ILLUMINARE SENZA LAMPADE
La tecnica dell'open flash
Michele Vacchiano, marzo 2003

Ritratto, still-life, riprese d'ambiente: come fare tutto (e bene) utilizzando mezzi alla portata di tutti.

1. Flash TTL sulla slitta a contatto caldo per un'illuminazione frontale e priva di rilievo. Ma l'attimo decisivo va colto ad ogni costo! Il tessuto del seggiolone, colpito frontalmente dal lampo, ha purtroppo creato uno sgradevole riflesso (Contax 137 MD-Quartz con obiettivo Zeiss Planar 50 mm f/1,4 e flash TLA 30 sulla slitta a contatto caldo).

2. Camera d'albergo. La luce del flash è stata rivolta verso il muro a sinistra. Gli altri muri e il soffitto bianco hanno ulteriormente contribuito a creare un'illuminazione diffusa, capace di rendere visibili anche i particolari presenti nel trasandato disordine di una stanza d'albergo (Contax RTS-II con obiettivo Zeiss Distagon 28 mm f/2 e flash TLA 30 collegato con cavo TTL e puntato contro il muro).

3. La biblioteca illuminata con la tecnica dell'open flash (Contax RTS-II con obiettivo Zeiss Distagon 28 mm f/2).

4. Open flash per illuminare le zucchette ornamentali adagiate sul tagliere (Sinar F con dorso 6x9 e obiettivo Schneider Super-Angulon 90 mm f/8)

5. La luce solare proveniente dalla finestra ha creato un contrasto netto fra parte illuminata e parte in ombra del soggetto.

6. Georges de la Tour, Maddalena pentita (circa 1640). La fonte di luce è la candela nascosta dal teschio. Il forte contrasto evidenzia l'atmosfera drammatica e la forte introspezione psicologica del soggetto.

7. Caravaggio, La chiamata di san Matteo (circa 1597). La luce del sole entra dalla finestra in alto (quasi la luce di Dio che irrompe nelle tenebre) e crea violenti effetti di chiaroscuro.

8. Pandora è un'immagine realizzata ricorrendo ad una sola fonte di luce: il flash nascosto all'interno del recipiente di vimini. La luce che ne scaturisce rappresenta i mali del mondo liberati dall'incauta fanciulla. L'uso del "chiaroscuro" di derivazione pittorica accentua l'effetto drammatico (Sinar F con dorso 6x9 e obiettivo Schneider Apo-Symmar 180 mm f/5,6. Flash Metz 45 CT-1 all'interno del cesto).

9. In biblioteca. I finestroni, non direttamente colpiti dalla luce solare, hanno consentito la realizzazione di un'immagine morbida, nella quale tutti i particolari dell'ambiente sono leggibili. I muri e gli arredi bianchi hanno contribuito a diffondere ed ammorbidire ulteriormente la luce (Contax RTS-II con obiettivo Zeiss Planar 50 mm f/1,4).

10. Pinecone. Due fonti di luce a 45° hanno garantito un'illuminazione uniforme ma non priva di ombre: la naturale configurazione della pigna fa sì che le singole scaglie creino ciascuna la propria ombra. Questo ha evitato una fotografia piatta. L'incredibile qualità dei dettagli (non abbastanza messa in risalto dalla scansione digitale) è stata possibile solo ricorrendo a un apparecchio di grande formato (Wista DX con dorso 4x5" e obiettivo Rodenstock Sironar-N 150 mm f/5,6. Due lampeggiatori).

11. Knot. Il flash posizionato alla destra del soggetto, più potente, ha illuminato la corda che tiene legata la fascina, mentre il flash di sinistra ha assicurato la leggibilità dei particolari in ombra (Wista DX con dorso 6x9 e obiettivo Rodenstock Sironar-N 150 mm f/5,6. Due lampeggiatori).

12. Una curiosa espressione di Federico rubata al volo: ancora l'attimo decisivo. Il flash TTL mi ha consentito di miscelare la luce del lampo con quella proveniente dalla finestra sullo sfondo, creando un equilibrio armonico tra illuminazione del soggetto e illuminazione degli elementi di sfondo (Contax 137 MD-Quartz con obiettivo Zeiss Planar 50 mm f/1,4 e flash TLA 30 sulla slitta a contatto caldo).

Il fotoamatore normale (quello cioè che deve barcamenarsi fra stipendio, asilo-nido dei bambini, bollette da pagare e spese di condominio) ben difficilmente può permettersi un parco lampade simile a quelli utilizzati negli studi fotografici. Anche perché, diciamocelo, come reagirebbe la nostra dolce compagna di vita se le proponessimo di piazzare in salotto (15,5 metri quadri) il bank Broncolor e due illuminatori Lupo Starlight? Perciò, anche quando si lavora in casa, bisogna fare ricorso a quello che si ha, e quello che si ha è di solito costituito da uno o al massimo due flash. In un precedente articolo abbiamo illustrato le tecniche di utilizzo del flash in luce diurna e a distanza ravvicinata. Qui vedremo come illuminare quando - anziché all'aperto - si lavora in casa o comunque in un ambiente chiuso.

LA CONFIGURAZIONE PIU' SEMPLICE: UNA SOLA FONTE DI LUCE

Il flash

Il flash montato sulla slitta a contatto caldo, ma anche il flash a torcia posizionato lateralmente rispetto all'asse di ripresa, vanno bene per le istantanee rubate, come ad esempio quando si fotografano i bambini, che notoriamente non stanno mai fermi e di conseguenza rendono davvero difficile cogliere "l'attimo decisivo" di cui parlava Cartier-Bresson (foto 1). In tutti gli altri casi la luce cruda e frontale di un solo flash è da evitare, perché appiattisce il soggetto e rischia di proiettarne l'ombra contro lo sfondo.

Una delle soluzioni possibili è puntare il flash contro una superficie riflettente che funzioni da pannello diffusore: il soffitto va bene, purché sia bianco, ma va bene anche il muro alle spalle del fotografo (anche se a prima vista può sembrare strano rivolgere il flash all'indietro): in questo modo il soggetto sarà colpito da una luce frontale, ma morbida e diffusa perché riflessa dal muro. Questo "trucco" è ideale quando sullo sfondo siano presenti superfici che potrebbero riflettere il lampo, come specchi o quadri ed anche, ovviamente, quando il soggetto stesso abbia superfici lucide. Il flash può anche essere rivolto contro un muro laterale (foto 2): si otterrà in questo modo un'illuminazione angolata ma morbida, perché riflessa dalle altre pareti della stanza.
Tutte queste tecniche presuppongono la presenza di soffitti e muri assolutamente bianchi: una superficie riflettente colorata potrebbe indurre inattese quanto sgradevoli dominanti cromatiche.

Un'alternativa a muri e soffitti può essere rappresentata da pannelli riflettenti più piccoli, come lenzuola, lastre di polistirolo, asciugamani. Purtroppo tutti questi oggetti devono essere sostenuti in qualche modo e questo complica le cose (e poi, dove lo mettete il pannello di polistirolo quando non lo usate?). Una soluzione può essere rappresentata dallo schermo da proiezione, il quale però richiede un certo tempo per essere montato...
Insomma, perché complicarci la vita quando abbiamo a disposizione in tutte le case delle superfici riflettenti già bell'e pronte? Come dite? Vostra moglie ha voluto il soffitto fuchsia e le pareti verde bottiglia? Perfetto: ecco un buon modo per impegnare il prossimo weekend: ritinteggiate tutto di bianco, così, tra l'altro, renderete la casa più luminosa e risparmierete in corrente elettrica.

Se si lavora con un flash automatico o TTL non ci sono calcoli da fare, a patto di usare un diaframma di uno o due stop più aperto di quanto sarebbe strettamente necessario se il flash fosse puntato contro il soggetto: usando una superficie riflettente si costringe la luce a percorrere più strada, senza contare che parte di essa verrà assorbita.
Oggi si trovano in commercio "palloncini" che si montano sul flash e che ne diffondono la luce, trasformandolo in una specie di bank in miniatura. Possono essere utili, ma la luce che emettono sarà sempre e comunque di tipo frontale, e proprio per questo non in grado di dare il necessario rilievo al soggetto.
Altri gadget facilmente reperibili sono pannelli riflettenti di piccole dimensioni, da fissare alla fotocamera e contro i quali rivolgere il flash: possono essere agevolmente sostituiti dal soffitto o da un muro bianco.

Se si fotografano oggetti di piccole dimensioni, la luce del flash può essere riflessa da un foglio di alluminio stropicciato e incurvato, quasi a circondare il soggetto: le mille faccette riflettenti generate dalla stropicciatura si rimanderanno la luce l'una con l'altra, creando un effetto di diffusione.

Che fare quando si dispone di un solo flash e si desidera illuminare un ambiente molto grande o, al contrario, un piccolo oggetto circondandolo di luce?
La soluzione a questi problemi si chiama open flash, una tecnica professionale di non facile applicabilità ma capace di riservare notevoli soddisfazioni a chi sappia impadronirsene.

Consideriamo separatamente i due casi, incominciando dalla fotografia di grandi ambienti.
In pratica si procede in questo modo:
1. Si oscura completamente il locale. Questa è una condizione irrinunciabile, senza la quale la procedura diventa impossibile da applicare;
2. Si apre l'otturatore sulla posa T, oppure sulla posa B con un cavetto di scatto dotato di fermo (in modo da potersi muovere liberamente senza l'obbligo di tenere il dito bloccato sul pulsante);
3. Con il flash in mano ci si muove nell'ambiente, "sparando" lampi successivi, fino a che non si ritiene di aver coperto tutto il locale (foto 3).
Quali le difficoltà?
Innanzitutto c'è il rischio di lasciare scoperto qualche angolo, dato che ci si muove al buio. In secondo luogo bisogna ricordare che quanto più ci si allontana dal punto di ripresa tanto più lampi saranno necessari per ottenere un'illuminazione corretta: la quantità di luce si riduce a un quarto ogni volta che la distanza dal punto di ripresa raddoppia (legge dell'inverso del quadrato): questo vuol dire che per illuminare le aree più lontane dalla fotocamera potrà essere necessario ricorrere a più lampi successivi. Infine c'è l'incertezza derivante dall'uso del tutto manuale del flash: la luce basterà? Siamo sicuri di coprire l'intera area senza lasciare dei vuoti? Per questo i professionisti che utilizzano l'open flash preparano accuratamente le riprese, effettuando preliminarmente tutti i calcoli necessari e aiutandosi con schizzi e disegni.

La tecnica è analoga quando si voglia illuminare da più lati un piccolo oggetto(foto 4). In questo caso, dopo avere oscurato il locale e aperto l'otturatore sulla posa T, si "sparano" diversi lampi tutt'intorno al soggetto, ricordando che un lato dovrà essere più illuminato dell'altro (luce principale e luce secondaria), e che un parziale controluce (luce d'accento) darà il necessario rilievo al soggetto staccandolo dallo sfondo scuro.
Volendo ammorbidire la luce che investe il soggetto, si potrà fare ricorso alla tecnica della "scatola di luce", già descritta in un articolo recentemente apparso su "Nadir". In pratica si circonda il soggetto con un cono di carta opalina e si scattano lampi tutt'intorno. Questa fu la tecnica utilizzata da Andreas Feininger per fotografare le sue conchiglie.
Anche in questo caso la difficoltà sta nell'imprevedibilità del risultato finale, per cui è necessario effettuare diverse prove. Un valido aiuto può essere rappresentato dall'esposimetro flash, purché in grado di effettuare la lettura cumulativa di lampi multipli.

La finestra

La luce di una finestra può essere vantaggiosamente utilizzata in luogo del flash quando si desideri un'illuminazione più morbida. Se dalla finestra penetra direttamente la luce solare, l'illuminazione sarà cruda e decisa, simile a quella del flash (foto 5). Se la luce investe il soggetto lateralmente, si creerà un deciso contrasto fra lato illuminato e lato in ombra del soggetto. Può essere un effetto voluto, simile al "chiaroscuro" dei pittori rinascimentali (foto 6) o a certi effetti di luce caravaggeschi (foto 7). Anche con il flash è possibile ottenere drammatici effetti di chiaroscuro che richiamano stilemi pittorici (foto 8).

Al contrario, una finestra esposta a nord o schermata da tendaggi lascerà filtrare una luce più morbida e soffusa. Il contrasto sarà più contenuto ed anche le parti in ombra diventeranno leggibili (foto 9).

UN PASSO IN PIU': DUE FONTI DI LUCE

Due fonti di luce permettono
1. Di dare rilievo al soggetto grazie ad un'illuminazione angolata;
2. Di compensare i contrasti;
3. Di staccare il soggetto dallo sfondo.

Due flash

Due flash possono essere usati secondo differenti configurazioni.

1. Di pari potenza, posizionati secondo la stessa angolazione (45°) ed equidistanti dal soggetto.

Una configurazione di questo genere crea un'illuminazione uniforme (foto 10). E' ideale per fotografare superfici lucide, dato che l'angolazione a 45 gradi elimina di fatto la possibilità che la luce riflessa penetri nell'obiettivo (poiché l'angolo di incidenza è uguale all'angolo di riflessione, cioè 45 gradi, qualunque raggio riflesso uscirà di fatto dal campo inquadrato).

2. Di diversa potenza e/o a diversa distanza dal soggetto, sempre angolati rispetto ad esso.

Di solito (ma non è una regola ferrea) la luce principale (fornita dal flash più potente e/o più vicino) illumina la parte destra del soggetto, mentre la luce secondaria illumina la parte sinistra (foto 11) . Tra la parte illuminata dalla luce principale e quella illuminata dalla luce secondaria ci dovrebbe essere uno stop di differenza, ma anche questa non è una regola: tutto dipende dall'effetto che il fotografo desidera ottenere.

3. Un flash quasi frontale che fornisce l'illuminazione principale, l'altro, più debole e/o più lontano che fornisce un effetto di controluce per staccare il soggetto dallo sfondo.

In questo caso la potenza del flash secondario dipende dall'effetto di controluce (più o meno marcato) che si vuole ottenere.

4. Un flash principale puntato sul soggetto, un flash secondario puntato su una superficie riflettente (soffitto, muro, pannello bianco) con lo scopo di ammorbidire il contrasto generale.

Flash più finestra

In questo caso valgono le configurazioni delineate prima, sostituendo al flash secondario la luce proveniente da una finestra. Calibrando sapientemente la luce del flash (il TTL può dimostrarsi in questo caso un formidabile alleato) è possibile consentire una corretta illuminazione sia del soggetto che degli elementi di sfondo, investiti dalla luce naturale (foto 12).

Finestra più superficie riflettente

La luce proveniente dalla finestra può essere parzialmente riflessa da uno specchio, un lenzuolo bianco o un muro allo scopo di ammorbidire le ombre del lato non illuminato. In questi casi occorre verificare con estrema precisione l'esposizione delle diverse aree, per controllare lo scarto tonale tra aree direttamente investite dalla luce ed aree in ombra (foto 13).

LA CONFIGURAZIONE IDEALE: LA TRIADE CLASSICA

Luce principale, luce secondaria, luce d'accento: la classica triade che i fotografi ritrattisti mutuarono dalla pittura e che i fotografi di moda (finalmente stanchi della luce uniforme e prevedibile del bank) stanno oggi nuovamente riscoprendo. L'effetto di controluce fornito dalla luce d'accento può essere più o meno potenziato (foto 14). Se non si dispone di tre flash, una delle tre fonti di illuminazione può essere costituita dalla solita finestra, oppure da uno specchio capace di riflettere la luce emessa da uno dei due lampeggiatori. Alla triade classica può essere aggiunta una quarta luce per:
1. Illuminare lo sfondo;
2. Mettere in risalto un particolare del soggetto (illuminazione spot):
3. Creare effetti particolari.

MESCOLARE LE FONTI DI LUCE: E' DAVVERO UN'ERESIA?

"C'è la pena di morte per chi mescola le fonti di luce?"
"Per ora no, ma speriamo presto".
Questa battuta circolava anni fa alla Scuola di giornalismo di Torino, dove un inflessibile Michele Vacchiano metteva in guardia gli allievi dagli errori più comuni, tra i quali eccelleva il non tener conto della temperatura cromatica delle diverse fonti luminose. Certo che usare un flash insieme a un'alogena provoca effetti vistosi: se si usa una pellicola per luce diurna, una parte del soggetto sarà correttamente illuminata da luce bianca, mentre l'altra parte apparirà innaturalmente rossastra. Ancora peggio se si usasse pellicola per luce al tungsteno: la parte illuminata dal flash assumerebbe inquietanti tonalità azzurrine. Ma siamo proprio sicuri che le necessità espressive del fotografo, la sua fantasia e la sua creatività non possano avvalersi proprio di questo esasperato contrasto cromatico? Come in tutte le cose, l'importante è rendersi conto che si sta violando una regola e che questa violazione può essere giustificata solo da una ben precisa esigenza narrativa. Se il mescolare fonti di luce di diversa temperatura cromatica è in grado di raccontare qualcosa di nuovo, allora ben venga: per fortuna la fotografia è un'arte, non una scienza esatta.

Michele Vacchiano © 03/2003
Riproduzione Riservata

13. La luce proveniente dalla finestra è stata bilanciata da un grande pannello riflettente per compensare i contrasti fra aree illuminate e aree in ombra (Exakta 66-II con obiettivo Schneider Xenotar 80 mm f/2,8).

14. Triade classica. La luce principale è costituita da un flash angolato a circa 45 gradi e posizionato a sinistra: la sua luce illumina il fianco del trenino. La luce secondaria, che illumina il muso del trenino e la parte frontale del soggetto, è data da un secondo flash, meno potente, posizionato a destra, in posizione più radente. Tra il fianco e il muso del trenino c'è un diaframma e mezzo di differenza. La luce d'accento è un ulteriore flash posizionato alle spalle del soggetto, in posizione opposta rispetto alla luce secondaria: regolato su una potenza superiore a quella della luce principale (eresia! eresia!) illumina i capelli e il lato destro del volto del bambino, contribuendo anche a schiarire lo sfondo. L'effetto voluto è quello di una finestra posta alle spalle del soggetto (Sinar F con dorso 4x5" e obiettivo Sinaron SE 210 mm f/5,6).