Conosco ed ammiro da anni le ottime fotografie naturalistiche di Vito, sempre ineccepibili ed affascinanti (motivo per il quale hanno ricevuto numerosi riconoscimenti e sono state pubblicate sulle migliori riviste del settore), ma non avevo mai visto questa serie un po' meno legata alla caccia fotografica. Sembra nata quasi per gioco o da una riflessione interiore, magari maturata durante i tanti viaggi o le lunghe ore di attesa in un capanno: mentre l'occhio vigila, la mente si sofferma sulle forme del paesaggio, sulle simmetrie e le asimmetrie che la Natura elabora in maniera spontanea, sugli accostamenti dei colori, sulla semplice armonia priva di qualsiasi artificio.
Le forme in cui si manifesta la discontinuità, tutto quello che è transitorio e mutevole, sono quelle che Vito ha definito le "forme incerte", proprio per il loro carattere di precarietà, nello spazio o nel tempo. Ed è così semplice e a portata di mano questo tipo di esperienza, il contatto con l'ambiente naturale e con la molteplicità di entità, di forme, colori e sensazioni che basta uscire e passeggiare lungo un fiume o un torrente per trovare infinite splendide occasioni fotografiche. Non c'è bisogno di arrivare in Norvegia per trovarle: basta saper approfittare anche della gita domenicale, ma guardando le cose con occhi attenti e curiosi. Quando ci si riesce a fermare davvero, e non solo fisicamente, è possibile finalmente "vedere" le cose nel loro animarsi: lo scorrere dell'acqua, il passaggio delle nuvole, il passo lesto di un insetto... La mente può vagare e rincorrere quelle costruzioni ideali, da cui scaturiscono le riflessioni che vengono dall'osservazione delle forme naturali e la parola "contemplazione" trova finalmente una dimensione reale. Sono i momenti in cui Vito sente di essere un privilegiato, non tanto perché ha il tempo e la possibilità di sperimentare queste sensazioni, quanto per avere avuto in dono dalla sorte la sensibilità per farlo.
Scrive Vito:
"Ciò che però mi ha sempre incantato in fondo è stata la semplice bellezza, la pura e limpida armonia lungo le cui linee sembra che l'universo si disponga in maniera automatica e magica. E per fissarla nel suo svelarsi ecco allora intervenire in mio aiuto la capacità della fotografia di carpire immagini e momenti che i sensi non riescono a fermare altrimenti. La fotografia permette di congelare l'istante, di evidenziare le cose invisibili celate nel visibile, nell'azione repentina e fuggente, frazionando il tempo e bloccando attimi altrimenti così veloci da essere inafferrabili per l'occhio umano. Al tempo stesso è altrettanto possibile, per suo tramite, fissare in un unico fotogramma momenti successivi che sommati tra loro danno l'idea del succedersi degli eventi: la fotografia del movimento, in cui si stratificano vari istanti l'uno sull'altro e si riesce a dare visibilità ad una complessità non visibile. Il mosso evidenzia sfumature e strutture che la visione diretta non è in grado di apprezzare."
"E' intrigante cercare di coglierne l'essenza, sotto la spinta di un'emozione e di una magia da rappresentare, attraverso una sfumatura, un colpo di luce: acqua e luce, quanto più di mutevole e apparentemente immateriale e sfuggente possa esistere in Natura."
Ma quando il moto si placa, quando il corso d'acqua si allarga in uno stagno o un lago, allora il flusso rallenta, le increspature pian piano si acquietano e la superficie dell'acqua assume l'aspetto di uno specchio: un'altra bellissima serie di foto che ha ancora come soggetto l'acqua, ma questa volta come superficie riflettente. E poi, ancora, l'acqua diventa ghiaccio ed ogni movimento resta bloccato dal freddo: è una forma certa e tangibile solo in apparenza, avendo nel suo corredo genetico un destino da corrente, da zampillo, da onda.
"Il divenire in questo caso si manifesta in un arco di tempo che è al di fuori della nostra capacità di visione. Questo mi porta ad osservare il ghiaccio, là dove l'acqua scorre sussurrando sotto una spessa crosta gelata e occhieggia da brevi squarci, e lascia intravedere la stessa materia nei suoi due stati: quello fluido del movimento e quello statico del congelamento. Oppure sbirciare le forme regolari delle foglie ghiacciate o il pulviscolo minuto sospeso nell'aria, o ancora la brina che si ramifica su un rametto secco, quasi ad anticipare un germoglio di là da venire. E nel gioco concentrico di forme che si rincorrono su piani dimensionali diversi, i corrugamenti del ghiacciaio sul quale scarponi chiodati lasceranno un segno destinato a sparire anch'esso. Alla fine del corso dei miei pensieri, dove le sabbie segnano il limite della terra solida e quello delle mie riflessioni (riflessi?), è lo sguardo spento di ciò che resta di un chiurlo, che suggella il passaggio ideale da una stagione della vita ad un'altra, della quale una volta ancora siamo noi uomini i protagonisti."
E le forme incerte? Impresse nell'animo con le sembianze delle emozioni e delle suggestioni che hanno sollecitato, sono ormai parte di Vito, stavolta in modo indelebile e duraturo, ma sono anche parte di noi grazie a questo libro, semplice e stupendo come la Natura che Vito ha saputo ritrarre con la sua consueta bravura e modestia.
Rino Giardiello © 12/2001
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L'Autore
Vitantonio Dell'Orto, fotografo e scrittore di Natura, è il vincitore del 1° Gran Premio Italiano di Fotografia Naturalistica organizzato dalla rivista "Oasis"; si è aggiudicato la vittoria sia nella sezione "Paesaggi Naturali" che nella sezione "Fiori e Piante". Ancora piazzamenti di prestigio nella 2a edizione del Concorso, con un terzo posto nella sezione "Fiori e Piante" e un quarto nella sezione "Luce e Natura".
Ha interpretato il passaggio del millennio nella maniera più radicale, lasciando il precedente lavoro d'ufficio e dedicandosi a tempo pieno alla professione di fotografo di Natura. Ha pubblicato articoli sulle riviste "Oasis", "Asferico" e "Nadir". Insieme alla Società Italiana di Caccia Fotografica, di cui è membro, ha pubblicato immagini nei volumi "La Magia della Natura" e "Magie di Natura - Portfolio 2", entrambi per la Pubblinova Ed. Negri; ha scritto inoltre il testo del libro "Cosa ti svela il Po", Pubblinova Ed. Negri, con Giancarlo Nazari.
Tiene corsi di fotografia naturalistica e si propone abitualmente sul territorio con proiezioni e conferenze, relative in particolar modo alla Scandinavia, terra cui è particolarmente legato.
Fotografa prevalentemente in piccolo formato, ma ha utilizzato in passato anche un corredo Linhof Technika per gli scatti in medio e grande formato.
E' presente sul web da un paio d'anni col suo sito www.exuviaphoto.it dove presenta una galleria delle migliori immagini, articoli e le notizie relative alla sua attività.