MACO MACOPHOT IR 820c INFRARED
Infrarosso, che passione!
Michele Vacchiano, dicembre 2000

La tedesca Maco ha recentemente commercializzato una nuova pellicola, denominata Macophot IR 820c, dove "IR" sta per infrarosso, "820" è il limite della sensibilità spettrale (820 nanometri) e "c" sta per "clear base", indicando la perfetta trasparenza del supporto che in questo modo non presenta il classico velo grigio tipico delle pellicole tradizionali.

Si tratta insomma di una pellicola pancromatica sensibilizzata non solo per la zona del rosso ma anche oltre il limite della luce visibile, fino a raggiungere una regione non troppo estesa nella banda dell'infrarosso vicino.

La voglia di fare i confronti con la tradizionale pellicola infrarossa della Kodak è immediata. Tuttavia bisogna dire che si tratta di due emulsioni diverse, nate per soddisfare esigenze diverse. La Kodak è una emulsione concepita per uso prevalentemente scientifico: la sua sensibilità si spinge fino agli 880 nanometri, l'effetto infrarosso è drammatico, la grana è evidente. La Maco è un'emulsione più "tranquilla", nata più che altro per soddisfare esigenze artistiche, per consentire immagini creative dove l'alterazione (ma non il completo stravolgimento) dei valori tonali sappia proporre allo spettatore letture inconsuete.

Questi gli "atout" della pellicola Maco:

La sensibilità nominale è di 100/21° ISO, quando la pellicola viene usata senza filtri. Tuttavia - come per tutte le emulsioni IR - è impossibile stabilire a priori il giusto indice di sensibilità (semplicemente perché non si può sapere quanta radiazione infrarossa è presente nell'ambiente): la tecnica migliore consiste nell'effettuare diverse esposizioni.

USO CON I FILTRI
La tabella che segue è puramente indicativa. L'effetto dipende sia dall'intensità del filtro sia dalla quantità di radiazione IR presente al momento delle riprese. E' evidente che i parametri possono variare (e di molto) a seconda che si utilizzi luce naturale, luce lampo, luce al tungsteno, e anche nelle diverse ore della giornata.

FILTRO
EFFETTO
Giallo scuro Cielo più scuro
Arancio Nuvole con maggiori dettagli
Rosso chiaro Cielo nero, nuvole candide
Rosso medio Effetto Wood poco marcato
Rosso scuro Marcato effetto Wood
IR nero Completo assorbimento della luce visibile

La pellicola vergine dev'essere conservata a temperatura inferiore ai 13 gradi (frigorifero) e sviluppata al più presto dopo l'esposizione. Nel frattempo dev'essere mantenuta in luogo fresco e asciutto, in una confezione a sicura tenuta di luce. La fotocamera va caricata e scaricata in totale oscurità. Chi usa il grande formato dovrebbe testare accuratamente la tenuta del soffietto e degli chassis prima di inserirvi le pellicole piane. Anche le tank per lo sviluppo devono essere a sicura tenuta di luce e preferibilmente in acciaio. La pellicola è rivestita con strato antihalo solubile in acqua. E' pertanto indispensabile un prelavaggio di un minuto prima dello sviluppo vero e proprio allo scopo di rimuovere la protezione.

Sviluppare a 21°, agitando costantemente per i primi 30 secondi, poi una volta ogni 30 secondi per aumentare l'acutanza (effetto prossimità). Per il fissaggio la casa consiglia di utilizzare il suo Maco Ecofix, ma sembra che migliori risultati si ottengano con un fissatore rapido ad alta energia come LP-FIX Supra, basato sulla tecnologia di sviluppo delle emulsioni sensibili ai raggi X. Dopo il lavaggio è raccomandato l'uso di LP-Masterproof.

Prezzi: 21'500 lire per il formato 135/36, 18500 per il formato 120 e 156000 lire per la confezione da 25 pellicole piane 4x5".

PROVA SUL CAMPO
Ho provato la Macophot IR 820c caricando una pellicola formato 120 in un dorso 6x12 da inserire nella folding. In questo modo si sfrutta l'intera larghezza della finestra di esposizione del formato 4x5". Sono andato in Val d'Ayas e da una curva della strada vicino a casa mia ho fotografato le Dames de Challant. Il cielo era percorso da sottili altostrati che preannunciavano un cambiamento del tempo. L'ora era tarda e la luminosità diffusa del crepuscolo aveva già sostituito la luce solare diretta. Un velo di foschia nascondeva il paesaggio lontano e le Dames erano appena intuibili a occhio nudo. Condizioni limite, ma ideali per testare con la dovuta severità una pellicola IR.

Ho sperimentato tre diverse filtrature: giallo scuro, arancio e rosso chiaro. Non ho volutamente utilizzato filtri rossi molto densi proprio per verificare la vocazione "artistica", piuttosto che scientifica, di questa emulsione.
Ovviamente ho dovuto fare molte fotografie, impostando coppie tempo-diaframma sempre diverse: come già detto, l'indice di esposizione deve essere valutato "a naso" (non posso dire "a occhio", dato che l'infrarosso è invisibile per noi umani). Il negativo che mi sembra meglio riuscito è quello che correda questo articolo, ottenuto applicando al Rodenstock Sironar da 150 mm il filtro rosso chiaro.
Quello che vedete qui è il negativo scandito direttamente e poi, ovviamente, invertito: non ho voluto scandire la stampa per evitare che fattori estranei ai puri e semplici valori tonali del negativo potessero influire sulla valutazione.

L'effetto più eclatante è la penetrazione della foschia atmosferica, che ha reso visibili e abbastanza nette le montagne di sfondo. Un altro fenomeno evidente è un moderato effetto Wood sul verde che ricopre i fianchi delle montagne, che appare grigio chiaro anziché nero, come sarebbe logico con un filtro rosso. La scansione - eseguita a una definizione adatta al web - non permette di notare la finezza della grana e la nitidezza dei particolari, ben avvertibili non solo sul negativo ma anche sulla stampa cartacea. E' pur vero che si tratta in pratica di grande formato.

In conclusione posso dire che la Macophot IR 820c risponde con serietà a quella che sembra essere la sua principale vocazione: un'emulsione nata per consentire al fotografo creativo di esplorare (oltre che nuove e misteriose regioni dello spettro solare) nuove possibilità espressive, nuovi rapporti tonali e nuove (e proprio per questo promettenti) luminosità.

Michele Vacchiano © 12/2000
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