"Uno scenario che ho visto sfilare davanti agli occhi decine di volte, ma ho dovuto attendere anni prima
di incrociare una situazione sobria ed equilibrata al punto da essere traducibile in uno scatto degno".
Una civetta capogrosso fa capolino da un vecchio buco di picchio nero che usa come nido.
Raukar di Gotland. "Cammino rapito, il capo verso l'alto, i piedi che inciampano sui sassi, negli scogli, nell'acqua. Rari sono i luoghi naturali che scuotono l'animo con tale potenza; i miei li conto sulle dita delle mani, e nessuno di questi lo fa attraverso le proporzioni discrete e raccolte di questi défilé di guglie fossili, sculture naturali per le quali scambio volentieri tutte le Stonehenge, le Carnac, menhir e pietre runiche del mondo."
Femmina di edredone con un pulcino nato da poco.
Veduta invernale del monte Städjan.
"Ho visto le albe su Hornborga, nell'ora in cui volano le gru. Sono loro a portare in Svezia la notizia che la primavera è arrivata. Ho visto le albe di sole gelido, quando il respiro vola in controluce ad unirsi alla foschia che sale dai campi. Le gru sono silhouette soffici di vapore, prima affondate nel rosa, poi nel giallo, e infine nel cielo blu del giorno ormai adulto."
Il libro.
LA MIA SVEZIA
Storie di un fotografo italiano al Nord
Pubblinova Edizioni Negri
Postfazione di Hans Strand.
216 pagine; 182 foto a col./BN.
Edizione bilingue, italiano e inglese.
Formato 30x30 cm, rilegato, copertina rigida, sovraccoperta.
Prezzo: € 49,00
ISBN 88-86227-64-7
Introduzione dell'autore.
Entro per la prima volta nella Lapponia svedese in una sera luminosa dell'agosto di tredici anni fa, tra le cime che costeggiano il Silvervägen, la “strada d'argento” che conduce ad Arjeplog. In alcuni tratti la neve non si è sciolta; lì accanto, una renna. É la mia prima vera foto svedese (la vedete a pag. 2) e segna l'inizio di una storia che non è ancora finita, e che si allunga ogni giorno che passa. Una storia semplice, in fondo. Ho girato per anni l'Europa lasciando la Scandinavia come proverbiale dulcis in fundo. Dalle fonti e dai racconti dei conoscenti avevo intuito che avrebbe rappresentato un traguardo, dal punto di vista della ricchezza naturale. Così non fu inatteso rimanerne avvinto fin dalla prima visita. Ho amato la Norvegia per le prospettive audaci, gli scenari eclatanti a picco nel mare; ho amato la Finlandia per le ragioni opposte, il verde ondulato che ti avvolge adagio e con delicatezza ti resta dentro. Amo la Svezia sopra le altre perché è una perfetta miscela di caratteristiche, capace del fascino discreto delle foreste così come dello spettacolo sfacciato che toglie il respiro.
Nacque una storia d'amore, per usare un'immagine scontata. Saran stati gli spazi, o gli animali “esotici”; i volti sorridenti delle persone, o il constatare come un'altra convivenza fosse possibile, tra gli uomini e con l'ambiente. Mi sentii subito come a casa. Per la verità anche di più: non una sorpresa, considerando che abitavo nel triangolo industriale italiano. Ogni ulteriore viaggio da allora è stato un ritorno a casa, ad atmosfere e luoghi ormai parte di me. Quando decidemmo di trasferirci, la Svezia fu una scelta naturale, ed era il 2007. Da allora nulla è cambiato. Le premesse rispettate, nessuna sgradita sorpresa, anche se naturalmente turismo non è immigrazione, qui come altrove. Se ho capito qualcosa in questi tre anni, è che avrei dovuto emigrare molto prima. Tuttavia, ogni cosa nella vita ha probabilmente una sua stagione, un suo momento di maturazione.
Qualcuno dice "Che coraggio hai avuto", ma ci vuole più coraggio a restare, a languire in un mondo duro da sopportare, statico, asfissiante (non solo metaforicamente), incattivito e meschino. Viaggiare mi apre la mente, mi insegna ad apprezzare la diversità. La natura è la mia patria, ovunque la trovi. Grazie a tutto questo mi sento cittadino del mondo. Buttatevi i dubbi alle spalle, là fuori è pieno di bellezza e di persone ottime anche se parlano un'altra lingua o pregano un altro dio. Non fatevi rinchiudere da sbarre che voi stessi create. Questo e altro vorrei dire ogni volta che sento parlare di “coraggio”.
E con questo arriviamo ad oggi, ad un nuovo libro che mi dà la possibilità di raccontare per la prima volta un po' di questa storia, e nella forma che prediligo. Carta che odora, solida di peso e spessore; pagine fruscianti e fresche al tocco. Sensazioni che nessun gadget elettronico, nessun social-qualcosa offriranno mai, a prescindere dalla velocità di banda. É un messaggio in bottiglia, un appello che solo qualcuno raccoglie, e quando accade lo fa col ritmo necessario ad assaporarlo e gustarlo, così come i libri e le cose dense, complesse, sentite, chiedono. Ci troverà petali, rami, musi, zampe, code, ali, sassi, muschi, cime, schizzi, funghi, ghiacci ed anche facce – ed è una prima volta per me. Ed un bel pezzo di vita.