UN ESERCIZIO DI VISUALIZZAZIONE
Controllare le luci e le ombre in fotografia
Romano Sansone, settembre 2003

Chi fotografa in bn può dire di aver raggiunto un buona padronanza della tecnica quando riesce, nei limiti consentiti dal formato, a controllare a volontà luci ed ombre, in modo da sfruttare tutta la gamma dei grigi a disposizione. Ed è qui che comincia il lavoro di interpretazione del soggetto mediante una deliberata scelta dei rapporti tonali tra i vari elementi compositivi.

Tra le foto scattate durante un recente viaggio ne ho scelte due, non necessariamente le migliori, ma che si prestano ottimamente come esempi. Sono state scattate a pochi minuti l'una dall'altra dalla stessa posizione, girandomi di novanta gradi a destra tra la prima e la seconda, tutte e due sullo stesso rullino. Con la prima ho voluto cogliere l'impressione di spazio creata dalla presenza della piccola figura in lontananza, ed in mio favore hanno giocato i piani degradanti. Non c'è stato bisogno di filtri per penetrare nella foschia perché l'atmosfera era molto limpida, gli spazi aperti e la conseguente assenza di ombre importanti mi hanno permesso di impostare manualmente l'esposizione senza effettuare misurazioni, la pellicola ha subìto il mio sviluppo abituale, in CO ho mascherato leggermente il cielo e le montagne lontane ed ho bruciato il primo piano per accentuare il noto effetto della luminosità che cresce con la distanza. Questo si è reso tanto piu necessario quanto il colore della vegetazione era sul giallo-verde con una tendenza ad apparire come un grigio troppo chiaro. La stampa è stata effettuata su carta a contrasto variabile e filtrazione 3.


Fig. 1

Osservando la gamma tonale di questa foto, esposta, sviluppata e stampata in maniera più che convenzionale, si può facilmente immaginare che cosa avessi davanti quando mi sono girato per scattare la seconda foto. Il sole era alto e non vi era una significativa differenza di illuminazione a creare luci ed ombre, per cui, a parte il bianco della cima innevata, che rappresentava solo una piccola area della scena, gli arbusti in primo piano apparivano del tutto simili alla vegetazione nella foto precedente, e gli alberi della collina di fronte erano nettamente meno scuri delle ombre nel boschetto a sinistra nella Fig. 1. Una foto scattata e trattata allo stesso modo sarebbe stata di un grigiore inaccettabile.


Fig. 2

L'unico modo per cavarne qualcosa era staccare la cima innevata contro la montagna ed il cielo, prendendo distanza dalla realtà come la vedevo e creando una foto "non realistica". Il filtro rosso avrebbe scurito il cielo ed il verde delle piante, ma il basso contrasto proprio della scena, in combinazione con lo sviluppo, che nel mio caso è già regolato per ridurre il contrasto del negativo, non mi avrebbero aiutato a raggiungere il risultato voluto. Ho dovuto quindi prevedere di stampare con una filtrazione alta, 4.5, la massima ottenibile con i filtri incorporati nel mio ingranditore, esponendo per la vegetazione sulle pendici della montagna, che doveva essere scura ma mantenere tutta la leggibilità, e bruciando il cielo per un extra 10% rispetto all'esposizione di base.

Il rapporto tra visualizzazione e tecnica della prima foto è abbastanza lineare: una volta vista la figura in relazione allo spazio circostante si è trattato di applicare semplici trucchetti ad una ripresa che ho già definito come del tutto convenzionale.

La cosa è più complessa nel caso della seconda foto, non tanto per gli artifici messi in opera, che fanno parte del repertorio di qualunque fotoamatore con un minimo di esperienza, quanto perché è il prodotto di un rapido va e vieni tra la visualizzazione della stampa ottenibile dalla scena osservata, visualizzazione che chiama in aiuto la tecnica necessaria, e la padronanza della tecnica, acquisita con l'esercizio e divenuta quasi istintiva, che permette di vedere una scena al di là di quella che Ansel Adams chiamava la riproduzione "letterale" delle sue reali tonalità.

Sarebbe futile e pretenzioso offrire consigli su come mettere in moto questo va e vieni. Per me vale il motto "Osare di più, non accontentarsi del reale ma cercare il possibile". Spesso prendo delle cantonate memorabili, ma altrettanto spesso funziona, ed in fondo è quello che conta.

Romano Sansone © 09/2003
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