DARIO FERRANDI
Respiro la montagna
Vitantonio Dell'Orto, dicembre 2011

La Montagna e l'Uomo... no, non mi lancerò in discorsi già affrontati da penne più meritevoli della mia, avventurandomi in simbolismi ancestrali, sacralità e simili sentieri impervi. Sulla montagna e su questo uomo in particolare, tuttavia, qualcosa ho la presunzione di poter dire, per l'affinità che io stesso sento verso quell'ambiente – pur non essendo affatto un montanaro – e verso il modo in cui l'autore lo rappresenta.

Ci sono pochi limiti, nel mondo odierno, a quello che possiamo fare. A dove possiamo andare. Le montagne sono uno di questi. Le cerchiamo perché sono l'unico luogo in cui vedere un ostacolo, un confine. É un limite necessario, che aiuta a definirci ed a ritrovare l'orientamento della nostra umanità, la sua dimensione e il senso della sua fragilità. Ci dà una misura di noi stessi, e questa non è filosofia spicciola, come sa bene chiunque abbia fatto dell'alpinismo, o anche solo dell'escursionismo impegnativo.

Certo, esistono diversi modi per interagire con questo limite; alcuni che in qualche modo sanno di “sbagliato”: l'uso meramente ricreativo e consumistico, dagli impianti sciistici ad altre follie simili; quello macho-competitivo della montagna su cui misurare la propria prestanza, qualcosa da conquistare, violare.

Il raro e fulmineo incontro con l’ermellino rimane vivo a lungo nella memoria dell’ escursionista. Colpiscono i suoi movimenti frenetici e i suoi lunghi balzi facilitati da un corpo minuto e slanciato. Il simpatico musino nasconde la sua indole di predatore crudele. L’ermellino caccia, però, per istinto di sopravvivenza e non, come l’uomo, per puro divertimento o per sfoggiare una pelliccia candida.

L'autore proviene da quest'ultimo approccio – se non altro per essere cresciuto nell'abbraccio delle Orobie, dove arrampicarsi è consuetudine – ma il suo spirito sensibile ha lasciato che la montagna stessa lo cambiasse. Essa, infatti, non purifica solo le acque, ma allo stesso modo lo spirito, riavvicinandolo alle cose essenziali, filtrando il superfluo. Cristallino come l'acqua, fine come l'aria nei polmoni: respirare la montagna non è solo una metafora d'effetto, ma un atto fisico che trova una diretta corrispondenza nell'animo. Dario la respira, ed il titolo che si è scelto per il volume non è un'allegoria posticcia, ma una semplice attestazione di fatto, una dichiarazione schietta.

Inspirazione... espirazione. La contrazione e la dilatazione sono le stesse dello sguardo con cui egli passa dallo scenario imponente al dettaglio. Dal lontano al vicino, dal “Grand Landscape” al particolare minuto, attraverso tutto quello che sta nel mezzo: così si consuma il respiro visivo del fotografo che vibra in sintonia con l'ambiente che ama.
Esemplare, in questo senso, l'immagine che inaugura la galleria fotografica: non semplicemente perché segua correttamente le regole fondamentali della composizione (e certamente lo fa), quando ci sia da esprimere profondità.

È l'aggancio tra il delicato quadretto delle erbe alla corona di cime sullo sfondo che provoca una vertigine, un tuffo al cuore. Chinando lo sguardo al suolo, e poi rialzandolo verso l'orizzonte e le masse che lo delimitano, si attraversano in un attimo tutto lo spazio, la grandiosità e il macrocosmo di forme ed essenze degli scenari montani. Un istante che racconta una vita di osservazione e di ossequio, nella celebrazione di ciò che chiamiamo armonia, vita, Natura. L'occhio corre dal fungo, dal fiore, sino alla foresta o alla vetta; fisicamente lontane ma totalmente connesse al dettaglio in primo piano, la parte e il tutto. Dal terreno ai suoi piedi ai confini del mondo abbracciato dal fotografo in quel momento; e il nostro sguardo corre col suo. Non è più un semplice respiro, ma un vuoto nei polmoni che per un istante ci trascina nell'immagine.

L’evoluzione naturale ha dotato lo stambecco di zoccoli in grado di aderire perfettamente al terreno. È una meraviglia assistere alle sue arrampicate acrobatiche. I movimenti sono fluidi a dispetto della sua possente mole. Le corna maestose che contraddistinguono i maschi adulti sono oggetto, all’inizio della stagione invernale, di scontri violenti. I due avversari si ergono verticali sulle zampe posteriori per acquistare maggiore forza e scagliarsi l’uno contro l’altro.

La visione della montagna è poi scomposta nei suoi elementi fondamentali: i dettagli. Pietra, pianta, tronco, roccia, farfalla... un libro che non è una semplice collezione di grandi scenari, ma un'ode alle piccole meraviglie che contribuiscono alla ricchezza, alla profondità vitale della montagna, attraverso la capacità di metterle in collegamento con il tutto.

Quando è così, quando gli elementi sono incorporati con armonia, allora vuol dire che l'uomo – prima ancora che il fotografo – ha compreso, ed era “uno” con quanto stava fotografando. Le pagine che seguono raccontano l'evoluzione dell'autore da una fruizione consumistica ad un approccio umile ed empatico con la montagna. Replicano, una dopo l'altra, la magia dell'istante in cui egli si è arrestato ed è apparsa ai suoi occhi la magnificenza di ciò che aveva avuto attorno fino ad allora; il momento in cui si è fermato, per poter andare realmente “avanti”.

Reggete tra le mani la testimonianza appassionata di chi ha smesso di attraversare un ambiente, e ha iniziato a lasciarsi attraversare da esso. Il passaggio dall'avere all'essere. Come sempre avviene, il cammino nella concretezza della Natura diventa viaggio dentro noi stessi.
Leggetela a pieni polmoni.

Vitantonio Dell'Orto © 12/2011
Dalla Prefazione al libro di Dario Ferrandi
Sito web: Exuvia http://www.exuviaphoto.it

Note biografiche
Dario Ferrandi nasce nel 1968, vive a Treviglio con la moglie e due figli. Lavora come impiegato presso la locale Banca di Credito Cooperativo. Dal 1985 è socio della Sezione di Treviglio del Club Alpino Italiano, dove ha ricoperto la carica di Segretario e Consigliere; partecipa anche all’organizzazione di numerose attività sezionali. È Accompagnatore di Alpinismo Giovanile dal 1995. La sua avventura fotografica inizia alla fine del 2000, quando, grazie ad un guasto irrimediabile della sua “compatta”, decide di acquistare una “reflex”. Preferisce i soggetti montani con una predilezione particolare per la flora alpina e le orchidee spontanee. Sue immagini sono state pubblicate sul libro Fiori della Bergamasca, curato dal Gruppo Flora Alpina Bergamasca e sponsorizzato dalla Provincia di Bergamo. Nel 2005 viene eletto “miglior fotografo trevigliese”. Partecipa con successo a concorsi fotografici internazionali: gli spagnoli “Memorial Maria Luisa” e “Associació Naturalistes Girona”, il francese “Réserve Naturelle Marais de Sene”, l’americano “The Outdoor Photographer Winter Photo Contest”, l’italiano “PhotoNaturae”. È primo assoluto, nel 2008, al concorso “Fungolandia”, organizzato dai Comuni dell’Alta Valle Brembana. È ospite con il suo diaporama “Naturalmente” delle Sezioni C.A.I. di Bolzano, Mira, Conegliano, Arco e Bergamo. Il suo sito www.darioaag.it è presente sul web dal 2003.