CARTE FORTE
Bromofort al bromuro d'argento e Fortezo al cloro-bromuro d'argento
Alessandro Pianalto, ottobre 2003

Il mondo delle carte baritate e della stampa fine-art, purtroppo, viene dimenticato ogni giorno di più. La gente ha fretta di vedere le stampe asciutte, vuole vedere subito buoni risultati e spesso si dimentica della qualità del proprio lavoro in camera oscura.

Nadir Magazine ©

All'inizio dei lavori dell'ennesima statale pronta a ferire il paesaggio, il pubblico era decisamente contento, almeno per il buffet... In questa foto si può ben vedere la calda tonalità della carta e la buona resa sulla scala tonale. Stupefacenti la colorazione così avvolgente e l'equilibrio dei grigi intermedi.

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La classica carta baritata a tono neutro: la Bromofort consente stampe di ottima qualità. Unica differenza ravvisabile con la Ilford Galerie è una densità dei neri leggermente minore.

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Le due stampe di un negativo al pyro, la prima (in alto) eseguita su Bromofort e la seconda (in basso) su Galerie. Ho cercato di ottenere stampe con dei valori bassi il più simili possibile, si può vedere chiaramente come la Bromofort ha dei bianchi poco convincenti, tanto da risultare molto (o anche troppo) morbida; la Galerie mostra un contrasto decisamente più alto. Altra caratteristica non apprezzabile dalle immagini web è una minore nitidezza delle foto eseguite su Bromofort, forse la elevata morbidezza tonale della carta porta alla formazione di stampe con una definizione leggermente inferiore.

Siamo disposti a spendere diverse centinaia di Euro per un'ottica super corretta e super nitida ma non abbiamo la pazienza di lavare a fondo una stampa su carta baritata. Conosciamo a memoria il metodo per ottenere delle fotografie ineccepibili ma siamo troppo pigri per applicarlo fino all'ultimo passaggio, la stampa. In un momento in cui mi sembra che molte persone stiano riscoprendo il gusto di fotografare senza fretta, bisognerebbe anche riscoprire il gusto della calma e la ricerca della perfezione (intesa come parametro personale) anche nel nostro lavoro in camera oscura.

Questo preambolo non vuole essere un rimprovero a nessuno ma solo un piccolo promemoria per chi si diletta con la ripresa e la stampa in bianconero.

Per rafforzare la vostra volontà di usare carte da fine art abbiamo provato per voi due carte baritate a contrasto fisso di un marchio meno blasonato rispetto alle solite Ilford o Oriental: la Forte Fortezo e la Forte Bromofort.

Cominciamo con la Fortezo
una carta rigorosamente doppio peso con finitura superficiale lucida e con emulsione al clorobromuro d'argento. Questo tipo di emulsione produce stampe con un tono leggermente caldo, dal colore paglierino, si presta bene ai viraggi anche se i risultati possono essere strani.
La resa è ottima su tutta la scala tonale dai neri più profondi ai bianchi puri, la carta consente di avere un'ottima separazione dei toni e una grande estensione delle tonalità intermedie. L'intonazione la rende particolarmente adatta alle stampe dedicate ai ritratti e alla fotografia di strada; il colore caldo e la grande estensione della scala rendono le stampe estremamente avvolgenti e piacevoli da guardare, simili a quelle di un tempo, in stile Cartier-Bresson.
Ho provato anche il viraggio al selenio ad una diluizione di 1+20 per 6 minuti: già dopo circa due minuti la stampa aveva completamente cambiato la sua dominante paglierina in un colore che si avvicina al bordeaux (comportamento veramente particolare).
Da un confronto diretto con la Galerie, la Forte Fortezo esce decisamente a testa alta, senza nulla da invidiare alla mitica carta di casa Ilford. I risultati ottenibili con le due carte non differiscono in modo particolare se non per la colorazione, calda la Fortezo e neutra la Galerie.

La seconda carta provata è la Forte Bromofort
anch'essa doppio peso con finitura lucida ma con emulsione al bromuro d'argento.
In questo caso la tonalità delle immagini è neutra, non vi sono particolari dominanti se non si usano viraggi. La caratteristica saliente di questa carta è l'estensione, quasi incredibile, che si riesce ad ottenere. Bisogna controllare con molta attenzione sia lo sviluppo dei negativi sia la scelta del grado di contrasto da usare, pena la realizzazione di stampe senza bianchi né neri. Questa caratteristica potrebbe sembrare un difetto, ma una volta raggiunta una buona conoscenza della carta e dei negativi si potranno ottenere stampe ricche di toni intermedi e con degli ottimi valori estremi. Inoltre si apre anche la possibilità di eseguire riprese in condizioni di forte contrasto con la sicurezza di ottenere stampe con tutti i valori leggibili e ben distinguibili tra loro.
La definirei una carta decisamente indicata per le stampe da negativi piani: chi si diletta con la fotografia di paesaggio alla Ansel Adams troverà sicuramente in questa carta un ottimo supporto per tradurre la propria visualizzazione del soggetto.
Anche la Bromofort non differisce in maniera particolare dalla Galerie.

La vera sorpresa con questa emulsione è stata la stampa di un negativo piano sviluppato in Pirogallolo.

Ho eseguito due stampe dello stesso negativo, una su Galerie contrasto 3 ed una su Bromofort, sempre a contrasto 3. Una volta asciugate, le stampe hanno evidenziato differenze quasi incredibili: la stampa Bromofort appare decisamente più morbida, come se si fosse usata una carta con un grado di contrasto in meno. I valori bassi posti in zona II sono ancora perfettamente leggibili e quelli alti posti in zona VIII sono ancora "poco" bianchi. Lascio immaginare cosa si può ricavare da un negativo al pirogallolo usando una carta come questa.

Per quel che riguarda l'uso delle carte in pratica, non ci sono particolari indicazioni da dare se non quella di cercare di spianarla il più possibile prima di porla sotto il marginatore. Già nelle confezioni le carte appaiono incurvate, tanto che una volta estratte bisogna avere un po' di pazienza per renderle quasi piane.

Per il test è stato usato uno sviluppo standard (Tetenal Eukobrom); il tempo minimo per uno sviluppo completo è due minuti circa, ma si può tranquillamente applicare la tecnica dello sviluppo fattoriale per ottenere piccole variazioni sulle tonalità più basse. Il lavaggio è stato eseguito con l'aiuto del Wash Aid della Ilford (un induritore all'iposolfito).
L'asciugatura, ovviamente, non può essere eseguita sul filo come per le carte RC: personalmente uso dei telai rettangolari in legno con una zanzariera in alluminio dove stendo le foto all'ingiù, cioè con l'emulsione verso il basso. Una volta asciutte, le stampe non mostrano una curvatura eccessiva ed un paio di giorni sotto qualche bel volume di zoologia sono sufficienti a raddrizzarle.

In definitiva, queste sono le tipiche carte per chi non vuole compromessi, per chi conosce bene il lavoro di camera oscura e sa sfruttare al meglio le caratteristiche delle pellicole che usa, tanto da potersi tranquillamente avventurare alla ricerca della stampa espressiva, con la sicurezza di un supporto capace di mettere in risalto la creatività dell'artista.

Alessandro Pianalto © 10/2003
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