POLVERE, SENSORI E PENNELLI
Come eliminare la polvere dal sensore senza ipotecare casa
Mike Ronchi, luglio 2005

Chi mi conosce sa che sono allergico ad un sacco di cose, ma polline e polvere mi fanno letteralmente impazzire di starnuti e pruriti vari, al punto che in primavera mi piacerebbe andarmene in giro in una bolla di vetro. Ho scoperto che, purtroppo, anche le macchine digitali sono allergiche ai suddetti allergeni.

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La scoperta si è fatta sentire pesantemente un paio di mesi fa, durante un viaggio in Argentina, quando alcuni maledettissimi corpuscoli si sono incollati al sensore e non c'era verso di cacciarli fuori con i sistemi... Canonici. Così mi sono visto costretto a trovare una soluzione visto che, lavorando con diaframmi chiusi, i punti neri venivano pesantemente a galla. Orbene, una piccola ricerca su internet mi ha rivelato che sul mercato ci sono decine di prodotti adatti alla pulizia, più o meno liquidi, più o meno validi e più o meno rischiosi. Ma sono tutti carissimi, specialmente per chi, come me, paga l'80% di tasse di importazione. Insomma, non mi andava di spendere tanto denaro, né di attendere sessanta giorni per l'importazione parallela (neanche troppo economica). Ma il sensore della 20D era lì, sempre più sporco e, peggio, anche la 1DsMkII cominciava a manifestare i primi bubboni. Alla fine, costretto dalle circostanze ho messo la materia grigia in funzione per cercare una soluzione. Ho cominciato perciò a raccogliere informazioni su come i sensori (CMOS o CCD) sono costruiti e sulla natura della polvere.

Polvere e sensori
Tutti i sensori che esistono nelle macchine digitali, una volta alzato lo specchio e aperta la tendina, anche se non sembra, non sono in diretto contatto con l'ambiente. A otturatore aperto, quell'oggetto verdastro che si vede in fondo alla camera è senza dubbio il sensore, ma tra noi e lui c'è un vetro ottico finemente lavorato e supertrasparente, il filtro Antialias. Questo filtro ha il compito di "arrotondare" i segnali luminosi che arrivano al sensore. Per capire a che serve, immaginiamo di fotografare una linea diagonale nera su fondo bianco senza questo filtro. Ingrandendo la linea scopriremo che la diagonalità è in realtà frutto di una serie di scalini successivi, esattamente come una scala. Il filtro antialias sfoca il minimo indispensabile l'immagine per minimizzare l'effetto scala, rendendo la linea più uniforme possibile. Questa è la ragione per cui tutte le fotografie digitali hanno bisogno di sharpen, ovvero di un aumento del contrasto localizzato, per controbilanciare l'effetto del filtro AA. Inoltre, il filtro AA si interpone fisicamente tra il sensore e l'ambiente esterno, ed è su di lui che la maledettissima polvere si va a depositare. E per fortuna che esiste, altrimenti sarebbero guai: il sensore è un dispositivo molto fragile e pulirlo sarebbe molto rischioso.

La polvere è presente in qualsiasi ambiente, fatte salve le camere bianche, locali estremamente puliti ove, per esempio, vengono prodotti i chip elettronici, i CD ed i DVD, preparati medicinali o prodotti ad altissimo grado di purezza.
Sostanzialmente la polvere altro non è che un insieme di minuscoli corpuscoli di qualsiasi elemento, talmente leggeri che anche una minima corrente d'aria li fa volare. Questi maledetti corpuscoli possono essere completamente secchi o, peggio, impregnati di liquidi più o meno viscosi.
Quello che succede con la macchina fotografica è che, durante il cambio della lente, anche se stiamo attentissimi, inclinando la macchina a 45 gradi verso il basso, con il vento a favore ecc. ecc. inevitabilmente un po' di polvere finisce dentro la fotocamera. Allo scatto successivo, lo spostamento d'aria prodotto dallo specchietto che si alza e dalla tendina che si apre mette in movimento i corpuscoli i quali finiscono per concentrarsi sul filtro AA. La ragione più plausibile per questa concentrazione è che il vetro del filtro AA si carica di elettricità statica, indotta dalla corrente che circola nel sensore retrostante. L'elettricità statica attrae come una calamita i corpuscoli di polvere eventualmente presenti all'interno della fotocamera. Tra l'altro, più grande è il sensore, maggiore è l'elettricità statica generata e maggiore la forza con cui i corpuscoli vengono attratti. Per questo la 20D ci ha impiegato 8 mesi a sporcarsi, mentre la 1Ds solo un paio. Se la polvere è secca, alcuni colpi dati con una peretta sono sufficienti a staccarla dal sensore e sloggiarla dalla macchina, ma se è mescolata a sostanze viscose l'affare si complica. A causa della superficie estremamente liscia del filtro AA il corpuscolo umido aderisce come una ventosa e il "menisco" che si forma intorno a lui ha bisogno di più forza di quella generata dal getto d'aria della peretta per essere rotto. E qui nasce il problema. Canon raccomanda di usare solo il perettone (niente aria compressa, mi raccomando!) e, se così non funziona, di mandare il tutto a loro per la pulizia. Ma, e qui c'è un ma grande come una casa, tutto ciò costa. Costa la pulizia, costa restare senza fotocamera alcuni giorni e costa ancora di più constatare che, al ritorno, la polvere è ancora quasi tutta lì, ovvero non è detto che tutti i laboratori Canon facciano un lavoro impeccabile.
Dunque, quali altre possibilità ci sono? Consideriamo quanto segue: il sensore è sicuramente fragilissimo, ma la polvere non è sul sensore bensì sul filtro AA, il quale è di vetro ottico, fragile senza dubbio, ma non più fragile di un qualsiasi sottile pezzo di vetro. Sicuramente è meno fragile del rivestimento Multi-coated di un buon filtro UV che puliamo tutti i giorni senza grandi cerimonie. E come qualsiasi pezzo di vetro può essere pulito con successo a patto di usare una tecnica appropriata e grande attenzione. E dunque…

Cosa NON usare mai per pulire il sensore
Aria compressa in bomboletta o compressore: la pressione potrebbe rompere il filtro AA. Inoltre sia l'una che l'altra possono "sparare" propellente o, nel caso del compressore d'aria, olio dei cilindri esattamente sul filtro.
Anche alcuni perettoni, ho scoperto a mie spese, possono sparare residui di gomma sul filtro. Acquistando un perettone è buona norma provarlo ripetutamente su una superficie lucida nera per essere certi di non sparare, insieme all'aria, frammenti di gomma.
Cotton Fioc, anche di tipo chirurgico: sono estremamente porosi e più che pulire sporcano. Inoltre la porosità li rende molto ruvidi, da cui il rischio di graffiare il filtro AA. Da evitare.
Panni vari, anche per uso fotografico: rilasciano fibre indesiderate. Sporcano invece che pulire.
Pennelli: vietati tutti quelli con pelo di origine animale, che potrebbero rilasciare elementi chimici residui del trattamento o residui di grassi animali.
Cartine per la pulizia delle lenti: quelle comunemente usate per la pulizia delle lenti sono troppo aggressive. Non vanno usate, ad eccezione delle cartine specifiche Pec Pad e solo su sensori CMOS. Non sono adatte ai sensori CCD.
Liquidi per la pulizia delle lenti: non vanno usati perché sono tutti lievemente impuri e lasciano residui ed aloni. L'unico utilizzabile è metanolo al 99,999% (Eclipse)
Nastro adesivo: ho letto su internet che qualche matto sta suggerendo di incollare del nastro adesivo 3M Magic sul filtro AA per poi ritirarlo con incollata la polvere... Tipo il rullo adesivo per togliere la polvere dai vestiti. SIC! A parte il fatto che la colla potrebbe rimanere al posto della polvere, si potrebbe staccare il filtro AA con disastrose conseguenze. Da evitare!

Come pulire il sensore
Esistono in commercio alcuni liquidi e alcune "Swab", spatole, specifiche per la pulizia del sensore. L'accoppiata Swab e metanolo è senz'altro funzionale, ma prevede l'acquisto di una fiaschetta di metanolo puro al 99.999% impresa tutt'altro che facile visto che i produttori statunitensi, a causa della legislazione in vigore, non possono spedirlo per via aerea poiché estremamente infiammabile. Inoltre le swab, comunque inutili senza il metanolo, sono carissime: ci vogliono 45 dollari per 12 swab monouso. E se la macchina è molto sporca ne occorre probabilmente una scatola intera. Inoltre il rischio di danno è grande. Infatti collocare più di un paio di gocce di metanolo sulla swab di pulizia (mai direttamente sul sensore) potrebbe portare l'eccesso di liquido dietro al filtro AA a diretto contatto con il sensore vero e proprio con effetti, ancora una volta, disastrosi. Ma questa tecnica è consigliata sia da Olympus che da Kodak e viene utilizzata con successo da tantissimi fotografi anche su altri corpi, Canon e Nikon in testa. È consigliabile quando esiste polvere incollatissima, che proprio non se ne vuole andare, o quando si bagna il filtro AA (con pioggia o neve nel cambio lente) per eliminare l'alone che immancabilmente si forma. Ma sono casi estremi.

Nella stragrande maggioranza dei casi, per pulire il sensore è sufficiente, udite udite, un pennello acrilico caricato elettrostaticamente. Questa è la tecnica che ho copiato da un'azienda americana la quale vende un pennello acrilico da 5 Euro e un manuale di istruzioni all'iperbolica cifra di 140 dollari + spese di spedizione.

Il pennello statico
(attenzione: perché la procedura funzioni bisogna seguire alla lettera quanto segue)
Dopo aver visto il pennello nel sito americano, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata il righello di plastica e i pezzetti di carta che, alle elementari dei miei tempi, la maestra usava per spiegarci la magia dell'elettricità statica. Non vedo perché non replicarlo senza spendere un capitale! Il sistema è tanto semplice quanto geniale. Fermo restando il fatto che il filtro AA non è così fragile come viene descritto nei manuali, si tratta di caricare un pennello elettrostaticamente e passarlo con gentilezza sul filtro AA. La polvere varrà "spazzata" via e rimarrà fissata elettrostaticamente alle setole del pennello. L'azione è più efficace della pompetta perché meccanicamente più incisiva, rimuovendo anche i corpuscoli umidi, ma senza essere pericolosa per il filtro AA. Inoltre non prevede liquidi. Insomma, funziona meravigliosamente bene.
Il pennello deve essere acrilico, altrimenti non si carica staticamente, e morbidissimo, per scongiurare il rischio di graffiare il sensore. In fase di acquisto, per testarne la morbidezza, è sufficiente passarlo sul labbro, ricordando poi di comprarne uno sigillato, non quello che abbiamo testato, visto che la nostra pelle è oleosa e dobbiamo evitare di contaminare le setole. Il pennello deve essere "a spatola", non rotondo, con le setole di almeno 2 cm di lunghezza per mantenersi soffice e flessibile, e della larghezza del sensore, o di un millimetro maggiore. Nel mio caso,15 mm per la 20D e 24mm per la 1DsMkII. Deve essere tassativamente e assolutamente privo di colla, con le setole trattenute in sede per schiacciamento del canotto metallico che lo unisce al manico. Il manico deve essere di legno o plastica, o altro materiale isolante. Sembra complicato ma non lo è. La maggioranza dei pennelli per uso cosmetico e quelli di ottima qualità per pittura sono così. Qui in Brasile, dove vivo, ne ho comperati due a circa 5 Euro cadauno, perfetti per lo scopo, in un negozio specializzato in articoli per pittura. Quelli per cosmesi, anche se migliori, purtroppo sembrano essere tutti rotondi. Quelli che ho visto a spatola sono troppo piccoli.

Come testare e preparare il pennello elettrostatico
Scelto con la massima cura il pennello, con le specifiche qui sopra, la prima cosa che dobbiamo fare è assicurarci che non vi sia colla tra le setole. A volte, per preservare i pennelli durante il trasporto le setole vengono impregnate di una colla a base d'acqua, così da rendere il pennello rigido e resistente. Al pittore questo non fa né caldo né freddo, pochi secondi in acqua e, per lui, la colla se ne va. Fermo il fatto che noi non dovremmo scegliere uno di questi pennelli, i quali si presentano nella rastrelliera del negozio con le setole rigide, dobbiamo assicurarci che non esistano colle o residui di lavorazione. Operiamo così, grazie ad un suggerimento tratto da internet: prendiamo un filtro UV Multicoated e puliamolo alla perfezione come siamo abituati (personalmente uso Lenspen). Appoggiamo il filtro su di un panno nero e con vigore spennelliamo il filtro avanti e indietro con il pennello almeno 250 volte (500 volte in totale) Non ci vuole molto, circa 3-4 minuti. Ciò fatto, osserviamo bene il filtro in luce radente. Se il pennello era davvero privo di colla, non vedremo nulla. Invece, se nelle setole si trovava della colla, sul filtro rimarranno striature parallele alle pennellate che abbiamo dato. In questo caso laviamo il pennello con una goccia di shampoo neutro e tanta acqua corrente, avendo cura di mettere il pennello di punta sotto il getto d'acqua. Lasciamo asciugare per una notte e ripetiamo il test del filtro. Se ancora persistono rigature, altro lavaggio e altro test. Si può arrivare anche a 5-6 lavaggi prima di eliminare completamente la colla. Ma se il pennello è di ottima qualità, di quelli che arrivano allo scaffale sigillati singolarmente, probabilmente non ci sarà segno di colla già dal primo tentativo.
Fatto ciò il pennello è pronto. Ricordiamoci di non toccarlo mai con le dita. Se succede per errore ripetiamo un ciclo di lavaggio.

Pulire il sensore

Per pulire il sensore serve:

  • il pennello preparato come descritto qui sopra
    una bomboletta di aria compressa secca o il perettone per la pulizia
  • la macchina fotografica…
  • un'ottica qualsiasi che chiuda a f/22 minimo
  • un computer

Cominciamo così: apriamo Photoshop o qualsiasi altro programma di edizione e creiamo una immagine bianca a tutto schermo.
Montiamo l'ottica sulla camera, e in Av impostiamo il diaframma più chiuso possibile. Focheggiato in manuale in qualsiasi posizione, puntiamo l'ottica nel monitor e scattiamo la foto. Non importa se non si sta fermi. La polvere sul sensore tremerà insieme al sensore e non risulterà mossa.
Apriamo la foto scattata in Photoshop e valutiamo la polvere che abbiamo sul sensore (questo primo scatto è indispensabile perché la polvere si vede solo su fondi uniformi e a diaframmi chiusi. Puó capitare di avere il sensore infestato e non saperlo!)

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Valutata la polvere, rimuoviamo l'ottica, assicuriamoci di avere le batterie cariche al 100% o l'alimentatore esterno collegato e mettiamo la macchina in posa B o in modalità di Sensor Clean. Lo specchio si alza e rimane alzato e la tendina si apre e rimane aperta, scoprendo il filtro AA con dietro il sensore.
Prendiamo il pennello e spariamoci contro aria compressa dalla bomboletta prestando attenzione ad investire con il getto tutta la superficie del pennello da un lato e dall'altro, ruotando lentamente il pennello davanti al getto. Muovete a destra e sinistra il pennello, non la bomboletta, per evitare fuoriuscite del propellente. Ancora, non agitare la bomboletta prima dell'uso per non far alzare eventuali residui mescolati con il gas. Investiamo bene tutto il pennello con il getto d'aria. Questa operazione dovrà durare 10-20 secondi e servirà a caricare il pennello elettrostaticamente oltre che pulirlo da eventuali residui rimasti intrappolati tra le setole.
Con un movimento fermo e gentile, passiamo il pennello sul filtro AA da destra a sinistra una volta sola, spennellando l'intera superficie con una passata uniforme, senza premere eccessivamente. La pressione giusta è circa quella che si applica ad una biro per scrivere.

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Ripetiamo il punto 5, sparando aria nuovamente sul pennello.
Di nuovo con movimento fermo e gentile, spennelliamo stavolta da sinistra a destra.
E di nuovo il punto 5: spariamo aria sul pennello ruotandolo e muovendolo a destra e sinistra per investire ogni setola con il getto d'aria.
Ripetiamo il punto 6.
Ripetiamo il punto 5.
E, per ultimo, ancora il punto 8.

Avremo spennellato alternativamente sx-dx-sx-dx, quattro volte in tutto. È importante spennellare una volta sola, in una direzione sola, ricaricando/pulendo il pennello ad ogni passata con il getto d'aria. Altrimenti, invece di pulire il sensore muoveremo la polvere da un posto all'altro.

A questo punto spegniamo la macchina per chiudere tendina e specchio, rimontiamo l'ottica e ripetiamo la foto di test. Analizzandola dovremmo vedere la polvere decisamente ridotta, se non del tutto scomparsa. Se ce ne fosse ancora ripetiamo l'operazione appena descritta. Se dopo 3 o 4 tentativi alcuni granelli rimangono ancora visibili (generalmente rimangono nella stessa posizione) significa che sono molto incollati e per rimuoverli è necessario usare il sistema umido prima descritto. Ma nel 90% dei casi il pennello statico risolve brillantemente il problema polvere.

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Altre applicazioni
Ho applicato lo stesso sistema, con successo, per la pulizia dello specchio e del vetrino di messa a fuoco di qualsiasi reflex, analogica o digitale che sia. Funziona anche per pulire diapositive e negativi impolverati, prima di passare alla scansione.
Tutto ciò detto, non mi rimane altro che prendere un antistaminico e augurarvi buone spennellate!

Mike Ronchi © 07/2005
Riproduzione Riservata

Attenzione!
Per quanto le procedure descritte siano state testate e ritenute sicure, non sono prive di rischi. Se non vi sentite in grado di replicarle esattamente, o non siete sicuri dei materiali da utilizzare, non tentate. Rimandate la macchina all'assistenza autorizzata. Nadir e Mike Ronchi non si assumono alcuna responsabilità per eventuali danni causati dall'applicazione di quanto suggerito nell'articolo.