CONTAX AX TEST
La reflex di Contax dotata di AF sul piano focale
Rino Giardiello, gennaio 2002

Sono passati diversi anni dalla presentazione della Contax AX, eppure questa continua ad essere una reflex unica nel suo genere: sia in casa Contax, sia rispetto ad altri corredi, che trarrebbero grande beneficio dall'originale soluzione che trasforma in autofocus qualsiasi obiettivo dotato di messa a fuoco manuale.

La fotocamera ideale, quindi?
Purtroppo no, e se state leggendo questo articolo con la speranza di ritrovarvi tra le mani un AF velocissimo che vi permette di fare fotografie d'assalto con le vostre ottiche Zeiss, toglietevi subito qualsiasi illusione: l'autofocus della AX non fa per voi e tanto vale che vi rassegnate a passare alle nuove Contax AF, o ad altri corredi. Ma allora per chi è la AX? Per tutti quelli, come il sottoscritto, che non hanno più la vista di una volta e, soprattutto in condizioni di scarsa luce ambiente, hanno seri problemi: in particolare se sono abituati ad adoperare gli F/1.4 a tutta apertura senza ricorrere al flash, quindi senza poter sperare di recuperare qualcosina grazie alla profondità di campo. Per questi fotografi la AX è un piccolo miracolo che consente sempre una messa a fuoco precisissima, e si sa che gli F/1.4 mettono in evidenza qualsiasi errore, anche minimo. Del resto, la sua velocità è tutto sommato accettabile per molti generi di fotografia anche professionale, ed i fotografi di Sport sanno sin dall'inizio a quali corredi rivolgere le loro attenzioni.

Ma cos'ha di particolare la Contax AX?
È una reflex tradizionale e completa di ogni funzione, ma la sua unicità va ricercata nella originale soluzione che risolve il problema della messa a fuoco AF con ottiche non autofocus. Come avviene questo miracolo? Semplice: se Maometto non va alla montagna è la montagna che va da Maometto, quindi se non sono le ottiche a muoversi per permettere la messa a fuoco, sarà la pellicola a farlo! Un'idea semplice, ma difficile da mettere in pratica: spostare la pellicola significa anche spostare tutto il vano che contiene l'otturatore, lo specchio ed il pentaprisma. Un bel po' di roba, e farlo velocemente non è facile. In pratica la AX è come due fotocamere una dentro l'altra - lo scorrimento avviene su di una guida in ceramica - e questo spiega il perché del peso e delle dimensioni, soprattutto la maggiore profondità del corpo. Un fatto positivo di questa inedita soluzione per la messa a fuoco (inedita per il piccolo formato, perché per il grande formato è realtà da sempre) è che in tal modo non viene utilizzata la ghiera di messa a fuoco dell'obiettivo, oppure, utilizzandola, si ha un notevole incremento della distanza minima prevista dal costruttore: in pratica ogni obiettivo diventa quasi macro, e questo può essere utilissimo in alcune situazioni. Per esempio, la distanza minima di messa a fuoco del Planar 85/1.4 è di 1 metro: grazie alla AX scende a 60cm, ideale per i primissimi piani, mentre il Planar 50/1.4 da 45cm scende a 27cm. Siamo davvero in macro!
La cosa bella è che non ci sono limiti alla trasformazione in autofocus di qualsiasi obiettivo: la AX si comporta perfettamente non solo con gli ultimi Zeiss, ma anche con i primissimi e con qualsiasi obiettivo universale o adattato. Io, per esempio, ho utilizzato in AF i vecchi Zeiss 180/2.8 Olympia Sonnar e 300/4 Zeiss Jena a vite 42x1, ma ho anche fatto delle comode macro con le ottiche dell'ingranditore montate sui tubi di prolunga o sul soffietto. L'unico vero limite, come dichiarato dalla stessa Contax, è quello della luminosità degli obiettivi: l'autofocus non ce la fa a funzionare con obiettivi meno luminosi di F/5.6. A dire il vero il manuale esclude anche un perfetto funzionamento con accessori macro, ma io posso solo dire che col soffietto originale Contax ed il 50mm Rodenstock F/2.8 la messa a fuoco è avvenuta senza intoppi. Un limite - più apparente che reale - della soluzione dell'AF della AX è che il sistema funziona mettendo l'obiettivo sull'infinito e questo garantisce una messa a fuoco completa soltanto con le ottiche di lunghezza focale minore di 100mm (vedi anche nota a fine pagina). La possibilità di spostamento del piano pellicola è, infatti, di 1cm e, mettendo sull'infinito la ghiera di messa a fuoco di un teleobiettivo, non si può focheggiare sino alla distanza minima perché l'escursione del piano pellicola è insufficiente. Come fare? Più semplice a farsi che a dirsi: basta mettere l'obiettivo non sull'infinito, ma a qualsiasi distanza inferiore, e mettendo l'obiettivo alla minima distanza di messa a fuoco si ha un ulteriore "supplemento di messa a fuoco", quel famoso centimetro di cui parlavamo prima (un po' come poter usufruire di un tubo di prolunga di 1cm). Da questa caratteristica è derivata infatti la "funzione macro" che si può attivare con la stessa leva che seleziona le modalità di messa a fuoco (CAF, SAF, MF). In questa modalità il piano pellicola si sposta tutto indietro e l'effetto è equivalente all'introduzione di un tubo di prolunga di 1 cm tra obiettivo e corpo con un apprezzabile effetto macro.

Un test molto atteso
Da tempo tantissimi lettori ci chiedevano questo test, ma non ci andava di parlare della AX dopo un giro frettoloso fatto con una fotocamera messa a disposizione durante una qualsiasi manifestazione fotografica e, a parte tutto, di test di questo tipo ne sono stati pubblicati tantissimi: tutto bene o tutto male a seconda delle simpatie e dell'umore del redattore. Oltre un anno fa abbiamo acquistato due corpi AX d'occasione presso dei rivenditori: si trattava di due vere occasioni dato che le fotocamere erano praticamente nuove, con imballi e garanzia, e questo ci ha permesso di risparmiare una cifra non indifferente. Da allora le abbiamo adoperate sempre e dobbiamo innanzitutto dire che non ci hanno mai dato problemi. La mia prima impressione è stata negativa: la fotocamera mi sembrava enorme e pesantissima (avrei giurato che fosse più grande della mia Pentax 67), ma mi sono dovuto ricredere presto. La AX non è certo una compatta, ma non è così grande come può sembrare: l'impressione negativa è data soprattutto dall'eccessiva larghezza del corpo, che è indispensabile per lo spostamento del piano pellicola, ma le dimensioni sono in realtà simili a quelle della maggior parte delle reflex 35mm professionali, anzi, spesso inferiori. Lo stesso vale per il peso: la AX pesa 1080 g come la RTS III, meno della Nikon F5 (1210 g) e poco di più della Canon EOS 1v (945 g) e della Leica R8 (890 g, ma non ha il winder incorporato). In compenso si impugna benissimo e tenerla in mano per diverse ore durante un servizio non stanca affatto: sembra incredibile, ma è così.

La Contax AX in pratica
Usarla, quindi, è comodo ed istintivo, e non occorre studiare un manuale per farlo: chi ha sempre adoperato le Contax si troverà subito "a casa", dato che da molti anni la Contax, a differenza di molti altri marchi, mantiene sempre gli stessi comandi negli stessi posti: non c'è nulla di peggio che avere due corpi e trovarsi sempre spaesati a cercare di ricordarsi anche come inserire l'autoscatto. Ma anche chi non ha mai adoperato una Contax impiegherà pochi minuti per capire i vari comandi: basta davvero un'occhiata. Più ermetiche, invece, le "funzioni personalizzate", e senza il manuale non se ne esce fuori: c'è da dire, però, che tali funzioni sono davvero degli "extra" come, per esempio, la modalità d'impiego delle esposizioni multiple, quella di riavvolgimento, e così via.
Come dicevo, la AX si impugna bene, anche grazie alla morbida gomma del rivestimento ed alla corretta ergonomia, e dà una piacevole sensazione di robustezza ed affidabilità: il tettuccio è addirittura in titanio.

Il mirino è luminoso e ben contrastato, e mostra, in basso, tutti i dati riguardanti l'esposizione, la messa a fuoco e l'avanzamento della pellicola. Ovviamente è intercambiabile ed io, come mia abitudine, ho subito sostituito quello di serie con quello quadrettato FW-4, che aiuta nella composizione e nelle foto di architettura. Molti dati sono riportati anche nel display esterno, forse un po' piccolino rispetto alle attuali tendenze, ma chi ha bisogno mai di guardarlo quando tutti i dati sono riportati nel mirino interno per giunta bene illuminati?

L'esposimetro ha solo due modalità di funzionamento: media ponderata e spot. Non mi sarebbe dispiaciuto avere a disposizione anche un sistema a matrice anche se con la misurazione spot, adoperata con cognizione di causa, si può affrontare il mondo. Molto spesso i lettori si lamentano di ottenere immagini sottoesposte fotografando una persona contro una finestra: è un errore vecchissimo e la misurazione media ponderata si lascia ingannare da sempre, ma questo non significa che l'esposimetro non sia preciso. Basta inquadrare per un attimo solo il soggetto principale, memorizzare l'esposizione, e reinquadrare (oppure passare alla misurazione spot). Per fare questo la AX ha anche un pulsante supplementare per il blocco dell'esposizione sul corpo. L'esposimetro della AX è sempre molto preciso ed affidabile anche se non ci salva dai nostri errori e dalle nostre ingenuità, come fanno quasi sempre gli esposimetri a matrice. Utilizzato in TTL flash, legge la luce riflessa dal piano pellicola ed anche in questa modalità ha sempre fornito diapositive bene esposte.

L'otturatore non è da record, ma vanta comunque prestazioni di tutto rispetto (da 1/6000 a 32 secondi, con tempo di sincro X di 1/200) e, cosa fondamentale, è molto preciso e silenzioso (per essere una reflex). Il complesso otturatore/specchio è bene ammortizzato, cosa che consente di reggere anche tempi molto lenti senza avere poi foto con del micromosso.

Le funzioni che di solito ci si aspetta da una reflex di questo livello ci sono tutte: la AX è in grado di effettuare esposizioni multiple, di previsualizzare la profondità di campo, funziona in manuale come a priorità di tempi e diaframmi e, all'occorrenza, in totale automatismo programmato. Non mancano il bracketing, diversi modi di avanzamento (il motore incorporato arriva sino a 5 fotogrammi al secondo), il blocco dell'esposizione e la regolazione diottrica. È possibile chiudere l'oculare con un'apposita tendina per evitare che la misurazione dell'esposizione durante le foto con l'autoscatto risulti falsata dalla luce che entra dall'oculare, non più protetto dall'occhio del fotografo. Molto comodo l'autoscatto impostabile a 2 e 10 secondi: questo permette di scattare sul treppiede senza cavetto nella maggioranza delle situazioni. Manca il blocco in alto dello specchio come nella maggior parte delle moderne reflex, ma c'è da dire che la massa considerevole della AX smorza perfettamente le vibrazioni dovute al movimento dello specchio, tra l'altro molto bene ammortizzato.

Il flash funziona in TTL con tutti i flash Contax originali di qualsiasi generazione, anche del corredo G, oltre che con tutti i flash universali compatibili. Il sincroflash ad 1/200 di secondo è da considerarsi più che buono ed è possibile effettuare la sincronizzazione sulla seconda tendina, come pure miscelare con facilità la luce del flash con la luce ambiente. Con i flash predisposti è anche possibile la funzione strobo.

Il consumo di batterie è stato davvero una piacevole sorpresa. Ero un po' perplesso dalla piccola e costosa pila al litio da 6V modello 2CR5 e dubitavo del dato dichiarato dalla Contax nel manuale: ben 50 caricatori da 36 pose! Ebbene, il dato è assolutamente realistico: la prima pila l'ho scaricata con 43 rullini, ma ho giocato moltissimo con la AX priva di pellicola per verificare il comportamento dell'AF nelle diverse condizioni. Con la seconda batteria ne ho scattati ben 52 utilizzando la fotocamera come di consueto, quindi senza "giocare" e senza tenerla accesa inutilmente, ma sempre con l'AF inserito. Focheggiando spesso a mano si riesce a farla consumare ancora di meno, ed è facile, quindi, che le batterie della AX vi durino davvero a lungo.

L'arpista - Foto scattata con il Planar 85/1.4 a tutta apertura ed 1/15 di secondo, pellicola BN da 400 ISO. La messa a fuoco, effettuata sullo spartito, è risultata precisissima e non ci sono tracce di micromosso nonostante il tempo molto lento in rapporto alla focale adoperata.

La AX con il mastodontico 180/2.8 Zeiss Jena che ha funzionato benissimo in AF a tutta apertura durante una serie di manifestazioni notturne a Pescara. Il vecchio "Olympia Sonnar" ha dato in più occasioni i punti a molti moderni zoom 80-200/2.8 di fascia alta.

Anche in condizioni atmosferiche estremamente disagevoli la AX ha dimostrato di essere sempre un corpo più che affidabile.

OK, lo so, vi interessa sapere dell'autofocus!
In fondo non è questo il motivo per cui si compra una AX anziché una RX? L'autofocus si può inserire e disinserire come in qualsiasi altra fotocamera AF. Ha le modalità SAF, CAF e MF, ed alcune possibilità in più che corrispondono a due diversi modi di utilizzarla, ed è qui che sono cominciate le prime divergenze in redazione. Io ho preferito impostare la AX come qualsiasi altra reflex AF di altre marche o, giusto per restare in casa, della Contax G1 e G2: ovvero, facendo una leggera pressione sul pulsante di scatto avviene la messa a fuoco, mentre aumentando la pressione si può memorizzare la messa a fuoco e cambiare inquadratura. Altri - forse perché più abituati alle altre Contax manual focus - hanno preferito lasciare il pulsante di scatto "sganciato" dall'AF (in pratica la AX si comporta come una reflex manual focus) ed adoperare il pollice (c'è un altro pulsante proprio alla sua portata) per azionare l'AF se necessario.
È solo questione di gusti ed abitudini: i due sistemi funzionano entrambi egregiamente ed ognuno potrà regolarsi nel modo preferito.

Come si comporta? Non è velocissimo, è vero, ma è sempre molto preciso e sono rari i casi in cui va in crisi. Ho identificato alcune situazioni tipiche:

All'aperto in pieno sole - Mai nessun problema. La AX si rivela perfetta ed il suo AF affidabile ed efficiente in qualsiasi situazione fotografica, come il paesaggio o la fotografia di architettura. Soddisfacente anche con le fotomodelle e durante i servizi matrimoniali, mentre non mi sentirei di consigliarla per la fotografia sportiva o il reportage d'assalto.

All'aperto di notte o in condizioni di scarsa luminosità - Qui le cose non vanno sempre lisce. Se il soggetto rientra nel campo d'azione dell'illuminatore ausiliario va tutto bene, ma se non è così l'AF impazzisce, a meno che non si stia fotografando un soggetto con qualche punto di riferimento ben preciso e contrastato.

In studio - Ho fotografato di tutto (modelli/modelle e oggetti) anche in condizioni di scarsa luminosità, ma qui l'AF della AX se l'è sempre cavata egregiamente. Nessun problema né in luce continua né coi flash da studio. Quando il sensore non ce la fa più parte l'illuminatore e la messa a fuoco è sempre garantita, e difficilmente in studio si ha a che fare con distanze superiori a qualche metro.

In casa - Tutto bene come in studio, anche di sera con la tipica illuminazione domestica (non certo eccessiva). È vero, non si compra certo la AX per fotografare il compleanno dei propri figli, ma, all'occorrenza, è possibile farlo e, grazie all'illuminatore ausiliario, è possibile focheggiare persino al buio sulle piastrelle bianche del bagno! Ho verificato la portata dell'illuminatore ausiliario lungo il corridoio, sempre al buio, e la messa a fuoco avveniva senza problemi anche su una parete bianca a 7-8 metri di distanza. Il vero limite è nella sua velocità: va bene per fotografare il bambino che sta soffiando sulle candeline della torta, ma non certo se viene correndo verso di voi.

Conclusioni
La AX è senz'altro la fotocamera ideale per chi possiede già un corredo Contax manual focus, ha dei problemi di vista e vuole continuare ad utilizzarlo senza passare al corredo Contax AF (purtroppo non compatibile) o ad altre marche. La RX, a suo tempo, non mi risolse la "questione vista": mi sarei accontentato di avere una certa assistenza e non una vera e propria fotocamera AF, dato che quando non ci vedevo più io non ci vedeva più neanche lei, cosa che, invece, la AX fa alla grande e mi ha fatto riscoprire il piacere di adoperare gli F/1.4 a tutta apertura con delle messe a fuoco sempre perfette su qualsiasi soggetto. La fotocamera è molto stabile ed il peso aiuta a smorzare le vibrazioni per cui si può fotografare con tempi più lenti del solito. Purtroppo non è la soluzione definitiva per chi ha bisogno di un AF molto veloce (inutile fare confronti con qualsiasi reflex attuale, anche economica), ma è senz'altro un'ottima soluzione: per apprezzarla bisogna solo acquistarla con cognizione di causa, sapendo perfettamente ciò che è in grado di dare e di non dare, e non chiedere nulla di più.

Rino Giardiello © 01/2002
Riproduzione Riservata

Ancora qualche nota sull'AF
Con la Contax AX, la messa a fuoco completa, cioè dall'infinito alla minima distanza dello specifico obiettivo montato, è garantita solo con gli obiettivi fino a 100mm di lunghezza focale. Ciò si spiega col fatto che un 100mm ha bisogno di un centimetro di allontanamento dal piano focale per arrivare alla sua distanza minima di messa a fuoco (1 metro, ovvero 100 cm: le distanze "tipiche" di un obiettivo sono uguali a quelle della lunghezza focale espresse in cm anziché in mm, infatti un 50mm mette a fuoco sino a 50 cm). E poiché la AX mette sempre 1 cm a disposizione per qualsiasi obiettivo, si capisce perché un 50mm diventa macro: può godere di un allontanamento dal piano focale doppio rispetto al consueto. Considerando che un 180mm ha, come distanza minima di messa a fuoco, 180 cm, servirebbero 1,8 cm di spostamento del piano focale, quindi 8mm in più rispetto a quanto la AX può dare. Per cui l'obiettivo potrà focheggiare - grazie alla AX - solo fino ad una distanza inferiore. Ma attenzione: tale limite non è reale, perché la messa a fuoco grazie all'elicoide dell'obiettivo è sempre possibile, quindi, mettendo a fuoco l'obiettivo (grazie all'elicoide) su qualsiasi distanza inferiore all'infinito, la AX continuerà ad utilizzare il suo cm di spostamento del piano focale. (Torna al precedente punto dell'articolo)

UN PARERE IN PIU'
L'unicità dell'autofocus della AX permette una svariata serie di combinazioni: se si lavora in AF si può correggere manualmente la messa a fuoco senza rompere alcun meccanismo, se si lavora in Manual Focus si può verificare la precisione della messa a fuoco premendo il pulsante sul retro. In pratica si passa da "manuale con aiuto autofocus" a "autofocus (singolo o continuo a inseguimento) con correzione manuale": non è poco e non è da nessun'altro. Comoda anche la corona di microprismi e lo stigmometro unico per una AF. In più anche in Manual Focus c'è una spia che dice quando il soggetto è a fuoco come nella Contax RX.

Un difettuccio segnalato dalla Contax è che ci possono essere dei piccoli cali di qualità con gli obiettivi che hanno lenti flottanti: queste ottiche sono studiate per muovere una lente quando si mette a fuoco a distanza ravvicinata in modo da conservare la massima resa fino ai bordi e, mettendo a fuoco con l'obiettivo sempre sull'infinito dato che si nuove la pellicola, i gruppi ottici non si adattano alle diverse distanze e ciò potrebbe far calare la resa. C'è da dire che abbiamo fotografato molto durante il test con il Distagon 35/1,4 dotato di lente flottante e non ci è mai stato possibile notare visibili cali qualitativi.

Valerio Berdini © 01/2002