Chi è autore? Per l’art.  6 L. 633/1941 lo è chi crea, con evidente tautologia. Perciò non lo si  definisce  compiutamente e si preferisce  dire che chi crea acquista i diritti a titolo originario.
              Il successivo art.  8 afferma  è autore chi si dichiara  tale nelle forme d’uso, facendo evidente riferimento alla soggettività in una  auto-dichiarazione.
              Ma l’attuale tecnologia digitale (e le sue occasioni  d’uso) sono molto più complesse ed intriganti.
              Molti adoperano la nuova Nikon 1, camera digitale che ha una  particolare caratteristica: premendo il pulsante di scatto (nella funzione  Motion snapshot) si aziona – qualche microsecondo prima del click definitivo -  e scatta una serie di fotografi prima, al  momento e dopo l’attimo scelto dall’operatore. E poi, indipendentemente  dalla volontà del fotografo e sulla base di un criterio preimpostato, sceglie  l’immagine finale. Chi è, qui, l’autore, il fotografo che ha genericamente  scelto un frammento della realtà o il software che individua un frammento,  quale migliore di altri, al di là della percezione, dell’attività volontaria e  della conoscenza del fotografo?
              
              Molti non lo sanno, ma molte camere  digitali attuali utilizzano la c.d.  funzione HDR: in poche parole ”al  momento dello scatto, la fotocamera preleva più di un’immagine (tre, cinque in  istantanea sequenza), variando l’esposizione tra l’una e l’altra, che è  possibile ricombinare successivamente in una sola, in modo da sfruttare  l’esposizione ottimale per ogni area dell’immagine”. (4)
              
              Altri casi? Al SI FEST, a Savignano sul Rubicone, ogni anno viene assegnato un premio di  fotogiornalismo: nel 2012 lo ha vinto il giovane Giorgio Di Noto, che ha presentato un lavoro dal titolo:  The  Arab Revolt. Prendendo spunto dalla documentazione delle rivolte,  all’interno della c.d. primavere arabe (nelle quali i partecipanti  testimoniavano la loro presenza e il loro agire per mezzo degli smartphone o di  videocamere, diffondendo le immagini – in tempo quasi reale – in rete  attraverso web-tv o i social network), Di Noto ha esaminato i materiali in rete  e ne ha tratto  singole immagini che poi  riproduceva tramite una pellicola a sviluppo istantaneo, rileggendo e, in  fondo, ricostruendo un’altra versione di quella realtà.
              In fondo, Giorgio Di  Noto ha sovrapposto la propria autorialità a quella degli autori originali,  accantonando intenzioni, visioni, testimonianze dei secondi in favore di una  rielaborazione personale non solo dell’evento ma anche del mezzo medesimo con  cui l’evento è stato testimoniato (5). 
              
              Ed ancora, facciamo riferimento ai vari  sistemi automatici di ripresa, siano essi video o fotografici. Nessuno, su  Marte, preme il pulsante di scatto delle macchine fotografiche sulla sonda Curiosity: eppure ci giungono  eccellenti immagini dei panorami marziani. 
              
              Google Street  Wiew opera anch’essa con  un’apparecchiatura che prescinde dalla volontà di un operatore, che  semplicemente imposta il percorso del mezzo e accende il sistema di ripresa. E  il risultato è che possiamo essere in ogni parte del mondo, seduti al tavolo  della nostra cucina.
              Anche Google  Earth ci propone splendidi particolari del nostro pianeta; per non parlare,  poi,  dei vari satelliti artificiali che  rilevano ogni metro di superficie, cancellando dall’uso comune il verbo  “nascondere”.
              In questi casi, nessuno che sceglie cosa, quando e  dove fotografare: però tutti affermano un  diritto di autore (rectius: un copyright ) sulle immagini così prodotte.
              
              Così le norme di policy di Google:
              ”Tutti i diritti di proprietà delle immagini rimangono in  capo a Google e/o agli eventuali concessori di licenza e l'uso di Google Maps  non comporta l'acquisizione di nessuno di questi diritti. Le immagini sono  soggette a copyright e non possono  essere copiate, neanche se modificate o integrate con altri dati o software.”
              
              Chi sa interpretare tale norma si rende  conto del corto circuito concettuale tra diritto di proprietà sull’immagine (in  quanto proprietario di mezzi e del sistema necessario a produrle) e il vero  diritto (morale e patrimoniale) in capo ad un autore, che qui non c’è. E la  necessità di tutelare un prodotto non giustifica  (in Italia, come nel resto del mondo)  l’utilizzo di concetti estranei al caso specifico.
              Ma allora, che fare? Prevedere un diritto per l’attuale stato della  fotografia digitale e più ampiamente per il “c.d. bene digitale” (per il  momento, non sappiamo cosa ci offrirà il futuro) e ciò in ogni campo del  diritto. Già si parla del computer quantico: forse  avremo una versione fotografica del gatto di Schoringer?
              E’ quel gatto che, se osservato (in ambiente  quantico) cambia stato: da vivo a morto o da morto a vivo.
              
              Per la foto potrebbe essere la stessa  cosa: guardiamo una foto e, a seconda di chi la guarda e come, è una foto di  Basilico o di Cartier-Bresson o di Martin Parr (così sistemiamo una volta per  tutte la questione dell’autore).
              
              Le proposte possono esser le più varie, ma debbono  far tutte riferimento ad accordi internazionali. 
              Senza scomodare una revisione della Convenzione di  Berna sulla proprietà intellettuale, Neelie Kroes,  Vice Presidente della Commissione europea e  responsabile per l’attuazione dell’agenda digitale, ha già annunciato gli studi  preliminari per una nuova Direttiva europea per il diritto di autore. 
              Ma cosa dovrà esserci, in questa nuova Direttiva,  sulla tecnologia digitale (non solo per la fotografia) ma anche tutte le  applicazioni in rete?
              Prima di tutto, trovare una nuova  definizione di “opera” per qualunque  espressione della creatività umana realizzata con la tecnologia digitale. E’  opera “da quando”?
              Vi è anche l’idea di sostituire il concetto di  “opera” con quello di “bene (o opera) digitale”.
              [Fine Seconda Parte. Segue]
              
              Massimo Stefanutti © 02/2013
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              Crediti
                (4) http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2013/03/20/nel-mondo-perfetto-dellhdr/
              (5) http://sifest.net/2012/09/16/pesaresi2012/