DIGITALE SI', DIGITALE NO
Agostino Maiello, dicembre 2003

RIFLESSIONI E CONSIDERAZIONI SULLA FOTOGRAFIA DIGITALE, ANCHE RISPETTO ALLA CARA VECCHIA PELLICOLA. DIMENSIONI DEI SENSORI A CONFRONTO.

dimensioni sensori Negli ultimi due anni una domanda che spesso ci è stata posta è: "cosa pensate del digitale?". La risposta è articolata e sicuramente quelle che davamo tre anni fa erano diversissime da quelle attuali. Agli inizi le fotocamere digitali costavano tantissimo e la loro qualità era di gran lunga inferiore a quella ottenibile con un valido corredo a pellicola, senza contare le difficoltà ed i costi sul fronte della stampa. Troppo spesso, inoltre, a progettare le "digicamere" erano degli informatici, non dei fotografi, e ciò faceva arrivare sul mercato prodotti che alla fine attraevano più chi era in cerca di un gingillo all'ultima moda che chi necessitava di uno strumento per fotografare. Ma, si sa, i tempi cambiano, ed ormai il 2004 è alle porte: al netto di una fascia di prodotti ancora molto "giocattolosi" e fatti per stupire sull'immediato più che per convincere nel tempo, bisogna riconoscere che il panorama dell'offerta inizia ad essere sufficientemente variegato.

Ci sono, innanzitutto, le reflex: quelle dal sensore a formato pieno, che costano quanto una piccola utilitaria, e le altre: se fino a uno/due anni fa ci volevano 4-5000 Euro per portarsene una a casa, prima la Nikon con la sua D100 e poi la Canon con la EOS 300D hanno reso tale categoria di prodotti assai più accessibile; in particolare l'ultima nata in casa Canon costa intorno ai 1300 Euro, davvero un prezzo concorrenziale che inizia ad essere appetibile anche per il fotoamatore evoluto. E come è lecito aspettarsi dal mondo del digitale, in futuro avremo modelli dalla risoluzione sempre maggiore, ed a prezzi sempre più contenuti fino al loro definitivo assestamento.
Tra le reflex e le compattine, inoltre, si è creata una categoria intermedia, che spesso viene definita "prosumer" (incrocio tra "professional" e "consumer"; ah, il marketing...), e che individua le fotocamere che, pur non essendo ad obiettivi intercambiabili, hanno sicuramente qualcosa in più rispetto alle compatte da 3/400 Euro, in termini di qualità ottica e versatilità d'uso. In sostanza si tratta di fotocamere che si rivolgono ai fotografi (non, cioè, a chi voglia una fotocamera digitale da usare tre volte l'anno: ad agosto, a Natale ed al compleanno del figlio) che non sono disposti a spendere le migliaia di Euro richieste da una reflex digitale. Queste macchine prosumer sono un ottimo ponte verso il mondo del digitale, consentono di prendere confidenza con esso senza dover abbandonare i propri corredi e senza dilapidare il conto corrente.

Va anche detto che sono sempre più presenti, nei listini dei maggiori produttori, ottiche pensate per il digitale, che tengano conto cioè delle dimensioni dei sensori. Anche il mondo della stampa si sta adeguando ai nuovi scenari di mercato: sempre più laboratori sono attrezzati per il digitale, e ricevono indifferentemente una pellicola, un file per email o una memory card. Le macchine da stampa stanno migliorando, gli operatori stanno accumulando il necessario know-how, i costi stanno scendendo, e ciò appare come una tendenza irreversibile.
Riguardo alla stampa bianconero, se le stampanti inkjet non ci sembrano ancora ai livelli di una vera stampa da camera oscura, il discorso cambia se parliamo della "stampa BN digitale" dei laboratori professionali (cioè fatta su vera carta fotografica), sicuramente migliore delle stampe ottenibili dal 90% dei fotoamatori dopo sudati e faticosi pomeriggi in camera oscura.

Tutto perfetto quindi? Naturalmente no: ci sono molti altri fattori da considerare. Innanzitutto, il fatto che con il digitale si possa ottenere un'ottima qualità d'immagine, e con una praticità notevolmente superiore rispetto alla pellicola, non significa che si debbano buttare a mare tutti i corredi "chimici". Ce ne vorrà di tempo prima che le pellicole spariscano dai negozi, e gli obiettivi che erano ottimi e soddisfacenti ieri continuano ad esserlo oggi.

Chi con la fotografia ci lavora, e quindi deve considerare anche la rapidità nella consegna del prodotto finale, sicuramente sarà più propenso a passare al digitale; ed è ciò che è accaduto, infatti, nel mondo del reportage. Ma per i non professionisti la scelta non è così obbligata, anche perché la transizione non è indolore: va bene che le reflex digitali Canon e Nikon non hanno cambiato innesto, ma a causa dei sensori più piccoli gli obiettivi risultano, diciamo così, di lunghezza focale aumentata. Complimenti ai produttori che ci hanno venduto un moltiplicatore di focale incorporato: ne saranno ben contenti i naturalisti che vedranno i loro 200mm diventare dei 300mm ed oltre. Ma la coperta è sempre quella, e se l'abbiamo tirata dal lato dei tele, ci troviamo scoperti da quello dei grandangolari: per avere un banale 28mm bisogna comprare un costosissimo 17/18mm. Certo, le ottiche per il digitale stanno uscendo, ma allora bisogna ricomprare l'intero corredo: andatelo a dire a chi ne ha uno ricco e articolato, frutto di anni ed anni di selezione...

Inoltre, il digitale costringe il fotografo a impratichirsi con un mondo che non necessariamente, finora, egli era tenuto a conoscere: quello dell'informatica. Bisogna dunque imparare ad usare un computer, a calibrare un monitor, a lavorare con un programma di fotoritocco per poter consegnare al laboratorio file con i colori giusti, e magari della dimensione giusta e della risoluzione giusta (e via a perdersi nel mondo dei DPI, dei pollici, ecc.).
Tante possibilità in più rispetto al passato, dunque, quando una volta consegnato il rullino al negoziante c'era solo da sperare che le foto uscissero bene; ma anche tante cose nuove da imparare, per evitare di ricevere le stesse delusioni di prima ad un costo sensibilmente più elevato.

Fatte tutte queste considerazioni, la posizione di Nadir sul digitale viene quasi da sé: viva il digitale, dunque, quando ci consente una qualità che non ci fa rimpiangere la pellicola, a costi accettabili, e con una praticità superiore. Abbasso il digitale, però, per i costi necessari alla costruzione di un corredo completo, e per la mancanza di alcuni "punti fermi" all'interno dell'offerta disponibile, ancora troppo disomogenea quanto a grandezze dei sensori, innesti ottiche, e via dicendo. Ma soprattutto, casomai qualcuno fosse ancora di questa opinione, il digitale non è una bacchetta magica, non ci trasforma tutti in novelli Ansel Adams, e siamo certi che chi non sapeva fotografare prima continuerà a fare brutte foto (digitali) adesso.
Il chimico ed il digitale sono strumenti diversi per lo stesso scopo, la fotografia. Entrambi hanno pregi e difetti da molteplici punti di vista (costi, qualità, semplicità d'uso, obsolescenza, ecc.), ed entrambi, come tutti i mezzi, influenzano anche il risultato finale (cioè la Fotografia). E' vero che la facilità con cui via software si risolvono molti problemi sta spostando il peso dell'attività sempre più sulla fase di postproduzione che sulla ripresa, ma alla fine tre cose sono sempre da tenere presenti:

1) Non sarà un potente software di fotoritocco a trasformare una foto brutta in una bella foto. Dunque in partenza il fotografo deve essere valido, altrimenti potrà prendere per i fondelli il pubblico per ben poco tempo. Ben venga il digitale che consente di fare in mezz'ora quello che in camera oscura richiedeva tre ore (e senza stare chiusi al buio in mezzo agli acidi), foss'anche il solo non avere più a che fare con la polvere, i peletti ed i graffi sul negativo; ma naturalmente tutto questo non ha nulla a che vedere con la qualità della foto. Con il digitale è più facile ed immediato ottenere un'immagine, ma la bellezza ce la deve mettere il fotografo, esattamente come la diffusione dei word processor non ha riempito il mondo di tanti nuovi Shakespeare.
2) Non è detto che il risistemare una foto via software sia alla portata di tutti ed altrettanto economico ed efficace che farla bene in partenza. Per esempio Photoshop raddrizza sì le linee cadenti, ma questa funzione va bene per le "piccole raddrizzatine", non è certo adatto alla vera fotografia di architettura. Quindi non sarà Photoshop a trasformare tutti in fotografi di architettura pronti a scattare le foto con uno zoom 28-80.
3) Al momento il digital imaging sta muovendo i suoi primi passi presso il grande pubblico e dunque è abbastanza normale che ci sia molto fermento sulle possibilità espressive che offre, con i conseguenti abusi. Crediamo che col passare del tempo le cose si stabilizzeranno ed anche per l'immagine digitale ci sarà una "canonizzazione" non diciamo dei linguaggi espressivi (sarebbe troppo), ma quantomeno delle tecniche fondamentali.

Che fare quindi? Buttare tutto a mare? No di certo. Se oggi dovessimo iniziare a fare i professionisti, probabilmente il digitale sarebbe la scelta ideale (magari affiancando alla reflex digitale un corpo tradizionale da usare con i medesimi obiettivi), a meno di esigenze particolari - per esempio le ottiche disponibili non sono ancora adeguate, in media, alla fotografia di architettura.

A chi ha già un valido corredo "chimico", per il momento consigliamo di affiancargli un valido scanner per pellicola (e si vedrà che, grazie alla stampa digitale, anche far stampare le dia non sarà più un martirio come in passato); d'altra parte, l'uso di un mezzo piuttosto che un altro non è solo una questione pratica, ma influenza anche gli aspetti creativi, costringe ad approcciare diversamente il processo fotografico, a reimpararne in un certo senso il linguaggio. E dunque non vediamo alcun motivo per cui chi abbia già una vasta esperienza tradizionale (ad esempio in camera oscura) debba di colpo rinunciare a tutto questo solo per tenersi al passo con i tempi. Alla fine contano i risultati, cioè le immagini che si riescono ad ottenere, e se il digitale non aggiunge nulla in questo senso, che rimanga pure dov'è, ferma restando (ci mancherebbe) la libertà di sperimentare.
Chi invece sta iniziando oggi a costruirsi un primo corredo, è opportuno che lo faccia tenendo presente la compatibilità con i corredi digitali, in modo che se oggi compra una reflex tradizionale domani potrà affiancarle una digitale senza dover ricomprare tutti gli obiettivi.
E veniamo dunque all'ultima questione: "quale digitale comprare?" Come siamo soliti fare noi di Nadir, anziché dare il pesce preferiamo insegnare a pescare, e dunque la domanda diventa: "come scegliere la digitale che comprerò?"

In proposito, un acuto lettore ci ha scritto: "Il marketing tende a ridurre tutto a una questione di megapixel, ma mi sembra di capire che altri parametri siano importanti (oltre alla qualità dell'obiettivo, naturalmente): la dimensione del sensore, il tipo di sensore (CMOS/CCD), il numero di bit con cui viene registrata l'immagine, il numero di colori del sensore, il "rumore" e i metodi di soppressione dello stesso, il problema della polvere che si può depositare sul delicatissimo sensore delle reflex a ottica intercambiabile, il ruolo dei "nuovi" obiettivi "digitali"...
Tutto vero. Come per i megahertz dei computer, il numero di megapixel finisce con l'essere il principale, se non l'unico, parametro di scelta, ma ciò è profondamente sbagliato. Basterebbe riflettere sul fatto che, superato un certo livello qualitativo, all'atto pratico tutto sommato un numero maggiore di pixel serve più a consentire ingrandimenti maggiori che a migliorare la foto in sé per sé. Con ottime fotocamere "prosumer" da cinque megapixel abbiamo ottenuto stampe 18x24 che non hanno nulla, ma davvero nulla da invidiare a quelle ottenute da blasonati corredi 35mm, e con più megapixel la soglia di parità qualitativa si sarebbe probabilmente spostata sul formato A4. Poiché il 95% delle foto che i laboratori stampano nel mondo non vanno oltre il 13x18, ci si potrebbe chiedere a che pro rimetterci un mucchio di soldi per (s)vendere la nostra onesta compatta da 4 megapixel per comprare quella da 5.

Quindi: la risoluzione è senza dubbio importante, così come è importante la dimensione "fisica" del sensore (si veda l'immagine allegata, che mette a confronto le dimensioni di vari sensori esistenti sul mercato), ma non è tutto. Inoltre, se è vero che le dimensioni del sensore influiscono sulla qualità dell'immagine, diciamo così sulla "grana digitale" (che in realtà è una sorta di rumore di fondo ed una certa mancanza di dettagli), esattamente come avviene con le pellicole, all'atto pratico abbiamo individuato delle fotocamere che andavano decisamente meglio di altre con sensori di maggiori dimensioni. Più precisamente e senza fare nomi, alcune recenti fotocamere prosumer si sono mostrate palesemente superiori a ben più costose reflex digitali di qualche tempo fa (dotate di sensori più grandi), ma inferiori a reflex digitali più moderne e più economiche (sempre dotate di un sensore di maggiori dimensioni). Questo dimostra che il sensore è importante ma che, appunto, contano moltissimo anche la qualità dell'obiettivo e, soprattutto, la qualità del software che, materialmente, "raccoglie" gli impulsi elettrici del sensore e li trasforma nel tanto familiare file TIF o JPG.
Ma come valutare tutti questi aspetti? Come abbiamo sempre valutato il materiale fotografico da acquistare: facendo qualche scatto di prova, senza comprare a scatola chiusa fidandoci dei depliant dei produttori. In Redazione abbiamo confrontato e confrontiamo continuamente numerose fotocamere digitali, con prezzi da 300 a 3000 Euro, e più di mille parole o di tre pagine di depliant tecnici bastano poche foto di test, scattate nelle stesse condizioni, per capire realmente come vanno i vari modelli, al di là del marchio, della pubblicità o della moda che li accompagna.

Qualcuno dirà: "Gran bel consiglio, complimenti: <Fate le foto di prova>. Tutto qui?" Sì: come dicevamo, cerchiamo solo di insegnare a pescare, così che ognuno possa scegliere il pesce che più gli aggrada. Nadir, come il digitale, non ha la bacchetta magica, dunque la nostra risposta è, a conti fatti, la stessa che diamo da sempre a chi ci chiede quale pellicola acquistare: fate gli scatti di prova, in questo e quest'altro modo, col vostro stile, le vostre esigenze di ripresa, la vostra attrezzatura, e decidete in prima persona qual è la più adatta. Alla fine le foto si guardano con gli occhi, e sono quelli che contano, al di là dei test MTF o dei megapixel.
Come si vede, nulla di nuovo sotto il sole. E se si era dei veri fotografi prima, si dovrà continuare ad esserlo adesso.

Agostino Maiello © 12/2003
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