CHE PESO!
Scegliere sacchi, zaini e sistemi di trasporto

Michele Vacchiano, marzo 2002

Finché si fotografa a trenta metri dalla macchina, o si effettua un servizio fotografico in città, qualunque contenitore va bene. Ma quando si prevede di camminare per più di due ore, allora la classica borsa a tracolla diventa insopportabile. Il peso grava su una sola spalla, l'oggetto sbatte contro le gambe e tende a sbilanciare l'equilibrio… Insomma, per chi fotografa camminando non ci sono scelte: contenitore è sinonimo di zaino.

Zaino fotografico distribuito dall'americana f/64, in grado di contenere una folding 8x10" con accessori.

Zaino fotografico prodotto dalla Cullmann.

Un altro zainetto fotografico, questa volta targato Tenba. Ottimo per ospitare l'attrezzatura foto, ma come si vede non troppo adatto ad essere utilizzato per trasportare quanto è necessario per l'escursione.

Un classico zaino da trekking. Non è appositamente concepito per la fotografia, ma può ospitare parte dell'attrezzatura nei capaci tasconi laterali. In compenso è appositamente progettato per i grandi carichi, che possono essere trasportati senza eccessivo affaticamento e garantendo al contempo una buona aerazione della schiena, grazie al dorso preformato.

Uno zaino da alpinismo, estremamente "tecnico" e sofisticato, sicuramente uno dei migliori modelli in commercio. Certamente non è concepito per trasportare l'attrezzatura fotografica, ma la sua ergonomicità lo rende ideale anche per soddisfare questa esigenza. L'unica accortezza consiste nel proteggere macchina e obiettivi inserendoli in sacchetti di stoffa, o avvolgendoli con maglioni e giacche a vento.

Tuttavia c'è zaino e zaino. Quello di quando il nonno faceva il militare lasciatelo in soffitta. Evitate anche quel mostro con telaio in alluminio che vi portavate in giro a vent'anni, quando facevate i fricchettoni girando la riviera in autostop. In realtà, più che di uno zaino il fotografo ha bisogno di un vero e proprio sistema di trasporto capace di coniugare la massima versatilità d'uso con la massima comodità. Dove comodità significa non solo accessibilità, ma anche e soprattutto leggerezza e scarso affaticamento anche dopo ore di cammino. E' inutile avere mille comode tasche quando gli spallacci sono poco imbottiti o quando lo zaino si incolla alla schiena facendola sudare.

Eppure esistono molti zaini fotografici che - a fronte di una buona accessibilità - risultano poi scomodi da portare e decisamente antiergonomici. Si tratta di accessori progettati da esperti di fotografia che probabilmente non hanno mai camminato sul filo di una cresta di roccia e non si sono mai avventurati nel cuore del deserto degli Agriates con lo zaino come unico compagno di viaggio. La realtà è che per progettare uno zaino fotografico efficiente bisogna essere fotografi, certo, ma anche alpinisti. Perché è negli zaini da alpinismo che lo studio dell'ergonomia ha raggiunto i vertici più alti.

Del resto è logico. Chi cammina in salita o arrampica lungo una stretta cornice ghiacciata deve poter trasportare corda, picozza, ramponi, sacco a pelo, abiti di ricambio, generi di conforto e attrezzatura foto senza soffrire di dolori lombari. La soglia dell'affaticamento dev'essere il più possibile alzata e rimandata nel tempo: l'affaticamento è una delle più frequenti cause di incidenti in montagna; ne consegue che uno zaino comodo da portare può rappresentare la differenza tra la vita e la morte.

Esistono zaini fotografici davvero efficienti non solo dal punto di vista dell'accessibilità, ma anche dal punto di vista della ergonomicità: alcuni di essi sono persino dotati di portapicozza, il che denuncia un'attenzione particolare proprio al mondo degli alpinisti fotografi. Purtroppo lo zaino fotografico classico offre molto spazio all'attrezzatura foto, come è logico, e poco a tutto il resto. La completa modularità (cioè la possibilità di utilizzare gli scomparti scegliendo quanto spazio riservare alle apparecchiature foto e quanto lasciarne agli abiti di ricambio, al sacco a pelo e all'attrezzatura da arrampicata) è ancora un sogno abbastanza lontano.

Possiedo uno zainetto fotografico che reputo abbastanza comodo ed efficiente. Posso scegliere se sistemare l'attrezzatura nella parte superiore o in quella inferiore e posso persino "dividerlo" per alleggerire il peso quando non ho molte cose da portare con me. Pur essendo comodo e sufficientemente ergonomico, esso presenta i limiti di tutti gli zaini fotografici da me provati nel corso di lunghi anni, il principale dei quali è rappresentato dallo scarso spazio riservato all'equipaggiamento non fotografico. I casi sono due: o si realizzano mostri intrasportabili oppure si propongono soluzioni di compromesso.

Questo significa che gli zaini fotografici sono inadatti alla montagna "vera"? No, assolutamente, a patto che vengano utilizzati per quello che sono: sistemi di trasporto dell'attrezzatura foto che possono anche contenere altre cose. Ideali per le escursioni di una giornata, ma fondamentalmente inadatti ai lunghi trekking.

Che fare, allora? Sinceramente non ho una ricetta valida in assoluto, ma posso citare la mia esperienza personale. Quando so che l'escursione si concluderà in giornata, non ho problemi a portare con me lo zainetto fotografico. Nella parte alta, dotata di scomparti mobili, posso sistemare un corpo 24x36 e almeno 4 obiettivi, oppure (rimuovendo i divisori) la folding in legno e il panno nero. Nella tasca anteriore trovano posto l'esposimetro esterno, i filtri e le pellicole. La parte inferiore, staccabile e utilizzabile come borsa a tracolla separata, viene usata per riporre gli abiti di ricambio e i generi di conforto. Ai lati dello zaino ho fatto cucire delle robuste fettucce alle quali assicuro da un lato il cavalletto e dall'altro i bastoncini da trekking e la borraccia con l'acqua.

Se invece devo restare fuori più giorni, oppure devo trasportare attrezzature più complesse (sacco a pelo, corda, picozza, ramponi) non posso non avvalermi di un "vero" zaino da alpinismo. In questo caso riduco al minimo l'attrezzatura fotografica, che trova posto nella parte alta del sacco, in prossimità della schiena (posizione riservata agli oggetti più pesanti e delicati). Per evitare urti accidentali o sfregamenti con altri oggetti presenti nello zaino, inserisco macchina e obiettivi in sacchetti di stoffa a chiusura scorrevole.

Indipendentemente dal tipo di zaino scelto, è importante imparare a caricarlo e regolarlo. Uno zaino ben regolato e correttamente riempito affatica di meno ed evita dolori muscolari.


Regola numero uno: meglio acquistare un modello piccolo e riempirlo completamente che un modello grande e lasciarlo mezzo vuoto: quanto più lo zaino è pieno tanto migliore è il suo bilanciamento.Regola numero due: gli oggetti leggeri (sacco a pelo, giacca a vento, maglioni) vanno in fondo, gli oggetti pesanti in alto e vicino alla schiena. Questo perché un peso concentrato verso l'esterno del sacco tende a sbilanciare all'indietro tutto l'insieme. In caso di escursioni impegnative o arrampicata, il peso maggiore va sistemato in posizione più centrale, sempre contro la schiena. Regola numero tre: il peso deve gravare sulle anche, non sulle spalle. Le cinture ventrali, un tempo semplici cinghietti che tenevano fermo lo zaino evitando che ondeggiasse, sono diventate ampie cinture imbottite che assolvono all'importante compito di scaricare la maggior parte del peso sulle anche, evitando di affaticare i muscoli dorsali e lombari.

Per ottenere il massimo comfort, occorre regolare lo zaino seguendo una ben precisa procedura, che illustriamo qui di seguito.

E adesso... buona passeggiata!

Michele Vacchiano © 03/2002
Riproduzione Riservata

Come si regola lo zaino.

E. Regolazione della cintura ventrale;

C. Regolazione della lunghezza degli spallacci (B);

A. Regolazione delle cinghie di avanzamento del carico.

Le cinghie di tensione di spallacci e cintura ventrale (D) devono essere strette in modo che lo zaino non oscilli durante la camminata.