PHASE ONE C1 4.1
Da uno dei più importanti produttori di dorsi digitali, un software di sviluppo RAW veloce ed economico, in prova con i file della Sony A700

Paolo Limoncelli, settembre 2008

La Phase One è una realtà molto conosciuta nell'ambito della fotografia digitale professionale.
Oltre ad essere uno dei più importanti produttori di dorsi digitali, da anni commercializza un software di sviluppo e catalogazione per i formati RAW più diffusi: Capture One (o più brevemente C1).
Questo pacchetto è attualmente disponibile in due versioni, una professionale e l'altra economica, stranamente più recente e aggiornata della maggiore (ferma alla 3.8). Questa recensione non vuole fare da "guida" al software ma semplicemente valutarne le potenzialità in termini di qualità d'immagine prodotta.
I file in esame sono quelli della Sony A700, reflex che offre il top delle sue prestazioni lavorando in RAW (il RAW di Sony si chiama ARW); la resa dei JPEG è a mio avviso poco soddisfacente.

La A700 è mal supportata da Adobe Camera RAW (il plugin di conversione più diffuso in assoluto). Il software Adobe, sebbene faccia un discreto lavoro a bassi ISO, perde decisamente di qualità da ISO 400 in su a causa di una politica di gestione del rumore digitale non proprio conservativa e soprattutto non completamente disattivabile.
L'immagine che segue è uno scatto a ISO 400 che è stato sviluppato azzerando i rispettivi parametri di riduzione rumore sia in Camera Raw che in Capture One. I parametri di sharpening sono sui livelli di default.
Si nota subito nello sviluppo Adobe che la granulosità del fuori fuoco è eterogenea e con passaggi tonali troppo netti. La zona a fuoco invece mostra un livello di dettaglio più basso e una morbidezza diffusa.
Si potrebbe obiettare che i livelli di sharpening che i software applicano di default sono differenti, ma questo non cambia la sostanza del problema: l'aumento dello sharpening sull'immagine Adobe peggiorerebbe il già pessimo fuori fuoco, perciò sarebbe necessario un intervento selettivo... C'è poco da fare: CaptureOne (d'ora in poi C1) offre un file pronto senza necessità di ulteriori ritocchi.

Bisogna notare per dovere di cronaca che l'attuale versione di ACR 4.5 (disponibile solo in beta durante la stesura della recensione) ha migliorato questo aspetto e ci riserveremo giudizi definitivi a seguito di nuove prove.
Nel breve test che segue confronteremo perciò C1 con il software proprietario di casa Sony: Image Data Coverter 2.0 (IDC).

Come va sul campo
C1 4.1 è un software molto veloce e snello nelle operazioni, sebbene non garantisca una gestione elegantissima della memoria di sistema (sotto Windows). I ritardi in risposta con un buon PC sono praticamente nulli e la conversione di un RAW da 12Megapixel in TIFF a 16bit per canale è veramente fulminea se confrontata ad altri software.
L'interfaccia è elegante e pulita anche se non troppo personalizzabile. Il colore scuro è perfetto per la visione delle immagini (finalmente i produttori se ne sono resi conto) e permette di concentrarsi subito sulla foto.
Gli strumenti di catalogazione sono buoni, ma non raggiungono la potenza di pesi massimi del calibro di Aperture o Lightroom. E' pur vero che C1 è molto più veloce di entrambi.
L'unica pecca è la possibilità di intervento sui soli RAW e non su gli altri formati.
Le funzionalità offerte sono molte e prenderle tutte in esame sarebbe decisamente difficile. Ci limitiamo ad elencare le più importanti, che poi sono le classiche funzioni da "camera oscura digitale":

  • Strumenti per la gestione dell'esposizione, del bilanciamento del bianco e delle curve
  • Un utilissimo strumento per la gestione della correzione del gamma
  • Taglierina e livella per linee cadenti
  • Modulo per la gestione del dettaglio e del rumore digitale
  • Generatore di gallerie web

Degno di nota è il modulo di gestione dell'esposizione chiamato HIGH DYNAMIC RANGE che offre uno strumento di controllo delle alte luci decisamente raffinato. Di seguito un esempio della sua potenza: uno scatto a ISO 400 sovraesposto di uno stop.

Cosa si intende per HIGH DYNAMIC RANGE?

L'HIGH DYNAMIC RANGE è uno strumento per l'intervento sulla gamma dinamica.
La tecnica fotografica dell'HDR prevede una serie di scatti esposti progressivamente per le luci e per le ombre, per poi affidarne la fusione ad un software specifico.
Nonostante la sua denominazione sia identica all'omonima tecnica C1 non pretende di offrire uno strumento per l'HDR, ma semplicemente un modulo che permette, attraverso un algoritmo specifico, di intervenire in maniera distinta sulle alte luci e sulle ombre.
In sostanza possiamo recuperare dettaglio dalle alte luci senza "toccare" le ombre e viceversa. Logicamente per valori di intervento alti la perdita di contrasto diventa inevitabile. Il modulo di C1 è molto efficace e nonostante sia governato da due soli parametri offre risultati notevoli, come dimostrano le immagini 1 e 2 dell'articolo.

Imm. 1 - Alte luci bruciate e ombre sovraesposte.

Imm. 2 - Stesso scatto riequilibrato con lo strumento HIGH DYNAMIC RANGE e con la regolazione delle curve: l'immagine è pronta per la stampa senza ulteriori passaggi.

La qualità d'immagine è notevole: il file è molto pulito a tutti gli ISO ed il livello di dettaglio è veramente alto. Il merito va ad uno strumento di sharpening molto leggero ed adattativo che varia in base alla dimensione in megapixel e ad un algoritmo di demosaicizzazione efficace. L'immagine aperta con i valori di default è pressoché perfetta in termini di dettaglio/rumore digitale. La grana ad alti ISO è veramente fine e per nulla fastidiosa.
Dal punto di vista cromatico il software è molto conservativo mantenendo toni naturali e poco saturi. Questo lascia ampio margine di intervento per l'eventuale correzione ma potrebbe non mettere d'accordo tutti i palati. I caratteristici toni tenui denotano una "vocazione" per il ritratto, e non è un caso visti i trascorsi della Phase One.

La demosaicizzazione e lo sharpening

Come ben noto i sensori a filtro Bayer catturano un mosaico cromatico delle tre componenti RGB.
Questo mosaico va interpretato per creare l'immagine finale che altrimenti avrebbe una rappresentazione non propriamente "fotografica".
L'interpretazione (interpolazione) è detta demosaicizzazione.

Ogni produttore software offre il suo algoritmo di demosaicizzazione che influisce in maniera decisiva sulla qualità finale dell'immagine.
Questo passaggio è fondamentale per due aspetti: la fedeltà cromatica e la resa del dettaglio.
Un software che fa un ottimo lavoro in fase di demosaicizzazione avrà molto più dettaglio a parità di maschera di contrasto applicata.

Per questo motivo C1 può permettersi di offrire livelli di sharpening di default bassi (160 su 500 di fondo scala, ovvero un 32%) mantenendo un'incisione elevata e nessun artefatto generato, come si vede dall'immagine 4.

Il modulo di gestione del rumore non è il massimo e va usato con parsimonia. Anche per questo strumento il software decide preventivamente il livello da applicare, ma è possibile (e consigliato) azzerarlo perché i risultati non sono sempre soddisfacenti.
La riduzione della componente cromatica in particolare è molto "pericolosa" perché agisce troppo aggressivamente sui toni portando ad un appiattimento dell'immagine.
Il consiglio è quindi di processare il file tenendo a zero questi due valori e agire in seguito con un plugin specifico via Photoshop se il rumore è troppo fastidioso.

Imm. 4 - Questo scatto a ISO 100 è stato fatto con lo Zeiss 16-80 a 45mm e F9 di apertura, e poi processato con parametri standard. Si nota subito la differenza dello sviluppo rispetto al software Sony a destra: esclusa la differenza tonale il livello di dettaglio e la pulizia dell'immagine sviluppata con C1 fa pensare di avere di fronte un'altra reflex e un'altra lente.

Imm. 5 - Scatto a ISO 800 con il 50mm F1.4 in condizioni difficili: anche in questo caso l'immagine di IDC sembra patinata e nel "7" della Dynax mostra un livello di artefatto cromatico consistente. Sulle alte luci dell'aggancio metallico della cinghia si può notare il "trucchetto" del software Sony che aggiunge un bordo nero per aumentare lo stacco del piano e la relativa percezione di nitidezza.

Imm. 6 - Scatto a ISO 3200 con il 35mm F1.4 sottoesposto e tirato in sviluppo: anche con il fondo scala della reflex e in condizioni per altro sconsigliabili (ISO 3200 sottoesposti...) C1 regala comunque un'immagine di maggior equilibrio e mostra una struttura della grana molto più fine di quella di IDC. Il software Sony lavora molto sulla percezione della nitidezza e questo porta alla generazione di artefatti granulosi, soprattutto nei fuori fuoco, che compromettono molto la qualità finale.

Conclusioni
Capture One 4.1 è un software sicuramente consigliabile: veloce, performante e costante nel rendimento. Il costo è accettabilissimo (99 Euro) e se si possiede una A700 si scioglieranno letteralmente le briglie alle reali caratteristiche del sensore. E' sicuramente una spanna sopra al software Sony, tanto che sembrerà di avere in mano una reflex diversa.
Le prestazioni sono comunque di alto livello anche con file RAW di altre marche come Canon e Nikon.
La risposta cromatica è un po' blanda e conservativa e richiede spesso interventi sulle curve per ridare un po' di brillantezza ai colori, ma questo può essere letto anche come un vantaggio.
Le uniche pecche sono un modulo di riduzione rumore non perfetto e limiti alla catalogazione e conversione in gruppo delle immagini (non più di 20 alla volta), ma visto il prezzo e soprattutto le prestazioni, ci si dimentica subito di questi aspetti.

Paolo Limoncelli © 09/2008
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