spettatori, viene oggi, grazie all'usufrutto di particolari tecnologie, sfruttato per diversi scopi. Si possono anche unire proiettori di immagini, cine, laser, schermi d'acqua, effetti olografici, impianti Dolby Sorround ecc...(tendo a puntualizzare: è più facile trovare il Dolby Sorround Disney in uno spettacolo Multivision che in un cinema di qualsiasi città) La tecnica della proiezione di diapositive è stata sviluppata negli anni settanta per sensibilizzare i rappresentanti delle grandi aziende e spingerli a vendere un prodotto sfruttando al meglio le proprie capacità. Un connubio aziendale (una automobilistica, e due del settore fotografico), produsse in un salone dell'automobile uno spettacolo sconvolgente: un libro enorme, sul quale venivano proiettate diapositive 6x6, nello scorrere delle immagini, nessuno si accorse che un'auto vera era entrata in scena. Sembravano talmente reali tutte le diapositive, che quando si vide l'ennesimo effetto di un macchina che scorreva sul libro, nessuno si accorse del misfatto. L'animazione che si era creata, generata da immagini statiche mosse tramite proiettori, aveva fatto crescere l'attesa da parte dello spettatore, che al riaccendersi delle luci, era stupito nel vedere una macchina sul palco. Ciò che sarebbe stato ovvio, era stato rivoluzionato da una tecnica di presentazione moderna, uno spettacolo multimediale, in cui tutti i sensi vengono sfruttati per innalzare l'emozione nello spettatore. Normalmente si definisce un filmato video il mezzo migliore per promuovere un prodotto, ma esso è solo economico, di bassa qualità e facile da gestire. Non sensibilizza alcuna persona. L'unico prodotto che può competere con un'immagine statica è un'immagine tridimensionale realizzata al computer, che per la sua assurdità può aiutare a promuovere un marchio... ma alla fine tutte le innovazioni stancano, poiché la meraviglia non è necessariamente condizionamento dello spettatore. Questo è il prodotto Audiovisivo che dobbiamo considerare.

Veniamo ai sistemi complessi. Tutte le centraline funzionano allo stesso modo, ma... come disse Orwell:" Tutte le centraline sono uguali, ma quelle programmabili al computer sono più uguali delle altre!" Parafrasando Animal Farm, possiamo dire che liberarsi dell'approssimazione nella realizzazione multimediale, non è stato certamente produttivo. Ad oggi, in un mondo in crescente espansione, il prodotto computerizzato compie gli stessi passi di quello analogico, solo più velocemente, più semplicemente, con miglior precisione, con maggior potenzialità, con qualità superiore, con... Insomma, ciò che era nuovo qualche anno orsono, oggi è obsoleto! I marchi pi prestigiosi si sono rivolti a prodotti che permettono di ricreare, all'interno di un computer, una sequenza di immagini, brani musicali, gestione di luci e di apparecchiature collaterali, che asservono alla realizzazione di uno spettacolo innovativo. Dire cosa sia un proiezione a più schermi, è impossibile, troppi fattori devono essere considerati, usare 10 proiettori è semplice, gestirli anche, basta avere i soldi per comprare l'attrezzatura. È sfruttarli al meglio che è molto difficile. Le persone che non si rendono conto delle potenzialità dei mezzi a loro disposizione, normalmente, comprano il triplo, per sfruttare la metà di ciò che hanno. L'ignoranza della tecnica e la mancanza di gusto, molto spesso, fanno stancare lo spettatore con inutili virtuosismi. Più che dire quindi come deve essere fatta una proiezione, cosa che merita un vero corso, e molto più approfondito, tendo a far notare come l'evoluzione della tecnologia abbia prodotto nuove strumentazioni, e quanto queste strumentazioni possano servire a produrre innumerevoli sequenze di grande impatto scenico. Come accennato, esistono moduli che consentono lo sfruttamento di programmi funzionanti su piattaforme Win o Mac; esistono programmi dotati di gestore dell'audio, esistono soluzioni integrate per la gestione di una sala teatrale intera, il mercato offre di tutto. Ma cosa serve, realmente? Il sistema più semplice è quello spiegato per intero nella parte iniziale, due proiettori ed un dissolvitore, è il più economico ed il più comodo da usare. Per automatizzare il tutto è necessaria una "centralina" di controllo (che nel caso più semplice è un dissolvitore con possibilità di inviare i dati ad un registratore). Vi sono, poi, moduli integrati che comprendono sia registratore che centralina (ma nella maggior parte dei casi costano più di quello che offrono e funzionano meno bene di tutte le altre soluzioni), vi sono computer e super-sistemi. L'importante è essere consapevoli delle proprie esigenze. È possibile, come detto, gestire decine di proiettori e tracce audio monitorizzando il funzionamento degli stessi prima ancora di vedere le dia proiettate. È possibile, dopo aver fatto la scansione delle immagini, inserirle "virtualmente" nel proiettore, impostare i comandi di accensione e spegnimento delle lampade corrispondenti ad un tempo determinato e dare il play. In una finestra di preview sarà possibile vedere il risultato e determinare l'impatto della proiezione, prima ancora che la stessa venga materialmente prodotta. È come gestire un sistema i editing video, o come produrre un CD-Rom multimediale, cambia semplicemente il mezzo di trasmissione al pubblico. Ma nella vita, tutto è possibile, ma non fondamentale...

Alla domanda se una multivisione può essere interattiva, la risposta è semplice: sì. Le apparecchiature di oggi permettono di comandare più programmi contemporaneamente, consentendo il posizionamento di periferiche di input che permettano di variare il corso della diaproiezione. L'interazione di sistemi come videoproiettori e server consentono di unire pagine Web o filmati AVI alle classiche diapositive. Esiste, però un problema... Quando ci si reca innanzi ad un pubblico non si possono soddisfare le esigenze di un singolo, e pertanto, tutte queste soluzioni, anche se possibili, non vengono sviluppate. Innanzi ad un pubblico di 1000 persone che assiste in un cinema al medesimo spettacolo, è impossibile farli interagire tutti insieme. Limiti non ne esistono, quindi, ed il sistema di funzionamento di questi prodotti è semplice ed intuitivo, forse offrono più opportunità dei vecchi sistemi, ma ad un costo nettamente superiore.

MPR Audiovisivi © 01/1998
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