JOHN FORD. TUTTI I FILM
Un eccellente libro della Taschen per tutti gli appassionati di cinematografia
Agostino Maiello, luglio 2006

Cosa ci fa la recensione di un libro dedicato ad un regista su una rivista di fotografia? Chi scrive – grande appassionato di cinema - aveva pensato di cavarsela con una scusa del tipo “In fondo moltissimi appassionati di fotografia sono anche amanti del cinema”, o magari con un più elaborato “Il cinema è un’arte visiva, e come tale non è del tutto fuori tema in un magazine che intenda discutere di fotografia, immagini e, appunto, arti visive”.
Ma le bugie hanno le gambe corte, quindi è meglio rinunciarvi subito: in fondo, questa recensione vuole essere solo un modesto, minuscolo omaggio ad uno dei più grandi registi di tutti i tempi. Che il libro recensito sia poi pieno di belle immagini è solo un motivo in più per parlarne su Nadir.

Dunque, John Ford, nato nel Maine nel 1894 e morto il 31 agosto nel 1973, in realtà si chiamava John Martin Feeney (era di origini irlandesi) ed in circa mezzo secolo, dal 1917 al 1966, ha diretto qualcosa come 140 film, tra cui diversi capolavori indiscussi della storia del cinema: Ombre Rosse e Sentieri Selvaggi sono forse i due titoli più noti, ma ad essi bisogna come minimo aggiungere Furore, Viaggio Senza Fine, Com’era Verde la Mia Valle, Un Uomo Tranquillo, L’uomo che Uccise Liberty Valance.
Questo eccellente libro della Taschen, ben scritto e ben stampato, chiaro nell’esposizione e venduto ad un prezzo ragionevole, non è un saggio di cinema in senso stretto, né una biografia: racconta l’essenziale delle vicende personali del regista, e si concentra sui suoi film, esposti in ordine cronologico, con maggiore o minore dettaglio a seconda del loro valore - e di quanti rulli ce ne siano rimasti: gran parte delle pellicole girate nei primi dieci anni di attività di Ford è andata infatti perduta.

E’ dunque un libro destinato a chi sia agli inizi della propria passione per il cinema, a chi cioè non sia in cerca di un approfondito saggio sulla cinematografia fordiana, bensì di una lettura, come si dice, “agile”, che possa essere una piacevole introduzione al mondo di questo immenso regista.

Se invece ci rivolgiamo all’appassionato di fotografia anziché al cinefilo, è sulle numerose belle immagini (prevalentemente fotografie di scena) che si ferma l’attenzione. Ford aveva un grande senso della composizione ed era un maestro nella disposizione delle luci: ecco dunque che immagini come quelle alle pagine 32-33, 52-53, 85, tanto per citarne qualcuna, sono delle vere e proprie piccole lezioni di composizione e dosaggio della luce. Il regista viene spesso ricordato per le sue maestose riprese della Monument Valley, ma sfogliando questo libro si scopriranno molte altre splendide inquadrature, anche in interni, che sono dei gioielli di composizione (e che magari, durante la visione del film, per forza di cose più rapida e dinamica, saltano meno all’occhio). Al di là dell’immediato piacere visivo che deriva dall’osservarle, l’appassionato di fotografia dovrebbe dedicare alle foto una seconda lettura, fatta appunto con gli occhi del fotografo, che gli riveli non che sono belle immagini (a quello serve la prima lettura, quella istintiva), ma perché lo sono. Ecco, alla fine un ottimo motivo per parlare di questo libro su Nadir lo abbiamo trovato.

Agostino Maiello © 07/2006
Riproduzione Riservata

Dettagli del libro
• Titolo: Ford
• Autore: Eyman Scott
• Curato da Duncan P.
• Editore: Taschen
• Pagine: 192
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