FOTOGRAFARE CON POCA LUCE
Sfruttare la luce ambiente nel modo migliore e imparare a prevederla
Francesca Giardiello, gennaio 1999

Non ho mai amato la luce del flash anche se a volte non ne posso fare assolutamente a meno. Ho sempre cercato di lavorare a luce ambiente per mantenere inalterata l'atmosfera del luogo fatta di luci e di ombre.

Non mi riferisco, ovviamente, alle feste di compleanno ed altre situazioni in cui il flash è davvero l'unica possibilità, ma alle foto ambientate, da quelle di paesaggio a quelle di architettura, a quelle di cerimonia, ai ritratti, al teatro, alle sfilate di moda e così via.

In una stupenda chiesa romanica (San Clemente a Casauria in Abruzzo), la ragazza suonava l'arpa per accompagnare con la sua musica una cerimonia. La chiesa era poco luminosa ma pochi faretti (nessuno aggiunto da me) e molte candele creavano un'atmosfera molto suggestiva ed una luce molto calda. Fotocamera Contax G2 con 28/2.8 Zeiss, F/2.8 ed 1/15 di secondo con pellicola negativa a colori Fuji Superia 400. La fotocamera a telemetro e l'assenza del flash o di qualsiasi altra aggiunta da parte mia mi ha permesso di non disturbare la cerimonia e di muovermi silenziosa e discreta sull'altare.

Riportare su pellicola la corretta luce del luogo è fondamentale: pensate alla fatica che hanno fatto gli architetti per creare la suggestiva atmosfera di una cattedrale gotica, piena di ombre profonde, o i tecnici delle luci di uno spettacolo teatrale. Annullare tutti i loro sforzi con un colpo di flash? Non sia mai!

Allora, se la luce è poca abbiamo poche possibilità:

  • usare un treppiedi o appoggi di fortuna con pellicole di sensibilità media;

  • scattare a mano libera con pellicole di elevatissima sensibilità;

  • sempre a mano libera con ottiche molto luminose e pellicole di sensibilità medioalta.

A questo dobbiamo aggiungere che se la luce è poca spesso significa che ci siano delle violente fonti luminose (pensate ai fari di una sfilata di moda) che, pur lasciandoci quasi al buio, riescono a mandare in crisi il trattamento antiriflessi delle ottiche meno dotate (per non parlare degli zoom anche costosi).

La soluzione che ho adottato ormai da molti anni è quella di usare ottiche luminose di elevata qualità con pellicole da 400 ISO: preferisco scattare a mano libera riservando l'uso del treppiedi e di pellicole di bassa sensibilità alle foto di arredamento ed architettura. Con un normale 50/1.4 si affronta qualsiasi situazione e la qualità è in genere molto elevata qualunque sia la marca del vostro corredo.

Il 50mm non basta? Allora iniziano i problemi: un 35/1.4 o un 85/1.4 cominciano a costare un occhio della testa per non parlare di un 135/2. Qualche possibilità di salvezza si può avere con gli F/1.8 o F/2 in genere più abbordabili e di qualità sempre molto elevata. Personalmente preferisco limitarmi alle focali di 50 ed 85 mm, più che sufficienti per le mie esigenze fotografiche. In campo grandangolare mi basta un 24/2.8 che, come soglia del mosso, compensa abbondantemente la differenza di luminosità con le altre ottiche.

Un efficace trattamento antiriflessi è fondamentale in questo tipo di fotografia. Troppo spesso agli inizi ho ottenuto mediocri risultati per colpa di una velatura su tutto il fotogramma o per una scarsa saturazione generale. Infatti non pensate ai riflessi come solo quelli provocati dal sole (che in fondo sono i più controllabili): i peggiori ed i più insidiosi sono quelli di una banale lampadina domestica, di un lampione stradale, della porta o una finestra aperte dietro il soggetto principale. Un paraluce può aiutare ma fino ad un certo punto: quando la fonte luminosa entra in campo non c'è paraluce che tenga (per "parare" la luce dovrebbe tappare l'obiettivo!!). Gli zoom: iniziai ad usarli come tutti, affascinata dalle incredibili possibilità già di un "modesto" 28/85. Pian piano cominciai a fare foto sempre più banali (poter zoomare mi impigriva nel ricercare delle inquadrature alternative o meno scontate) e sempre di peggiore qualità per cercare di accontentare le caratteristiche (o dovrei dire "i limiti"?) tipici della maggior parte degli zoom: poca luminosità, qualità in ogni caso scarsa a tutta apertura e trattamento antiriflessi inesistente. Le mie foto erano identiche a quelle dell'ospite più sfigato con la sua brava compattina zoom da 300'000 lire anche se il mio zoom costava più di un milione!

Stessa stupenda chiesa romanica dell'arpista (San Clemente a Casauria in Abruzzo). La cerimonia è terminata ed il sole è quasi tramontato. Un raggio si infila tra le colonne e si ferma affianco al portone: è questione di pochi secondi e poi scomparirà del tutto. Riesco a "recuperare" la sposa ed a scattare un paio di foto al volo...

Contax G2 con 45/2 Zeiss, F/2 ed 1/30 di sec. con Fuji Superia 400

Pochi secondi dopo lo scatto di prima. Il sole quasi non c'è più ed intorno impazzano i flash dei parenti (la situazione non era affatto tranquilla come può sembrare dalla foto).

La scelta della pellicola è spesso determinante. Non mi piacciono le pellicole diapositive di elevata sensibilità: preferisco le negative, meglio ancora se in bianconero. Esporre una Kodak Tri-X o una Ilford HP5 da 400 ad 800 ISO non crea problemi o cali qualitativi ed uno stop in più può fare molto comodo.

Provate a scattare quando la luce è poca lasciando a casa il fantastico zoom appena acquistato. Rispolverate il "banale" 50mm o acquistatene uno usato (un 50/1.8 Nikon d'occasione, per esempio, lo si trova a 100-150'000 lire, davvero poco). Imponetevi di non usare il flash e cercate di abituarvi a scattare a mano libera con tempi sempre più lenti. Provateci: potrebbe anche piacervi (e molto)!

Francesca Giardiello © 01/1999
Riproduzione Riservata

Qui il portfolio di Francesca