FOTOGRAFARE IL JAZZ
Andrea Ranalli, dicembre 1999

Fotografia e musica jazz hanno spesso formato un connubio che ha saputo dare vita a dei risultati affascinanti.

Il solo pensiero di fermare sulla pellicola l'interpretazione dei musicisti jazz potrebbe apparire impossibile, come si può infatti congelare nell'istante di un fotogramma la complessità di questa affascinante musica e il continuo fluire delle sue improvvisazioni? Il compito non è assolutamente facile e negli anni ha visto innumerevoli fotografi di tutto il mondo cimentarvisi, tanto che quello della "fotografia jazz" è quasi diventato un genere a sé.

Perché si sente il desiderio di fotografare le performance dei musicisti di jazz? Non è facile rispondere a questa domanda; se non lo si fa per lavoro ma per pura passione, come nel mio caso, credo che lo stimolo più forte sia l'entrare in contatto con questo mondo un po' underground della musica, spesso sommerso e sopraffatto dai maggiori clamori che vengono tributati al rock o ai generi più commerciali. Dopo il primo approccio però si rimane affascinati dalla disponibilità della grande maggioranza dei jazzman che non si ritengono delle divinità inarrivabili come molti rocker, ma sono ancora disposti a scambiare impressioni e battute anche con un semplice appassionato che li ferma in un club dove hanno appena suonato. Ecco forse è stata proprio l'atmosfera che si respira nei jazz club a far nascere in me il desiderio di documentare questo mondo di cui sono rimasto immediatamente ed irrimediabilmente folgorato.

Purtroppo però questo genere fotografico agli inizi è di scarsissima soddisfazione, i risultati sono spesso deludenti e le immagini sono sovente lontane anni luce da quelle che si sono ammirate sui libri o sulle riviste specializzate. Il motivo è piuttosto semplice, il fotografare un concerto jazz impone delle difficoltà notevoli sia dal punto di vista tecnico che espressivo.

ANALIZZIAMO MEGLIO QUESTI DUE ASPETTI

Dal punto di vista tecnico fotografare all'interno dei jazz club è una vera e propria sfida. Prima di tutto per non disturbare l'esecuzione degli artisti non è possibile utilizzare il flash ma bisogna imparare a servirsi delle luci presenti sul palco. Per fare questo bisogna disporre di una attrezzatura adeguata, composta cioè da obiettivi di elevata luminosità abbinati a pellicole molto sensibili, io mi trovo molto bene con la Fuji Neopan 1600 ma anche le buone vecchie Tri-X e HP5 tirate ad 800 ISO danno ottimi risultati. Bisogna anche tener presente che è fondamentale disporre di una fotocamera il più possibile silenziosa per evitare di disturbare l'esecuzione con il rumore del nostro CLICK. Di certo non vorrete essere perforati dagli sguardi d'odio di tutti i presenti ogni volta che premete il pulsante di scatto perché l'assolo del musicista è stato sovrastato dal sibilo del vostro motorino di avanzamento della pellicola!

Una volta appurato che la nostra attrezzatura ci permette di affrontare la situazione dobbiamo iniziare a fare i conti con le difficoltà nel calcolare la giusta esposizione, con quella che diventerà una vera e propria sfida con la luce ambiente. I palchi di solito sono una vera e propria trappola per gli esposimetri in quanto vi si alternano aree intensamente illuminate con altre totalmente buie. Dimenticate quindi gli esposimetri multizona ed usate se vi è possibile la misurazione spot o semispot. Una regola empirica per decidere l'esposizione è quella di leggerla in spot sul viso del musicista, magari facendo un po' di bracketing per essere sicuri del risultato. Se si sta scattando con un teleobiettivo ricordatevi anche di scattare con un diaframma chiuso di almeno un paio di stop rispetto alla massima apertura in modo tale da garantirvi un minimo controllo della profondità di campo. Tenete presente però che l'esposizione corretta sarà sempre un compromesso fra un diaframma abbastanza chiuso ed un tempo abbastanza veloce che vi metta al sicuro dai pericoli del mosso.

Capiti i meccanismi tecnici che ci permetteranno di avere delle fotografie bene esposte e correttamente a fuoco veniamo al punto più impegnativo, quello dei contenuti. Ovviamente molto dipende dalla sensibilità personale e dalla maniera in cui si percepisce lo spettacolo. Secondo me è molto importante conoscere il genere musicale che si sta fotografando. Infatti solo essendone appassionati si possono percepire le emozioni che l'artista sta creando, se lo spettacolo non è di nostro gradimento difficilmente riusciremo ad ottenere buone fotografie. Come direbbe Cocciante è "questione di feeling"…

Trovato questo feeling potremo sbizzarrirci nel cercare la migliore maniera per renderlo visivamente. Potrà essere un uso sapiente del mosso o lo scovare un momento di relax dell'artista che ci mette a nudo la sua personalità. Insomma una volta entrati in sintonia con la musica bisogna riuscire a lasciarsi andare e cercare di rappresentarla. So bene che non è una cosa facile ma la pratica aiuta molto, come in tutte le cose.

Per iniziare a fotografare musica jazz bisogna però averne anche l'occasione, secondo la mia esperienza la cosa migliore è presentarsi ai proprietari dei jazz club della propria città e spiegare che si ha voglia di fare un po' di foto durante i concerti. È importante non apparire troppo amatoriali ma sembrare convinti dei propri mezzi, magari spiegando che si ha in mente un progetto ben preciso da realizzare. Quasi certamente non vi faranno problemi di alcun tipo se non il pretendere un paio di stampe per ricordo.

Come ultima cosa vi vorrei consigliare di vedere il lavoro di alcuni grandi fotografi che hanno dedicato la loro vita alla documentazione del mondo del jazz ed i cui lavori sono esposti anche in rete. Il primo e William Claxton, probabilmente il più grande di tutti le cui foto sono visibili all'indirizzo http://www.williamclaxton.com/.

Una visita merita sicuramente anche il sito di James Marshall, e quello della purtroppo prematuramente scomparsa Loona Foote.

Andrea Ranalli © 12/1999
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