DURST 370
Test del piccolo ingranditore della Durst
Agostino Maiello, dicembre 1999

Gli ingranditori Durst godono della meritata fama presso gli stampatori di tutto il mondo, soprattutto per quanto riguarda la fascia medio-alta; ma anche tra i prodotti più economici è possibile trovare delle soluzioni più che dignitose per soddisfare la propria voglia di allestire una camera oscura senza avere troppi soldi da spendere.

È il caso del Durst M370 BW, modello di base della gamma ma che, pur nella sua semplicità e con i suoi limiti strutturali, consente di stampare - il che fino a prova contraria è quanto essenzialmente si chiede ad un ingranditore.

Il prezzo di mercato del Durst si aggira tra i 250 ed i 300 Euro, cifra a cui naturalmente bisogna aggiungere il costo dell'obiettivo. Dopodiché servono solo la carta ed i chimici, e si è pronti a stampare. Il 370 BW pesa poco più di 11 chilogrammi, è alto un metro ed ha un tavolo base che misura 46x50 cm (di fatto, la superficie utile è 40x50cm). Viene venduto con un condensatore ed un portanegativi per il formato 24x36, ma acquistando appositi kit di conversione è possibile stampare il 6x7 (con il kit Lidiset67) o il 6x6 e 4.5x6 (Lidiset66). Diciamo subito però che ognuno di questi kit costa più o meno quanto il 370 intero, quindi sulla convenienza di questo aggiornamento ci permettiamo di dubitare. Di serie, l'M 370BW monta una lampada opalina da 75W. Abbiamo provato a stampare con lampade più potenti, ma non ne è valsa la pena: una lampada da 100W accorcia i tempi in maniera appena apprezzabile, una da 150W va meglio ma emette troppo calore per la calotta del piccolo Durst.

Il 370 BW è a condensatore, come solitamente avviene per gli ingranditori pensati per il b/n. Questo costringe a stare un po' più attenti con i negativi, dal momento che graffi, polvere ed imperfezioni varie non vengono certo minimizzate, ma ripaga in termini di brillanza e nitidezza delle stampe. Come sempre, questione di gusti. Il montaggio è molto semplice: in pratica bisogna solo fissare la colonna al piano base, fissandola allo zoccolo apposito con le viti e le rondelle (fornite in dotazione insieme alla chiave per avvitarle).

È buona norma, comunque, verificare l'allineamento della testa col piano base, magari aiutandosi con una livella a bolla, e controllare il centraggio della lampada, regolando l'altezza del portalampade. L'ingranditore è privo di qualsivoglia funzione evoluta: si inserisce il filtro multigrade desiderato, si mette a fuoco, e si stampa. La testa non è inclinabile in nessun senso, e non essendo Multigrade non consente regolazioni intermedie tra i vari "mezzi stop" di contrasto: si lavora perciò con i classici filtri da ritagliare (7.5x7.5cm) e da inserire nel cassettino sopra l'obiettivo.

Il portapellicola non ha vetrini; l'obiettivo si avvita ad una rondella (con il classico attacco 39mm), che poi si fissa al portaottica con una vite zigrinata. La colonna, infine, reca i centimetri di altezza e i rapporti di ingrandimento per le tre focali tipo (50, 80 e 100-105mm). Questa essenzialità costruttiva limita l'uso del 370 alle funzioni di base: il 370 nasce per consentire la stampa di negativi piccolo formato che non richiedano correzioni prospettiche, e senza pretendere di andare oltre il 30x40. Tenendo ben presenti questi confini operativi, il 370 può soddisfare tranquillamente le esigenze di un fotoamatore che non chieda al "piccolo" della Durst di fare qualcosa per cui non è stato progettato. È quindi un ottimo acquisto per chi, con un budget limitato a disposizione, voglia iniziare a stampare il 35mm senza troppi problemi e senza volersi rivolgere al mercato dell'usato.

Agostino Maiello © 12/1999
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Si ringrazia Renato Ferola per la gentile collaborazione