GIGANTI DI GHIACCIO
In Groenlandia con lo zoom Leica 21-35 F/3.5-4

Pierpaolo Ghisetti, settembre 2014

Anni fa pubblicai un piccolo reportage sugli iceberg incontrati durante una magica serata tinta di rosa in Antartico, allora ripresi con lo Zeiss 100/3,5 per Hasselblad: questa volta vorrei proporre altri iceberg, avvistati tra la Terra di Baffin e la Groenlandia, l’enorme isola che produce isole ghiacciate in continuazione, visto che la sua superficie di oltre due milioni di chilometri quadrati è quasi interamente coperta da un immenso ghiacciaio, da cui partono lunghissime lingue glaciali che si frantumano in mare.

Per questo viaggio ho scelto una Leica R-9 corredata dal suo winder, che aiuta grandemente sia nell’impugnatura del complesso che nella stabilità dello stesso, con ottiche Leica 80-200/4, un ottimo zoom tele, e soprattutto il magnifico Vario Elmar 21-35 F/3.5, zoom grandangolare tuttofare, vero protagonista durante la navigazione, sia che si trattasse del grande traghetto che discendeva la costa occidentale, oppure di piccole barche che si aggiravano nei labirinti gelidi del mare Artico, sulle quali troneggiavano masse di ghiaccio alte come montagne.

Questo obiettivo a focale variabile è il primo zoom Leica completamente grandangolare: composto da 9 lenti in 8 gruppi si avvale anche di due lenti asferiche e di un montaggio meccanico di alto livello, con le due ghiere perfettamente frizionate e manovrabili con estrema precisione. Il peso rimane contenuto a 500 g, mentre il paraluce a tulipano è ad incastro; la minima distanza di messa a fuoco è di 50 centimetri che in linea di massima è più che adeguata per la fotografia di paesaggio, ma talvolta può non essere sufficiente. Quello che rende questo zoom veramente indispensabile è la resa ottica molto elevata che non fa rimpiangere le ottiche fisse, senza riflessi interni, con una distorsione che parte da un 3% alla focale da 21mm per attestarsi a solo 1% a 35mm. La luminosità slitta a f/4 a 35mm, ma nella fotografia naturalistica si tratta di un valore irrilevante, mentre già a f/5,6 la resa è ai massimi livelli, con colori naturali, freddi e taglienti, tipici Leica. La sua comodità d’uso e le sue prestazioni mi hanno pienamente convinto della sua utilità in un viaggio impegnativo come questo, quando il cambio dell’ottica rappresentava spesso un rischio dato che le barche, sempre in movimento, erano un pericolo costante per l’attrezzatura, specialmente quando procedevano a zig-zag tra le masse di ghiaccio, talvolta strisciandoci contro.

Uno zoom grandangolare come il Vario-Elmarit permette senz'altro di trovare sempre la giusta angolazione di ripresa a qualunque distanza si trovi il soggetto, gli iceberg in questo caso, e qualunque sia la loro dimensione.
Queste isole di ghiaccio, dalle forme e dalle proporzioni variabilissime, sempre diverse una dall’altra, costituiscono uno spettacolo affascinante, quasi onirico, con le loro cime, le valli, le torri, le scogliere, i precipizi o le pianure, di un bianco abbagliante, ora di ghiaccio lucido, ora di ghiaccio poroso, ma sempre sfuggenti e misteriose.
Infatti durante la navigazione si vede solo una piccola parte dell’iceberg, che per la maggior parte resta sommerso nell’abisso delle acque gelide dell’Artico proiettando riflessi turchini.

Quando poi davanti all’imbarcazione il mare diventa interamente ghiacciato, un vero muro fisico di ghiaccio ostile, ti assale il sentimento angoscioso di essere soltanto un nulla di fronte all’immensità di questa natura sconosciuta, e incomincia ad insinuarsi il timore che il capitano al timone non riesca a trovare il passaggio tra le mille forme gelide che si parano davanti all’imbarcazione.
L’esperienza pertanto oscilla continuamente tra la meraviglia e l’angoscia: non ci si stanca mai di osservare forme e dimensioni, ma nel profondo rimane sempre una sorta di incertezza, finché il mare non si libera del tutto dai mostri di ghiaccio.

Infine una nota sulla scelta, diciamo così, linguistica: mi è sembrato che gli iceberg rendessero perfettamente la loro misteriosa bellezza se resi in bianco e nero, magari aiutati da un filtro arancio che ne aumentasse il contrasto.
Forme totemiche dell’Artico, mondo lontano e misterioso, che attrae e respinge allo stesso tempo.

Pierpaolo Ghisetti © 09/2014
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